Arnaiz Josè Maria
Per una nuova visione di VC
2015/9, p. 37
È giunto il momento di compiere un deciso passaggio “dalla morte alla vita” e proporre un modo di vivere una vita consacrata risuscitata. I tempi sono ormai maturi. Lo Spirito ci sta indicando che oggi è possibile un’altra forma di vita consacrata.

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Testimoni
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Congresso della VC dell’America Latina a Bogotà
PER UNA NUOVA
VISIONE DI VC
È giunto il momento di compiere un deciso passaggio “dalla morte alla vita” e proporre un modo di vivere una vita consacrata risuscitata. I tempi sono ormai maturi. Lo Spirito ci sta indicando che oggi è possibile un’altra forma di vita consacrata.
Il Congresso della vita consacrata per un paio di anni è stato un sogno e uno slogan: “Ascoltiamo Dio dove la vita consacrata grida”. Per oltre un anno è stato un progetto della CLAR con il tema “Un’altra forma di vita consacrata oggi è possibile. Per quasi una settimana (17-21 giugno), nella città di Bogotà è stato una realtà per 1500 religiosi. Ora siamo nel post-congresso. Si tratta di far in modo che si attui. Sono stati individuati gli orizzonti di novità dei nostri carismi; hanno già un nome e si sono trasformati in proposte di vita. Ora è il momento di fare in modo che giungano a rivitalizzare la nostra VC. Bisogna iniziare una nuova tappa.
Fin dalla preparazione il nostro orientamento è stato quello di riuscire a vivere un presente che abbia futuro: ai piedi della croce tutto sembra veramente finito, ogni speranza potrebbe dirsi spenta... Maria ha creduto, la sua fede le ha fatto aspettare con speranza il domani di Dio... Sappiamo aspettare il domani di Dio o vogliamo l’oggi? Il domani di Dio è per Lei l’alba di quel giorno, primo della settimana. L’unica lampada accesa al sepolcro di Gesù è la speranza della Madre e in quel momento è anche la speranza dell’umanità... Nelle nostre comunità è ancora accesa questa lampada? Si aspetta il domani di Dio? (Papa Francesco, 21 nov. 2013, alle Benedettine camaldolesi).
Volevamo darci una stupenda occasione per ravvivare la fiamma di questa lampada.
Abbiamo ricordato anche la fedeltà creativa e in onore dei numerosi brasiliani presenti al Congresso ci siamo detti che avevamo bisogno di una samba nuova. Abbiamo messo a punto la lettera e la musica di questa “samba nuova”. Noel Rosa, grande cantante carioca, non aveva un abito adatto per partecipare a una stupenda festa notturna. Prima di andare, fa una doccia. Sua madre che non voleva che vi andasse, le nascose il vestito che era nell’armadio. Noel si trova di fronte a un dato di fatto. Rimane senza niente da mettersi indosso e senza possibilità di rimediarvi. In quella situazione si sente ispirata e inventa una samba meravigliosa cercando di rivivere la festa notturna. In piena notte e in quella situazione critica, crea la sua “samba nuova”.
Come Noel, nel congresso siamo stati inquietamente tranquilli nell’ascoltare alcune grida. Abbiamo formulato risposte creative, abbiamo inventato una samba nuova. L’urgenza di superare la difficile situazione stimolò la creatività di Noel Rosa. Come la vita di Noel si confonde con la samba, la grande convinzione del Congresso è che la nostra VC si confonda con il vangelo.
Nella preparazione ci ha fatto da guida uno slogan ben preciso: Trasformare la morte in vita. Ce l’offerse l’Orizzonte Ispiratore della CLAR. “Lottiamo contro gli occhi gravati dal sonno (cf Lc 9,32), per non perdere la capacità di discernere i movimenti della nube che guida il nostro cammino (Scrutate, 9,17) e di riconoscere nei segni piccoli e fragili la presenza del Signore della vita e della speranza” (Scrutate 7).
