Prezzi Lorenzo; Mattè Marcello
Il sinodo fatto e quello da farsi
2015/2, p. 31
Il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, risponde ad alcuni interrogativi che, maturati nell’Assemblea straordinaria (ottobre 2014), accompagnano la riflessione di questo tempo intermedio.

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Testimoni
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Intervista al card. Lorenzo Baldisseri
IL SINODO FATTOE QUELLO DA FARSI
Il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, risponde ad alcuni interrogativi che, maturati nell’Assemblea straordinaria (ottobre 2014), accompagnano la riflessione di questo tempo intermedio.
– È la prima volta di un tema (la famiglia) spalmato su due assemblee del Sinodo (2014 – 2015). Quali sono stati a suo avviso i punti forti e i punti deboli del Sinodo straordinario (5-19 ottobre 2014)?
La III Assemblea generale straordinaria dei vescovi si è conclusa nell’ottobre scorso e ora siamo nel periodo intersinodale in vista dell’Assemblea generale ordinaria del prossimo ottobre 2015. Sì, il Sinodo si dipana in due tappe, anzi vorrei dire in tre, perché papa Francesco ha ritenuto il Concistoro del febbraio 2014 la prima tappa del percorso, avendo chiesto ai cardinali di trattare il tema. Il tema del Sinodo nella sua formulazione completa è: Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione; ampiamente trattato nella III Assemblea e ha prodotto la Relatio Synodi. I punti forti di questa assise si possono identificare in primo luogo nell’impianto dottrinale sul matrimonio, fondamento della famiglia, che si sviluppa nella seconda parte del documento. Aggiungerei poi l’annuncio del vangelo della famiglia e la sottolineatura della preparazione al matrimonio in un contesto sociale completamente cambiato dai tempi della Familiaris consortio (1981). L’insistenza sullo snellimento delle procedure per la dichiarazione di nullità del matrimonio ha pure occupato uno spazio considerevole, e introduce ovviamente agli altri temi delle famiglie ferite – i matrimoni falliti con i separati, i divorziati, divorziati risposati – e le convivenze specialmente tra i giovani. Questi temi compongono la terza parte del documento.
I punti deboli? Parlerei piuttosto di cammino di rinnovamento dell’istituzione appena iniziato, che forse ha suscitato in qualcuno reazioni e confronti. Non si è trattato di poca chiarezza nello svolgersi dei lavori. Tutt’altro! La nuova metodologia, la parresia e la libertà di espressione voluta dal papa hanno permesso di realizzare una vera sinodalità e di compiere passi significativi in avanti in tutte le direzioni circa numerose tematiche sul tappeto. È stata un’occasione formidabile di rinnovamento verso il perfezionamento dell’istituzione sinodale. Questo percorso sinodale risponde realmente all’esigenza di muoversi con una nuova dinamica, adatta ai tempi di oggi e consona al cruciale tema di cui il Sinodo si occupa, quello della famiglia.
Tensioni
e convergenze
– La protesta di una parte dell’aula a favore della pubblicazione delle sintesi dei lavori di gruppo e la votazione “insufficiente” di tre numeri della Relatio Synodi sembrano essere stati momenti critici. Come li ha vissuti?
In aula si è visto molto spirito di comunione e grande rispetto per le diverse posizioni, anche se contrapposte su certe questioni. Il lavoro dei circuli minores (gruppi di studio) è stato fondamentale, prezioso, serio, ricco di contributi. Accolto l’impianto e la stesura di base della Relatio post-disceptationem, i modi o contributi sono stati inseriti puntualmente. Circa la pubblicazione delle relazioni dei gruppi di studio vi è stato un sentito scambio di opinioni, dovute al fatto che in altri sinodi passati non erano state mai pubblicate, come invece era stata sempre pubblicata la Relatio post-disceptationem, che parecchi di loro non ritenevano opportuno pubblicare. Era necessario allora chiarire cosa fare a riguardo ed è stato deciso di rendere pubbliche anche le relazioni dei circuli minores. La votazione dei paragrafi o numeri progressivi del documento è avvenuta secondo le norme statutarie. La novità sta nel fatto che il santo padre ha deciso di far pubblicare tutto e subito, anche il risultato delle votazioni, includendo i numeri che non avevano raggiunto il placet dei due terzi. A riguardo vorrei ricordare che la norma dei due terzi fu inserita negli statuti solamente una decina d’anni fa e che comunque resta intatto il principio che si debba raggiungere il consenso, o almeno la più ampia e qualificante adesione.
