Dall'Osto Antonio
Brevi dal mondo
2016/1, p. 37
Comboniani* Primo superiore generale africano Francia* Grande inchiesta sulla vocazione Cina* Apertura della Porta Santa Roma* Nasce la nuova Pontificia Università Francescana
COMBONIANI
Primo superiore generale africano
Padre Tesfaye Tadesse Gebresilasie è il primo superiore generale di origine africana dei Comboniani. È stato eletto dalla quasi totalità dei capitolari durante il XVII Capitolo generale dello scorso autunno che aveva per tema “Discepoli missionari comboniani, chiamati a vivere la gioia del Vangelo nel mondo di oggi”. È originario dell’Etiopia dove è nato nel 1969. Tra gli incarichi ricoperti figura quello di responsabile della formazione di base delle province dell’Africa anglofona e del Mozambico.
Intervistato, dopo la sua elezione, da Riccardo Benotti, ha affermato: «Quando parlava della sua opera, il nostro amato fondatore diceva che essa è “cattolica, non già spagnola o francese o tedesca o italiana”. Comboni aveva già coinvolto gli africani nella missione di evangelizzazione e molti di loro – sacerdoti, fratelli, suore e laici – fanno parte da decenni della famiglia comboniana. Il gruppo di origine africana sta crescendo all’interno del nostro istituto. È normale, perciò, che anche noi partecipiamo alla vita della congregazione. Da parte mia, assumo il servizio che mi è chiesto con spirito di grande responsabilità e con umiltà».
I comboniani sono oggi 1.800, presenti in 40 province: «Da Macao – ha affermato il padre – alla Repubblica centroafricana, dall’Amazzonia al Sudan. I nostri confratelli sono impegnati in contesti difficili ed esigenti: in Sud Sudan, in Centrafrica, fra gli afro-discendenti e gli indigeni nelle periferie del continente americano, con gli immigranti di Castel Volturno o in altri luoghi d’Italia e d’Europa. Il mondo comboniano è, nel suo insieme, sano, forte e generoso nella missione».
In molti di questi paesi esistono oggi dei conflitti religiosi. Gli è stato chiesto se, a suo parere, è possibile un dialogo con i musulmani. «Quest’anno – ha risposto – si celebra il 50° anniversario della dichiarazione conciliare Nostra aetate. La chiesa cattolica e le nostre comunità cristiane hanno percorso un lungo cammino nel solco del dialogo interreligioso, sia prima che dopo il Vaticano II. Oggi si può dire che il dialogo interreligioso non è un optional ma è obbligatorio. Con i nostri fratelli musulmani abbiamo un dialogo di vita che, in certi casi, si traduce in servizio comune a favore dell’umanità bisognosa e sofferente. Altri, tra noi, realizzano il dialogo nel campo dello scambio teologico e delle esperienze spirituali». E che cosa pensa del calo delle vocazioni? «Se da un lato registriamo un calo di vocazioni in Europa – ha affermato – dall’altro assistiamo a un aumento delle stesse in zone come l’Africa. Dio che pensa alla sua missione, che ha suscitato san Daniele Comboni e ha ispirato molti a camminare sulle sue orme, ci sta dando ancora nuove vocazioni nei diversi continenti in cui siamo presenti».
FRANCIA
Grande inchiesta sulla vocazione
Hai mai pensato di farti monaco o suora? Su questo interrogativo, l’Istituto francese OpinionWay ha effettuato un’inchiesta per conto della Conferenza dei religiosi e delle religiose (Corref), resa pubblica in esclusiva per il quotidiano la Croix. Il risultato è stato sorprendente: il 10% dei francesi dichiarano di averci pensato. La percentuale sale al 14% nella fascia di età tra i 18-24 anni e si assesta sul 14% in quella tra i 25-34anni. «È un fatto enorme», ha esclamato il presidente della Corref, p. Jean-Pierre Longeat, «anche se per certuni è un pensiero che ha solo sfiorato il loro spirito, ma rivela che il germe della vocazione è presente».
Secondo sr. Nathalie Becquart, direttrice del Servizio nazionale per l’evangelizzazione dei giovani e le vocazioni della Conferenza dei vescovi di Francia, l’importanza di questi dati conferma una tendenza osservata ormai già da alcuni anni. L’inchiesta, tuttavia, rivela che si tratta di una scelta che “fa paura”. Per il 58% dei francesi questa scelta di vita cozza contro il desiderio di farsi una famiglia, ma anche contro il fatto che si tratta di impegnarsi per tutta la vita (25%), oppure contro la paura di non riuscire a mantenere gli impegni presi (12%). Si tratta di fare una scelta radicale, controcorrente nel senso che la società la considera tagliata fuori dal mondo. Il 63% dei francesi e il 67% dei giovani la ritengono come un modo di “fuggire dal mondo” e soltanto il 50% come «un servizio utile alla società». Non la pensano così invece l’85% dei giovani professi i quali sostengono di sentirsi «utili alla società» e il 93% affermano di essere «vicini alle realtà». Secondo p. Longeat questi dati confermano che «nel grande pubblico c’è una mancanza di conoscenza di ciò che rappresenta il nostro stato di vita». È necessario perciò, afferma, uno sforzo di comunicazione.
