Gellini Anna Maria
La tenerezza di un Dio diverso
2016/1, p. 46
Siamo chiamati a riscoprire prima di tutto la verità di Dio, libero dalle nostre maschere, ripulito dalle umane ipocrisie. «Un Dio che in Gesù ci svela il suo volto di Padre buono, pronto a far festa e a buttare le braccia al collo di chiunque ritorni a casa. Un Dio che instancabilmente cerca l’uomo per donargli il suo amore.
NOVITA’ LIBRARIA
La tenerezza
di un dio diverso
Gennaro Matino, parroco nella diocesi di Napoli e scrittore, docente di Teologia pastorale alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale e di Storia del cristianesimo all'Università suor Orsola Benincasa, propone nel suo libro un’ampia riflessione sui “perché” più coinvolgenti della vita, attraverso un percorso narrativo, dove si intrecciano parole umane e Parola di Dio, dubbi e risposte, paure e speranze. «Perché tanto dolore nel mondo? Perché la morte? Perché la sofferenza dell'innocente? Colpa di Dio? E se Dio non esistesse?» Distratto da tante, troppe provocazioni, l'uomo contemporaneo cerca, in tutti i modi, di nascondere a se stesso le domande fondamentali della vita, allontanandosi dalla verità.
Parlare nella verità
Come posso cantare la vita, come posso annunciare la speranza, come posso gridare che è possibile essere felici, come posso testimoniare che la morte non ci imprigiona? Come posso cantare i canti del Signore in terra straniera? Come dialogare con la sofferenza dell'uomo contemporaneo? «La vera sfida è parlare all'uomo di oggi e parlare nella verità, senza nascondere nulla, smascherando l'illusione di una vita senza problemi».
L’autore si chiama in causa e chiama in causa la Chiesa con i suoi pastori ed evangelizzatori. «Se l'uomo contemporaneo vive il suo dramma esistenziale e non sa dare risposta ai suoi «perché?», certamente dipende dal fatto che è inserito in una cultura, in una società diversa da un tempo, ma, forse, soprattutto perché noi non abbiamo più saputo parlare con lui, con i suoi veri problemi». Abbiamo presuntuosamente pensato che «la nostra condizione di forza ci permettesse di poter fare a meno di ascoltare questo mondo, certo così complicato, così affascinato da mille chimere che sembrano offrire gioie facili che poi deludono». E sulla fede, «anche e soprattutto sulla fede, non possiamo più affermare: «È così, se vi pare...» pensando di avere a che fare con destinatari impassibili dei nostri teoremi, ubbidienti passivi a ordini e divieti.
Liberi in Cristo
Come cristiani siamo chiamati a «impegnarci nella trasformazione di questo mondo; nella città degli uomini dobbiamo annunciare la giustizia, ricordare ai potenti i loro doveri in favore degli ultimi, insegnare la pace, predicare l'amore, correggere gli errori, sanare le contese, sorreggere gli sfiduciati, liberare gli oppressi, perdonare i peccati». I sacerdoti non possono dimenticare di insegnare agli uomini che c'è un Dio Padre, Figlio e Spirito Santo; devono essere ministri dell'ascolto e della preghiera; ricordare la verità della Chiesa ma senza dimenticare che Cristo ci ha liberati definitivamente, e che questa liberazione è totale e completa. Il richiamo a S. Francesco è estremamente attuale. La rivoluzione che Francesco portò in quel mondo di papi e di re in lotta tra loro per stabilire chi fosse il primo e il più grande, era una rivoluzione che, pur considerando i dolori della vita, le miserie e le sofferenze, l'enorme ingiustizia per il divario tra chi aveva tutto e chi non aveva niente, proponeva non una lotta violenta contro i potenti, che sarebbe stata impari e contraria alla logica dell'amore, ma una lotta interiore. Bisogna vincere innanzitutto dentro di sé il pungiglione del male, lo sconforto, la sfiducia, che spesso sono più devastanti delle malattie. Bisogna ritrovare la verità nella libertà.
La tenerezza di Dio
Siamo chiamati a riscoprire prima di tutto la verità di Dio, libero dalle nostre maschere, ripulito dalle umane ipocrisie. «Un Dio che in Gesù ci svela il suo volto di Padre buono, pronto a far festa e a buttare le braccia al collo di chiunque ritorni a casa. Un Dio che instancabilmente cerca l'uomo per donargli il suo amore. Un Dio che non si vendica, ma che perdona: incessantemente perdona! E ci orienta a un nuovo e decisivo rapporto con lui. Gesù ci ha insegnato a non aver paura di noi stessi, degli altri, a non sentirci prigionieri del tempo che finisce, ma capaci di gustare la bellezza di una vita aperta a un futuro non fatto di aria, ma di corpo, il nostro corpo, la nostra storia rinnovata e luminosa come lo era lui il giorno in cui si mostrò a Tommaso nel cenacolo.
Solo Cristo, uomo ma vero Dio, può dare risposta alla nostra richiesta di senso, gridandoci: «Vieni fuori!». E se davvero desideriamo ascoltare la sua voce, nonostante le sfide e i dolori della nostra vita, possiamo avvertire la consolazione nel comprendere che il nascere, il crescere, il trasformarsi, e persino la morte, tutto è parte del nostro essere: tutto accompagnato dall'amore potente di un Dio tenerezza».
Le domande troveranno risposta
Se la nostra vecchia storia è stata abbracciata dal Figlio, che in quelle mani ci ha fatto assaporare l'amore e cambia la prospettiva della nostra vita, allora la nostra umanità potrà cantare un canto nuovo. Un canto diverso che nasce non dalla presunzione della nostra ricerca, ma dall'umiltà dell'abbandono, della fiducia filiale, dalla consapevolezza che se Dio esiste, se Dio è Padre, allora nulla ci turba, niente ci spaventa, solo Dio basta: nella nostra miseria lo cercheremo, nella solitudine sarà nostro compagno, nella nostra indecisione scopriremo il consiglio; la debolezza diventerà fortezza, le nostre paure scopriranno il coraggio, la nostra sofferenza si aprirà all'ottimismo e le nostre domande troveranno risposta.
Anna Maria Gellini