Balocco Francesca
La Bibbia letta dalle donne
2015/6, p. 28
Le donne che leggono la Bibbia la raccontano in un altro modo rispetto agli uomini, e la Bibbia stessa, grazie a questa interpretazione si arricchisce di nuovi significati.

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Testimoni
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Una lettura al femminile e la sua originalità
LA BIBBIAletta dallE DONNE
Le donne che leggono la Bibbia la raccontano in un altro modo rispetto agli uomini, e la Bibbia stessa, grazie a questa interpretazione, si arricchisce di nuovi significati.
Qualche tempo fa un’amica mi ha raccontato che, della Calabria rurale di una quarantina d’anni fa, la cosa che ancora ricorda con un certo fascino erano i racconti che sua madre faceva a loro quand’erano bambini, mentre lavoravano nei campi. I racconti carichi di fascino nient’altro erano che stralci di Vangelo e quello preferito, ascoltato nella distesa dei campi era l’episodio dell’ascensione di Gesù al cielo. Per un attimo il mondo attorno si fermava e i bimbi cercavano di vedere tra le nubi le tracce del passaggio di quel misterioso viaggio che segnava il ritorno di Gesù al Padre.
Probabilmente le tracce di questo misterioso viaggio non sono state rinvenute, ma le tracce di aver ascoltato un racconto, una narrazione da parte di una donna – la mamma, una nonna, una zia, una sorella, un’amica – probabilmente sì. Un episodio forse comune che molti possono ricordare, di cui è possibile aver fatto esperienza e che resta impresso nella memoria come segno di una complicità tra la narrazione e il femminile.
Si sa, spesso noi donne ci siamo mostrate naturalmente narratrici, molte di noi, senza dubbio, lo sono state prima ancora di essere lettrici: figure di donne che restano impresse e vive nella memoria perché capaci di raccontare delle storie. Generalmente storie di altri, che sono anche un po’ le nostre storie. Una tradizione che si perde nel tempo o una capacità che si ritrova nel tempo, magari improvvisamente attorno al tavolo, o forse semplicemente camminando per strada, o nell’attesa che i piccoli di casa si addormentino.
Da semplici ascoltatrici
a lettrici
La narrazione sembra così rivelarsi complice e familiare del femminile; una capacità narrativa che cresce, si trasforma e cambia passando dal semplice narrare ciò che si è ascoltato fino alla possibilità di un’autonomia della lettura e del racconto che da essa nasce.
Da semplici ascoltatrici, oggi noi donne siamo passate a leggere la Bibbia, siamo diventate lettrici. Questo passaggio avviene per molti e svariati motivi, per studio, curiosità, passione, ricerca, diverse motivazioni che sono accomunate da un’evidente conseguenza: le donne che leggono la Bibbia la interpretano. Eppure in quest’evidenza avviene qualcosa di peculiare, noi donne interpretiamo la Bibbia… come donne, ovvero mettendo in gioco il nostro punto di vista, le nostre opinioni, il nostro specifico modo di vedere il mondo e le relazioni. Le donne che leggono la Bibbia raccontano la Bibbia in un altro modo rispetto agli uomini, e la Bibbia stessa, grazie a questa interpretazione, si arricchisce di nuovi significati.
La narrazione è la capacità dell’essere umano di legare episodi e azioni ad un significato. Non si tratta semplicemente di un elenco di fatti, ma i fatti sono messi in relazione tra di loro proprio da colui o colei che li narra. Raccontare significa legare eventi dispersi e molteplici, fatti, conseguenze, cause, sentimenti… mentre si dispiega la narrazione. Ogni racconto è disseminato di lacune: non tutto è raccontato, non tutto è ricordato. Un evento diventa ricordo e narrazione quando è carico di emozione e di coinvolgimento. La narrazione non appartiene solo all’individuo che la racconta ma vive delle connessioni e degli intrecci con altre storie, con storie di altri; essa, legando i fatti e il senso scoperto e attribuito, non è raccontata o scritta una volta per tutte, ma sempre si apre a nuovi significati.
Il maschile
e il femminile
L’esegesi contemporanea si caratterizza ultimamente per uno spostamento d’accento, l’attenzione si sposta dal testo al suo destinatario, non solo la ricerca biblica investe sul processo di produzione del testo, ma anche investe sul testo in sé, così come viene presentato e consegnato nel suo stadio finale. Il testo finale, cioè il racconto biblico così come si presenta, è indirizzato al lettore, sottoposto alla sua recezione che lo coglie a partire dal suo orizzonte di comprensione, culturale, sociale, esistenziale. Ed ecco che lo stesso testo produce molte interpretazioni che di fatto si originano da due mondi: il maschile e il femminile. Il senso del testo non è solo racchiuso e limitato dall’intenzione dell’autore, ma si origina, prende vita, dalla vita stessa del lettore: dal momento in cui viene letto, ascoltato e accolto, il testo stringe un patto di reciprocità con il lettore, uno si arricchisce della vita dell’altro.
La parola di Dio vive di questa reciprocità: la sua esistenza a favore dell’uomo diventa reale quando qualcuno la incontra. La Bibbia è costantemente in attesa, a disposizione, fino a quando non incontra qualcuno capace di entrare in contatto e in relazione con essa, ed è allora che la Scrittura diventa racconto, ricevendo vita dalla vita stessa del lettore. Senza il corpo del lettore, senza la sua vita, anche la Bibbia rimane senza vita; ma l’accostarsi alla Parola è carico di vissuti che la illuminano e la arricchiscono, il lettore trascina nella Bibbia il suo mondo e con esso il suo essere uomo o donna.