L’inchiesta della Opinion Way ha cercato di conoscere anche la vita spirituale dei giovani tra i 18-40 anni, con un’attenzione particolare alla fascia tra i 18-24 anni, che è quella decisiva per la vocazione. I dati dimostrano che esiste una ricerca spirituale molto forte: il 51% dei giovani tra i 18-24 anni ritengono «probabile” o «certa» l’esistenza di Dio. È la fascia di età più credente nell’insieme dei francesi, che si assesta invece su una media del 38%. Il 25% si dicono «credenti e praticanti». È una cifra che si riscontra solo in coloro che hanno superato 65 anni. La stessa cosa vale per l’appartenenza confessionale: il 62% si dichiarano cattolici, contro il 60% dei francesi in generale. L’11% afferma di praticare regolarmente, almeno due volte al mese. È una percentuale pari a quella dei loro nonni (contro l’8% dei francesi). «È frutto della pastorale dei giovani promossa da molti anni», commenta sr. Nathalie Becquart, secondo cui un ruolo importante è dovuto all’insegnamento cattolico, alle Giornate mondiali della Gioventù, agli incontri a Taizé, ai ritiri e pellegrinaggi.
CINA
Apertura della Porta Santa
Circa 10 mila fedeli della Chiesa cattolica sotterranea in Cina – riferisce l’agenzia Ucanews, in un servizio del 21 dicembre – si sono raccolti lo scorso 13 dicembre, prima domenica di Avvento, nella cattedrale di Zhengding per partecipare all’inizio del Giubileo della Misericordia e all’apertura della Porta santa. I cattolici del luogo hanno parlato di “miracolo” e di “protezione del cielo” per il fatto che la polizia che sorvegliava da vicino non ha arrestato nessuno. La Chiesa clandestina infatti è ritenuta illegale e le autorità del partito comunista di solito arrestano chi prende parte alle sue attività.
La liturgia festiva, durata dalle 8,30 fino alle 12.30 del mattino, è stata presieduta da mons. Julius JiaZhiguo, un vescovo di 82 anni, dal 2010 agli arresti domiciliari per essersi rifiutato di unirsi all’Associazione patriottica, rimanendo fedele al Papa.
Come è noto, la Chiesa cattolica in Cina, fin dal 1958 è divisa tra Chiesa sotterranea, fedele al Papa, e “Associazione patriottica cattolica cinese”, la sola riconosciuta dal governo come Chiesa ufficiale, ma separata da Roma e posta alle dirette dipendenze del partito comunista.
Il vescovo JiaZhiguo vive sotto sorveglianza degli ufficiali di stato e spesso viene prelevato per partecipare a una settimana o due di cosiddetta “vacanza”, che comprende corsi di rieducazione e di indottrinamento comunista.
Una suora presente alla celebrazione di apertura dell‘Anno Santo ha affermato di essere rimasta “meravigliata” che una folla così numerosa abbia potuto riunirsi per tante ore senza che nessuno fosse arrestato. Oltre agli ufficiali in uniforme, c’erano di sicuro tra la folla degli agenti di polizia in borghese, ma “non è successo nulla”.
Nonostante il rapporto negativo con le autorità, il vescovo JiaZhiguo gode di grande stima tra la popolazione del luogo. Per anni egli ha offerto ospitalità in casa sua a 200 bambini abbandonati e a persone disabili, prendendosi cura di loro con l’aiuto di alcune suore e fedeli laici.
Per l’inizio dell’Anno Santo, oltre che nella cattedrale di Zhengding, la porta giubilare è stata aperta un po’ dappertutto in Cina.
ROMA
Nasce la nuova Pontificia Università Francescana
Il 2018 rappresenterà un anno significativo nella storia delle famiglie francescane con la creazione della nuova Pontificia Università Francescana.
Il progetto, scrivono i Ministri generali fra Marco Tasca (OFMConv), fra Mauro Jöhri (OFMCapp), fra Michael Perry (OFM) e fra Nicholas Polichnowski (TOR) nasce dalla consapevolezza di «come in questi tempi di divisione e frammentazione siamo chiamati a fare emergere la nostra identità unitaria dovuta al nostro essere figli di san Francesco, eredi della sua esperienza e intuizione di vita evangelica».
A questo percorso, rileva il Seraphicum Press Office, non è certamente estraneo papa Francesco che, nella sua prima visita ad Assisi il 4 ottobre del 2013, aveva chiesto espressamente ai Ministri generali di essere segno di unità della comune identità francescana.
La decisione raccoglie il pieno plauso del preside della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum, retta dai Frati minori conventuali, che ha seguito da vicino il cammino di unificazione.«Il tempo presente, caratterizzato dalla rivoluzione digitale, dalla globalizzazione e dalla frammentazione – commenta il preside fra Domenico Paoletti sta provocando il cambiamento della stessa mappa formativa nei nostri Ordini e dei nostri centri accademici, sempre più interculturali e bisognosi di un centro di eccellenza che promuova la cultura della qualità e dell’unità dei saperi secondo il paradigma filosofico e teologico francescano. Ecco allora che la decisione della famiglia francescana di unire gli attuali centri accademici, in particolare l’Antonianum e il Seraphicum, è un grande evento con l’obiettivo di fare dell’Università francescana un vero polo universitario di alta qualità, che attragga studenti e ricercatori».
Ad oggi, infatti, le realtà accademiche dei francescani contano due centri: la Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” dei Frati minori conventuali e la Pontificia Università Antonianum dei Frati minori, anche se in verità un forte spirito di collaborazione ha sempre visto sia un interscambio tra queste due istituzioni accademiche, sia il coinvolgimento di docenti appartenenti all’Ordine dei frati Cappuccini e al Terz’Ordine Regolare.
Il 2018 è molto vicino e così le Segreterie di Formazione e Studi delle famiglie francescane stanno lavorando a ungruppo di coordinamento” che dovrà realizzare questa nuova realtà, forti di una storia di fede e testimonianza che inizia nel 1200 e che va a preannunciarsi come un incisivo strumento di evangelizzazione, seguendo la comune peculiarità “sapienziale” del primato dell’amore, propria della Scuola francescana.
Antonio Dall’Osto