La Madre della misericordia
2015/5, p. 10
Il titolo “Madre della misericordia” dato a Maria è una delle invocazioni tra le più care al popolo cristiano. Allieta e rasserena gli animi dei devoti infondendo loro una ardita confidenza: pur consapevoli della propria miseria, si rifugiano fiduciosi sotto il manto della Vergine.
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Testimoni
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Maria e il Giubileo della misericordia
LA MADREDELla MISERICORDIa
Il titolo “Madre della misericordia” dato a Maria è una delle invocazioni tra le più care al popolo cristiano. Allieta e rasserena gli animi dei devoti infondendo loro una ardita confidenza: pur consapevoli della propria miseria, si rifugiano fiduciosi sotto il manto della Vergine.
«Il pensiero ora si volge alla Madre della Misericordia. La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne […]. Rivolgiamo a lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù».
Questo brano iniziale del n. 24 della Bolla Misericordiae Vultus, con cui è stato indetto il Giubileo straordinario della misericordia, è uno di quelli letti durante la celebrazione presieduta da papa Francesco nella basilica vaticana l’11 aprile 2015. Ancora una volta, il papa si rivela intensamente mariano: la misericordia del resto, è la caratteristica fondamentale nei passaggi più significativi registrati dai Vangeli.
Il titolo “Madre della misericordia” dato a Maria fa parte di una lunga lista di attributi che la Chiesa nel corso dei secoli si è compiaciuta di attribuire alla Madre di Dio e con i quali ha voluto venerarla. Tale invocazione è tra le più care al popolo cristiano; allieta e rasserena gli animi dei devoti infondendo loro una ardita confidenza: pur consapevoli della propria miseria, si rifugiano fiduciosi sotto il manto della Vergine. San Bernardo († 1153), esimio devoto della Domina misericordiae, in una pagina di marcato afflato spirituale, così si esprime: «Noi tuoi servi, ci rallegriamo con te di tutte le tue virt��, ma per la tua misericordia ci rallegriamo con noi stessi. Lodiamo la tua verginità; ci stupisce la tua umiltà; ma a noi, miseri, è più cara la tua misericordia. Questa abbracciamo con più affetto, più spesso ricordiamo, invochiamo con più insistenza».
Queste parole di san Bernardo sollecitano ad approfondire l’attributo più gradito della Vergine: la misericordia. In questa breve riflessione vogliamo tentare tre passaggi: cogliere il significato dell’espressione “Madre della misericordia” nella tradizione orientale e occidentale; considerare il concetto di “misericordia” nella Bibbia; presentare l’esperienza della misericordia di Dio in Maria di Nazaret, per concludere con alcuni spunti su “L’oggi della misericordia”.
Una consuetudine
che continua
Il titolo “Madre della misericordia” – autorevolmente rilanciato da Giovanni Paolo II nella sua enciclica Dives in misericordia (30 novembre 1980, n. 9) – va compreso all’interno della tradizione cristiana, sia in Oriente sia in Occidente, e affonda le sue radici nella Bibbia. Il cardinale Walter Kasper nel suo recente libro intitolato Misericordia dedica il cap. 9 proprio a questo appellativo. In esso il grande teologo conferma tra l’altro che innumerevoli cristiani di ogni tempo, in molteplici situazioni di bisogno, sono ricorsi alla Madre di Dio quale madre di misericordia e hanno sperimentato il suo aiuto e la sua consolazione. Pertanto, il popolo cristiano fin dagli inizi della sua storia ha riconosciuto nella Madre di Gesù un amore misericordioso per tutta l’umanità pellegrina verso la patria beata. Tra le numerose testimonianze di origine orientale e occidentale ne richiamiamo alcune.
Come è noto, in Oriente la prima preghiera mariana è il Sub tuum praesidium, il cui testo in una delle tante traduzioni si presenta in questi termini: «Sotto la tua misericordia cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta». La preghiera, ritrovata agli inizi del XX secolo in un antico papiro egiziano risalente al III secolo, è rivolta direttamente alla Vergine ed è un accorato appello alla Madre di Gesù: la “genitrice di Dio”, la “sola pura”, la “sola benedetta” è per la comunità cristiana un “rifugio di misericordia”.
