Dall'Osto Antonio
Brevi dal mondo
2015/9, p. 34
India, Cipro, Filippine, Vaticano
INDIA
La scomparsa di sr. Nirmala
Il 23 giugno scorso è morta, a Calcutta, all’età di 81 anni, sr.Nirmala Joshi. Era stata la prima superiora a succedere a Madre Teresa alla guida delle Missionarie della Carità, incarico esercitato per due mandati, dal1997 al 2009.
Era nata nel 1934 a Ranchi, attuale capitale del Jharkanda, a quel tempo parte della provincia del Bihar e dell’Orissa, sotto l’impero britannico. Era la seconda di 11 figli di una famiglia indù, proveniente dal Nepal. Suo padre era un ufficiale dell’esercito inglese. Fu educata da missionari cristiani a Patna, capitale dello stato del Bihar. All’età di 23 anni, dopo sette anni di ricerca, diventa cattolica ed entra nella Congregazione della Missionarie della carità di Madre Teresa. Laureata in scienze politiche e con un praticantato come avvocato, è una delle prime sorelle della congregazione a guidare una missione all’estero, quando fu inviata in Panama. Madre Teresa l’aveva scelta anche come sua compagna di viaggio quando, nel 1993, visitò la Cina e, nel 1995, il Vietnam.
Nel 1976 avvia il ramo contemplativo delle Missionarie della Carità, dove le suore dedicano gran parte del loro tempo in preghiera davanti al Santissimo Sacramento. Rimase a capo di questo ramo contemplativo fino al 1997, quando fu chiamata a succedere a Madre Teresa, scomparsa sei mesi prima, nella guida della Congregazione come superiora generale.
Tutte le testimonianze sono concordi nel definire sr. Nirmala una donna che pregava molto. Anche dopo la sua elezione alla guida della Congregazione era solita trascorrere ogni martedì in preghiera.
Numerose sono anche le testimonianze della sua vita santa. L’arcivescovo emerito di Calcutta, Henry D’Souza la definì «un bell’esempio di impegno a servizio della Chiesa e dei poveri», mentre sr. Lynn Mascarenhas, un’anziana religiosa di Calcutta, ha dichiarato che sr. Nirmala era una persona «molto santa» e che «molta gente andava da lei per ricevere la sua benedizione». E ha aggiunto: «Sentiremo molto la sua mancanza».
Le Missionarie della Carità sono attualmente circa 4.500, diffuse in centinaia di comunità in ogni parte del mondo. Alla loro guida, dal 2009, è Mary Prema Pierick, di origine tedesca.
CIPRO
Assemblea annuale dei vescovi latini
I vescovi latini della Conferenza episcopale delle regioni arabe (CELRA), Siria, Libano, Giordania, Palestina, Israele, Penisola arabica, Cipro, Gibuti e Somalia si sono riuniti a Cipro, dal 6 al 9 luglio scorso, per la loro 65a assemblea annuale. L’incontro ha avuto luogo presso il convento francescano di Santa Croce di Nicosia. All’ordine del giorno quattro temi, come si legge nella Dichiarazione finale: la vita consacrata, l’avvenire della comunità cristiana in Medio Oriente, la famiglia e il Giubileo della misericordia.
Vita consacrata: «Le congregazioni religiose, le nuove comunità e i movimenti della Chiesa, presenti nella nostra diocesi, compiono un lavoro molto apprezzato mettendo i loro carismi evangelici, la loro preghiera, la loro carità e la loro comunione a servizio della nostra Chiesa. Mentre salutiamo le comunità che continuano a operare per la pace e la riconciliazione nelle zone di conflitto, facciamo appello a tutte le comunità religiose, per giungere ad offrire un migliore apostolato, a imparare meglio la lingua locale, ad entrare nella cultura dei popoli che desiderano servire e ad adattarsi con amore alla pastorale locale».