Su questo cammino la Congregazione per la vita consacrata vuole che abbiamo a camminare durante questo anno (Scrutate, 7). Per questo bisognava guardare con gratitudine il passato per tornare a visitare il concilio Vaticano II e il cammino della vita consacrata in America Latina. Bisognava vivere il presente con passione che ci chiede di ascoltare ciò che lo Spirito dice alle chiese oggi e camminare in maniera decisa e appassionata alla luce degli orientamenti di Evangelii gaudium. Infine, abbracciare il futuro con speranza; ci siamo riuniti per aprirci alla fiducia, alla creatività e al dialogo in mezzo alle molteplici incertezze che caratterizzano il nostro tempo. Tutte queste preoccupazioni e urgenze sono confluite poco alla volta nella massima e nel tema, nel metodo e negli obiettivi, nell’individuazione dei partecipanti, nei temi trasversali e nel filo conduttore, nello strumento di lavoro, nel logo, nel messaggio e nel libro: Memorie del Congresso dalla VC.
I. Motto e tema del Congresso
Togliete la pietra. Vieni fuori. Liberatelo e lasciatelo andare” (Gv 11,39.43.44). Questa è lo slogan scelto per il Congresso della VC. Riecheggia tre delle più forti parole che il vangelo di Giovanni mette in bocca a Gesù, nella scena centrale dell’icona biblica di Betania. Ci comunicano la forza dell’autorità liberatrice di Gesù. Alla sua ora con cui dovranno dialogare le nostre urgenze e i nostri ritardi (Gv 11,6) ci farà sentire la sua presenza e la sua voce sfidandoci a credere in Lui e a lasciarci trasformare dalla sua parola. Noi dipendiamo radicalmente da questa Parola di Gesù, da questa Parola che è Gesù. Così è stato nei momenti fondazionali delle nostre congregazioni e della nostra stessa vocazione. Questo Congresso ha costituito uno spazio dove far risuonare questa sua Parola che è capace di configurare in maniera nuova la VC e di rivestirla di Vangelo (Scrutate 17).
Questa massima ha ispirato il tema del Congresso: Orizzonti di novità nel vivere oggi i nostri carismi; ascoltiamo Dio dove la vita consacrata grida. Bisogna compiere un grande salto “dalla morte alla vita” e proporre un modo di vivere una vita consacrata risuscitata. Perciò abbiamo assunto la motivazione che ci veniva dall’icona di Betania: Casa di Incontro, Comunità di amore e Cuore di umanità. Questo ha fatto sì che nel Congresso affiorasse di continuo una duplice domanda provocatoria: di quali giovani, esseri umani e cristiani, ha bisogno oggi la VC e chi dobbiamo invitare e chiamare? Che VC offriamo a coloro che bussano alla porta della VC in questo momento?
II. Ragioni per celebrare questo Congresso
La vita religiosa si trova oggi a un crocevia storico. Io lo chiamo crisi: opportunità, riforma, inizio di una tappa nuova. Dell’insieme e di ognuna delle sue dimensioni si compiono delle diagnosi, si approfondiscono e si cercano rimedi adeguati. Per prenderne coscienza, sia i giovani che gli adulti nel Congresso hanno fatto appello alla conversione come se le mancasse il fervore; si è fatta la revisione delle opere e dei progetti pastorali, si è guardato fuori e dentro, dietro e davanti, si sono riletti i propri carismi; si è data la colpa alla cultura dell’ambiente, ai giovani e agli stessi religiosi; si è scoperta la mancanza e la necessità della gioia; si è visto che i numeri sono in rosso; si è costatato che il prodotto che offriamo non interessa il mondo attuale, si è concluso che la formazione non soddisfa. È fuor di dubbio che in tutto questo tempo non mancano e non sono mancate la ricerca e la sperimentazione. Non è mancata la buona volontà, la dedizione e la fedeltà. Ma questa ricerca in diversi momenti del congresso e soprattutto nei gruppi di lavoro si è tradotta in interrogativi:
Perché, Signore, non rispondi alle nostre suppliche e non ci dai vocazioni?
