Dall'Osto Antonio
Incontro tra paesi dell'Occidente
2015/4, p. 15
Rappresentanti di nove paesi occidentali hanno riflettuto sul problema delle vocazioni alla VC nell’attuale realtà postmoderna per individuare aree comuni di collaborazione globale e di promozione vocazionale.

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Conferenza internazionale sulle vocazioni alla VC
INCONTRO
TRA PAESI DELL’OCCIDENTE
Rappresentanti di nove paesi occidentali hanno riflettuto sul problema delle vocazioni alla VC nell’attuale realtà postmoderna per individuare aree comuni di collaborazione globale e di promozione vocazionale.
A mano a mano che l’anno per la vita consacrata avanza, si moltiplicano un po’ dovunque e a vari livelli iniziative sempre nuove per accompagnarlo sia con la preghiera, sia con la riflessione, gli incontri e un coinvolgimento più ampio possibile di ambienti interessati. Tra queste iniziative vogliamo segnalare la Conferenza internazionale sulla pastorale delle vocazioni alla vita consacrata che ha avuto luogo a Roma dal 23 al 27 febbraio scorso, presso l’Istituto delle Suore di Maria Bambina, con la partecipazione di undici rappresentanze di centri vocazionali e Conferenze dei religiosi/e di nove paesi del mondo occidentale: Australia, Nuova Zelanda, Figi, Stati Uniti d’America, Canada, Inghilterra/Galles, Irlanda, Francia e Germania. La Conferenza è stata sponsorizzata dal National Religious Vocation Conference (NRVC) degli Stati Uniti e ha visto la partecipazione sia dell’Unione Superiori generali (USG) sia delle superiore maggiori (UISG) e dell’Unione delle Conferenze dei superiori maggiori dell’Europa (UCESM), oltre che di un rappresentante della Congregazione vaticana per la vita consacrata e di altre organizzazioni internazionali.
L’invito riservato ai paesi dell’area occidentale non voleva né essere elitario e meno ancora escludente di altre aree geografiche; intendeva semplicemente partire dal riconoscimento che i problemi vocazionali davanti a cui i paesi occidentali oggi si trovano erano diversi rispetto ad altre aree geografiche dove invece le vocazioni attualmente fioriscono.
Tre erano gli scopi all’ordine del giorno: tracciare anzitutto un quadro più ampio possibile dell’attuale situazione vocazionale, al di là dei singoli paesi; discernere aree comuni di convergenza, bisognose di promozione e consapevolezza vocazionale; esplorare aree future per una collaborazione globale nella promozione di nuovi membri alla vita religiosa.
I risultati dell’incontro sono stati sintetizzati in un documento (Statement) finale a firma di tutti i partecipanti, tra cui in primo luogo di sr. Viviana M. Ballarin, vice presidente dell’Unione delle conferenze europee dei Superiori maggiori; inoltre da p. David K. Glenday segretario generale dell’Unione dei Superiori generali (USG), da sr. Patricia Murray Segretaria generale dell’UISG e altri.
Il testo finale, molto schematico, si sofferma anzitutto sulle aree di convergenza circa la comune esperienza del ministero delle vocazioni, individuate nell’incontro attraverso momenti di preghiera comune, dialogo e riflessione teologica. Anzitutto l’area riguardante il discernimento e l’accoglienza dei nuovi membri. È stato constatato che chi giunge oggi alla vita religiosa viene dal mondo postmoderno in cui le scelte di vita e di carriera sono molto ampie rispetto al passato. Ciò è particolarmente avvertibile tra le donne che oggi non sono più condizionate come in passato da tradizioni e fattori culturali. Chi oggi chiede di entrare nella vita consacrata lo fa con l’intenzione esplicita di approfondire la propria relazione con Dio attraverso una vita di preghiera personale e comune, e per vivere i consigli evangelici e viverli in una comunità.
I candidati di oggi, è stato sottolineato, sono molto diversi per età, cultura, provenienza etnica, attività, esperienza ministeriale e conoscenza della fede cattolica. Le vecchie categorie che distinguevano una volta tra progressisti (liberali) o conservatori non hanno più nessuna importanza. Oggi chi viene alla vita religiosa coltiva sia il desiderio di una vita spirituale intima, come l’amore all’Eucaristia, l’adorazione, la devozione al santo rosario e ad altre pratiche devozionali, ma porta nel cuore anche una particolare sensibilità verso i poveri, gli indigenti e la volontà di lavorare per la giustizia.
