"Un'immensa opera di misericordia"
2016/10, p. 13
Il Papa afferma che il Giubileo straordinario della
Misericordia offre una luce particolare anche alla Giornata
missionaria mondiale del 2016, e ci invita a guardare alla
missione ad gentes come a una grande, immensa opera di
misericordia sia spirituale che materiale.
Giornata mondiale missionaria e la missione oggi
«UN’IMMENSA
OPERA DI MISERICORDIA»
Il Papa afferma che il Giubileo straordinario della Misericordia offre una luce particolare anche alla Giornata missionaria mondiale del 2016, e ci invita a guardare alla missione ad gentes come a una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale.
La Giornata missionaria mondiale cade quest’anno nel corso del Giubileo della misericordia e il Papa ricorda a tutti noi che la missione ad gentes è un modo molto concreto di vivere quella misericordia che abbiamo ricevuto da Dio. Si tratta di un impegno importante della nostra vita cristiana ancor più necessario in un tempo, come il nostro, di insicurezza, crisi e guerre.
Nel suo messaggio per la Giornata missionaria mondiale del prossimo 23 ottobre 2016, il Papa afferma che «il Giubileo Straordinario della Misericordia, che la Chiesa sta vivendo, offre una luce particolare anche alla Giornata Missionaria Mondiale del 2016: ci invita a guardare alla missione `ad gentes´ come una grande, immensa opera di misericordia sia spirituale che materiale».
Uscire
all’incontro
Lo scopo della Giornata missionaria mondiale anche quest’anno è di ricordare a tutti un dovere spesso dimenticato o disatteso, che dovrebbe invece essere sentito come un bisogno del cuore e un’urgenza della fede: quello di `uscire´ dalle nostre comunità, come discepoli missionari, all’incontro dei nostri fratelli e sorelle che attendono un segno dell’amore di Dio, della sua misericordia. Per questo ciascuno è chiamato a mettere a disposizione della missione i propri doni, i carismi, la creatività, la saggezza e l’esperienza accumulata per portare «il messaggio della tenerezza e della compassione di Dio all’intera famiglia umana». Sono ancora troppi quelli che, vicino o lontano da noi, non l’hanno ancora ricevuto!
Accogliendo il comando di Gesù, la Chiesa si preoccupa e si prende cura di quanti non conoscono il Vangelo. Sente in sé il desiderio di Dio che tutti siano salvi e giungano a fare esperienza dell’amore del Signore e quindi si sente spinta interiormente «ad ‘annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo’ (Misericordiae vultus, 12) e di proclamarla in ogni angolo della terra, fino a raggiungere ogni donna, uomo, anziano, giovane e bambino». Questo è ciò che la Giornata missionaria mondiale si prefigge e che dovrebbe diventare un po’ alla volta impegno non occasionale di ogni battezzato. Infatti, nel presentare la missione ad gentes il Papa afferma che tutti i battezzati, ministri ordinati e laici, religiosi e religiose, di ogni tipo di vita consacrata, devono sentirsene investiti, ma fa un accenno non convenzionale alla presenza femminile nella missione dicendo che «le donne, laiche o consacrate, e oggi anche non poche famiglie, realizzano la loro vocazione missionaria in svariate forme: dall’annuncio diretto del Vangelo al servizio caritativo». La presenza della donna e delle famiglie completando l’azione evangelizzatrice e sacramentale dei missionari, può comprendere con più facilità i problemi della gente e affrontarli «in modo opportuno e talvolta inedito … con una spiccata attenzione alle persone più che alle strutture e mettendo in gioco ogni risorsa umana e spirituale nel costruire armonia, relazioni, pace, solidarietà, dialogo, collaborazione e fraternità».
Per una cultura
della misericordia
Nel Messaggio il Papa mette inoltre l’accento sull’importanza dell’educazione in vista di far nascere e crescere una «cultura della misericordia» di cui il mondo attuale ha estremo bisogno. La missione ha sempre curato l’attività educativa con l’impegno del vignaiolo misericordioso del Vangelo (cfr Lc 13,7-9; Gv 15,1), che sa attendere con pazienza i frutti dopo anni di lenta formazione. Oggi più che mai quest’opera formativa è diventata urgente.
