Cabra Piergiordano
Il cardinale francescano sequestrato
2015/4, p. 4

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IL CARDINALE FRANCESCANO SEQUESTRATO
Era considerato un papabile, sul serio, non solo sulla carta. L’allora cardinale Albino Luciani, prima di entrare in conclave, dal quale sarebbe uscito papa, aveva dichiarato pubblicamente che avrebbe votato per lui, dom Aloisio Lorscheider.
Figlio di immigrati tedeschi giunti nel Sud del Brasile, vestito il saio francescano, aveva studiato a Roma, dove in seguito lo avevano chiamato ad insegnare teologia. Nominato vescovo di una diocesi del Sud, fu poi inviato nel nord est del Brasile, a Fortaleza, dove era stato nominato cardinale da Paolo VI, il quale voleva dimostrare, anche con questa scelta, che intendeva circondarsi più di collaboratori che di esecutori.
Ed è a Fortaleza che ebbi con lui il primo di una lunga serie di incontri. Verrà più volte anche a visitarci, riconoscente per quello che i padri stavano facendo nella sua diocesi.
Ammirava anche la nostra attività editoriale, “perché, diceva, la povertà più insidiosa è la superficialità culturale, che rende presuntuosi e ridicoli”.
Aveva appena lasciato il fastoso episcopio e si era ritirato in un modesto appartamento, dove riceveva tutti, dalle autorità ai questuanti, con grande cordialità, facendo sentire ciascuno a suo agio.
Alieno da ogni forma di retorica, a chi gli parlava in termini altisonanti di “gesto profetico”, minimizzava: “Costava troppo mantenerlo”.
Cominciò la sua attività pastorale “a partire dai poveri” visitando le numerose favelas della città, dimostrando concretamente il suo “amore preferenziale per i poveri”, ai quali sapeva parlare in modo toccante, infondendo coraggio e speranza, senza per questo escludere nessuno.
E fu un amore a prima vista fra lui e la sua gente, che parlava di lui con ammirazione e orgoglio.
I Vescovi brasiliani lo elessero e lo rielessero loro presidente. E così fecero più volte quelli dell’America Latina, in tempi di duri scontri con i governi militari e di difficoltà di comprensione con alcune istanze romane.
Paolo VI lo stimava tanto che una volta lo abbracciò pubblicamente, dicendo: «Voi vescovi brasiliani siete coloro che oggi lavano i piedi dei poveri». Lo disse – ricordava dom Aloisio – con quel tono particolare che aveva la sua voce, una voce roca, quasi tremante e piano poi aggiunse: «Quanto vorrei io lavare i piedi dei poveri...».
Il Brasile, patria dei carnevali più spensierati, è anche la patria della quaresima della ”Campagna della fraternità”. “Ogni anno viene affrontato un problema reale che è ‘nella carne’ della nostra gente”, spiegava dom Aloisio, sostenitore di questa iniziativa che diceva e dice tuttora la preoccupazione di un’azione pastorale che promuova la crescita personale attraverso una crescita comunitaria.
Per le numerose incombenze internazionali, doveva viaggiare molto. E lo fece sempre in classe turistica.
Quando ritornava da qualche viaggio “importante”, soleva visitare le carceri della città, per non perdere il contatto con la dura realtà e, per non dimenticare che gli ultimi meritano l’ attenzione prioritaria.
E proprio in una di queste visite, venne sequestrato da alcuni detenuti, che si erano fatti scudo di lui per evadere. Lo tennero con sé alcuni giorni in una fuga rocambolesca, sempre con le armi puntate, con la polizia alle calcagna. La città, che lo amava moltissimo, rimase sbigottita e incredula, temendo per la sua vita e riempiendo le chiese giorno e notte, in una preghiera ininterrotta per la sua incolumità: come si poteva giungere a quella vergogna nei confronti di dom Aloisio?
Il Giovedì Santo successivo era di nuovo a lavare i piedi ai suoi amici detenuti.
Al suo funerale erano presenti anche importanti uomini politici, che hanno voluto dare il loro omaggio “al grande amico dei poveri, che ci ha insegnato ad amare non solo a parole”.
Rispettato da tutti, amato dagli ultimi, ammirato dagli uomini di cultura, ricercato dai media di ogni parte del mondo per le sue doti di comunicatore, ha mostrato la vitalità di quella chiesa latino americana, che, arricchita dalla solida fede di poveri immigrati europei, qualche anno dopo regalerà al mondo un’altra personalità di religioso del calibro di Papa Francesco.