Gellini Anna Maria
Perseverare oltre le fragilità
2015/4, p. 47

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Testimoni
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NOVITA’ LIBRARIA
PERSEVERare
oltre le fragilità
Il francescano p. Grazioli, docente all’Istituto di spiritualità della pontificia università Antonianum, propone un ampio studio – scritto originariamente come tesi dottorale - sulla vita consacrata in questo nostro tempo segnato dalla precarietà e dalla «reversibilità delle scelte in una società a responsabilità limitata». A partire da precisi dati statistici che individuano e documentano la realtà e le caratteristiche del fenomeno degli abbandoni nella vita consacrata, particolarmente in Europa, emergono difficoltà a perseverare insieme a diffusa crisi d'identità.
Criticità e prospettive
La proposta di una VC come scelta definitiva appare sempre più problematica nell'attuale contesto socio-culturale. L’uomo e la donna di oggi tendono «a garantirsi margini costanti di autonomia, di ripensamento, evitando le identificazioni totalizzanti»; una riduttiva attenzione al presente, un appiattimento sull’immediato, sradicano la memoria del passato, chiudono lo sguardo al futuro e favoriscono una solitudine individualista nell’operare scelte di vita. L'instabilità strutturale delle istituzioni attuali nella società contemporanea, in rapporto agli ambiti della vita matrimoniale, professionale e politica, trova un suo riscontro in relazione al fenomeno degli abbandoni nella vita consacrata. Inoltre la svolta storica e culturale vissuta nell'Occidente ha toccato in forma sostanziale l'esistenza della donna, che ha visto crescere progressivamente il suo ruolo nella società e nella Chiesa, ha migliorato la sua formazione culturale e ha aumentato la sua indipendenza lavorativa, economica, politica. Il claretiano Josè Rovira sostiene che è con tali nuove realtà che specialmente la vita consacrata femminile deve sapersi confrontare per poter affrontare e prevenire il fenomeno degli abbandoni.
Formazione e maturità
È in relazione alle debolezze e agli errori nella formazione, che lo studioso claretiano vede una delle cause di tale fenomeno e lo accosta ad altre «derive personali, che possono essere vissute anche restando nella vita religiosa, quali i blocchi e i processi di infantilizzazione e diverse forme di crisi di identità». Dati importanti al riguardo emergono anche da un’indagine della psicologa tedesca Kluitmann «sull’antropologia della vocazione cristiana e sulla decisione di vita». Come possono esserci «motivazioni immature per rimanere in una comunità, così può accadere che l'accumularsi di diversi fattori faccia sì che una decisione di uscire sia matura e responsabile». Dal contesto attuale della VC emerge l’urgenza di una maggior definizione del ruolo dei formatori e degli strumenti formativi da impegnare sia nella formazione iniziale, a fondamento della capacità di perseveranza della persona consacrata, sia nel sostegno alla persona che voglia vivere in modo costruttivo le proprie difficoltà e crisi.
Oltre le fragilità
Nonostante i vari e complessi aspetti delle fragilità nella VC - da quelli spirituali, ecclesiologici e culturali, a quelli psicologici e sociologici, osservati e analizzati nella loro dimensione personale, comunitaria e interdipendente - i consacrati possono ancora riscoprire con nuova profondità il loro essere cristiani in cammino verso il Regno. Possono essere ancora capaci di perseverare, «nella misura in cui venga restituita ad ognuno tutta la sua dignità e in cui venga di nuovo donata la responsabilità sulla propria esistenza e sui compiti ad essa affidati». Per realizzare tale obiettivo è necessario permettere a ciascuno di riconoscere la verità più profonda di quella natura umana che è chiamato a realizzare. Occorre, cioè, tornare a «offrire punti di riferimento solidi, recuperando il bagaglio ricchissimo di insegnamenti della tradizione, del magistero e della teologia che la Chiesa ha prodotto e che custodisce in una cura costante per la vita spirituale e morale dei cristiani».
Un popolo con cui camminare
Nello specifico campo della teologia spirituale, p. Grazioli offre un interessante stimolo a sostegno di «una ricerca sulla perseveranza negli scritti che esprimono l'eccezionale esperienza di santità cristiana di frate Francesco, proponendo luci attuali sul rapporto tra la crisi personale e le tensioni fraterne». Sarebbe pure stimolante «l'esplorazione di quelle esperienze di vita e di santità che, nell'ultimo secolo, hanno condotto religiosi e religiose a uscire dal proprio istituto per avviare nella Chiesa nuove esperienze di vita consacrata, in alcuni casi particolarmente ricche di frutti»: si pensi, fra le tante, all'esperienza di Madre Teresa di Calcutta.
Da quest'ampia analisi del valore sempre fondamentale della perseveranza del consacrato, pur nella sua fragilità, emerge tutta la sua qualità di testimonianza, con le sue inevitabili fatiche ma anche con i suoi sempre nuovi e sorprendenti orizzonti. «C'è un popolo con cui camminare: a questo popolo, di cui fa parte e in cui è chiamato a fare la sua parte, il consacrato ha ancora oggi il compito di indicare la direzione e la destinazione».
Anna Maria Gellini