—La situazione negli Istitutie nella Chiesa
Per quanto riguarda gli istituti religiosi, durante l’incontro è emersa una certa varietà di situazioni: vi sono istituti che accolgono diversi nuovi membri, altri solo sporadicamente, altri ancora che non ne ricevono nessuno. Vi sono invece nuove congregazioni di recente fondazione che sembrano attrarre diverse vocazioni in contrasto con gli ordini stabiliti. Certamente la mancanza di nuovi ingressi, l’invecchiamento degli effettivi e la diminuzione dei membri rendono sempre più difficile il mantenimento degli impegni ministeriali e limitano notevolmente la vitalità, la creatività e il coraggio di rischiare nuove iniziative. E ciò contribuisce a creare un certo malessere e può indurre a interrogarsi sull’importanza della vita e missione dell’istituto nel mondo d’oggi.
Un altro aspetto preso in considerazione riguardava la Chiesa e l’invito rivolto ai pastori, ai religiosi, alle famiglie e agli insegnanti a promuovere le vocazioni come parte integrante di un piano pastorale globale. Si è constatato che mentre in alcuni paesi, sia a livello nazionale che diocesano esiste una buona collaborazione tra religiosi, laici, clero e gerarchia in ordine alla promozione di una “cultura delle vocazioni”, questa non è però l’esperienza di altri paesi; in alcuni anzi questa esperienza è inesistente, perché l’attenzione è tutta rivolta a garantire la promozione al sacerdozio e alla vita consacrata ordinata. Inoltre, è stato rilevato, ci sono dei vescovi che non vedono alcun futuro per la vita religiosa e perciò non incoraggiano le vocazioni a questa scelta di vita.
Il problema riguarda anche la santa Sede. La pontificia Opera per le vocazioni sacerdotali infatti era un tempo posta all’interno della Congregazione per l’Educazione cattolica e quindi costituiva parte di una più ampia attività vocazionale. Da quando questo ufficio è stato collocato nella Congregazione per il clero, le vocazioni alla vita religiosa sembrano non avere più spazio a Roma.
—Non mancanosegni di speranza
Non mancano tuttavia segni di speranza. Nonostante le varie sfide davanti alle quali si trovano oggi, molti istituti si sentono incoraggiati, scrive il documento finale, nel constatare che ci sono ancora delle persone che s’interrogano sulla vita religiosa e ci sono uomini e donne che continuano a entrarvi. Anche se il loro numero è più ridotto, sono persone che non si lasciano scoraggiare dall’aumento delle età o dalla diminuzione degli effettivi. Sono invece zelanti, impegnate e piene di speranza per il futuro. Siamo dell’opinione, è detto nel documento finale, che lo Spirito stia guidando tutti i religiosi a rivitalizzare il dono carismatico e la dimensione profetica della vita religiosa. Ma perché ciò avvenga, è necessario rendersi conto che la vita religiosa, come del resto quella della Chiesa e del mondo, si trova di fronte a una nuova realtà. Se abbiamo nostalgia del passato, non possiamo tuttavia ricrearlo.
Riconosciamo e ci sentiamo incoraggiati – scrive ancora il documento finale – dal numero di nuove fondazioni di vita consacrata che stanno sviluppandosi nei nostri paesi, alcuni dei quali sono istituti religiosi misti o di carattere ecumenico. Sono un segno evidente che Dio non cessa di chiamare e che ci sono persone che continuano a rispondere.
Anche se veniamo da culture e carismi diversi, l’incontro di questi giorni è stato un’esperienza di solidarietà e di unione alla cui base si è notata la passione condivisa per la vita religiosa.
Ci siamo ricordati della sapienza di san Bernardo di Clairvaux circa gli ordini religiosi: “Noi tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri: i beni spirituali che io non ho e non posseggo, li ricevo dagli altri... Tutte le nostre diversità, che manifestano la ricchezza dei doni di Dio, continueranno ad esistere nell’unica casa del Padre che ha molte dimore... L’unità, sia qui che là, consiste nell’unica e medesima carità”. Questo, commenta il documento finale, è per noi di grande incoraggiamento poiché abbiamo constatato che se stiamo insieme, siamo più forti. Ci incoraggia il crescente sostegno dei laici nel ministero della vocazione religiosa. Abbiamo constatato che esiste un numero crescente di uomini e donne che non solo servono come ministri delle vocazioni ma che sostengono anche la vita religiosa con le loro preghiere, il denaro, e l’incoraggiamento.... Il futuro della vita religiosa non dipende solo dai religiosi. Se la vita religiosa è un dono alla Chiesa, ciascuno nella Chiesa deve sostenerla e incoraggiarla. Noi accogliamo volentieri i nostri fratelli e sorelle laici come partner in questo ministero».
