Gli abusi e i religiosi
2015/4, p. 1
Sono stati fissati i compiti della Commissione pontificia per la tutela dei minori. La continuità fra Benedetto XVI e Francesco. Un documento dell’area giuridica della CISM illumina le procedure e i passi necessari in caso di abusi.
Prevenire, rispondere e curare
gli abusi e I religiosi
Sono stati fissati i compiti della Commissione pontificia per la tutela dei minori. La continuità fra Benedetto XVI e Francesco. Un documento dell’area giuridica della CISM illumina le procedure e i passi necessari in caso di abusi.
«Nessuno si immagini che questa penosa situazione si risolverà in breve tempo… C’è bisogno di perseveranza e di preghiera, con grande fiducia nella forza risanatrice della grazia di Dio». Con queste parole Benedetto XVI avviava la più drammatica lettera del suo pontificato scrivendo ai vescovi e ai cattolici di Irlanda a proposito degli abusi da parte di religiosi, religiose e preti sui minori (cf. Regno-doc. 7,2010,194). Cinque anni fa gli scandali travolgevano non solo la Chiesa d’Irlanda e di altri stati europei (dall’Olanda al Belgio, dalla Germania all’Austria, alla Gran Bretagna), ma erano già drammaticamente esplosi in USA e Canada. La lettera del papa in qualche maniera riassumeva la gravità della situazione e ammoniva preti e religiosi a non adottare modi e pensieri di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo, a non evitare gli approcci penali davanti a situazioni irregolari e gravi, a ripensare alla procedure e alla formazione iniziale e permanente. Con parole di fuoco si rivolgeva agli attori, sacerdoti e religiosi, delle violenze: «Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente… e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli… Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa».
Non abbassare la guardia
A distanza di cinque anni papa Francesco conferma l’indirizzo e le norme del suo predecessore e, in occasione della riunione della Commissione per la tutela dei minori, 6-8 febbraio 2015, pubblica una Lettera alle conferenze episcopali e ai superiori degli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, firmata il 2 e pubblicata il 5 dello stesso mese. La Commissione era stata annunciata il 5 dicembre del 2013, formalmente eretta il 22 marzo 2014, riunita per la prima volta il 6 luglio 2014, occasione in cui il papa ha incontrato alcune vittime di abusi sessuali da parte dei membri del clero. A settembre è stato nominato il segretario, mons. R. Oliver, e il 17 dicembre la Commissione è stata allargata a 17 membri. Psicologi, pastori, esperti dell’infanzia e rappresentanti delle vittime (come l’inglese Peter Saunder e l’irlandese Marie Collins) sono un «nuovo, valido ed efficace strumento» per aiutare il papa e i responsabili ecclesiali «a mettere in atto le azioni necessarie per garantire la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili e dare risposte di giustizia e di misericordia». Compito della Commissione è di assistere tutti i responsabili, «attraverso il reciproco scambio di “prassi virtuose” e di programmi di educazione, formazione e istruzione per quanto riguarda la risposta da dare agli abusi sessuali»
La lettera così prosegue: «Le famiglie devono sapere che la Chiesa non risparmia sforzi per tutelare i loro figli e hanno diritto di rivolgersi ad essa con piena fiducia, perché è una casa sicura. Non potrà, pertanto, venire accordata priorità ad altro tipo di considerazioni, di qualunque natura esse siano, come ad esempio il desiderio di evitare lo scandalo, poiché non c’è assolutamente posto nel ministero per coloro che abusano dei minori».