La famiglia
tiene
– L’intento di fondo del processo sinodale è quello di presentare la bellezza del progetto di Dio sulla famiglia. In un contesto sociale dove si moltiplicano i “modelli familiari” e si registrano critiche radicali alla famiglia la Chiesa sembra essere una delle poche “agenzie” in grado di affermarne il valore. È una convinzione diffusa fra i sinodali dei vari continenti?
L’annuncio del vangelo della famiglia è lo scopo principale di questo Sinodo. Ed è proprio la seconda parte della Relatio Synodi che se ne occupa. Si parte dall’ascolto, dal vedere le realtà concrete, dal vissuto degli uomini e delle donne nella famiglia, per poi analizzarle così come si presentano, e verificare i passi da compiere per venire incontro ai problemi, per tracciare linee pastorali adeguate ai nuovi fenomeni della società di oggi. Vi sono situazioni che debbono essere affrontate e non eluse, alcune inedite che hanno bisogno di approfondimento dottrinale e coraggio pastorale per venirne a capo, alla ricerca di soluzioni adeguate, nel rispetto della verità e nella carità. È vero che si registrano attacchi e critiche radicali alla famiglia specialmente nel mondo occidentale, e che la Chiesa è certamente in prima fila per rispondere e difendere l’istituto familiare nel suo aspetto costitutivo della società e per i cristiani la “chiesa domestica”. Vorrei però dire con chiarezza che i padri sinodali, tutti, ma specialmente quelli di altri continenti, hanno rilevato che la famiglia tiene e costituisce il fondamento e la tradizione forte del popolo. Esistono certamente problemi di cultura e di tradizioni ataviche che debbono essere considerate e valutate nel loro contesto e alla luce del vangelo, ma i cosiddetti modelli familiari propugnati da agenzie o da forti lobby internazionali non sono l’esperienza del popolo di quei continenti.
Dottrina
e pastorale
– Si registra nelle comunità cristiane un certo timore della possibile spaccatura dell’assemblea, tra chi sostiene le ragioni della dottrina e chi rileva quelle della pastorale. È un pericolo reale secondo lei?
Papa Francesco nel suo discorso conclusivo dell’Assemblea è stato chiaro dicendo che si sarebbe rattristato se non ci fossero state tentazioni, discussioni, un movimento degli spiriti, citando sant’Ignazio, se tutti fossero stati d’accordo in una falsa pace quietista. Ha poi assicurato che tutto questo si svolge cum Petro et sub Petro. Possiamo quindi stare tranquilli che non vi è alcun pericolo di possibili rotture o spaccature. Il Sinodo non è un parlamento, come il papa ha detto in altra occasione; non è un luogo di confronto per il potere o per raggiungere obiettivi mondani; è il luogo dell’incontro, dell’ascolto, del discernimento e delle decisioni cum et sub Petro, con l’assistenza dello Spirito Santo che guida la Chiesa. Gli scritti sul tema della famiglia, le tavole rotonde, i simposi sono benvenuti, anzi sono necessari affinché si approfondiscano i temi concernenti la famiglia, anche quelli più spinosi.
– L’intenzione complessiva della Relatio synodi e delle domande nei Lineamenta per il prossimo sinodo (4-25 ottobre 2015) sembra più quella di raccogliere alleati che di identificare nemici. È così?
I termini alleati e nemici esulano completamente dal vocabolario sinodale. L’intenzione del Sinodo, e di quello che ne esce da questa esperienza, è fare sinodalità nel senso ampio del termine, che vuol dire partecipazione alla vita della Chiesa secondo le funzioni e i carismi di ciascuno e delle sue istituzioni e lavorare insieme, camminare insieme in tutto quello che concerne l’evangelizzazione. La Relatio Synodi è il risultato della riflessione dei padri sinodali che hanno partecipato all’Assemblea dell’ottobre scorso ed è divenuta i Lineamenta per il Sinodo del prossimo ottobre, la seconda tappa. L’intenzione di inviare il documento con alcune domande è stato quella di coinvolgere ancora la base, le istanze interessate, conoscere le reazioni, la recezione del medesimo e chiedere un approfondimento delle tematiche, specialmente quelle più sensibili, difficili e delicate.
Invito
alla partecipazione
– L’intenzione è quella di raccogliere il più estesamente possibile i pareri e le esperienze delle comunità cristiane. Cosa consiglierebbe a un parroco per coinvolgere la sua comunità?
