Dall'Osto Antonio
Tra declino e nuovi germi di vita
2015/4, p. 8
Come in altri paese dell’Occidente, anche negli Stati Uniti la vita consacrata è in rapido declino numerico, un declino non compensato dalle nuove vocazioni che vengono da fuori. Ma non mancano segni di ripresa e nuovi germi di vita.

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Andamento numerico negli istituti femminili in USA
TRA DECLINO
E NUOVI GERMI DI VITA
Come in altri paesi dell’Occidente, anche negli Stati Uniti la VC è in rapido declino numerico, un declino non compensato dalle nuove vocazioni che vengono da fuori. Ma non mancano segni di ripresa e nuovi germi di vita.
Le suore negli Stati Uniti durante il secolo XX avevano conosciuto una rapida crescita fino a raggiungere nel 1965 181.421 membri. Oggi sono meno di 50.000. Rispetto al 1965, la diminuzione ha toccato il 72,5%, assestandosi su un numero pari a quello di un secolo fa.
I dati sono contenuti nell’Official Catholic Directory (OCD). Il Centro di ricerca applicata nell’apostolato (CARA) li ha ripresi cercando di andare oltre le semplici cifre, per riuscire a cogliere le tendenze in atto tra gli istituti femminili del paese, e come essi hanno risposto al declino dei loro membri. È risultato che alcuni hanno reagito riorganizzando le loro strutture interne, altri fondendosi con istituti analoghi al loro. Ma sono emersi anche casi di suore che hanno dato vita a nuovi modelli di vita religiosa dopo essersi rese conto che quei vecchi ormai avevano perso la loro efficacia.
I risultati di questa analisi del CARA sono stati pubblicati lo scorso autunno in uno Special Report, a firma di Erick Berrelleza, SJ, Mary L. Gautier, Ph D. e Mark M. Gray. I ricercatori volevano sapere, per esempio, in che modo gli istituti internazionali femminili hanno risposto al nuovo panorama della vita religiosa negli Stati Uniti. E con sorpresa, si sono accorti che alcuni, a differenza della grande maggioranza, anziché una diminuzione, hanno avuto una crescita, non segnalata nelle rilevazioni precedenti. Ciò significa che ci sono ancora negli Stati Uniti delle donne che si sentono chiamate alla vita consacrata. Esse rappresentano un segno di vita.
L’analisi ha permesso inoltre al CARA di investigare anche la ragione per cui alcuni istituti hanno sperimentato un declino minore e come mai alcune congregazioni femminili si pongono in controtendenza rispetto ad altre.
Nella stampa popolare era opinione comune che la diminuzione fosse dovuta all’abbandono dell’abito religioso, mentre invece le vocazioni sarebbero cresciute in quelli più tradizionalisti che hanno continuato a indossare la loro vecchia divisa. Ma la ricerca ha sfatato questa diceria. Come hanno scritto due ricercatori, Johnson Wittberg e Gautier, le percentuali tra gli istituti aderenti alla LCWR (Leadership Conference of Women Religious) e quelli più tradizionalisti della CMSWR (Conference of Major Superiors of Women Religious) sono quasi alla pari.
I dati
del declino
Per quanto riguarda i numeri, una ricerca congiunta, del 2009, tra NRVC/CARA intitolata Recent Vocations to Religious Life study ha evidenziato che attualmente negli Stati Uniti sono più numerose le suore ultranovantenni (11%) di quelle con meno di 60 anni (9%). Se poi si sommano i dati relativi alla fascia delle età che vanno dai 60 ai 90 anni, e oltre, risulta un totale del 91%, così suddiviso: il 22% si trova tra i 60 e i 69 anni, il 32% tra i 70-79 anni, il 26% tra gli 80-89 e l’11% oltre i 90 anni. Ciò significa che la stragrande maggioranza delle suore ha un’età anziana o molto anziana.
Sono invece poche – il 9% – quelle che si collocano al di sotto dei 60 anni: il 6% è tra i 50-59 anni, il 2% tra i 40-49 e solo l’1% figura sotto i 40 anni. Sono dati che si commentano da soli.
