Forte Bruno
Bruno Forte, vescovo della diocesi di Chieti-Vasto, ai consacrati
2015/4, p. 16
punti centrali del discorso con in cui mons. Bruno Forte si è rivolto direttamente alle persone consacrate presenti alla celebrazione del 2 febbraio, giornata della Presentazione e della vita consacrata. Ha messo in risalto in particolare quattro aspetti specifici della loro vocazione.

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Testimoni
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Mons. Bruno Forte, vescovo della diocesi di Chieti-Vasto, ai consacrati
Riprendiamo i punti centrali del discorso con cui mons. Bruno Forte si è rivolto direttamente alle persone consacrate presenti alla celebrazione del 2 febbraio, giornata della Presentazione e della vita consacrata. Ha messo in risalto in particolare quattro aspetti specifici della loro vocazione.
“Segno” del Mistero.
Carissimi Consacrati, vedo in voi anzitutto un segno forte ed eloquente della presenza di Dio accanto a noi, il Dio buono e fedele al quale rivolgere l’incondizionato affidamento del cuore. Con la radicalità della vostra vita, totalmente orientata all’Eterno, voi testimoniate che l’amore più grande, quale si esprime nella santità, va cercato e vissuto al di sopra di tutto, perché è l’unica risposta giusta all’amore con cui siamo stati creati e redenti, capace di trionfare sulla morte e di anticipare nel tempo qualcosa della bellezza dell’eternità. Vi chiedo di essere fra noi le “sentinelle del Signore”, cui poter volgere con fiducia lo sguardo, carico della domanda che tante volte ritorna nel cuore: “Sentinella, quanto resta della notte?” (Isaia 21,11).
La vostra presenza ci richiami alla promessa del futuro di Dio e ci aiuti a vivere la vigile attesa della speranza nella fatica dei giorni. Così il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Chiesa Lumen Gentium, ha presentato il senso della vostra vita: “La professione dei consigli evangelici appare come un segno, che può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana. Poiché infatti il popolo di Dio non ha qui una città permanente, ma va in cerca della futura, lo stato religioso, che rende più liberi i suoi seguaci dalle cure terrene, rende visibile per tutti i credenti la presenza, già in questo mondo, dei beni celesti, meglio testimonia la vita nuova ed eterna, acquistata dalla redenzione di Cristo, e meglio preannunzia la futura resurrezione e la gloria del regno celeste… Parimenti esso manifesta in un modo speciale l’elevatezza del regno di Dio al di sopra di tutte le cose terrestri e le sue esigenze supreme, mentre dimostra a tutti gli uomini la preminente grandezza di Cristo regnante e l’infinita potenza dello Spirito Santo, mirabilmente operante nella Chiesa” (n. 44).
Memoria, compagnia e profezia del Dio con noi.
Nella vostra vita di persone consacrate, il dono dall’alto e la risposta della libertà umana s’incontrano in maniera significativa per tutti. In rapporto all’iniziativa divina nella storia, voi rappresentate la memoria vivente di quanto il Signore ha fatto e fa per noi, testimoniando la necessità di dare a Dio il primato in ogni cosa. Nella fedeltà a questa chiamata, vi chiediamo di essere esperti della dimensione contemplativa della vita e di aiutare tutti noi a scoprirla e ad amarla. Come il vecchio Simeone, che vivendo nel Santuario attende per tutta la vita l’avvento del Signore e ne riconosce la presenza nel Bambino presentato al Tempio, siate uomini e donne della memoria e dell’attesa di Dio, protesi verso l’Eterno, fatti lode vivente per Lui.
In rapporto al presente, in mezzo al popolo di Dio, pellegrino fra il già e il non ancora della promessa del Signore, siate segno vivo della comunione offertaci in Cristo, mostrandone la ricchezza nella condivisione dei beni spirituali e materiali, nella sobrietà della vita e nell’esercizio generoso e pronto della carità. Aiutateci a essere una Chiesa unita nell’amore, segno levato fra le genti per convocarle all’alleanza offerta dal Signore. Come la profetessa Anna, che comunica a tutti con gioia le meraviglie che Dio ha operato e opererà nel Bambino Gesù, testimoniateci la bellezza del mettere in comune i doni dell’Eterno, con gratuità e dedizione convinta. Infine, in rapporto alla patria trinitaria, verso cui siamo chiamati ad avanzare nella speranza, la consacrazione del vostro cuore a Dio costituisca per ognuno di noi il richiamo alla nostra condizione di pellegrini in cammino verso la patria. Come Simeone e Anna, che vivono nella speranza della venuta del Salvatore, paghi di amarlo nell’attesa e pronti a far festa nell’ora dell’incontro, siate i “prigionieri della speranza” (Zaccaria 9,12), in grado di tirare il domani di Dio nel presente degli uomini con la parola e con la vita.
