La monaca bella
2015/3, p. 4
Una visita alla Visitazione, monastero di clausura a Costalunga (BS)
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Testimoni
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LA MONACA BELLA
Questa volta vorrei parlare di una visita alla Visitazione. Non è un gioco di parole, perché la Visitazione esiste ed è un monastero di clausura che, a Brescia, è collocato su una collina, proprio di fronte all’Ospedale Civile, in località Costalunga.
Una visita speciale (ricordo anche l’anno: 1978), perché ero stato invitato, evento eccezionale!, a varcare la soglia della clausura per benedire la salma, appena composta, di Madre Gadola.
L’avevo incontrata alcune volte alla grata, già più che ottuagenaria e mi erano rimasti impressi i suoi occhi vivacissimi, che davano l’impressione di essere in grado di “leggere dentro”, dato che le sue parole sembravano essere quasi la risposta a domande non espresse.
Mentre salivo verso il monastero, pensavo al mondo della clausura, che è sempre stato, poco o molto, misterioso. Quel mondo poteva richiamare la Monaca di Monza ma anche santa Teresa d’Avila e tante altre sante.
È un mondo variegato, quasi inafferrabile, pensavo, che agli occhi di alcuni, è composto da persone che fuggono il mondo, magari per delusione, ma che per altri comprende mistiche ardenti.
Donne deluse dall’amore e donne innamorate dell’Amore.
Un mondo che può essere considerato inutile e anacronistico oppure un mondo indispensabile per l’affermazione dei valori spirituali?
Un mondo di persone sottratte a compiti più urgenti nella Chiesa o invece dei parafulmini della società?
La mia esperienza dall’esterno, dalla grata, era quella di un ambiente sereno, persino gioioso.
Quando, dopo uno sferragliare di catenacci, mi aprirono la pesante porta, trovai ad attendermi due Sorelle che mi accompagnarono in una stanza, inondata di luce solare di un primo pomeriggio di primavera. Lì, quasi a contatto col pavimento, era composta la salma di una monaca giovanissima e di una straordinaria bellezza.
Davanti alla mia evidente sorpresa, una delle sorelle, sussurrò: “È proprio nostra Madre. Anche il medico non voleva fare il certificato di morte. Ma è proprio Lei, nostra Madre. La benedica pure Padre”.
Sì, i lineamenti erano i suoi, ma io non avevo mai visto una simile trasfigurazione. Confesso che, pur essendo abituato a stare con i piedi per terra, all’insegna del detto “soldi e santità, metà della metà”, questo fatto mi toccò non poco.
Sembrava che quegli occhi protesi verso la bellezza di Dio, avessero elevato verso l’alto anche il corpo, che stava iniziando la metamorfosi da crisalide “a formar la mistica farfalla”.
Quella non era più un’anziana monaca, ma una giovanissima sposa “rivestita di ogni bellezza per lo Sposo”.
Ebbi l’impressione di trovarmi in un luogo magico, dove avvenivano le trasformazioni più segretamente coltivate dal cuore umano, dove era possibile realizzare il sogno dell’eterna giovinezza.
“Era innamorata del Signore”, sussurrò di nuovo la Sorella.
Già! Non è l’amore che rende belli? E non è la bellezza che alimenta l’amore?
Mi fermai a pregare un poco, più del previsto.
Quando le porte si chiusero di nuovo alle mie spalle, e iniziai a scendere dal colle, mi sembrava di ridiscendere in un mondo piatto e ben diverso da quello che avevo appena lasciato.
Improvvisamente mi tornarono alla mente le folgoranti parole di un’altra donna innamorata dello stesso Amore: “Due mondi. Ed io vengo dall’altro”.
Compresi allora, come non mai, che questi luoghi misteriosi esistono perché io ricordi “quel mondo altro” da cui vengo e verso il quale cammino.
p. PierGiordano Cabra