Dall'Osto
Il CEC e la crisi dei rifugiati
2016/1, p. 28
Il Consiglio ecumenico mondiale delle Chiese, assieme alla chiesa luterana bavarese e la chiesa evangelica della Germania hanno organizzato a Monaco di Baviera, lo scorso 29 ottobre 2015, una consultazione sulla crisi dei rifugiati in Europa. Vi hanno partecipato 35 esponenti delle chiese e organizzazioni ecumeniche del Medio Oriente, Europa e Africa. A rivolgere loro il benvenuto è stato il Dr. Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC.
Il CEC e la crisi dei rifugiati
Il Consiglio ecumenico mondiale delle Chiese, assieme alla chiesa luterana bavarese e la chiesa evangelica della Germania hanno organizzato a Monaco di Baviera, lo scorso 29 ottobre 2015, una consultazione sulla crisi dei rifugiati in Europa. Vi hanno partecipato 35 esponenti delle chiese e organizzazioni ecumeniche del Medio Oriente, Europa e Africa. A rivolgere loro il benvenuto è stato il Dr. Olav Fykse Tveit, segretario generale del CEC.
Nell’incontro è stato possibile ascoltare uno scambio di informazioni dai luoghi di provenienza dei rifugiati, dai paesi di transito e da quelli ospitanti. La discussione ha riguardato soprattutto la tragica situazione del Medio Oriente e dei rifugiati provenienti da questa regione e dall’Africa.
Nel corso degli scambi sono emerse le seguenti considerazioni:
In quanto cristiani siamo persuasi di vedere nell’altro l’immagine di Cristo stesso (Mt 25, 31-46), e che tutti gli esseri umani sono stati creati a immagine di Dio (Gen 1,26-27).
L’esperienza della migrazione e dell’attraversamento dei confini è nota alla Chiesa di Cristo. La Santa Famiglia stessa era rifugiata. La stessa incarnazione di nostro Signore è stata un attraversamento dei confini tra l’umano e il divino.
Mentre deploriamo profondamente la crisi che obbliga la gente ad abbandonare le loro case, diamo il benvenuto a tutti i rifugiati in Europa perché vediamo in essi l’immagine di Dio, e in quanto figli di Dio essi portano i loro doni al nostro continente.
Attualmente è evidente la ri-nazionalizzazione della politica. Tuttavia la Chiesa è insieme locale e universale, e nella vita delle Chiese noi ci opponiamo alla tendenza di lavorare isolatamente e affermiamo il nostro profondo impegno per un orizzonte universale ed ecumenico.
Molti in Europa desiderano offrire assistenza e aiuto a tutti i rifugiati. Nello stesso tempo si nota un alto grado di paura e di ansia. Inoltre osserviamo la polarizzazione di tendenze che provocano instabilità. Di fronte a questa sfida, la Chiesa promuove la collaborazione, la cooperazione e la solidarietà.
In molti racconti è apparso evidente il bisogno di sistemi di sostegno sostenibili. La crisi dei rifugiati non è semplicemente un problema a termine. La Chiesa guarda a lungo termine: noi siamo pronti ad accompagnare la gente verso il loro futuro. In Europa sta emergendo un nuovo paradigma – vivere con fragilità, ma come cristiani comprendiamo che la nostra fragilità può diventare la nostra forza.
I governi riconoscono che le Chiese possono offrire una nuova sapienza e alcuni guardano ad esse per chiedere idee, visione e partnership. Le Nazioni Unite desiderano impegnarsi in un dialogo più stretto con il CEC. Accogliamo volentieri lo sviluppo di questa più intensa collaborazione.
Il forte messaggio ascoltato nei racconti è stato un appello a fermare le guerre, la persecuzione e l’ingiustizia. Sono queste le principali cause che obbligano la gente a fuggire dalle loro terre.
Noi non vogliamo guardare alla crisi dei rifugiati solo in termini di numeri e di statistiche. Ciò costituisce una violazione del valore cristiano del rispetto della dignità di ogni essere umano. Queste sono persone che hanno una vita, delle famiglie, della case e dei giovani.
Riconosciamo gli effetti devastanti prodotti nelle loro terre di origine a causa della fuga di molti giovani, di persone qualificate e istruite.
Tenendo presenti queste affermazioni, facciamo le seguenti raccomandazioni:
Riconosciamo che non esistono soluzioni immediate ed esortiamo i leader politici a riconoscere che occorrono sforzi persistenti e consistenti a lungo termine e come Chiese desideriamo accompagnare i nostri governi nella ricerca di soluzioni sostenibili.
Come leader di Chiesa raccomandiamo ai governi e ai partiti politici di astenersi da ogni forma di sfruttamento di questa crisi per ambizioni o vantaggio politico. Esortiamo vivamente i leader affinché nessuna di queste paure abbia a plasmare la loro politica.
Sentiamo parlare anche di paure di cristiani e di altre persone nella società, paura di perdere la sicurezza materiale o quella del lavoro, di trovarsi in competizione con altri e di perdere la propria identità. Esortiamo i cristiani affinché le nostre paure non abbiano a significare un rifiuto dei rifugiati. Sappiamo che l’integrazione dei nuovi venuti è un compito difficile. Tuttavia i cristiani sono persone di speranza e possiamo considerare l’arrivo dei rifugiati tra noi come una potenziale benedizione, che porta nuova vita ed energia alle nostre comunità.
Rivolgiamo un appello a tutti i governi d’Europa a sostenere i nostri comuni valori e la responsabilità condivisa in ordine alla vita in quanto comunità che vive in questo continente. Ciò significa far fronte con spirito di solidarietà, di cooperazione e amicizia, non solo alla situazione di emergenza, ma anche alle sfide riguardanti l’integrazione nella società, l’istruzione e la programmazione di politiche inclusive.
Come Chiese questa è un’opportunità per condividere più ampiamente l’esperienza e la competenza offrendo un sostegno spirituale e pastorale, una cooperazione ecumenica e interreligiosa e nel costruire ponti tra diverse comunità.
Esortiamo vivamente i leader politici a garantire un approccio equilibrato, andando alle radici delle crisi dei rifugiati, sostenendo campi di rifugiati nei paesi vicini, e accogliendo i rifugiati nei nostri paesi. Raccomandiamo che siano affrontati in maniera complementare. Come leader di Chiesa, tutte le situazioni sono per noi ugualmente importanti.
Come leader di Chiesa esortiamo tutte le persone di buona volontà ad impegnarsi seriamente a far conoscere la verità, evitando ogni distorsione ed esagerazione.
Raccomandiamo di favorire un sicuro passaggio, aiutando quelle regioni che ricevono la maggioranza dei rifugiati, come la Grecia, l’Italia e altri paesi di transito.
Noi ci sentiamo impegnati a continuare il nostro dialogo ecumenico sulla crisi dei rifugiati in Europa. È stato importante per noi trovare questo spazio libero per discutere tra capi di Chiesa in Europa in collaborazione con il Consiglio mondiale delle Chiese, il CEC e CCME (Commissione delle Chiese per i migranti in Europa) e altri partner ecumenici.
Nostro Signore Gesù Cristo, Dio della vita, della speranza e compassione continui a donarci il suo Spirito e accolga tutti nella sua grazia.
Antonio Dall’Osto