Un altro punto della ricerca riguardava la provenienza delle suore in quest’ultimo decennio e il loro gruppo etnico di appartenenza. È risultato che il 57% sono di origine anglo-caucasica; il 16% dell’Asia e isole del Pacifico, l’8% sono afro-americane (nere), il 17% di origine ispano-latina, e solo l’1% è nativo americano.
Il rapporto CARA ha inoltre messo in rilievo altri elementi importanti:
– l’alto numero di suore anziane presenti in quasi tutti gli istituti religiosi, è forse la più grande sfida che si pone oggi nell’attirare nuove vocazioni;
– le vocazioni che attualmente bussano alla porta degli istituti, tendono ad avere un’età più anziana rispetto, per esempio, a quelle degli istituti maschili;
– circa un terzo degli istituti femminili non ha nessun nuovo membro in formazione, e quelli che ne hanno non vanno oltre a una o due presenze.
– se in alcuni istituti si verifica un rallentamento nel declino numerico, ciò non è dovuto a un aumento delle vocazioni, ma all’afflusso di religiose che provengono da un diverso retroterra etnico e da fuori degli Stati Uniti, oppure alla fusione di alcuni istituti tra di loro.
Perché questo
rapido declino?
Ma da che cosa dipende questo rapido declino e perché è avvenuto in un tempo così breve? Dall’analisi risulta che il declino è iniziato dopo il concilio e in periodo di scompiglio e di rapidi cambiamenti sociali negli Stati Uniti.
Il concilio aveva invitato gli istituti religiosi all’aggiornamento. Il rinnovamento invocato, tuttavia, si rivelò particolarmente difficile nel senso che i religiosi erano invitati a rinnovarsi tornando alle origini. Per molti, riandare alla fondazione e al carisma delle origini significò leggere i “segni dei tempi” e ciò rese più facile il loro rinnovamento. Per altri, invece, l’invito diede origine a una quantità di discussioni che portarono a divisioni irrevocabili. Alcune suore risposero sciogliendo il legame con i loro istituti per fondarne dei nuovi, mentre altre chiesero semplicemente la dispensa dai voti.
Un esempio clamoroso, che a suo tempo occupò le cronache, fu quello delle Suore del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, di Los Angeles. Nel periodo successivo al concilio queste suore avevano cercato di attuare l’aggiornamento del loro istituto, come era stato chiesto dal concilio. Ma l’arcivescovo di Los Angeles, card. McIntyre, espresse il suo disaccordo ed effettuò anche un certo numero di cambiamenti nell’istituto; in più, giunse a proibire alle suore di insegnare nelle scuole della diocesi se avessero rifiutato di seguire le sue indicazioni. Il confronto col cardinale provocò una spaccatura. Alcune suore scelsero di aderire ai desideri del cardinale, altre – la grande maggioranza – rimase ferma nel ribadire che l’aggiornamento richiesto dal concilio era necessario. Il Vaticano inviò una commissione di indagine. Questa concluse i suoi lavori con un compromesso che permetteva all’istituto di separarsi temporaneamente, ma esortava nello stesso tempo a continuare le discussioni. La conclusione fu drammatica: 50 suore rimasero nell’istituto, le altre – oltre 300 – chiesero la dispensa dai voti e fondarono un movimento laicale chiamato Immaculate Heart Community (Comunità del Cuore Immacolato). Il settimanale Time le qualificò come “ribelli”. Esse, al contrario, ritennero che la loro iniziativa fosse un atto conforme agli inviti del concilio.
Riorganizzazione
interna
L’analisi del CARA ha cercato di verificare anche la ragione per cui un certo numero di istituti non ha avuto un rapido declino come tanti altri. In realtà, il declino c’è stato, ma è avvenuto in maniera più lenta, soprattutto a partire dal 2000. La ragione, tuttavia, non sta in un maggior numero di vocazioni, ma nel fatto che alcuni di questi istituti avevano inglobato altre comunità più piccole, ingrossando così le loro file.