L’avvenire delle comunità cristiane: «Noi vescovi partecipiamo alle sofferenze del nostro popolo della regione dove regna una grande instabilità politica... Malgrado la situazione di disperazione della nostra comunità in Siria e in Irak, insistiamo sul fatto che il nostro avvenire dipende dalla qualità della nostra fede e dalla nostra fiducia nel dialogo interreligioso che può contribuire a una migliore coesistenza con i nostri fratelli musulmani affinché numerose persone di buona volontà si levino contro il fondamentalismo e l’intolleranza rispettando la libertà di coscienza e il pluralismo religioso. Perciò ripetiamo il nostro appello dello scorso anno: “Non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza rispetto dei diritti umani, sociali e religiosi. Non c’è pace senza perdono e riconciliazione. Poiché i medesimi fattori all’origine del conflitto continueranno a generare più odio e più guerre. Siccome è impossibile uccidere in nome di Dio, la religione non può essere strumentalizzata a dei fini politici ed economici, poiché ogni persona umana ha diritto al rispetto, indipendentemente dalla sua appartenenza religiosa ed etnica o dal suo stato di minoranza».
Il prossimo sinodo dei vescovi: «In vista del prossimo sinodo sulla famiglia che si terrà a Roma nel prossimo mese di ottobre, ci siamo scambiate alcune idee sulla bellezza della famiglia cristiana, voluta da Dio sul modello della Santa Famiglia di Nazareth. Abbiamo ricordato le varie sfide della famiglia in generale, ma in modo più speciale quelle legate alla bioetica. Le coppie devono formarsi rimanendo aperte alla vita, che è dono di Dio e frutto dell’amore umano. Abbiamo un pensiero speciale per le coppie separate o in crisi. Ci attendiamo numerosi frutti dal prossimo sinodo e invitiamo i nostri fedeli a pregare per i Padri sinodali affinché il Signore li illumini nel dare delle risposte adeguate alle sfide e ai rischi incorsi da questa istituzione che è la famiglia».
Il giubileo della misericordia: Ringraziamo papa Francesco per aver proposto un anno della misericordia per farla conoscere al mondo intero, invitandoci con urgenza alla conversione e alla riconciliazione a tutti i livelli: individuale, famigliare, nazionale e internazionale. Faremo uno sforzo particolare per riscoprire pienamente e valorizzare la bellezza del sacramento della riconciliazione e la pratica delle opere di misericordia corporale e spirituale».
FILIPPINE
Sr. Sofia di Gesù e il riscatto delle giovani
Si chiama sr. Sophie de Jesús (Sofia di Gesù): è una suora di 48 anni, di origine francese, che svolge la sua attività nelle Filippine, a Manila, dove ha fondato l’associazione “Compassione giovinezza d’Asia”, il cui acronimo Acay, in lingua tagalog, significa “rialzare” “accompagnare”. Acay è una scuola di vita che aiuta a ricostruire delle giovani che hanno conosciuto le peggiori situazioni : picchiate, abusate, rifiutate. Inoltre ha promosso un programma di reinserimento per giovani delinquenti che hanno alle spalle un passato molto pesante. Il programma si intitola “Seconda opportunità”. Ambedue queste iniziative si basano sul principio di una giustizia restauratrice: rimettere cioè in piedi vittime e delinquenti, permettendo loro di andare avanti insieme. «Mentre le giovani non rimangono prigioniere del loro sguardo ferito sull’uomo, gli uomini imparano il rispetto della donna». Acay segue ogni anno 85 giovani che si trovano in prigione, e 25 che sono in fase di reinserimento. La scuola di vita, da parte sua, accoglie ogni anno tra le 15 e le 25 giovani fino al loro reinserimento nella vita sociale: «Queste giovani della strada che spacciavano la droga – afferma sr. Sofia – spinte a studiare, entrano nelle scuole di commercio, diventano infermiere...».
