Mastrofini Fabrizio
Teologia e teologie della VC
2015/6, p. 5
Sta nascendo una teologia nuova che recepisce il Concilio e tutta la conseguente riforma. In tale cornice i temi maggiori si possono ritenere la radice battesimale, l’affermazione cristologica, l’originalità dei carismi, la dinamica comunionale, la missione, il dialogo di vita.

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Simposio internazionale al Claretianum di Roma
TEOLOGIA
E TEOLOGIE DELLA VC
Sta nascendo una teologia nuova che recepisce il Concilio e tutta la conseguente riforma. In tale cornice i temi maggiori si possono ritenere la radice battesimale, l’affermazione cristologica, l’originalità dei carismi, la dinamica comunionale, la missione, il dialogo di vita.
La vita consacrata è una realtà dinamica perché calata nella storia. E il fatto che sia “sempre storica” è un elemento sul quale insistere per spiegare il mutamento in corso. Sono alcuni tra gli aspetti ribaditi dal Simposio internazionale sul tema Teologia e teologie della vita consacrata che si è svolto al Claretianum di Roma, il 13 e 14 maggio. Al centro dell’attenzione sono stati collocati due contesti continentali cioè l’Asia e l’America Latina, con le loro divergenze e punti di contatto.
Asia: profezia, mistica
e promozione umana
La benedettina suor Mary Mananzas, delle Filippine, ha evidenziato che, nello specifico contesto multiculturale e multireligioso asiatico, suore e frati devono porsi come “mistici” e “profeti”, unendo in maniera creativa prassi e contemplazione. Per arrivare a questa conclusione è passata attraverso un'ampia analisi della situazione del continente, caratterizzato dalla povertà, dai residui del dominio da parte delle potenze straniere, dalla globalizzazione che oggi «allarga il divario tra ricchi e poveri». Il contesto religioso è segnato radicalmente dalla presenza di tradizioni millenarie, ma – ha notato la relatrice – «a differenza di quanto accade altrove, qui in Asia ci si può comprendere solo usando una lingua non asiatica, l’inglese. Il che ha implicazioni teologiche e missionologiche». Quanto alla vita consacrata «la risposta dei religiosi alle sfide presenti nel contesto asiatico deve necessariamente venire dall’essenza mistico-profetica della vita consacrata stessa. È indispensabile che i religiosi uniscano i due aspetti non solo teologicamente, ma anche nella prassi concreta».
Le “aree di azione” delineate dalla teologa sono state le seguenti. Prima di tutto una “Chiesa dei poveri” in cui i religiosi possano «educare i ricchi alla giustizia sociale perché la maggior parte dei ricchi sono istruiti dalle scuole gestite da religiosi». Quindi «una Chiesa più locale, indigena e inculturata, impegnata nel dialogo interreligioso» e che abbia un «nuovo paradigma di missione di apprendimento reciproco, condivisione e servizio piuttosto che conversione. Risorse delle comunità religiose devono essere utilizzate per alleviare le sofferenze delle persone, come i progetti di produzione di reddito, organizzazione della comunità. Centri di accoglienza per le vittime di violenza, per le famiglie di strada, per le donne e i bambini maltrattati e così via».
Sul piano ecclesiale la teologa ha indicato l’importanza di «un movimento verso l’interiorità» per «non perdere» il patrimonio di spiritualità contemplativa e sull’esempio delle comunità cristiane di base delle Filippine degli anni Sessanta e Settanta del Novecento. L’impegno della Chiesa, dei religiosi e delle religiose, va completato prendendosi cura dell’“emancipazione” di uomini e donne cioè “potenziamento dei laici” e presa sul serio della “questione di genere” nella Chiesa stessa, risolvendo la contraddizione tra regole rigide su morale sessuale, aids, protezione per quei chierici colpevoli di stupri, visione della famiglia – e una misericordia finora solo troppo annunciata. «In particolare le religiose hanno la sfida di impegnarsi per l’emancipazione completa delle donne: economica, psicologica, politica e spirituale».
