Dall'Osto Antonio
Domande a tutto campo
2015/3, p. 8
Passati in rassegna i problemi relativi alla figura del papa Bergoglio, il suo modo di guidare la Chiesa, il sinodo sulla famiglia, i divorziati, le unioni di fatto e omosessuali, e il ruolo delle donne nella Chiesa. Una domanda anche sui 500 anni della Riforma protestante.

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Testimoni
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Intervista al card. R. Marx alla rivista America
DOMANDEA TUTTO CAMPO
Passati in rassegna i problemi relativi alla figura del papa Bergoglio, il suo modo di guidare la Chiesa, il sinodo sulla famiglia, i divorziati, le unioni di fatto e omosessuali, e il ruolo delle donne nella Chiesa. Una domanda anche sui 500 anni della Riforma protestante.
Il card. Reinhard Marx è arcivescovo della diocesi di Monaco-Frisinga, presidente della Conferenza episcopale tedesca, membro del Consiglio dei cardinali incaricati di assistere il papa nel governo della Chiesa e coordinatore del Consiglio vaticano per l’economia. Il 15 gennaio scorso si trovava negli Stati Uniti per tenere una conferenza alla Stanford University, in California. La rivista dei gesuiti America ha colto l’occasione per intervistarlo, a cura di Luke Hansen sj, ex redattore associato, sottoponendogli alcune domande che spaziano sui principali problemi della Chiesa oggi e su alcune sfide che essa deve affrontare. Riguardano il significato della persona del papa Bergoglio nella Chiesa d’oggi, il suo modo di guidarla, i problemi all’ordine del giorno nel sinodo sui divorziati risposati, le unioni di fatto, e quelle omosessuali, il ruolo delle donne nella Chiesa, con una domanda anche sulla celebrazione dei 500 anni della riforma protestante, il prossimo 2017, e l’eventuale partecipazione della Chiesa cattolica.
Il card. Marx ha risposto con molta franchezza e competenza, grazie alla notevole esperienza accumulata in 18 anni di episcopato e 5 come cardinale, e al posto privilegiato di osservazione in cui si trova per i suoi numerosi incarichi ai vertici della Chiesa.
Opportunità e sfide
per la Chiesa oggi
L’intervista si è aperta con una domanda sulle nuove “opportunità” che ha la Chiesa per compiere oggi un passo avanti nella sua storia. Il papa, ha risposto il card. Marx, «ha aperto nuovi cammini». «Devo dire – ha precisato – che «il papa non è la Chiesa. La Chiesa è più del papa. Ma c’è una nuova atmosfera. Bisogna vedere questo pontificato, questo cammino come un nuovo grande passo avanti. La mia impressione è che ci troviamo su una strada nuova. Noi non stiamo creando una nuova Chiesa – che rimane cattolica – ma c’è un’aria nuova, un nuovo passo avanti».
Circa le sfide che la Chiesa è chiamata ad affrontare, ha risposto richiamandosi alla Evangelii guadium. «Essa – ha sottolineato – non offre risposte magiche a problemi complessi. Piuttosto indica il cammino dello Spirito, la via dell’evangelizzazione che consiste nello stare vicino alla gente, ai poveri, a coloro che hanno fallito, ai peccatori; non una Chiesa narcisistica, non una Chiesa paurosa». Ha citato l’immagine forte usata più volte da papa Francesco, quand’era ancora arcivescovo in Argentina, il quale parlando ai preti e ai laici di Buenos Aires disse: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze"».
Certamente, ha proseguito il card. Marx, «il Vangelo non è nuovo, ma papa Francesco lo esprime in maniera nuova e sta ispirando una grande quantità di persone, in ogni parte del mondo, che dicono: “sì, questa è la Chiesa”».
Il papa
visto da vicino
Gli è stato chiesto come vede il papa, standogli vicino e lavorando insieme con lui. «È molto autentico, rilassato, calmo» – ha risposto. «È molto limpido e aperto, e senza orgoglio. E forte. Non è una persona debole, ma forte».
Ciò che però è più interessante non sta tanto nel fermarsi a descrivere il suo carattere, quanto piuttosto «come noi, insieme con lui, intendiamo segnare il cammino in avanti della Chiesa».
Un punto importante «è per esempio, ciò che il papa scrive in Evangelii gaudium circa il rapporto tra il centro in Roma e le conferenze episcopali e circa il lavoro pastorale nelle parrocchie e lo stesso carattere dei sinodi. Queste sono cose molto importanti per il futuro della Chiesa».