Perché non ci dai dei segni più visibili della tua meravigliosa azione?
Cosa dobbiamo fare per avere una vita in abbondanza? Che cosa dobbiamo tralasciare di fare?
Che cosa di nuovo bisogna risvegliare in una VC che ci appassioni per le opere del Padre?
Come uscire dalla routine e dall’ovvio, dalle risposte prefabbricate?
Queste domande hanno impresso in alcuni momenti un senso di urgenza, di profondità e radicalità. Di fatto abbiamo potuto vedere che la VC in questo momento grida; che i religiosi gridano. Il nostro è un grido che è ascoltato da Dio e da tutti coloro che sono coinvolti nell’animazione della vita e missione della VC. Questo grido si ingrandisce e avvicina gli orizzonti di novità nel modo attuale di vivere i nostri carismi. Queste grida ci hanno indotto fin dall’inizio a sottolineare che oggi bisogna:
promuovere e accompagnare comunità nuove di vita consacrata: centrate sulla Parola e lo Spirito; fondate nell’incontro personale e comunitario con Cristo vivo; aperte agli scenari prioritari e ai soggetti emergenti del mondo e della Chiesa;
sviluppare una spiritualità per questo tempo di ricerca della VC. Essa sarà orientata a valorizzare la vita e ad averne cura; a perseverare e resistere nel tentativo; ad alimentare la speranza;
rischiare, mettendoci totalmente in gioco per la VC, una forma di vita cristiana che è “la chiglia” della barca della Chiesa che si è sempre sforzata di vivere oggi ciò che è di sempre, l’antico e le sfide che richiede il tempo presente coniugando audacia attuale con sapienza antica. Dobbiamo lasciare da parte cose “che si sono sempre fatte”; bisogna suscitare la creatività senza gettare a mare elementi costitutivi, aiutandoli a volte a rinascere e sempre a rivitalizzali; risvegliarsi come religiosi rispondendo all’invito di papa Francesco a rimanere desti e a svegliare il mondo perché la vita religiosa è profezia.
Perciò, durante questi giorni abbiamo preso coscienza di dover intraprendere una strada nuova: di esperienze, più che di contenuti, di riflessione ermeneutica più che teorica, di uno sguardo al futuro più che al passato, progettuale, germinale e generatore, più che di commemorazione e di valutazione, di sinergia: inter-generazionale, inter-congregazionale, interculturale, inter-nazionale, inter-continentale, inter-confessionale. Si è fatta molta attenzione affinché anche il Congresso della VC si ispirasse a determinati dinamismi metodologici:
il Congresso è stato uno spazio opportuno per la partecipazione attiva e l’ascolto discepolare ;
si è attribuita molta importanza alla reciprocità fra la teoria e la pratica, alla profondità delle riflessioni teologiche come all’impatto delle esperienze missionarie;
il Congresso è stato innovativo nel modo di assumere l’eredità teologica della VC, rinnovatore nella sua intenzionalità propositiva, rivitalizzante, e produttivo nella sua applicazione concreta alla nostra vita e missione;
la metodologia del Congresso è stata uno strumento pratico per comunicare i saperi e le sapienze che venivano dai conferenzieri e partecipanti;
il Congresso ha mostrato molto chiaramente che la gente cercava sapienza;
non è mancata una particolare attenzione alle tecnologie informatiche e di comunicazione, sia nella condivisione come nella preghiera, nel presentare i temi e nel modo di giungere alle conclusioni;
il Congresso ha mostrato sensibilità e apertura verso la partecipazione delle nuove generazioni. Questa partecipazione è stata molto significativa nel numero, nella messa a fuoco dei temi, nella preghiera e nelle proposte.