America Latina,
partire da Betania
Suor Mercedes Casas, presidente dei religiosi latinoamericani (Clar) ha rimarcato il «metodo» di un fare teologia «che nasce da una Chiesa locale e in un popolo concreto», per raggiungere le persone spiegando loro la ricchezza e tutta l’attualità del simbolismo e del dinamismo biblico. È «una teologia che vuole essere come il pane per accompagnare l’andatura della vita religiosa e dei nostri popoli. Non vogliamo una teologia che si trovi solo nelle biblioteche o che sia inaccessibile per il costo dei suoi libri, ma ne vogliamo una che giunga facilmente alla base, sulle strade che percorrono molti religiosi così come tanti fratelli nella fede. Vogliamo anche che sia una teologia di tal consistenza e rigore scientifico da motivare molte e molti giovani teologi ad approfondire nello studio e nella riflessione per ascoltare ancora Dio là dove la vita grida illuminandola e illuminando le loro opzioni a partire dalla Rivelazione e dal magistero della Chiesa».
Con questa premessa si comprende perché per la Clar sia così importante l’icona di Betania, lo stare accanto «al sepolcro di tanti Lazzari che si trovano in situazioni di morte, fasciati da capo a piedi». Religiosi e religiose possono «essere le mani di cui Gesù ha bisogno per togliere le bende» della violenza, della vessazione, del peccato; capaci «di essere casa di ospitalità», «luogo teologico di riposo come fu per Gesù la casa di Betania», e per «una vita religiosa “casa dei poveri”, intendendo prima di tutto che là abitano le nostre povertà personali, comunitarie, congregazionali; la nostra benedetta piccolezza e la nostra miseria esaltata; ma anche il luogo dove le povertà del nostro mondo e dell’umanità trovano spazio e toccano il nostro stile di vita, di relazionarci, di confrontarci sulla nostra sequela di Gesù».
Dal Vaticano II
ad oggi
Nel passare in rassegna gli sviluppi teologici sulla vita consacrata dopo il Vaticano II, p. Maurizio Bevilacqua, docente al «Claretianum», ha rilevato in un’ampia e dettagliata relazione che la diversità degli approcci – incontro con Cristo in America Latina; inculturazione per l’Africa; dialogo interreligioso e sociale, rinnovamento missionario, per un’Asia dalle molteplici «teologie» – ci ricorda che la vita consacrata «è un mondo estremamente variegato». Quindi «esistono “le vite
consacrate”, cioè esistono tante famiglie con elementi comuni ma anche con grandi diversità». La relazione ha toccato così gli snodi fondamentali della riflessione teologica sia sulla vita consacrata in generale, sia nei diversi contesti continentali, sia rispetto a problematiche specifiche. Ad esempio – ma è solo un esempio tra i molti spunti forniti da Bevilacqua –, nel settore dei rapporti con le altre vocazioni. «La relazione della vita consacrata con le altre vocazioni è un tema che tocca l’esperienza e la teologia negli ultimi decenni. La valorizzazione dell’apostolato dei laici e della spiritualità familiare, propugnata dal Concilio, il cammino ecclesiale scandito dalle assemblee del Sinodo dei vescovi, ma anche il ridimensionamento e la riorganizzazione delle opere dei religiosi, che accompagnano la diminuzione del loro numero nel mondo occidentale, sono elementi che concorrono a porre l’attenzione sul tema della missione e della vita condivise. Ciò chiede di ripensare la spiritualità e la missione, come aveva già segnalato Bruno Secondin.
Nei primi anni del nuovo millennio si discute e si scrive molto sull’argomento. Gian Franco Poli e Carlo Fasano lo studiano ponendo attenzione alle realtà associative legate ad alcune congregazioni religiose. Sono dedicate al tema assemblee e convegni: l’assemblea della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori del 2000, la LXI assemblea semestrale dell’Unione Superiori Generali (2001), la XXXI Settimana nazionale spagnola per gli istituti di vita consacrata (2002), la IX Assemblea generale della Conferenza dei religiosi spagnoli (2002).
La riflessione non è solo pratica e organizzativa, ma si pone a livello teologico e ciò richiama il tema del rapporto tra gli stati o le forme di vita. José Cristo Rey García Paredes dedica un’opera molto ampia alla teologia delle forme di vita cristiana, evitando dichiaratamente di parlare di “stati di vita”. Nei tre volumi della sua opera dà ampio spazio alla storia della teologia e approfondisce i fondamenti cristologici e pneumatologici del mondo secolare. Criteri simili accompagnano anche la pubblicazione della sua teologia della vita religiosa. Nella sua opera il concetto portante è la missione, secondo il cambio di paradigma che – con un grande apporto della teologia asiatica – ha conosciuto la riflessione missiologica. La missio, infatti, non è intesa come opera dell’uomo, ma piuttosto come l’azione di Dio, che fa nascere
la Chiesa, restando sempre più ampia di essa».
