I miei ricordi di Fatima
2015/5, p. 24
Il card. Angelo Sodano, oltre che un devoto della Vergine di Fatima, è anche uno dei grandi conoscitori delle apparizioni per i numerosi viaggi compiuti sia nell’accompagnare Giovanni Paolo II, sia per gli incarichi ufficiali avuti, tra cui anche quello di Legato Pontificio, e in altre circostanze.
Testimonianza del card. A. Sodano
I MIEI RICORDI
DI FATIMA
Il card. Angelo Sodano è uno dei grandi conoscitori delle apparizioni per i numerosi viaggi compiuti sia nell’accompagnare Giovanni Paolo II, sia per gli incarichi ufficiali avuti, tra cui anche quello di Legato Pontificio, sia in altre circostanze.
Eminenza, una domanda del tutto personale. Quando ha incominciato a subire il fascino delle apparizioni di Fatima? Quando si è reso conto che il suo messaggio aveva un forte peso nella vita della Chiesa?
Fin dalla mia gioventù ho sentito il fascino della devozione a Maria santissima. Anzi già fin dall’infanzia avevo respirato l’aria profondamente mariana dei miei genitori Giovanni e Delfina. Nel mese di maggio tutti noi, genitori e figli, recitavamo insieme il santo Rosario. A noi si univano i vicini di casa, in una cappellina campestre del nostro paese, Isola d’Asti, nella regione del Piemonte.
Fu però più tardi, negli anni del Seminario, che iniziai a conoscere tutta l’affascinante storia delle apparizioni della Madonna di Fatima. Fu da allora che incominciai a rendermi conto dell’importanza storica del messaggio lasciatoci da Maria santissima nella “Cova da Iria”. Soprattutto negli ultimi anni del tragico periodo dell’ultima guerra mondiale, negli anni 1943-1945, furono per tutti noi di grande conforto le parole della Madonna ai tre Pastorelli, che già nel lontano 13 luglio del 1917 aveva detto: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”.
Sappiamo della profonda devozione di Giovanni Paolo II in rapporto a Fatima. A lei consacra l’inizio del suo pontificato. Il 13 maggio del 1981 subisce l’attentato e si dice convinto che la Madonna di Fatima l’abbia salvato. Come ricorda quei momenti drammatici? Sono passati molti anni. Si è dato una risposta?
Certo, una risposta me la sono data: era un intervento della Madonna che voleva proteggere il successore di Pietro. Questi aveva inteso mettere il suo pontificato sotto la speciale protezione della Madre di Dio ed Ella intervenne a sua difesa. Come ben sappiamo, venendo a Fatima, nel 1982, proprio nel primo anniversario dell’attentato, il Papa volle come primo atto del suo pellegrinaggio recarsi subito nella Cappellina ove è custodita l’immagine della Madonna, dicendo espressamente che dopo l’attentato “ao tomar consciência, o meu pensamento voltou-se imediatamente para este Santuario, para depor no coracão da Mãe celeste o meu agradecimento, por me ter salvado do perigo” (Nel riprendere coscienza, il mio pensiero andò immediatamente a questo Santuario per deporre nel cuore della Madre celeste il mio ringraziamento per avermi salvato dal pericolo). (Insegnamenti di Giovanni Paolo II V, 2, pag. 1537).
Io in quell’anno non avevo potuto accompagnare il Papa nel suo viaggio in Portogallo, perché mi trovavo a Santiago del Cile come Nunzio Apostolico. Ricordo però bene l’enorme impatto che ebbe anche in quel Paese profondamente mariano il pellegrinaggio del Papa a Fatima. In realtà, anche là, fin dall’inizio dell’evangelizzazione del Paese, la devozione alla Madonna è sempre stata molto profonda nel cuore dei credenti. Ricordo che, mentre il Papa Giovanni Paolo II era a Fatima, in varie chiese di Santiago molti fedeli si erano riuniti in preghiera per il Papa e per tutta la Chiesa.
Se allora io non avevo potuto essere con il Papa a Fatima, ebbi però la gioia di accompagnarlo nelle altre due sue visite successive, il 13 maggio del 1991, nel decimo anniversario della sua prima visita e parimenti il 13 maggio dell’Anno Santo del 2000, il giorno della beatificazione dei Pastorelli Giacinta e Francesco.
Personalmente poi ebbi la gioia di ritornarvi due volte come Legato Pontificio, il 13 maggio del 1992, per il 75° anniversario delle apparizioni della Madonna ed il 13 maggio del 2007, per il 90° di dette apparizioni. Come si vede, la data del 13 maggio ha segnato profondamente anche la mia vita.
Nel 1991- da poco è caduto il muro di Berlino e l’ex Unione Sovietica si disgrega - Giovanni Paolo II si rivolge alla Madonna e Le è riconoscente per avere condotto “con affetto” i popoli alla libertà. Lei era prima Pro-Segretario di Stato e poi Segretario di Stato. Per la sua attività in Segreteria di Stato conosceva molto bene la situazione delle Chiese nei Paesi dell’Est. Lei disse una volta: “La visione di Fatima si riferisce soprattutto alla lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e descrive la sofferenza immane dei testimoni della fede dell’ultimo secolo del secondo millennio”. A distanza di anni, ricordando il venticinquesimo della caduta del muro, che sentimenti prova?