Nella tradizione bizantina si distinguono vari autori: Giacomo di Sarug († 521) sembra il primo autore a chiamare Maria “Madre della misericordia”. A sua volta un inno di Romano il Melode (prima metà del sec. VI) asserisce nella strofa 19 che al «Misericordioso si addice una madre misericordiosa»; mentre Modesto di Gerusalemme († 634) afferma che «la Vergine ci rivelò la fonte della misericordia, Cristo». Giovanni Damasceno († 749) insegna che il miglior modo di essere devoto della Vergine consiste nel compiere opere di misericordia.
In Occidente l’appellativo “Madre della misericordia” si diffonde dal secolo X. L’origine è probabilmente benedettina e cluniacense. Stando agli studi attuali il titolo compare per la prima volta nella Vita Sancti Odonis scritta dal monaco Giovanni di Salerno verso l’anno 945. Egli riferisce che il santo abate di Cluny († 942) era solito chiamare Maria con quel titolo, fino allora sconosciuto. Circa l’origine egli racconta che un ex-brigante, diventato monaco di Cluny, vide in sogno una bella signora che gli chiese se la riconosceva. Poiché il monaco rispose in modo negativo, essa si qualificò: «Io sono la Madre della misericordia». Il titolo intendeva esprimere una maternità misericordiosa, che viene rapidamente accolta dalla devozione privata.
Nella Vita di sant’Odone l’invocazione “Madre della misericordia” appare anche in una preghiera che lo stesso abate rivolse alla Madre del Salvatore: «O Signora, Madre di misericordia, tu che in questa notte hai generato al mondo il Salvatore, degnati di pregare per me. Io faccio appello al tuo glorioso e singolare parto, o piissima, e tu abbassa le tue pietose orecchie alla mia preghiera. Temo moltissimo che la mia vita possa dispiacere al Figlio tuo, e poiché, o Signora, egli si è manifestato al mondo per mezzo tuo, ti prego possa egli per opera tua aver subito pietà di me».
Il contesto di questa preghiera, secondo gli ultimi studi sulla storia della mariologia, ci permette di capire il senso dell’espressione mariana. Si situa infatti nella preparazione della celebrazione notturna della vigilia del Natale. Risulta così chiaro che la Vergine è chiamata “Madre della misericordia” in quanto è Madre del Salvatore e nella liturgia della notte di Natale si celebra proprio il mistero della nascita di Cristo attraverso un parto “glorioso” e “singolare” […]. La nascita di Gesù celebrata nel Natale rappresenta la realizzazione del mistero di misericordia e di salvezza che il Padre ha disegnato per la remissione dei peccati degli uomini.
Da allora l’appellativo “Madre della misericordia” diventò abituale a Cluny. Il titolo poi si diffonde: lo troviamo in molte litanie, nelle prediche e nelle preghiere, e soprattutto nella famosa antifona Salve Regina. Anche l’arte occidentale raffigura la “Madre della misericordia”: la Vergine è presentata avvolta in un ampio manto per accogliere i fedeli come in un abbraccio e per proteggerli con la sua potente intercessione. Ricordiamo, ad esempio, gli splendidi dipinti di Lippo Menni a Orvieto (1300), di Giovanni di Paolo a Siena (1436), di Piero della Francesca a Sansepolcro (1445), di un anonimo a Macerata (1500). Sorgono anche santuari in onore della Madre della misericordia: quelli di Bologna (XII sec.), Ancona (fine del XIV sec.), Savona (prima metà del XVI sec.), Rimini (XIX sec.).
Il vocabolario
della misericordia
La tradizione orientale e occidentale è concorde nell’attribuire alla Vergine la misericordia. Tuttavia, occorre riandare indietro fino ai Vangeli per captare l’esperienza della Madre di Gesù nel contesto della pietà ebraica e della novità cristiana, ambedue centrate sulla misericordia. Perciò sarà utile dapprima dare uno sguardo alla ricchezza concreta che Israele poneva nel termine “misericordia”.
