Gellini Anna Maria
Seminare futuro
2015/3, p. 46

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NOVITA’ LIBRARIA
seminare futuro
Il testo è proposto da mons. Mariano Crociata, dal 2008 al 2013 segretario generale della Conferenza episcopale, e uno dei protagonisti del processo che ha portato agli ultimi Orientamenti pastorali “Incontriamo Gesù”. Gli interventi contenuti nel libro offrono una visione della questione educativa in un'ottica teologico-pastorale, articolandone la riflessione in cinque parti. Le prime tre parti approfondiscono i temi connessi all'educazione come compito urgente dal punto di vista sociale, pastorale, familiare e scolastico. La quarta parte raccoglie alcuni saggi sul contributo della teologia al compito educativo della comunità ecclesiale e, negli ultimi due capitoli, prende in considerazione l’esperienza umana dell’ospitalità e la pastorale carceraria. L'ultima parte raccoglie in un'intervista l'insieme delle tematiche affrontate e ribadisce la necessità di «rimettere in piena luce gli aspetti fondamentali della nostra fede, nella loro essenzialità e positività», considerando che «sviluppo antropologico e vita di fede sono profondamente legati e interconnessi».
La missione, questione di fede
Occorre recuperare la dimensione missionaria della fede e investirla in una situazione di accelerata trasformazione. Le nostre terre sono state percorse, nei secoli passati, da ondate di missioni al popolo, soprattutto ad opera dei grandi ordini religiosi; missioni che hanno originato catechismi, prassi di predicazione e di sacramenti, preghiere e pratiche devozionali, manifestazioni di pietà popolare, consolidando una profonda impronta cristiana nel cuore delle persone e nello stile di vita di intere comunità. Ma ora non possiamo pensare il rilancio della missione in funzione del ristabilimento di una situazione precedente, di un ritorno al passato. L'orientamento e lo spirito del compito ecclesiale è «risvegliare la coscienza, il senso e l'impegno per la missione, fatta di rinnovato primo annuncio, di riscoperta del sacramento e della preghiera, di più intensa vita di comunità, di nuova evangelizzazione». Siamo di fronte a una questione di fede e la missione è proporzionale alla forza della fede e alla sua vitalità. Una fede autentica «non si accasa nella mediocrità, non si lascia imprigionare dentro i canoni del modo di pensare dettato da mode dominanti, soprattutto quando le mode non hanno più molto a che fare con il senso cristiano della vita e con la sua tradizione».
Ricostruire l’umano
«L’oggetto di riferimento» della missione, di uno sguardo nuovo, di una nuova pastorale è la persona. È necessario passare «dall'esigenza di elaborare una pastorale rispondente alla mutata situazione culturale e religiosa, non più adeguabile con la sola sacramentalizzazione, al problema di rispondere a una situazione in cui la formazione del cristiano si intreccia con l'esigenza più generale e diffusa di ricostruire l'umano». L'emergenza educativa può trovare una risposta efficace solo in chi è disposto a investire responsabilmente energie nella direzione di «un'educazione alla relazione e di un'educazione della relazione». Bisogna educare la capacità di relazione per rendere le relazioni educanti. L'educazione alla relazione passa attraverso l'impegno a fornire risposte sensate a domande reali.
Comunità reali e vive
Tutte le componenti della comunità - famiglie, presbiteri, consacrati, operatori pastorali - devono coinvolgersi e, ancora una volta, mettersi in relazione, anche in quella prospettiva di formazione permanente che non solo è indispensabile, ma la vera chiave capace di trasformare l'obiettivo “educazione” in autentico progetto. «Nella circolarità e nella reciproca influenza dei fattori e delle presenze, che non consente di escogitare la formula magica e trovare la ricetta risolutiva, la questione degli educatori presenta un rilievo tutto speciale. Ma dire educatore - sia esso genitore, docente, istruttore o allenatore, esperto, accompagnatore - equivale a dire adulto». Adulti credenti devono prendere sul serio la propria vita di fede nel rapporto personale con Cristo e nella consapevolezza dell'appartenenza ecclesiale. L'uno e l'altra chiedono verità e coerenza di convinzioni, di atteggiamenti, di scelte e di comportamenti. Ed è il contesto comunitario ad alimentare, dare solidità e senso della vita in prospettiva evangelica. Educazione e pastorale integrata hanno bisogno di comunità reali e vive. «Quando un senso di vitalità soffia e anima una comunità, allora diventa possibile elaborare progetti, aprire strade, tracciare percorsi».
Torniamo a pensare
C’è bisogno di pensiero che nasca dalla vita delle persone e riporti alla vita. Occorre pure cominciare a pensare la vita ecclesiale in termini nuovi: «Non più una conduzione pastorale per slogan, non più uno stanco e disincantato gestire il presente, una sorta di navigazione a vista; ma un guardare la realtà, un comprenderla con amore e passione, uno studiarla con intelligenza e fatica, un ardimentoso proiettarsi in avanti».
Anna Maria Gellini