Sono sentimenti di profonda gratitudine a Dio, Signore della storia, per aver guidato i popoli dell’Europa centro-orientale alla riconquista della loro libertà. Allo stesso tempo, sono sentimenti di grande devozione a Maria santissima, che tutti noi invochiamo come Mediatrice di grazie e Regina dell’universo. Sono i sentimenti che espresse allora il Papa Giovanni Paolo II durante la veglia mariana nel Santuario di Fatima, nella notte dal 12 al 13 maggio di quel 1991. Il Papa, allora fra l’altro, esclamò: “Salve, ó Mãe Santa… Obrigado, Celeste Pastora, por terdes guiado con carinho maternal os povos para a libertade” (Salve, Madre Santa... Grazie celeste pastora per aver guidato con affetto materno i popoli alla libertà).
(Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIV/1, pag. 1216, Città del Vaticano).
Con grande commozione ricordo poi sempre il celebre Atto di affidamento del mondo a Maria nella preghiera di quel 13 maggio. Erano parole che mi toccarono profondamente, con quel ripetersi di invocazioni solenni dell’inno “Ave, Maris Stella”, e cioè l’invocazione “Monstra Te esse Matrem”, o Maria, mostraci che sei Madre!
Il Papa, in particolare, ripeteva con parole accorate:
“Quantas veces vos invocámos! E hoje aquí estamos a agrader-vos, porque sempre nos escutastes. Vós mostrarstes ser Mãe: Mãe da Igreja, misionaria pelos caminos da terra… Mãe dos homens pela constante proteccão que nos livrou de tragédias e destruições irreparáveis Mãe das Naçoes, pelas mudanças inésperadas que restituíram a confiança a povos longamente oprimidos e humiliados.
(Quante volte ti invochiamo. E oggi siamo qui a ringraziarti perché sempre ci hai ascoltato. Ti sei mostrata Madre: Madre della Chiesa, missionaria sulle strade del mondo... Madre degli uomini per la costante protezione che ci ha liberato da tragedie e distruzioni irreparabili. Madre delle nazioni, per i cambiamenti insperati che hanno restituito fiducia a popoli lungamente oppressi e umiliati) ” (cfr. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIV/1, pagg. 1235-1236).
Il 29 aprile 1992 Giovanni Paolo II le dà l’incarico di presiedere a suo nome le celebrazioni del settantacinquesimo anniversario delle apparizioni. Il 13 maggio è a Fatima. Che cosa ricorda? La moltitudine dei pellegrini con la fiaccola in mano, i fazzoletti bianchi sollevati in alto, i canti…
Ogni pellegrinaggio a Fatima è sempre un momento di grande gioia per il popolo cristiano. Così fu anche per me. Nel 1992 ritornai a quel Santuario, perché il Papa Giovanni Paolo II volle inviarmi là come suo Legato. E così ancora una volta toccai con mano la grande religiosità del popolo portoghese e della folla di pellegrini che si recavano in preghiera nella “Terra di Santa Maria”.
Ricordo che nell’Omelia della Santa Messa citai le parole del Papa Pio XII, che nel messaggio radiofonico inviato ai pellegrini là convenuti nel 1942, nel 25° anniversario delle apparizioni, affidava l’intero genere umano al Cuore Immacolato di Maria, proprio in un’ora tragica dell’ultima guerra mondiale.
Lei ritornò a Fatima il 13 maggio del 2000 con Giovanni Paolo per la beatificazione di Francesco e Giacinta. Il Papa tenne un discorso memorabile. Si ricordano soprattutto le parole rivolte ai Pastorelli: “La Chiesa vuole con questo rito mettere sopra il candelabro queste due candele che Dio ha acceso per illuminare l’umanità nelle sue ore buie e inquiete”. Dal recinto del Santuario Lei anticipò al mondo il contenuto del segreto. Momento atteso da anni e vi era molta curiosità. Le tremava la voce?
Certo, ero molto commosso. Dinanzi a me v’erano migliaia di pellegrini venuti da tutte le parti del mondo. V’era un’atmosfera di gioia per la beatificazione di Francesco e Giacinta. Io però dovevo compiere una missione particolare affidatami dal Papa, e cioè quella di anticipare una spiegazione del contenuto simbolico del “segreto di Fatima”.
Alla fine della celebrazione eucaristica feci gli auguri al Papa per il suo prossimo 80° compleanno (18 maggio) e poi subito annunciai che presto la Congregazione per la Dottrina della Fede avrebbe reso pubblica la terza parte del citato segreto di Fatima, anticipandone il contenuto simbolico. Era la nota visione della lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e della protezione della Madonna al “Vescovo vestito di bianco” che cadeva a terra come morto, sotto i colpi di un’arma da fuoco. Era la mano materna di Maria che permetteva al Papa agonizzante di fermarsi “sulla soglia della morte” e così continuare la sua missione ecclesiale. Proprio per quello il Papa era venuto a Fatima, per ringraziare ancora una volta la Madre di Cristo e della Chiesa per la protezione accordatagli.