«Occorre altresì vigilare con attenzione affinché si dia piena attuazione alla Lettera circolare emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede, il 3 maggio 2011, per aiutare le Conferenze episcopali nel preparare linee-guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici. È importante che le Conferenze episcopali si dotino di uno strumento per la revisione periodica delle norme e per la verifica del loro adempimento». Quest’ultima indicazione costituisce un ulteriore passo per dare continuità all’attenzione dei vescovi e dei superiori religiosi. Chiamati anche a «individuare programmi di assistenza pastorale che potranno avvalersi dell’apporto di servizi psicologici e spirituali». «I pastori e i responsabili delle comunità religiose siano disponibili all’incontro con le vittime e i loro casi: si tratta di occasioni preziose per ascoltare e per chiedere perdono a quanti hanno molto sofferto». Le indicazioni della Commissione riguardano in particolare i vescovi da cui reclama una più precisa assunzione di responsabilità. Suggerisce inoltre alle conferenze episcopali una persona di contatto per favorire la comunicazione.
Un centro di aiuto a Roma
Pochi giorni dopo, in occasione del concistoro dei cardinali (12-13 febbraio) il presidente della Commissione, card. Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, ha presentato una relazione che fa forza sui riferimenti alla trasparenza, alla responsabilità e alla «tolleranza zero». Il primo compito dell’organismo è quello di promuovere procedure adeguate e sapienti forme di prevenzione raccogliendo le buone prassi in atto in molte Chiese nazionali e in molte congregazioni religiose. Un secondo compito è quello formativo, allargare, cioè, la consapevolezza del problema davanti a quanti lo ritengono o mai esistito o estraneo alle proprie istituzioni. Il terzo impegno è quello di sollecitare la preghiera, le forme di cura per gli attori delle violenze e fornire norme per garantire la responsabilità della autorità ecclesiastica. Il che significa che verranno previste norme e sanzioni per quanti, vescovi, superiori e superiore, che non prendano sul serio gli scandali. È attivo a Roma un Centro per la protezione dei minori che dall’anno prossimo offrirà a tutte le case di formazione un corso interdisciplinare semestrale sulla salvaguardia dei minori.
Per quanto riguarda l’Italia quasi tutta la dozzina di comunità di recupero è in capo a religiosi, che certo non sono esenti dai problemi evocati. In occasione dell’assemblea della Conferenza italiana dei superiori maggiori (CISM) a Firenze nel novembre 2011 era stata distribuito un documento di indirizzo e di suggerimenti a cura dei membri dell’area giuridica, poi pubblicato in un volume della Libreria editrice vaticana del 2012 (Questioni attuali di diritto penale canonico) e ora ripubblicato in un recente volume EDB, Questioni attuali per la vita e il governo degli istituti di vita consacrata (2015, pp. 15-52).
Il testo, piuttosto tecnico, ricorda il fenomeno dell’abuso sessuale e la sua gravità, la sua configurazione giuridica, il ruolo e i compiti dell’istituto religioso di fronte agli abusi. Una seconda parte segue i doveri dei superiori maggiori (provinciali), incaricati dell’indagine preliminare. La terza parte riguarda le norme sui delicta graviora della Congregazione per la dottrina della fede, che è l’organo di riferimento per questi casi con le specifiche del processo di primo e secondo grado e le eventuali soluzioni per via amministrativa. La quarta parte infine illustra la legislazione italiana in merito.
Cosa fare?
Va anzitutto ricordato che per abuso sessuale di minore si intende «qualsiasi attività sessuale che coinvolga un adulto e un minore» e che, dal punto di vista giuridico «l’abuso sessuale è tale per la condizione della vittima abusata, incapace di essere consapevole del reale significato di quanto è proposto». «L’abuso non fa riferimento né alla frequenza, né alla qualità del trauma provocato. Abuso sessuale è approfittarsi di una condizione d’inferiorità della vittima, nella quale, pertanto, questa non può liberamente rifiutarsi. In esso rientra «ogni comportamento, violenza, minaccia, inganno, frode, uso non appropriato della propria autorità attraverso i quali si approfitta della condizione d’inferiorità fisica o psichica dell’abusato». Che si tratti di pedofilia (con bambini prepuberi) o efebofilia (adolescenti) si evidenzia in ogni caso una grave distorsione nelle dinamiche della personalità.