III. I partecipanti
Un congresso è fatto da coloro che vi partecipano. In questo caso sono stati molti e alla celebrazione si giunse con questi criteri: non superare i 1500. La rappresentanza dei paesi dell’America latina e dei Caraibi è stata più o meno proporzionale al numero dei religiosi. Nel totale dei partecipanti, più di 300 erano giovani; avevano più di due anni di professione temporanea e meno di cinque di professione perpetua. Evidentemente era rappresentata la maggioranza delle congregazioni religiose del continente. Ci ha accompagnato e parlato il cardinale João Braz de Aviz, c’erano diversi vescovi, più di 120 contemplative, i rappresentanti di diverse conferenze dei religiosi e delle Unioni dei superiori/e generali. Ci furono anche delle assenze, ma poche.
Con sufficiente anticipo fu stabilito il profilo dei partecipanti: corrispondeva a ciò che qui segnalo: sensibilità per i cambiamenti, passione per la VC, capacità di leadership e di lavoro in équipe, attitudine per le metodologie di partecipazione, valorizzazione dei soggetti emergenti, degli scenari prioritari e dei laici, creatività per scorgere nuovi orizzonti, esperienza per saper arrivare al concreto; apertura alla intercongregazionalità, all’interculturalità, sensibilità per uscire dal vecchio ed entrare risolutamente nel nuovo che è già presente; un forte tono di esperienza di Dio; coinvolti e impegnati ecclesialmente; vincolati alle conferenze nazionali e con la disposizione a moltiplicare l’esperienza del Congresso.
IV. Individuare le “grida” della VC oggi
Il Congresso ha compiuto tre passi o tappe nei suoi lavori: individuare le grida; precisare le convinzioni che ci animano; fare proposte necessarie per giungere a un nuovo modo di vivere la VC.
Le grida che il Congresso è giunto a individuare provenivano dalla passione per la vita e la missione della stessa vita religiosa. Si è visto necessario identificarle e collocarle nel loro giusto contesto e farcene eco. Si è preso anche coscienza che spesso bloccano l’azione dello Spirito, ma nella maggior parte dei casi sono frutto della sua azione misteriosa. Per questo si è reso indispensabile:
fare una buona diagnosi e un buon riconoscimento delle “fortezze” e delle “frontieredi cui parla san Giovani della Croce, condizione indispensabile per qualsiasi tentativo di rinnovamento. Perciò, tenendo conto delle statistiche, si nota che:
la VC, soprattutto in alcuni continenti, si è ridotta, è invecchiata; è in uno stato “umanamente terminale”;
non bisogna nascondere né dissimulare i problemi: ciò paralizza molte persone (Scrutate 7);
finora le diagnosi sono state poco realistiche e molto spiritualistiche. Se si vuole che siano più appropriate, è necessario descriverne i segni più evidenti di decadenza: diminuzione della capacità di attirare, uscite o crisi vocazionali, minore dedizione alla causa missionaria, clericalizzazione della VC, scandali e scenari di corruzione finanziaria o abusi sessuali, tensione tra la conservazione istituzionale e le strategie di espansione; la VC si organizza entro un quadro istituzionale e di attività che non sono più tanto funzionali, l’eccessiva istituzionalizzazione. “Ci sono strutture ecclesiali che possono giungere a condizionare il dinamismo evangelizzatore” (EG 26). Papa Francesco è convinto che questo capita anche alla VC.
Senza dubbio, molti discorsi e molte strategie negli ultimi decenni sono rimasti inefficaci. Secondo alcuni, si è cambiato molto per poi, alla fine, non cambiare niente. Si sono compiuti molti sforzi per trovare chiavi di aggiornamento, rinnovamento, rivitalizzazione e rifondazione, ma con poco frutto.