Vivendo i consigli evangelici.
Attraverso la pratica dei consigli evangelici - povertà, castità e obbedienza, vissute a “imitazione” umile e innamorata di Cristo - siete chiamati a mostrarci come valga la pena impegnarsi a rispondere alla chiamata alla santità, che ci riguarda tutti e in null’altro consiste che nella sequela fedele di Gesù. La vostra povertà sia credibile e ci ricordi che passa la scena di questo mondo e che solo ciò che accumuliamo davanti a Dio dura in eterno. La vostra castità ci faccia comprendere com’è bello vivere la propria vocazione con cuore puro, nell’offerta di tutto quanto siamo al Signore.
La vostra obbedienza ci aiuti a essere umili e aperti all’ascolto dei segni di Dio, docili alla guida dei pastori, sapendo imparare da chiunque ci testimoni il Vangelo. Poiché, poi, povertà, castità e obbedienza possono essere vissute fedelmente solo con l’aiuto dello Spirito Santo, la vostra consacrazione ci ricordi che la santità è frutto dello Spirito: col vostro esempio, aiutateci a essere docili al vento della Pentecoste! Con la vostra vita comune, fedelmente vissuta, aiutateci a comprendere che la santità si attua nell’accoglienza e nel dono di sé agli altri, in comunione con tutta la Chiesa. In quanto, poi, con la vostra esistenza costituite un anticipo della città futura, ricordateci che la santità è anticipazione e profezia del compimento promesso, quando Dio sarà tutto in tutti e il mondo intero sarà la Sua patria.
Ricchi di umanità, fedeli nelle prove con la forza che viene dall’alto.
Tutto questo siete chiamati a realizzarlo nella pienezza della vostra umanità, mostrando come il dono di se stessi a Dio rende non meno, ma più umani, non meno, ma più vicini ai nostri compagni di strada, con tutto il bagaglio delle gioie e dei dolori, delle lacrime e delle attese che li caratterizzano. Certamente l’altezza di queste esigenze è tale da produrre timore e tremore in chi vi è chiamato, anche per le difficoltà inevitabili che la vita consacrata presenta: penso, ad esempio, alla riduzione numerica dei consacrati e al loro invecchiamento, che potrebbero indurre a una sorta di tristezza e di pessimismo, nell’inconfessata convinzione di essere arrivati al termine; penso alla tentazione di abbandonarsi a una deriva, in cui si perda l’entusiasmo evangelico e si ceda a uno stile di vita mondano; e penso alle fatiche della vita comunitaria, ai conflitti vissuti al suo interno, che a volte sono di scandalo, mentre dovrebbero essere affrontati alla luce del Vangelo come una scuola concreta di carità, offrendo esempio e stimolo a tutta la comunità cristiana. Nella fede, tuttavia, voi ben sapete che la vostra vita è dono e compito, è compito perché è anzitutto dono, da invocare incessantemente e con sempre nuova freschezza.
Vi chiediamo, allora, di testimoniarci in tutte le possibili situazioni la forza che viene dall’alto. Da parte nostra, sappiamo di non dovervi lasciare soli: voi appartenete a tutta la Chiesa, che ha il dovere di pregare per voi e di sostenere in tutti i modi la fedeltà della vostra testimonianza. Corrispondete con fiducia al dono di Dio, vivendo un’alta temperatura spirituale, innamorati del Signore, pienamente inseriti nella vita della Chiesa locale, nel cui seno siete stati posti mediante la grazia di una vocazione riconosciuta dai Pastori e destinata a farvi risplendere come segno profetico e presenza contagiosa della santità, cui tutti siamo chiamati. Vorrei anche ricordare a tutti che l’impoverimento della vita religiosa è impoverimento di tutta la Chiesa: una comunità incapace di esprimere vocazioni alla verginità consacrata in vista del Regno dei cieli, non saprà esprimere neanche vocazioni autentiche e gioiose al matrimonio cristiano e, in generale, alla vita vissuta nella sequela di Gesù.
mons. Bruno Forte