Dall'Osto Antonio
UCESM Albania
2015/5, p. 17
L’UCESM, l'Unione delle conferenze dei superiori maggiori, organismo che raggruppa a livello europeo 38 conferenze nazionali a cui appartengono congregazioni religiose maschili e femminili, cioè circa 250mila persone, ha tenuto quest’anno la sua assemblea, a Tirana in Albania. I lavori, conclusi il 28 marzo scorso, avevano come tema: "Religiosi e religiose in Europa: testimoni e artigiani di comunione".

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UCESM – ALBANIA
Religiosi in Europa - Artigiani della comunione
L’UCESM, l'Unione delle conferenze dei superiori maggiori, organismo che raggruppa a livello europeo 38 conferenze nazionali a cui appartengono congregazioni religiose maschili e femminili, cioè circa 250mila persone, ha tenuto quest’anno la sua assemblea a Tirana in Albania. I lavori, conclusi il 28 marzo scorso, avevano come tema: "Religiosi e religiose in Europa: testimoni e artigiani di comunione". Durante i cinque giorni di incontri, i partecipanti, come si legge nel documento finale, hanno dato avvio a "un cammino di approfondimento e rinnovamento della nostra vocazione di essere testimoni e artigiani di comunione nei prossimi anni in Europa". Rinnovamento, vuol dire "prima di tutto, un cambio di mentalità. Non si tratta di fare progetti nostri, nei quali il punto di partenza e di arrivo siamo noi stessi, ma di approfondire un dono che dobbiamo sviluppare".
I lavori sono stati introdotti dal gesuita padre Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro Aletti di Roma. Diversi i momenti d'immersione nella vita e nella storia dell'Albania: attraverso un incontro con il primo ministro Edi Rama, "che ha lodato il grande lavoro compiuto dai religiosi nella storia dell'Albania", una tavola rotonda sul tema del dialogo ecumenico e interreligioso, con rappresentanti della comunità islamica, ortodossa e cattolica in Albania e una giornata in cui i 70 delegati hanno visto da vicino la vita dei religiosi e delle religiose a Scutari.
Le "sfide interne".
Il quadro della presenza degli ordini religiosi in Europa è molto eterogeneo, ha affermato padre Giovanni Presagine, presidente dell'Ucesm. Fra i tratti che connotano le diversità in questi anni ha sottolineato la "forte presenza di religiose provenienti da Paesi extra-europei"; la quasi inesistenza della vita consacrata in alcune regioni d'Europa, mentre "in alcune zone si assiste a una sua crescita", come nei Paesi appartenenti all'ex blocco comunista; "il fenomeno dell'invecchiamento e la graduale perdita delle radici cristiane europee", che "si riscontrano in modo particolare nel nord Europa". Due le sfide "interne": "pochi religiosi e religiose sono presenti in determinati contesti interconfessionali e interreligiosi", e questo limita la "reale capacità di creare rapporti di comunione"; la seconda: la realtà religiosa giovane e vivace dell'Europa orientale "necessita di un percorso di formazione più attento e inculturato" per liberarla "da certi tratti culturali che, per tanti anni e in modi differenti, l'ha permeata attraverso forme diverse di oppressione".
La forza della preghiera.
Con negli occhi e nel cuore la realtà dell'Albania e tutte le tensioni che attraversano l'Europa, raccontate nell'assemblea attraverso i rapporti delle singole conferenze nazionali, la famiglia dei religiosi in Europa è ripartita da Scutari rinnovando la propria fede "nella forza ed efficacia storica della nostra preghiera", "testimonianza di speranza". Richiamando le parole di Teresa d’Avila, di cui si celebrano quest’anno i 500 anni della nascita, "che sarebbe del mondo se non ci fossero i religiosi?", si legge nel documento finale: "Il mondo va avanti" non per "le opere di educazione, sociali, missionarie o caritative" dei religiosi, ma "grazie alla comunione di preghiera". Secondo pilastro da cui ripartire è credere "nella testimonianza viva e simbolicamente efficace della nostra vita fraterna in comunità": in un contesto europeo segnato da "una violenza sempre crescente", c'è bisogno di "una comunione che sia qualcosa di più di un patto di non aggressione". Scrivono i religiosi: "non siamo politici né economisti, ma abbiamo un tesoro da condividere con tutti: il dono della vita in comunità", "un vero dono, un miracolo". "Crediamo ancora che la pace è un ideale possibile che si costruisce artigianalmente nel lavoro gomito a gomito con fratelli di origine e idee diverse e si chiede umilmente nella preghiera comune". Ma è "un dono che non si impara se non insieme agli altri". Quanto al futuro dell'Ucesm, c'è necessità di "un processo di ripensamento" sul suo "ruolo e i suoi obiettivi" per "farlo diventare un vero strumento al servizio di una comunione più reale fra i religiosi dell'est e dell'ovest dell'Europa", senza "paura delle differenze e dei possibili conflitti", che sia motore di "iniziative a livello continentale nell'ambito della nostra missione" e sia "la voce, polifonica, ma armonica, della vita consacrata in Europa".
Profezia, ecclesialità.
Dal vescovo di Scutari Angelo Massafra (nella foto), presidente della Conferenza episcopale albanese e vicepresidente del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), intervenuto in assemblea, l'invito a pensare all'Anno della vita consacrata "come occasione per la Chiesa tutta di lasciarsi 'condire' dalla vostra presenza umile, ma incisiva", attraverso una "retta considerazione e ridefinizione dei ruoli all'interno della Chiesa", che parta "da una corretta presa di coscienza della propria identità istituzionale o carismatica". Alla vita consacrata il compito di essere "fedele alla sua missione profetica" e al corpo ecclesiale. (Fonte di riferimento: agensir.it (01/04/2015).
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