Tutto questo, in un modo o in un altro, si trasforma in grida che provengono dal profondo della VC e che bisogna individuare e ascoltare. La CLAR da anni sta compiendo e promovendo un movimento lucido e corporativo di discernimento. Movimento caratterizzato da uno sguardo in avanti. Questo congresso ha rappresentato un ulteriore passo in questa direzione. Si sono dati nomi ai rischi concreti che caratterizzano il cammino della VC. Tutto ciò si colloca in una ricerca di nuove forme di VC. In questa ricerca si è scesi al quotidiano. Negli ultimi anni questo sforzo si è posto un traguardo molto ambizioso: individuare l’urgente possibile nuova forma di vita consacrata. Procedere in questo compito ci porta a una risignificazione della nostra teologia della VC e della nostra prassi, della nostra vita e missione. Non tutte le congregazioni potranno sopravvivere e iniziare questa nuova tappa; ci sono ventri che hanno perso la fecondità. Lo faranno quelle che riusciranno ad adattarsi alle nuove condizioni delle culture secolari. Meglio ancora, quelle che assumeranno un formato profetico e contro-culturale. In tutta questa riflessione e realtà non possiamo dimenticare che la VC è facile da capire ma difficile da spiegare. Non possiamo nemmeno dimenticare che “forse siamo anche in una crisi di umanizzazione. Stiamo vivendo la limitatezza di una coerenza a tutto tondo, feriti dall’incapacità di condurre nel tempo la nostra vita come vocazione unitaria e cammino fedele... Siamo invitati ad ogni età a rivisitare il centro profondo della vita personale” (Rallegratevi 28). In ordine a questa crisi di umanizzazione dell’umanità, “la VC nella sua qualità spirituale si può trasformare in una testimonianza affascinante” (VC 93).
V. Dalle grida si è passati alle “convinzioni” che conducono a una nuova forma di vita consacrata
Questo momento della VC richiede chiarezza nel nostro modo di pensare e una adesione cordiale di tutta la nostra persona derivante da una grande affermazione, come punto di partenza di questo Congresso: Una nuova vita consacrata è possibile”. Ad essa furono aggiunte altre grandi intuizioni. Siamo sollecitati da una vita:
che sia incarnazione viva della mistica, profezia e speranza e abbia un significativo progetto missionario;
con uno stile più minoritario e molto significativo ed evangelico;
con la presenza attiva e protagonista delle nuove generazioni in grado di interpellare;
caratterizzata da una fraternità aperta e accogliente;
stimolata dalla dinamica della inter-congregazionalità e inter-culturalità;
orientata dalla misericordia derivante dalla compassione davanti ai nuovi volti della povertà;
una vita che entri in armonia con la creazione e sia in grande sintonia con le culture ancestrali;
una vita caratterizzata da una profonda comunione con la Chiesa-serva e sia comunità di comunità.
Questa vita consacrata spargerà dei semi che germoglieranno e dei segni imprevedibili del Regno. I paradigmi cambiano e nessuna resistenza potrà fermare questa marcia basata sul distacco dal vecchio e un’attivazione del nuovo. È fuor di dubbio che è giunto il momento di porre fine a una visione di un Dio gerarca per appassionarci a un Dio Trinità, a una religione basata sul potere sacro; o meglio, di finirla con le relazioni di dominio e le istituzioni autoritarie, con l’eccessiva istituzionalizzazione...
Questo ci porta a muoverci verso una appartenenza organica alla società, una visione più laicale del mondo, verso una priorità del Regno di Dio sulla istituzione ecclesiale, un’apertura radicale a tutti i dialoghi interreligiosi, scientifici e interculturali, una liberazione e una appropriata situazione della donna, verso una interpellanza profetica e una riconfigurazione della vita apostolica. Infine, verso una crescita in un’esperienza di Dio profonda, autentica, trasparente e solida. Senza tutto questo, e molte altre cose, la VC continuerà a riprodurre modelli di vita religiosa che sono in agonia.