«Auspico - prosegue il Papa - che il popolo santo di Dio eserciti il servizio materno della misericordia, che tanto aiuta a incontrare e amare il Signore i popoli che ancora non lo conoscono», ricordando che la fede è dono di Dio e non frutto di proselitismo, [che] cresce però grazie alla fede e alla carità degli evangelizzatori che sono testimoni di Cristo». Nell’andare per le vie del mondo, ai discepoli di Gesù si chiede «quell’amore che non misura, ma che piuttosto tende ad avere verso tutti la stessa misura del Signore».
Questo è il messaggio della Giornata missionaria mondiale che la Chiesa non si stanca di proclamare, perché «ogni popolo e cultura ha diritto di ricevere il messaggio di salvezza che è dono di Dio per tutti». Ciò è tanto più necessario, dice Papa Francesco «se consideriamo quante ingiustizie, guerre, crisi umanitarie oggi attendono una soluzione». E quanto bisogno c’è di far entrare nel mondo attuale la logica della misericordia e di seminarla nei cuori di coloro che incontriamo.
I consacrati/e
e il fervore apostolico
All’arrivo della Giornata missionaria, le persone consacrate sentono risuonare il proprio carisma che si sintonizza immediatamente sulla missione. Molti religiosi e religiose vivono nella missione ad gentes e tutti sentono che si tratta di impegno che li riguarda da vicino. Tuttavia non basta entrare nella missione e impegnarvisi con creatività e con sollecitudine, neppure basta mettere in piedi delle opere belle e ben fatte a favore dei poveri. C’è bisogno di alimentare in noi il fervore apostolico che attragga coloro ai quali ci rivolgiamo perché ne siano contagiati. Abbiamo bisogno di quella «passione per Dio e per il mondo» di cui il Papa ha parlato ai religiosi nella sua Lettera ai religiosi del 2014, in cui chiedeva di «vivere il presente con passione». Francesco chiede ai religiosi di lasciarsi prendere dall’amore per Cristo e per l’uomo d’oggi sull’esempio di Paolo: «L’amore di Cristo ci avvolge, ci coinvolge e travolge», secondo una bella traduzione del «Caritas Christi urget nos» (2Cor 5,14).
In un recente Angelus (14 agosto 2016) il Papa ha detto: «La Chiesa non ha bisogno di burocrati e di diligenti funzionari, ma di missionari appassionati, divorati dall’ardore di portare a tutti la consolante parola di Gesù e la sua grazia. Questo è il fuoco dello Spirito Santo». E ancora: «Nell’adempimento della sua missione nel mondo la Chiesa – cioè tutti noi Chiesa – ha bisogno dell’aiuto dello Spirito Santo per non lasciarsi frenare dalla paura e dal calcolo, per non abituarsi a camminare entro i confini sicuri». Sono atteggiamenti che porterebbero la Chiesa a essere una «Chiesa funzionale, che non rischia mai». C’è bisogno invece del «coraggio apostolico che lo Spirito Santo accende in noi come un fuoco [che] ci aiuta a superare i muri e le barriere, ci rende creativi e ci sprona a metterci in movimento per camminare anche su strade inesplorate o scomode, offrendo speranza a quanti incontriamo».
Con il fuoco
dello Spirito
Secondo il Papa oggi più che mai c’è bisogno «di sacerdoti, di consacrati e di fedeli laici, con lo sguardo attento dell’apostolo, per commuoversi e sostare dinanzi ai disagi e alle povertà materiali e spirituali, caratterizzando così il cammino dell’evangelizzazione e della missione con il ritmo sanante della prossimità. C’è proprio il fuoco dello Spirito Santo che ci porta a farci ‘prossimi’ degli altri: delle persone che soffrono, dei bisognosi; di tante miserie umane, di tanti problemi; dei rifugiati, dei profughi, di quelli che soffrono. Quel fuoco che viene dal cuore».
Questo fuoco che viene dal cuore è la passione di cui c’è bisogno e noi missionari sappiamo per esperienza che solo grazie ad esso «il Vangelo del perdono e della misericordia può portare gioia e riconciliazione, giustizia e pace. La Parola di Gesù «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19-20) non ha perduto nulla della sua attualità, anzi! Ma deve essere accolta da cuori che siano appassionati per Gesù e per il Vangelo, pronti ad abbandonare le sponde della vita facile e comoda per addentraci nel mare del mondo ad annunciare la misericordia e la tenerezza di Dio per ogni persona umana. Non c’è modo migliore di vivere la consacrazione religiosa.
Gabriele Ferrari s.x.