Gellini Anna Maria
Un cuore che vede
2015/5, p. 46
NOVITA’ LIBRARIA
un cuore che vede
«Un samaritano è diventato l'icona della compassione di Dio, ha dato un nuovo nome a Gesù, “buon samaritano”. Altri cercavano Dio nel santuario, e non l'hanno riconosciuto nel ferito che hanno incrociato lungo la strada. Nella parabola del buon samaritano tutto avviene sulla strada, la “com-passione” e la “non-curanza”. Ancora oggi sulle strade della vita di tutti i giorni ci avviciniamo a Dio o ci allontaniamo da coloro con i quali Gesù si identifica: i molti feriti che ci chiedono attenzione.
Come cristiani siamo chiamati ad annunciare l'amore in cui crediamo e a testimoniare la speranza che ci abita con una “fede che opera per mezzo della carità” (Gal 5,6), una fede che si incarna nell'amore. L'amore, nelle varie forme del prendersi cura delle persone, è anche la migliore “teo-logia”: la scoperta di un Dio che ancora oggi ci parla e del migliore linguaggio su di lui». Così don Sandrin, camilliano, professore di teologia pastorale al Camillianum, al Laterano e alla Gregoriana, introduce i dieci capitoli con cui propone un’ampia riflessione su temi di teologia pastorale orientati a stili relazionali che sappiano prendersi cura del vissuto concreto delle persone.
Comunicare il vangelo oggi, chiede una cultura che nasca da un cuore attento, «un cuore che vede dove c'è bisogno di amore» e agisce di conseguenza. È il programma del cristiano, il programma del buon samaritano, il programma di Gesù per un'attenzione rivolta specialmente alle periferie del mondo e dell'esistenza, che non sono soltanto luoghi ma anche, e soprattutto, persone singole, famiglie e interi gruppi sociali. Questo ha forti implicazioni per la pastorale, per l'azione ecclesiale che siamo chiamati a esprimere come discepoli del pastore che ama la vita e si prende cura, in particolare, di quella più fragile.
Chiesa
comunità sanante
La teologia pastorale accompagna il cammino della Chiesa lungo i percorsi della storia. E oggi l'immagine della Chiesa «ospedale da campo», ha in sé delle novità che è importante cogliere anche in prospettiva pastorale:
- è una Chiesa attenta ai contesti in cui vive e nei quali è chiamata a operare;
- è una Chiesa che esce dalle proprie porte, un popolo di Dio che esce dai recinti per andare dove le battaglie della vita ancora oggi lasciano molti feriti;
- è una Chiesa che discerne le ferite che le persone oggi vivono e soffrono, e sceglie le ferite che hanno la precedenza e l'urgenza di essere curate;
- è una Chiesa che declina in maniera diversificata e creativa la sua capacità terapeutica come curare le ferite, riscaldare il cuore dei fedeli, vivere la vicinanza e la prossimità;
- è una Chiesa che pianta tende e non costruisce palazzi, per essere sempre pronta ad andare dove nuove battaglie infuriano e nuovi feriti chiedono aiuto;
- è una Chiesa fedele alla missione ricevuta di guarire, e ai processi che la esprimono, ma sa cogliere la provvisorietà degli spazi in cui questo avviene.
È un modello di Chiesa che si concentra sull'iniziare processi di attenzione e di cura, più che occupare spazi o costruire strutture.
Continuare l’opera di Gesù
buon samaritano
Dio si manifesta nel tempo ed è presente nei processi della storia. Se la teologia è una fede che cerca di capire, nel suo specifico «pastorale» può essere definita come una fede che cerca le parole per farsi capire, un linguaggio che meglio traduca la Parola e che veramente raggiunga l'ascoltatore, per il quale prima che la ricerca di risposte è importante l’ascolto delle sue domande. Dio può parlare direttamente al cuore delle persone, ma chiede anche la nostra collaborazione perché la ricchezza della Parola possa entrare in sintonia con le persone nei vari momenti che esse vivono in contesti sociali, culturali e religiosi diversi. Siamo pietre vive, in movimento, attorno alla pietra scelta che è Cristo, capaci di cogliere nei diversi mondi in cui le persone vengono ferite, i segni dei tempi che continuamente cambiano, e porre segni profetici che rendano presente oggi la cura di Dio. Buone relazioni di aiuto passano attraverso un'autentica presenza. È la presenza di comunità cristiane dove il Dio della pace, della liberazione, della speranza, della vita e della guarigione è di casa e può esprimere la sua azione a favore dei suoi figli.
«Va' e anche tu fa' lo stesso!» non è rivolto solo alle singole persone che lo possono fare con professionalità e amore, ma è compito dei gruppi e della comunità intera. La Chiesa tutta è chiamata a continuare l'opera di Gesù buon samaritano, opera di salvezza-guarigione per la realizzazione del suo regno nel mondo.
Storia della salvezza e storia del mondo continuamente si incontrano e si allontanano. Nel pensare la storia come un grande linguaggio, i segni dei tempi possono essere visti come quei fatti ed eventi per mezzo dei quali Dio vuole parlare all'uomo, far capire il mondo nel quale viviamo e la direzione del nostro operare perché si realizzi ancora l’incontro tra la grazia di Dio e il faticoso cammino umano.
Anna Maria Gellini