In questo tempo, sono sorte congregazioni nuove. Solo l’una o l’altra era presente al Congresso. Spetterebbe ad esse, ma non sempre è così, essere la proposta alternativa in questo momento del cammino della Chiesa e dell’umanità. Le antiche dovrebbero ricevere da questa nuova incarnazione nella cultura ispirazione e motivazione per la nostra forma di vita e di missione nella nuova realtà socioculturale e religiosa. Tutto questo ci porta all’urgenza di individuare dei segni di vitalità come cammino caratterizzato dall’esperienza, dalla forza di risurrezione posta da Gesù nella storia e nel concreto della VC. Questo aspetto è diventato il nucleo centrale per l’elaborazione della proposta.
In questo contesto bisogna riconoscere che è stato compiuto un grande sforzo per individuare questi segni di vitalità della VC, oggi. Ci sono due categorie che inquadrano la realtà della VC: ciò che emerge e ciò che è decadente. Queste categorie riscuotono maggior significato e forza dal cambiamento di epoca che stiamo vivendo nella stessa vita religiosa. La fase di transizione dei paradigmi fa sì che prestiamo speciale attenzione a queste categorie. Nel Congresso si è fissato lo sguardo sull’emergente. L’abbiamo inquadrato nella “storia viva che ci accoglie e ci proietta in avanti” (EG, 13) e ci siamo riferiti ad essa con una memoria riconoscente. Non abbiamo lasciato di discernere se, per caso, “sotto il manto della fedeltà” alla tradizione non si nasconda una occulta paura del cambiamento che ci rende incapaci di vivere il futuro come tappa gioiosa in cui Dio ci sta aspettando. Nemmeno possiamo lasciare di ascoltare il profetico “svegliati”: “per non chiuderci in alcun modo nel vuoto di una memoria fallita” (Rallegratevi, 23). Perciò bisogna “vedere”, bisogna “scrutare” i segni di vitalità dello Spirito nella VC. In essi c’è un grido e una convinzione e ci preparano alle opportune proposte.
I nuovi segni di vitalità dello Spirito sono delle indicazioni che ci inducono a pensare a qualcosa che non si vede con chiarezza ma che è lì presente. Un fatto, un avvenimento, una persona, un quadro possono essere espressione di una realtà profonda, di una vita nuova. I segni possono essere germi di vita che ci avvertono che essa comincia, cresce, si muove, si sviluppa e si moltiplica. Segni di vitalità dello Spirito sono le espressioni dell’azione rivitalizzante della Ruah nelle persone o nei gruppi. Questi segni ci sorprendono; germogliano come germoglia la vita; non sono artificiali né forzati. I segni di vitalità dello Spirito sono come un andare avanti, come una brezza leggera dello stesso Spirito che ci permettono di muoverci dal di dentro e ci conducono più lontano, più avanti, più in alto e più in profondità. La VC in tutta la sua storia è sempre stata un luogo privilegiato di manifestazione dell’azione dello Spirito. I Fondatori fecero nascere al loro tempo e nei loro luoghi qualcosa di nuovo. Trovarono una soluzione nuova a un problema che a volte veniva da lontano. Questi segni di vitalità sono come “germogli di ulivo”. Nel Congresso li abbiamo cercati nei seguenti aspetti: Vita spirituale, Vita comunitaria, Missione, Formazione e Governo. Per trovarli ci siamo posti queste domande:
che cos’è il nuovo che lo Spirito del Signore sta facendo nascere nella VC ai nostri giorni?
come proporre un’alternativa al momento presente?
dove si vedono i segni di vita?
come riconoscere, descrivere, proporre e celebrare questa VC rivitalizzata e “risuscitata”? Come iniziarsi e formarsi ad essa? Quale la leadership di cui ha bisogno?
come indicare ciò che blocca i segni di vitalità della VC?
cosa sta terminando e cosa sta cominciando oggi in essa? Cosa fare perché generi nuova vita? Come risuscitare la VC morta?