Questa parola nell’Antico Testamento si presenta con due significati fondamentali, che corrispondono a due vocaboli diversi. Anzitutto “misericordia” (eleos) traduce il termine hesed, che indica l’atteggiamento di una bontà, colma di premura concreta e di energico impegno, che muove dalla parte più “forte” (Dio) verso la parte più debole (l’uomo bisognoso e peccatore). Questa versione della misericordia divina si potrebbe tradurre con “fedeltà”, un’incrollabile fedeltà all’alleanza con il suo popolo e alle sue promesse, a cui Dio non può e non vuole rinunciare. In questo senso “misericordia” indica un’esperienza tutta paterna, e vuole significare che Dio è un Padre-Papà che nutre sentimenti di benevolenza e di umanità nei confronti delle sue creature, una bontà che si esprime di solito con il perdono delle colpe.
L’altra parola del vocabolario ebraico per designare la misericordia è rachamîm, che deriva da rechem-grembo, viscere, e indica un’esperienza tutta materna: si riferisce all’attaccamento viscerale che una madre prova verso il figlio che ha portato in grembo. In un testo celebre di Isaia è scritto che, anche se per assurdo una madre si dimenticasse del suo bambino, Dio non si dimenticherà mai di ognuno dei suoi figli. Dunque Dio è più madre di una madre.
I due vocaboli ebraici (hesed e rachamîm) indicano con sfumature diverse un preciso concetto di amore-tenerezza, fatto di puro dono, di pura gratuità, di amore che accoglie, comprende, perdona. Tale concetto è racchiuso nel termine eleos che nel Magnificat ritorna due volte e normalmente viene tradotto con “misericordia” Esso rimanda sia alla straordinaria benevolenza di Dio, cioè alla grazia dell’alleanza, sia alla sua tenerezza paterna-materna, che prevale sul peccato e sull’infedeltà del popolo fino a cancellarne il ricordo. Proclama Isaia: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto diventeranno bianchi come neve, se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana» (Is 1,18).
Maria sperimenta
la misericordia di Dio
Il modo migliore per cogliere e approfondire ulteriormente il significato del titolo “Madre della misericordia”, forse è quello di riprendere il cantico del Magnificat, là dove Maria proclama in due momenti fondamentali la misericordia di Dio: quando si è sentita guardata con amore e amata da lui (Lc 1,48), e quando ha avvertito il bisogno di esplodere nel canto, dichiarando che la sua (di Dio) misericordia si «estende di generazione in generazione» (Lc 1,50).
L’evangelista Luca è l’autore del Nuovo Testamento che parla in modo più dettagliato di Maria: non la considera solamente come Madre di Gesù, ma anche come figura di primo ordine nella storia della salvezza. Nel suo Vangelo la presenta quale perfetta credente (cf Lc 1,45). La fede di Maria è la premessa delle grandi opere che in lei si compiono e che la rendono degna di lode: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48). Protesa verso il «suo Salvatore», e ricolma di gioia, Maria canta l’imprevedibile e sorprendente agire di Dio: «L’anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, / … Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente / e Santo è il suo nome» (Lc 1,46-49).
In questi versetti iniziali del Magnificat sentiamo proprio la voce di Maria: ella canta che la sua vicenda umana non riguarda la storia di ciò che lei ha fatto, ma la storia di quello che di grande Dio ha compiuto per lei. E Maria annuncia questa iniziativa misericordiosa divina: «Ha guardato l’umiltà della sua serva». A queste parole fanno eco quelle di Benedetto XVI espresse nella sua enciclica Deus caritas est. Commentando l’incipit del Magnificat, egli offre un testo sapienziale: «Maria è grande proprio perché non vuole rendere grande se stessa, ma Dio. Ella è umile: non vuole essere nient’altro che l’ancella del Signore. Ella sa di contribuire alla salvezza del mondo non compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a piena disposizione delle iniziative di Dio» (n. 41).
Maria dunque si sente toccata dalla misericordia fedele di Dio che si rivela in modo speciale a coloro che vivono come lei con umiltà e semplicità di cuore: essi costituiscono il popolo dei timorati del Signore al quale lei appartiene. Da questa esperienza vissuta in profondità sgorga il magnificare di Maria, l’esultare, il proclamare santo l’Onnipotente.