Sr. Sofia vive insieme a tre altre religiose che collaborano con i suoi progetti. Non badano tanto ai numeri; la loro ambizione è di «lavorare in profondità» per ridare un quadro famigliare a delle giovani che sono state private del senso della famiglia. «Il cuore della nostra pedagogia – spiega sr. Sofia – è la nostra quotidianità». Infatti lei trascorre ore intere nell’ascoltare le adolescenti che raccontano il loro passato traumatizzante. Ma si occupa anche dello shopping. Infatti, mentre insiste sull’importanza per la sua missione dell’adorazione eucaristica, nello stesso tempo, assieme a quelle che chiama le “sue figlie”, si reca nelle boutiques per aiutarle a vestirsi con gusto, a truccarsi e ad acconciarsi i capelli, in una parola aiuta ciascuna a trovare un suo stile.
Sr. Sofia è nata a Grenoble, ma è di adozione marsigliese. Da giovane pensava di sposarsi, poi ha sentito una “chiamata” che l’ha condotta nella Comunità delle beatitudini e successivamente, dopo varie “turbolenze”, nella piccola comunità diocesana delle Missionarie di Maria, fondata nel 2007 assieme ad altre tre suore. È nella sua infanzia felice e vezzeggiata che afferma di aver trovato lo stimolo per accogliere le immense sofferenze delle ragazze filippine. È diventata una educatrice esigente che aborrisce “la carità all’acqua di rose”. La sua pedagogia consiste nell’aiutare queste ragazze a fare la verità sulla loro storia, per guarire e ritrovare la loro dignità. Il successo della sua iniziativa è testimoniato dal fatto che il 90% delle ragazze non torna più in prigione.
Sr. Sofia ha ottenuto il riconoscimento del suo programma educativo e lavora in collaborazione con il governo filippino, l’istituzione giudiziaria, l’’amministrazione carceraria e con la Chiesa. Sulla sua esperienza ha scritto anche un libro intitolato “Sfidare il caos, la mia lotta contro la miseria delle giovani”. Oggi ha nel cuore un altro sogno: importare il suo programma in Francia, dove è già in cammino un progetto pilota a Marsiglia, in un centro di detenzione per minori.
VATICANO
Lettera del Papa ai salesiani
In occasione del bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco, papa Francesco ha inviato al Rettore maggiore dei salesiani, Ángel Fernández Antime e, attraverso di lui, a tutto l’Istituto, un messaggio per unirsi a loro «nel rendimento di grazie a Dio e, nello stesso tempo, richiamare gli aspetti essenziali dell'eredità spirituale e pastorale di don Bosco ed esortare a viverli con coraggio». L’Italia, l’Europa e il mondo, scrive il papa, sono molto cambiati, «ma l’anima dei giovani non lo è». E «don Bosco ci insegna a non stare a guardare, ma a porsi in prima linea, per offrire ai giovani un'esperienza educativa integrale che, saldamente basata sulla dimensione religiosa, coinvolga la mente, gli affetti, tutta la persona, considerata sempre come creata e amata da Dio». Don Bosco, prosegue il Papa, «ha agito per il bene delle persone e della società civile, secondo un progetto di uomo che coniuga insieme allegria - studio - preghiera, o ancora lavoro - religione - virtù. Di tale cammino fa parte integrante la maturazione vocazionale, perché ciascuno assuma nella Chiesa la forma concreta di vita alla quale il Signore lo chiama».
Fra i tratti caratteristici della sua pedagogia troviamo anzitutto l’amorevolezza «da intendersi come amore manifestato e percepito, nel quale si rivelano la simpatia, l’affetto, la comprensione e la partecipazione all’altro». «Nell'ambito dell'esperienza educativa – afferma il papa – non basta amare, ma è necessario che l'amore dell'educatore si esprima mediante gesti concreti ed efficaci». Ed entro questo quadro di riferimento si collocano altri tratti distintivi: «ambiente di famiglia; presenza dell'educatore come padre, maestro e amico del giovane, espresso da un termine classico della pedagogia salesiana: l'assistenza; clima di allegria e di festa; ampio spazio offerto al canto, alla musica e al teatro; importanza del gioco, del cortile di ricreazione, delle passeggiate e dello sport».