L’abuso in senso canonico è reato, è causa di dimissione dall’istituto, è peccato contro il sesto comandamento. Si parla qui di sacerdoti, ma, per quanto riguarda i religiosi e le religiose, anche di novizi/e, di professi/e e di fratelli non chierici. Per tutti valgono le norme pubblicate dalla Congregazione della dottrina della fede nel 2001 e riprese nel 2010.
Gli abusi sessuali su minori, compiuti da religiosi, chierici o fratelli costituiscono una grave ingiustizia nei confronti delle vittime, mettono a repentaglio la fiducia della gente nei confronti della Chiesa e dell’istituto, chiamano in causa gli itinerari formativi e il compito della formazione permanente. «L’istituto non può ignorare gli eventuali casi di abusi sessuali su minori compiuti da qualche suo membro… C’è un dovere morale che riguarda tutti: segnalare a chi di competenza (superiore maggiore, superiore locale) la conoscenza o il sospetto di casi di abuso sessuale, mettendo da parte ogni paura di scandalo pubblico». La prima preoccupazione è il bene del minore.
Al religioso e alla religiosa interessati si deve chiedere di accettare l’aiuto necessario, di sottoporsi a una valutazione psichiatrica e psicopatologica, di collocarsi in una situazione in cui non ci siano contatti con minori, di sospendere l’apostolato, di non accettare-confermare l’eventuale elezione, di sottoporsi alle sanzioni disciplinari previste dal Codice.
Il superiore competente (generale e provinciale) dovrà considerare con serietà e con senso di responsabilità le accuse e i sospetti, tenendo conto del numero delle persone che segnalano i fatti e della loro credibilità. Dovrà essere ascoltato l’interessato con rispetto e attenzione, sapendo che nessuno è colpevole fino alla condanna definitiva.
Se ad una prima verifica le denunce ricevono riscontri sufficienti, il compito del superiore è quello dell’indagine preliminare. È una procedura extragiudiziaria, di tipo amministrativo, indipendente dalle conclusioni a cui perverrà l’indagine e il processo. È quindi una fase previa diretta a verificare la credibilità delle accuse. La notizia del delitto deve avere infatti una verosimiglianza per denuncia, querela, convergenza di voci, richieste di allontanamento dell’interessato, notizie pubbliche ecc. Va condotta con prudenza e riservatezza, magari affidandola a persona di fiducia. Le accuse e le prove devono essere rese note al religioso e alla religiosa.
Portare il peso
L’esito va trasmesso al superiore o superiora generale che provvederà ad archiviare se non vi sono elementi probanti o, in caso contrario, a informare e passare il tutto alla Congregazione per la dottrina della fede, a meno che vi siano gli estremi per una immediata espulsione dalla comunità. L’eventuale dimissione per via amministrativa dall’istituto deve essere autorizzata dalla Congregazione per la dottrina della fede e sottoposta a voto del consiglio generale.
Se la Congregazione dà via libera al procedimento giudiziario questo potrà avvenire o nel tribunale interno degli istituti (quelli che ce l’hanno) o presso un tribunale diocesano. Il secondo grado è comunque riservato alla Congregazione. Va tenuto conto che l’eventuale processo civile sospende la procedura canonica e che il superiore non ha l’obbligo della denuncia civile. Rimane il compito del possibile recupero psicologico e spirituale dell’interessato e dell’aiuto prioritario alle vittime.
«Temo la rabbia e le ingiurie di quelli ai quali abbiamo inferto violenze – annota p. T. Radcliffe. Quando li sento parlare alla radio o alla televisione, riesco a stento a resistere: voglio spegnere. Ma l’amicizia con il Signore comporta che, in qualche modo, dobbiamo vacillare insieme, portando il loro peso, la loro rabbia e le loro ingiurie; la delusione e la sofferenza del popolo di Dio. E persino il gravoso peso dei nostri confratelli che hanno esercitato violenze sui minori. Dobbiamo aiutarli a portare il loro peso. Se ci caricheremo sulle spalle i pesi gli uni degli altri, allora il Signore ci darà ristoro».
Lorenzo Prezzi