VC “storica”
e in mutamento
Una tale varietà e profondità di interventi e posizioni ha suscitato un vasto dibattito durante i due giorni di lavori, arricchito dal prof. Bonifacio Fernandez che ha illustrato i contributi dei teologi Tillard, Balthasar, Metz e la loro attualità. Don Giancarlo Rocca, salesiano, ha analizzato le caratteristiche delle congregazioni e degli istituti secolari, come si sono configurate negli ultimi due secoli, rilevando punti di forza e di debolezza. Per concludere che «le nuove forme di vita consacrata non sono interessate a una consacrazione del mondo dal di dentro del mondo, come tipico degli istituti secolari. Di fatto, molte nuove comunità nel clima secolarizzato di oggi tendono a riaffermare una identità, portano un abito religioso, insistono sulla vita comune, non chiedono il segreto ai loro membri. Sembra che il loro fulcro o la loro teologia sia semplicemente quella di una presenza pubblica di vita consacrata. Considerando il loro modo di vita, si potrebbe dire che esse tornano indietro per andare avanti. Forse, però, occorre ancora un po’ di tempo per definire meglio quella che, in questo momento, sembra la loro caratteristica principale. Se le ipotesi formulate rispondono a realtà, si ha conferma che la vita religiosa in astratto non esiste e non è mai esistita; che la debolezza delle forme di vita consacrata rappresentate dalla congregazione religiosa e dall’istituto secolare ha come base il fatto che la teologia dell’apostolato e della consacrazione del mondo non attirano più, ed è quindi inevitabile attendersi un mutamento. Più che parlare di crisi, quindi, si dovrebbe parlare di mutamento».
E p. Fabio Ciardi ha puntualmente chiarito le “tendenze” del cammino teologico di questi anni, segnato da un ricco magistero papale e dei dicasteri vaticani e da una “marginalità” della riflessione sulla teologia della vita religiosa da parte dei più noti teologi, anche appartenenti ad istituti e congregazioni. Le “tendenze” illustrate da p. Ciardi sono «la dimensione evangelico-cristologica e storico-carismatica» – la prima attorno ai temi della sequela e dei consigli, la seconda attorno al tema del carisma – e la «dimensione ecclesiologica tra consacrazione-statuto di vita e segno-profezia» – dunque tra un approccio più essenzialista in ricerca di una teologia solida e forte e un approccio più esistenziale e attento a descrivere. Ed infine tra dimensione teologale e ministeriale-comunitaria perché all’interno della comunità cristiana, come fuori di questa, si continua ad esigere che i consacrati siano uomini e donne di Dio in maniera visibile, esistenziale.
Riassumendo il dibattito del Simposio, p. Xabier Larrañaga Oiarzabal, claretiano, ha spiegato a Testimoni che «guardando alla pluralità di teologie, lungo i cinquanta anni trascorsi dal Concilio, è parso evidente che la rincorsa delle novità dell’ultimo minuto è finita. Si legge una teologia nuova che recepisce il Concilio e tutta la conseguente riforma. In tale cornice i temi maggiori si possono ritenere la radice battesimale, l’affermazione cristologica, l’originalità dei carismi, la dinamica comunionale, la missione, il dialogo di vita. La molteplicità di applicazioni è una prassi continua delle assemblee capitolari nella guida e nell’avanzamento per ciascun Istituto». La partecipazione – aggiunge – è stata cospicua e «per un incontro voluto nella forma di Simposio. Quanto alla qualità degli interventi ha mantenuto un livello alto d’informazione e chiarezza di giudizio sia sul piano di rassegna degli autori principali sia nella presentazione ragionata delle teologie regionali. Qui abbiamo notato come la teologia è più rigogliosa proprio nei continenti dove vi sono vocazioni». Per il futuro, nota ancora, la vita consacrata «mi sembra che stia seguendo con slancio le indicazioni di papa Francesco: Chiesa in uscita, comunione aperta, giustizia, ecologia. Le strutture vengono riviste con libertà un tempo sconosciuta. Si verificano i rapporti comunitari con disponibilità inedite. L’astensione per principio è abbandonata come rifiuto dell’indifferenza. Nel globalizzare la tenerezza, si cura l’intero ambiente della vita».
Fabrizio Mastrofini