Il Rapporto riferisce vari casi di questo genere. Per esempio, quello delle Suore di S. Giuseppe di Springfield, (Massachussets). Verso la metà degli anni ’70 queste suore effettuarono una prima fusione con quelle di S. Giuseppe, di Fall River, un istituto che nel 1974, poco prima di questa fusione, contava 99 suore. Nel 2001, si unirono a questo istituto anche le Suore di S. Giuseppe di Rutland (Vermont). Qui sta appunto la ragione dell’aumento del loro numero, non tanto quindi nell’arrivo di nuove vocazioni.
Altri istituti più grandi, per far fronte al declino, si sono invece riorganizzati all’interno, riprogettando le loro province e creandone di nuove più grandi, benché più ridotte di numero. Il rallentamento, in questo caso, è avvenuto come conseguenza di questa ristrutturazione interna più che dalla fusione con altri istituti con cui forse non avrebbero condiviso il loro carisma e le tradizioni.
Un altro esempio, riguarda le Suore della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli. L’istituto era stato fondato ad Emmitsbury, nel Maryland, nel 1809, col titolo di Suore della Carità di S. Giuseppe. L’anno successivo si era diviso in due province, quella di St. Louis e quella orientale. Nel 1960 queste due province contavano insieme 2500 membri. In breve tempo, per la crescita del loro numero, l’istituto si articolò in cinque province. Nel 1911, tuttavia, fu costituita la provincia di St. Louis con la riunificazione di quattro delle cinque province. L’istituto ritornò quindi al modello iniziale. Oggi le suore sono in tutto 670 .
Attualmente rileva ancora il Rapporto CARA la fusione tra istituti è diventato un fenomeno comune nel tentativo di far fronte alla diminuzione dei membri. Ciò spiega anche perché un certo numero di istituti è scomparso, mentre ne sono apparsi altri con più di 500 membri. In realtà le comunità non sono scomparse, ma semplicemente compaiono ora sotto una nuova denominazione.
Le Suore di S. Francesco delle Neumann Communities, per esempio, sono il risultato di una fusione tra cinque istituti, avvenuta a partire dal 2004, raggiungendo, nel 2010, 528 membri.
Crescita
vocazionale
Di fronte alla tendenza al declino di certi istituti, ve ne sono altri che stanno crescendo. Per esempio, le domenicane della Congregazione di S. Cecilia (conosciute anche come Domenicane di Nashville) le quali, dopo un lieve calo nel decennio 1970-80, hanno avuto una crescita costante. Oggi l’istituto comprende oltre 300 membri. Il Rapporto CARA segnala anche l’emergere, a partire dagli anni ’70, della fondazione di nuove comunità. Ma rileva che molte di queste, dopo uno sviluppo iniziale, hanno conosciuto un declino come quello di altri istituti. Erano comunità nate sulla spinta del concilio al servizio dei poveri. Un esempio caratteristico sono le Suore di S. Giuseppe Lavoratore, fondate nel 1973 nel Kentucky: iniziarono con 18 professe e nei primi tempi ebbero una certa crescita. Il loro apostolato consisteva nella cura degli anziani e l’educazione dei fanciulli. Nel 1990 erano in 23. Poi iniziò il declino e oggi sono solo 12.
Ci sono però dei casi in cui alcuni istituti fondati negli anni ‘70 hanno continuato a crescere fino ai nostri giorni. Tra questi, CARA segnala le Suore della Misericordia dell’Alma, nel Michigan. Il Rapporto inoltre indica sei istituti che tra il 1970 e il 2013 hanno raddoppiato il numero dei loro membri, ma sono ancora molto piccoli.
Da sottolineare anche il caso di istituti che hanno sviluppato la loro presenza nelle terre di missione, come per esempio le Suore della Carità di Seton Hill che hanno avuto un notevole sviluppo nella Corea del sud. Oggi più della metà dei loro membri esercitano il loro apostolato in questo paese e la maggioranza delle suore sono native del luogo.
Queste sono le principali tendenze che il centro di ricerca CARA ha potuto individuare analizzando i dati forniti dal Direttorio cattolico (OCD). Il Rapporto speciale ora pubblicato è corredato da numerosi grafici che permettono di avere uno sguardo panoramico più immediato e intuitivo dei fenomeni descritti.
a cura di Antonio Dall’Osto