Abbiamo visto che la VC risponderà alla triplice esigenza di una vita ravvivata:
dalla chiamata all’intensità, allo zelo, alla passione, al di più, alla radicalità;
dalla chiamata a trovare il punto focale, sia in ciò che si riferisce alla spiritualità sia alla missione;
dalla chiamata ad essere fuoco che accende altri fuochi e infonde chiarezza e calore, fervore, sapienza e una energia tale da moltiplicare la vitalità.
Nei lavori del Congresso abbiamo concluso che per trovare questi segni di vitalità bisogna avere un occhio intuitivo: abbiamo bisogno degli occhi e del cuore di Dio e dello sguardo misericordioso di Maria. Come sono questi occhi? Sono occhi in grado di vedere; risanati, non stanchi e sempre redenti. Sensibili alla luce e al colore della vita. È necessario anche mettere a fuoco lo sguardo. Altrimenti la foto non sarà nitida. Lo sguardo sfocato, poco centrato e concentrato non serve. Può confondere. Infine, occorre un cuore pieno di speranza. Anche il cuore funziona insieme a sani criteri. È importante elencare le cose che ci sono state ricordate nel Congresso quale aiuto a vedere i segni di vita:
la vita religiosa è andata molto bene quando ha offerto servizi e non tanto quando ha cercato onori o riconoscimenti.
la cultura contemporanea, l’uomo e la donna della strada ci interpellano e ci mettono in discussione, e nello stesso tempo ci lasciano da parte, cercano di ignorarci; ma devono riconoscere che siamo lì presenti;
la vera rifondazione degli istituti religiosi di vita apostolica comincerà dalla rivitalizzazione della missione. Bisogna mettere in essa fuoco, sale e luce;
l’orizzonte in cui ci poniamo è teologale. Non si può non parlare di Dio e della cultura del nostro tempo se si pensa a un presente della VC che abbia futuro;
la VC è anche un tema scottante per l’antropologia;
la rivitalizzazione della VC trova le sue radici e il suo fondamento nella Trinità;
non si può dimenticare la prospettiva globale. La VC è sempre stata molto globale e globalizzante.
VI. “Proposte” per la VC oggi
L’individuazione delle grida, e le convinzioni maturate nei primi giorni, ci hanno permesso nell’ultimo giorno di elaborare le proposte. Per deciderci ad accettare queste proposte bisognò andare nella direzione indicataci dallo Spirito; in avanti, al largo, verso il concreto, l’impegno e la radicalità. Tutti questi segni sono delle indicazioni di un cammino che conduce sulla via di una vita contemplativa, profetica, fraterna, missionaria e servitrice.
Ci permettono di vivere i nostri sogni e di entrare in una nuova tappa. Il messaggio finale li raccoglie così:
scatenare questo processo affinché la VC “accada”. È un fatto che alcuni segni di vitalità sono più un desiderio che una realtà. È un fatto anche che ad alcuni segni di vitalità che vengono dallo Spirito, non viene data continuità. Non si confermano né si sviluppano e, soprattutto, non vengono tradotti in punto di partenza per un nuovo processo. Deve essere nostra costante preoccupazione che il mondo e, in esso la nuova cultura, abbia un volto umano e che la VC sia “sacramento di umanizzazione”. Affinché questo divenga realtà, si è molto ripetuto nel congresso che la VC ha bisogno di una radicale rivitalizzazione che le dia una nuova fisionomia. Nel momento di elaborare il messaggio finale si è preso coscienza che oggi è necessario stabilire una nuova pietra miliare nella storia della vita consacrata. La fedeltà a ciò che lo Spirito sta suscitando tra di noi ci induce a dare consistenza e continuità a questi segni d vitalità. Mercedes Casas, presidente della CLAR, in uno dei suoi interventi, inventò questo slogan, accolto poi nel messaggio finale, “che la VC accada”, si faccia.