«Il fatto che nella Chiesa ci sia l’ufficio del papa, voluto da Cristo, non significa “centralismo”. Io ho detto al papa che una istituzione centralizzata non è un’istituzione forte ma debole»
«Il concilio Vaticano II, ha cominciato a creare un nuovo equilibrio fra centro e chiesa locale, perché 50 anni fa i vescovi avevano intravisto il sorgere della chiesa universale. Ma ciò non è ancora avvenuto. Dobbiamo fare in modo che per la prima volta questo si realizzi. Oggi, a distanza di 50 anni, vediamo come dovrebbe essere una Chiesa in un mondo globalizzato, una Chiesa universale e globalizzata. Ciò non è ancora stato attuato in maniera sufficiente. È il grande compito di questo secolo. La tentazione è di centralizzare, ma non funziona.
L’altra sfida sta nel trovare il modo di presentare la fede nelle diverse parti del mondo. Cosa possono fare i sinodi e le chiese locali insieme con Roma? Come possiamo farlo in maniera conveniente?».
Divorziati risposatie unioni di fatto
Nel sinodo sulla famiglia ha avuto ampio rilievo il problema dei divorziati risposati, e il cosiddetto matrimonio tra omosessuali.
Quello dei divorziati che hanno contratto nuovo matrimonio non è un fatto nuovo, ha sottolineato il card. Marx, tuttavia «ho l’impressione che ci sia un gran lavoro da fare in campo teologico, non solo per quanto riguarda il divorzio, ma anche la teologia del matrimonio. Mi meraviglia nel sentire alcuni che su questo argomento dicono “è tutto chiaro”. Le cose non sono chiare. Non si tratta di lasciare che la dottrina della Chiesa sia determinata dai tempi moderni. È una questione di aggiornamento, ossia occorre spiegarla in modo che la gente possa capire e adeguare sempre la nostra dottrina al Vangelo, alla teologia, così da trovare in una maniera nuova il significato di ciò che Gesù ha detto, il significato della tradizione della Chiesa e della teologia e così via. C’è molto da fare. «Io, ha affermato il cardinale, parlo con molti esperti – canonisti e teologi – i quali riconoscono che ci sono molti problemi circa la sacramentalità e la validità dei matrimoni. Uno di questi è: che cosa possiamo fare quando una persona si sposa, divorzia e poi trova un nuovo partner? Ci sono posizioni diverse. Alcuni vescovi al sinodo hanno detto: “queste persone vivono in peccato”. Ma altri hanno affermato: “ Non si può dire che uno è ogni giorno in peccato. È impossibile. Come vede, ci sono problemi di cui bisogna discutere”».
Ha poi aggiunto: «È molto importante che il sinodo non abbia uno spirito del “tutto o niente”. Non è un buon modo di procedere. Il sinodo non può avere dei “vincitori e dei vinti”. Non è questo lo spirito del sinodo. Lo spirito del sinodo sta nel trovare insieme una via, non nel dire “come posso trovare il modo perché la mia posizione abbia a passare? ma nel dire “come posso capire l’altra posizione e come insieme possiamo trovarne una nuova”? Questo è lo spirito del sinodo».
Le unioni
omosessuali
Dai divorziati, il discorso è passato alle unioni omosessuali. «Quando si parla di etica sessuale – ha affermato il cardinale – forse non dobbiamo cominciare dal fatto che essi dormono insieme, ma dall’amore, dalla fedeltà e dalla ricerca di una relazione che duri tutta la vita. Mi meraviglia che gran parte dei giovani, e anche cattolici omosessuali che vivono questo rapporto, desiderino una relazione che duri per sempre».
Bisogna, ha spiegato, cominciare dai punti principali della dottrina della Chiesa e considerare il sogno di queste persone che è di stare insieme “per sempre”. La fedeltà per tutta la vita è buona e giusta. In questo modo troviamo una via di uscita.
«La Chiesa afferma che una relazione gay non è sullo stesso livello di quella tra un uomo e una donna. Questo è chiaro. Ma se essi sono fedeli, se sono impegnati a favore dei poveri e lavorano, non si può dire: “tutto quello che fate, siccome siete omosessuali, è negativo”. Occorre dirlo, io non ho sentito critiche a questo riguardo. Non è possibile guardare a una persona solo da un punto di vista, senza vedere l’intera sua situazione. Questo è molto importante per l’etica sessuale.
La stessa cosa vale per persone che vivono insieme ma si sposano più tardi, o quando vivono fedelmente insieme ma solo in un matrimonio civile. Non si può dire che la relazione è tutta negativa se la coppia è fedele e se essi aspettano o programmano la loro vita, e dopo 10 anni trovano la strada che conduce al sacramento. Se è possibile noi dobbiamo aiutare la coppia a trovare il compimento nel sacramento del matrimonio. Abbiamo discusso il problema al sinodo e molti padri sinodali condividono questa opinione. Io non ero il solo a pensarla così».