—Dieci opportunitàper il futuro
Come risultato delle deliberazioni, i partecipanti al convengo hanno identificato dieci opportunità circa il lavoro futuro:
– la volontà di ripetere su base regolare l’incontro intercontinentale vocazionale, coinvolgendo in futuro anche altri paesi;
– l’impegno a coinvolgere in maniera attiva organismi come l’UISG, l’USG e l’UCESM, oltre la Congregazione vaticana per la vita consacrata;
– valorizzazione delle Giornate mondiali per la gioventù e la partecipazione ad esse, quale momento vocazionale significativo;
– il 50° anniversario della emanazione del decreto conciliare Perfectae caritatis” quale opportunità per sviluppare una teologia comprensiva delle vita religiosa; una teologia che dovrà essere un costante rinnovamento della vita religiosa e della promozione vocazionale. Si esprime inoltre la speranza che questa teologia venga studiata sia nei seminari religiosi che in quelli diocesani;
– l’utilizzo della comunicazione globale che ha cambiato il modo di pensare e di percepire il mondo. La comunicazione costituisce un modo di esprimere la vocazione missionaria di tutta la Chiesa; oggi le reti di comunicazione costituiscono un modo di esperimentare la chiamata a scoprire la bellezza della fede e dell’incontro con Cristo. Noi «ci impegniamo a discernere dei modi in cui la comunicazione globale può cambiare il mondo del ministero vocazionale rafforzando i nostri vincoli, imparando dai programmi e dalle risorse gli uni degli altri, fornendo e condividendo informazioni vocazionali in modo da aiutare chi è in ricerca a giungere “a un ulteriore incontro con Cristo”;
– crediamo che le vocazioni religiose fioriscano in una cultura ecclesiale in cui tutti i battezzati affermano la loro vocazione, sia questa il matrimonio, il sacerdozio, una vita da single o la vita religiosa; desideriamo lavorare insieme con i nostri vescovi, con i centri vocazionali e le leadership delle conferenze religiose per creare questa cultura vocazionale;
– riconosciamo che la vita religiosa è come una grande tenda formata di molti carismi con modi diversi di vivere un determinato carisma, ognuno di essi contribuisce a edificare e a rafforzare il Corpo mistico di Cristo. I doni sono vari, ma lo spirito è il medesimo (1 Cor 12,4);
– riconosciamo che alcuni istituti religiosi, come molti in passato, sono prossimi al tramonto della loro missione e non sono più in grado di accogliere nuovi ingressi. Questo passaggio è doloroso per i membri di questi istituti e per la Chiesa nel suo insieme. Noi offriamo ad essi il nostro sostegno di preghiera e di profonda gratitudine per la loro vita di dedizione, per gli anni – e a volte secoli – di fedele servizio. Incoraggiamo gli altri leader della Chiesa a fare altrettanto;
– riconosciamo che i carismi religiosi non sono una proprietà privata di un determinato istituto, ma dei doni dinamici dello Spirito destinati ad essere liberamente condivisi con il popolo di Dio... I carismi possono continuare anche in forme possibilmente diverse, al di là della appartenenza attraverso i voti in un istituto religioso. Crediamo che questa verità abbia bisogno di informare tutte le decisioni prese dai nostri istituti circa il loro futuro specialmente quando si tratta di accettare oppure no nuovi membri;
– mentre riconosciamo la necessità da parte degli istituti religiosi di educare i loro membri al ministero vocazionale contemporaneo e di riconoscere la cultura da cui i candidati d’oggi provengono, allo stesso tempo riconosciamo il bisogno di una conversione continua delle nostre congregazioni circa le vocazioni, gli elementi essenziali della vita religiosa e la necessità di seguire Gesù Cristo vivendo una vita consacrata di fede nel senso più pieno. Bisogna tenere sempre presente che anche gli adattamenti migliori fatti in armonia con i bisogni della nostra epoca rimarranno inefficaci se non sono animati da un rinnovamento dello Spirito (cf. PC 3).
Il documento dell’incontro di Roma si conclude con l’invito di papa Francesco ad “abbracciare il futuro con speranza” e a “praticare la virtù della speranza, il frutto della nostra fede nel Signore della storia” il quale ci dice: “Non aver paura... io sarò con te” (Ger 1,8).
Antonio Dall’Osto