Dio
misericordioso
Nella seconda parte del Magnificat alla voce di Maria si unisce quella dell’intera comunità dei fedeli che celebrano le scelte sorprendenti di Dio. La misericordia di Dio a favore della serva del Signore non è un fatto isolato, ma l’espressione privilegiata di come Dio agisce in ogni tempo verso gli affamati e i miseri, verso quanti lo temono e si fidano di lui. Il Dio “Potente”, creatore del cielo e della terra (Sap 13,4), a cui nulla è impossibile (Lc 1,37), è un Dio “santo”, eternamente “misericordioso” (Es 34,6-7). Le grandi opere compiute dal suo amore in favore di Maria si ripetono con forza impressionante a vantaggio di tutti i poveri e gli umili della terra, la vera discendenza di Abramo. Il canto della serva del Signore è anche il loro canto, come afferma Maria nel v. 50 («di generazione in generazione la sua misericordia ») e nel v. 54 («ha soccorso Israele ricordandosi della sua misericordia»).
Ora Maria non guarda più a sé. Con il v. 50 la scena del Magnificat si allarga e si popola ulteriormente: viene segnato il passaggio dal contesto particolare e personale («Ha fatto per me grandi cose) a quello generale e sociale (vv. 51-54). Infatti il v. 50 introduce il settenario di azioni divine in favore d’Israele: «Ha fatto prodigi, ha disperso i superbi, ha deposto i potenti, ha esaltato gli umili, ha colmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi, ha soccorso Israele» (cf vv. 51-54). Sette azioni puntuali, indicative di un’opera piena e totalizzante dell’amore divino.
La felice combinazione di onnipotenza, santità e misericordia, che trasforma Maria in modo radicale, la pone al vertice della storia salvifica come spartiacque fra l’antico e il nuovo, tra il passato e il futuro. È giunto il tempo in cui la parola “misericordia” si personalizza: attraverso di lei il Verbo di Dio s’incarna. Maria porta in grembo Cristo Gesù, colui che rivela e personifica la misericordia di Dio.
L’oggi
della misericordia
La tradizione d’oriente e d’occidente ha confermato il titolo di Maria come Madre della misericordia, le cui radici bibliche rimandano al Nuovo Testamento che presenta Maria come colei che sperimenta, canta e rivela la misericordia divina per tutte le generazioni.
Le parole di Maria proclamano l’oggi della misericordia, l’oggi del perdono di Dio in favore dell’umanità, l’oggi e il “per sempre” di questa misericordia. Non si tratta soltanto di un’esperienza del momento: la misericordia si estende lungo tutta la storia, di generazione in generazione, per ogni uomo e ogni donna. Ciò che si è compiuto in Maria con l’incarnazione dell’Unigenito è la rivelazione che la misericordia di Dio si è ormai realizzata in tutta la sua pienezza di perdono e di grazia. Dio è stato fedele alla sue promesse.
Nella luce del Dio-Amore siamo invitati a pregare la Madre della misericordia, perché ci ottenga di trasformare nella quotidianità della vita il messaggio del suo cantico, ma anche a testimoniare quanto raccomanda Paolo ai Colossesi: «Rivestitevi, dunque, come amati da Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda, e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi» (Col 3,12-13). Allora saremo persone che, avendo ricevuto misericordia, trasmettono misericordia, in sintonia con Dio “ricco e grande nell’amore”, con Maria dal cuore materno pieno di tenerezza. Perché gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente dobbiamo ridare.
Che ciascuno di noi si senta affidato per sempre e interamente a Maria, alla sua sollecitudine materna piena di misericordia.
Maria Marcellina Pedico
m.pedico@smr.it
PER CONTINUARE LA RIFLESSIONE
Aa.Vv., La Madre della Misericordia, Editrice Rogate, Roma 1987.
S. BERNARDO DI CHIARAVALLE, Sermoni per le feste della Madonna, Edizioni Paoline, Milano 1990.
A.G. BIAGGI-G. FRANCILIA (a cura), La misericordia di Dio Trinità nello sguardo materno di Maria. Atti del 6° Colloquio internazionale di mariologia, Rimini, 5-7 maggio 2000, Edizioni Monfortane, Roma 2002.
P.G. DI DOMENICO-E. PERETTO (a cura), Maria Madre di Misericordia. Monstra te esse Matrem, Messaggero, Padova 2003.
W. Kasper, Misericordia. Concetto fondamentale del Vangelo. Chiave della vita cristiana, Queriniana, Brescia 2013.