Il ruolo delle donne
nella Chiesa
Un’altra domanda riguardava il ruolo delle donne nella Chiesa, tenendo presente anche quanto ha ripetuto più volte papa Francesco. A questo riguardo, ha risposto il card. Marx, è importante «la de-clericalizzazione del potere nella Curia romana e nelle diocesi. Dobbiamo guardare al diritto canonico, e riflettere teologicamente, per vedere quali ruoli richiedono necessariamente dei preti; pertanto tutti gli altri ruoli, nel senso più ampio possibile, devono essere aperti ai laici, uomini e donne, ma specialmente alle donne. Nell’amministrazione del Vaticano non è necessario che dei chierici guidino tutte le Congregazioni, i consigli e i reparti. È un peccato che non ci siano delle donne tra i laici del Consiglio per l’Economia. Gli specialisti sono stati scelti prima che io assumessi l’incarico di coordinatore, ma cercherò delle donne che abbiano a prestare il loro servizio in questo ruolo. Per la prima volta in Vaticano, il nostro Consiglio annovera dei laici con le medesime responsabilità e gli stessi diritti dei cardinali. Forse non sembra una gran cosa, ma le grandi cose cominciano con i piccoli passi, non è vero?».
«Su questo argomento, ha proseguito, dobbiamo compiere un grande sforzo in futuro, non tanto per essere moderni o imitare il mondo, ma per capire che l’esclusione delle donne non è nello spirito del Vangelo. A volte gli sviluppi nel mondo ci offrono delle indicazioni – vox temporis vox Dei . Questi sviluppi ci mandano dei segni, i segni dei tempi. Giovanni XXIII e il concilio Vaticano dicevano che dobbiamo interpretare i segni dei tempi alla luce del Vangelo. Uno di questi riguarda i diritti delle donne, la loro emancipazione. Giovanni XXIII lo diceva oltre 50 anni fa. Noi stiamo sempre cercando di metterlo in pratica».
Ma, ha fatto notare l’intervistatore, “il progresso non è molto evidente”. Anzi, ha risposto il cardinale, «a volte è peggiorato».
Dove sta allora la difficoltà? Per tre volte, il cardinale ha risposto: «mentalità, mentalità, mentalità! E nelle decisioni di chi è responsabile. È chiaro: a decidere devono essere i vescovi. I vescovi e il papa devono iniziare questo cambiamento. Io ho partecipato spesso a seminari o a corsi per capi di azienda, e una cosa è sempre stata chiara: le scale si puliscono cominciando dall’alto, non dal basso. È la mentalità che deve cambiare. La Chiesa non è un business, ma i metodi non sono molto diversi. Dobbiamo lavorare di più in équipe, in progetti. La domanda è: chi ha le risorse per promuovere queste idee, e non: chi appartiene all’ordine clericale? Dio ci dà tutte queste persone e noi diciamo: “No, questi non è un chierico, non può assumere questo incarico, oppure, la sua idea non è così importante”. Tutto ciò non è accettabile. No, no, no».
I 500 anni
della Riforma protestante
Una domanda riguardava anche come i cattolici e i protestanti intendono ricordare i 500 anni della Riforma nel prossimo 2017, e se ci sono possibilità di una maggiore cooperazione tra le nostre chiese. «Come Chiesa cattolica, ha risposto il card. Marx, non possiamo “celebrare” questo anniversario perché non è un bene che la Chiesa sia stata divisa durante questi secoli. Ma dobbiamo risanare le nostre memorie – è un punto importante e un buon passo avanti nelle nostre relazioni. Sono stato molto contento nel costatare che in Germania i capi della chiesa protestante ritengono di non voler celebrare l’anniversario senza i cattolici. Un centinaio di anni fa, o anche solo 50, un vescovo protestante non avrebbe mai detto: “Io farò questa celebrazione solo se sono presenti i cattolici”. Perciò lo stiamo progettando. “Risanare le memorie” sarà una celebrazione fatta insieme. In Germania i capi della chiesa protestante e della chiesa cattolica compiranno anche un pellegrinaggio in Terra santa, per riandare alle nostre origini. Faremo una grande celebrazione, non di Martin Lutero, ma di Cristo, una “Festa di Cristo” per guardare avanti: qual è la nostra testimonianza oggi, che cosa possiamo fare adesso, qual è il futuro della fede cristiana e cosa possiamo compiere insieme. Questi sono i nostri progetti per dare un’impronta all’anniversario dei 500 anni».
a cura di A. Dall’Osto