La lettura femminile della Bibbia mette in luce, con maggiore evidenza, altre storie rispetto a quelle sottolineate da una lettura maschile. Noi donne possiamo cogliere in modo empatico le vicende di altre donne narrate nella Bibbia, mettendoci con facilità nei loro panni, comprendendo o cercando di comprendere, il perché di molte loro decisioni e azioni, cogliendo tutte le sfumature della curiosità, la sofferenza della sterilità, la frustrazione della rivalità, la forza e il coraggio di combattere quando in gioco c’è la vita di altri. L’empatia ci consente l’identificazione con le donne della storia della salvezza, che spesso sfocia nel desiderio di emulazione, nel desiderio di compiere le stesse gesta, le stesse azioni, di vivere come loro, nello stesso modo, situazioni simili, oppure, al contrario può nascere in noi il desiderio di operare un cambiamento, e di investire per fare in modo che le cose non si ripetano più nella stessa maniera, quando si tratta di ingiustizie e umiliazioni subite. Ogni donna che si accosta alla Bibbia dà vita, con la lettura, al testo che ha tra le mani, diventando essa stessa protagonista non solo di ciò che legge ma della sua stessa vita nel cuore della società. Le lettrici della Bibbia partecipano alla storia che leggono fino a diventare parte integrante del testo, poiché col testo dialogano e si relazionano diventandone interpreti. La lettrice diventa interprete del testo e della sua vita e il testo si arricchisce di una luce femminile nella sua comprensione e nella sua trasmissione.
Un senso
di immedesimazione
Come è possibile non restare ammirate<p> Suggeriamo, per un approfondimento, la lettura di due testi che illustrano il ruolo e la funzione delle donne nella Scrittura: Perroni Marinella (a cura di), <i>Corpo a corpo. la Bibbia e le donne, </i>Effatà editrice, Cantalupa Torino, 2015; Lombardini Pietro, <i>Figure femminili nella Bibbia, </i>Edizioni San Lorenzo, Reggio Emilia, 2009. <p/> dalla saggezza e capacità della donna forte presentata nel cap.31 del Libro della Sapienza; oppure come non comprendere il percorso di discepolato delle donne nel vangelo di Marco; donne che non possono essere considerate personaggi minori ma vero e proprio spazio di apertura alla sequela di Cristo, non confinabile nella figura dei Dodici, ma cammino percorribile da ogni donna e uomo alla ricerca della sensatezza della vita. Donne che hanno seguito il Signore fin dalla Galilea, sotto la croce e al sepolcro, testimoni che la sequela è primariamente relazione e interazione con Cristo, dove accanto alla fiducia restano momenti di dubbio e di paura (Mc 16,1-8). Donne che si mettono ferialmente al servizio, come la suocera di Pietro (Mc 1,29-31), mostrando nella quotidianità lo stile di Gesù. Donne capaci di un dono totale della vita, di una generosità che nasce dalla povertà (Mc 12,41-44) nell’offerta di sé come il dono della vedova povera al tempio, o della donna capace di versare per il Signore un costoso profumo che diventa parte integrante dell’annuncio della buona notizia della cura di Dio incondizionatamente a favore dell’uomo (Mc 14,3-9). Come non riconoscere la tenacia della donna sirofenicia (Mc 7,24-31), capace di istruire i discepoli di ogni tempo sul significato del credere, maestra nella fiducia che tutti abbiano accesso al cibo e che il pane, anche se in briciole, sia destinato a ciascuno. Ma anche come non riconoscere presente anche la chiusura di Erodiade all’ascolto della Parola (Mc 6,14-29). Ma anche guardando e leggendo più lontano, come non provare simpatia per Sifra e Pua (Es 1.15-20), le due levatrici di Israele che obbediscono alla loro coscienza più che agli ordini ingiusti del faraone; o per la giovane serva di Namaan (2Re 5,1-3) incapace di restare indifferente alla sofferenza del suo padrone. Quanti interrogativi aprono Debora e Giaele (Gdc 5) e Giuditta, donne violente quando in gioco c’è l’esistenza del loro popolo.
L’elenco potrebbe allungarsi di molto, donne raccontate, sfumate, anonime, nomi che, troppo spesso, poco si imprimono nella memoria, la Sunnamita, Culda, Priscilla, Lidia, Anna, Marta e Maria, Lia e Rachele, Rebecca, Rut… donne che prendono continuamente vita nella lettura di altre donne e che a loro volta restituiscono alle lettrici nuove possibilità di esistenza e di posizione nella scena del mondo.
La donna che legge la Scrittura ne diventa autorevole interprete in forza della sua esperienza, grazie al suo punto di osservazione irrinunciabile per una ricca comprensione della Bibbia. Un’autorità di lettura e interpretazione di cui non sempre è consapevole e nella quale si trova ad essere talvolta ostacolata. Per questo spesso le lettrici cercano altre lettrici con cui condividere le loro scoperte e le loro intuizioni sia sul piano scientifico che esistenziale; una condivisione che diventa campo di riconoscimento della reciproca autorità. Questa lettura condivisa e riconosciuta incide sulla vita e sulla dimensione sociale e politica, poiché appartiene alla Scrittura stessa avere in sé una forza e una capacità trasformante, che coglie la donna singolarmente e nella sua dimensione comunitaria. Questa trasformazione non resta chiusa tra le mura domestiche, arriva fino alla dimensione pubblica che di conseguenza investe le diverse istituzioni, portando un modo diverso di leggere e interpretare e arricchendo la vita istituzionale, sociale e politica di un nuovo significato. L’augurio che possiamo farci è che questa lettura femminile non sia vissuta nel segno della minaccia rispetto ad un’interpretazione biblica prettamente maschile, ma possa essere accolta come portatrice di una reciprocità feconda a favore dell’intero della Scrittura e del volto di Dio che essa svela e rivela.
Francesca Balocco