Dove ci porterà questo processo: a nuove forme di VC
A partire dal Vaticano II i tentativi di vivere la VC hanno assunto connotazioni diverse: medioevale, moderna, postmoderna e quella del secolo XXI. Nel Congresso erano presenti queste quattro modalità.
Nella formulazione delle proposte si guardò avanti. Nei gruppi di lavoro abbiamo preso coscienza dei diversi contesti culturali in cui la VC si è mossa, le azioni e le reazioni attraverso cui è passata. Essa si è posta tra: la libertà e il rischio, la stabilità e il regresso, la vita comune e la vita fraterna, la contemplazione e l’azione. Ha indotto a cambiare il linguaggio e a sostituire l’osservanza dei voti con il vivere i carismi, la vita comunitaria con le relazioni interpersonali di amicizia, il portare avanti le opere con l’immaginare il futuro, le pratiche di pietà con la ricerca di significato, la separazione con l’incontro, l’austerità di vita con la condivisione di ciò che siamo e abbiamo, la maturità affettiva con relazioni sane, la pastorale vocazionale con l’alternativa di vita, la perseveranza con la fedeltà creativa, il discernimento con il rischio, il futuro che ci attende con il presente che si sfida, la privazione e la rinuncia con l’amore generoso e la dedizione.
Le novità di queste proposte
Attraverso questo cammino entreremo in una nuova tappa. In questa tappa che cosa vedremo? Vedremo nuove vocazioni, nuovi istituti religiosi, nuove comunità e nuove opere, nuove pratiche e nuove forme di vita consacrata che sono nate negli ultimi decenni, nuovi cambiamenti strutturali nella VC di sempre, nuove prospettive, stili, missioni, strategie di crescita, un nuovo spirito e nuovi modelli. Vivremo il passaggio da un paradigma ad un altro, più esigente. Abbiamo concluso che così emergerà – benché in mezzo a tanta fragilità – un volto nuovo di una VC che serve, arricchita dalla testimonianza di donne e uomini santi. Si stanno diffondendo esempi ed esperienze di comunità fraterne e solidali, oranti e audaci, costanti nel bene e vigilanti nella compassione, coraggiose nelle iniziative e gioiose nella speranza. “Questo nostro mondo non ha bisogno anche di uomini e donne che, con la loro vita e la loro azione, sappiano gettare semi di pace e di fraternità?” (VC 108).
Una VC pasquale
Senza dubbio, la VC sta vivendo una tappa molto speciale della sua lunga storia; una tappa di significativa trasfigurazione. Questa ci porterà a un modo nuovo di viverla in maniera pasquale. Questa nuova tappa l’abbiamo descritta nel Congresso come caratterizzata:
- da un ritorno al vangelo: un ritorno alle fonti; alla tradizione dinamica;
- da un vissuto sapiente e profetico, nella cultura attuale, del carisma del Fondatore, e nella fedeltà creativa;
- da un adattamento dei nostri carismi a nuove circostanze che i nostri Fondatori non conobbero né potevano prevedere poiché sono quelle dei nostri giorni;
- da missioni e ministeri in nuove frontiere della VC, “in uscita”;
- da una condivisione di vita e missione con i laici;
- da significativi cambiamenti strutturali.
Per tradurre questa proposta di vita è importante:
scorgere ciò che sta morendo e quello che sta nascendo nel momento presente della vita consacrata;
discernere i segni che ci rivelano nuovi modi di vivere i carismi;
raccogliere le intuizioni che garantiscono un nuovo paradigma ecclesiale e religioso;
liberare il protagonismo delle nuove generazioni nel presente e futuro della VC;
proporre alternative di forme nuove di VC e aprire le vie di una VC discepolare missionaria;
celebrare il re-incanto della fede e della vocazione religiosa.
José María Arnaiz SM
direttore della rivista “Testimonio”
della Conferenza dei religiosi/e del Cile