Lei fece in quell’occasione un’affermazione fondamentale: “I fatti ai quali fa riferimento la terza parte del segreto di Fatima appartengono già al passato”. C’è chi rimase deluso perché si aspettava rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sullo sviluppo della storia. Che cosa è per Lei il senso del segreto?
Il senso del segreto è stato ben spiegato dal card. Joseph Ratzinger, a nome del Santo Padre Giovanni Paolo II, con il documento “Il messaggio di Fatima” del 20 giugno 2000. Lo si può leggere nel relativo opuscolo pubblicato allora dalla Libreria Editrice Vaticana. Anche oggi è facile leggere quel documento nel noto “Enchiridion Vaticanum”, vol. 19, Edizioni Dehoniane di Bologna, alle pagine 524-569. È un documento importante per chi vuole approfondire il senso delle visioni avute dalla piccola Lucia. Ovviamente tutti devono tener ben presente ciò che al riguardo aveva detto più tardi la stessa suor Lucia, e cioè che l’interpretazione delle sue visioni non competeva a lei, ma alla Santa Madre Chiesa.
In proposito il citato documento è poi venuto a dirci che le visioni di suor Lucia avevano il senso profondo di un’esortazione alla preghiera e alla conversione, con un successivo messaggio di speranza, legato a quelle parole-chiave della Madonna, diventate poi giustamente famose: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”. In fondo Maria Santissima a Fatima non faceva che ripetere al mondo il messaggio del suo Figlio Gesù, che aveva detto ai suoi discepoli: “Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate fiducia Io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33).
Di tanto in tanto appaiono pubblicazioni e articoli – ne ricordo uno nell’agosto scorso – che descrivono un Vaticano ancora reticente sul segreto. In altre parole, non avrebbe detto ancora tutto. Come risponde?
Non riesco a comprendere tali dubbi. Forse bisognerebbe ritornare a leggere bene il documento pubblicato dal card. Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, a nome del grande Pontefice mariano Giovanni Paolo II. Nell’opuscolo “Il messaggio di Fatima” vi è perfino la fotocopia delle pagine scritte a mano da Suor Lucia. Tanto è stato lo scrupolo del Papa nel far pubblicare il testo originale completo del noto messaggio, in tutte le sue tre parti.
Siamo nel tempo in cui si discute molto sulla famiglia. C’è stata l’Assemblea straordinaria in vista del sinodo ordinario nel 2015. Le famiglie di Francesco e Giacinta e di Lucia possono significare ancora qualcosa ai giorni nostri? Chi legge la vita delle famiglie di quel tempo potrebbe essere indotto a dire: C’era povertà, ma che gioia, che serenità, che voglia di vivere, che unità! È la sensazione che hanno i pellegrini quando visitano Aljustrel o percorrono il sentiero dei Pastorelli verso Cova di Iria o visitano le case di Francesco e Giacinta e di Lucia. Il 12 maggio 2007, nel novantesimo anniversario delle apparizioni, Lei disse che da Fatima parte un “messaggio di speranza”. Anche per le famiglie?
Certo la Madonna a Fatima ha portato un messaggio di speranza anche per le famiglie d’oggi, ricordando loro il grande amore di Dio verso l’umanità. In realtà, anche oggi “non si è accorciata la mano di Dio, così da non poter salvare”, come già annunziava al popolo d’Israele il Profeta Isaia (Is 59, 1).
Partecipando al Sinodo dei Vescovi nell’ottobre scorso, ho notato l’impegno di tutti i Padri sinodali per aiutare le famiglie cristiane a confidare nell’aiuto del Signore, in mezzo alle loro difficoltà e alle nuove sfide dell’ora presente.
Nella sua diocesi di provenienza, Asti, c’è un Santuario dedicato a Maria con il titolo di “Porta del Paradiso” che la unisce a Fatima, Porta do Paraiso. La diocesi si prepara a festeggiare il centenario del suo Santuario (2017) con questa visione di speranza?
Ogni santuario mariano lascia nei pellegrini una visione di speranza. Così è anche per gli astigiani che accorrono numerosi al Santuario di Maria “Porta Paradisi”. Accanto ad un portone medievale della nostra città era sorta una piccola edicola mariana e di lì venne poi il nome popolare di “Madonna del Portone”. Successivamente, un secolo fa, si sentì poi l’esigenza di costruirvi un grande Santuario. Lì la Madonna ricorda ogni giorno ai pellegrini il loro ultimo destino. Purtroppo oggi la visione della vita eterna si è in parte atrofizzata nella coscienza di molti cristiani. Il titolo di Maria “Porta del Paradiso” ben ci ricorda il senso ultimo della nostra esistenza terrena. È questo un titolo che potrebbe pure essere dato a tutti i Santuari mariani del mondo: anche in essi la Madre del Signore si presenta ad ogni pellegrino come Porta del Paradiso!
(Intervista realizzata il 25 marzo 2015, festa dell’Annunziazione del Signore, da parte di Francesco Strazzari, inviato della rivista culturale “Fatima XXI”).