Non si tratta di raccogliere nuovamente le esperienze o il vissuto della gente, contributo che è già stato ricevuto con il questionario dell’anno scorso per la preparazione del Sinodo 2014. Si intende qui coinvolgere le persone, le diocesi, i parroci, le istituzioni di tutti i livelli, specialmente quelle accademiche, per ottenere riflessioni profonde e indicazioni pastorali sui temi più importati segnalati nel documento; o temi da aggiungere perché non ancora inclusi o dimenticati. Ai parroci direi di far studiare, meditare la Relatio Synodi nella propria parrocchia e rispondere alle domande che sono pertinenti alla comunità e alla vita della gente, non certo a quelle che concernono la ricerca scientifica sia in campo teologico, canonistico e delle scienze in generale. Inviando il testo alle Conferenze episcopali e agli altri organismi e persone di diritto questa Segreteria generale si è raccomandata che i temi raccolti nei Lineamenta siano trattati a 360° nelle differenti istanze.
– Sono già emerse alcune indicazione per una pastorale della famiglia che non sia solo una parte della pastorale, ma una attenzione complessiva? C’è qualche esperienza che l’ha particolarmente colpita?
Si è focalizzato molto la necessità di una maggiore conoscenza dell’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la famiglia, e allo stesso tempo l’esigenza di preparare adeguatamente i giovani al matrimonio. Non basta il corso dei fidanzati; occorre studiare un percorso di preparazione, che alcuni padri sinodali hanno assimilato ad un catecumenato, il quale comincia molto prima dell’innamoramento, perfino dall’infanzia o dall’adolescenza, quando i ragazzi cominciano a discernere e pensare al loro futuro, a quale vocazione rispondere.
Altro tema che ha avuto un’attenzione complessiva è stato quello dello snellimento delle procedure di nullità matrimoniale e quello dell’educazione cristiana nelle famiglie, sottolineando che la famiglia è “Chiesa domestica”. Lì inizia la fede cristiana e lì si deve trovare il punto di riferimento primario e determinante dell’educazione cristiana. La Chiesa amministra i sacramenti, aiuta e supplisce, inserisce la persona nella famiglia di Dio, ma sono i genitori, la famiglia come tale, che ha il compito nativo di educare alla fede i suoi membri.
Sguardoampio
– Potrebbe accennare alle correnti e alle posizioni teologiche prevalenti nel dibattito? Fra chi preferisce ampliare la via giuridica, chi privilegia la risposta pastorale (di coscienza), chi chiede un ripensamento più radicale, chi guarda alla tradizione orientale ecc.?
Potrei dire che l’estrazione universale dei componenti l’assemblea sinodale comporta la più ampia e variegata gamma di posizioni o scuole teologiche. I padri sinodali provengono da diverse scuole, continenti, culture e tradizioni. Gli orientamenti in aula circa le posizioni teologiche si possono riassumere nei seguenti. La tendenza che privilegia il carattere antropologico ed esistenziale; l’orientamento che preferisce l’aspetto e la sensibilità socio-culturale e della pietà popolare; la posizione di coloro che seguono la tradizione canonistica e scolastica. Altri ancora che sottolineano l’aspetto antropologico sacramentale e pastorale, e una buona parte di loro che si possono qualificare di orientamento trasversale. Questo significa che si sono avuti accenti diversi, proposte di confronto, talvolta audaci e coraggiose. Si è arricchito il dibattito interno e si è avuto uno spettro variegato e ampio delle tematiche, contrassegnato dalla volontà di arrivare a soluzioni condivise ed accettabili. Non sempre questo avviene, infatti tre paragrafi o numeri non hanno avuto l’approvazione richiesta di due terzi; paragrafi che trattano tematiche scottanti, complesse e molto sensibili e attinenti alla vita vissuta della gente. È da tenere presente che i padri sinodali non hanno avuto sufficiente tempo per approfondire i temi presentati in aula. Lì si sono confrontati, con il sapere e l’esperienza delle Chiese particolari che essi rappresentavano, circa il matrimonio e la famiglia, e si è trattato del primo approccio, al quale seguirà la seconda tappa del percorso sinodale con l’Assemblea del prossimo ottobre. Il periodo che ora viviamo, quello intersinodale, è il tempo opportuno, il momento importante di questo percorso sinodale. Papa Francesco vuole il coinvolgimento dei padri sinodali, dei vescovi di tutto il mondo e dei fedeli. Nel suo discorso alla conclusione del Sinodo ha detto che abbiamo davanti a noi un anno per maturare con vero discernimento sulle idee proposte e trovare le soluzioni. Il Papa è chiaro con queste parole. Non ci devono essere reticenze, “arrière pensée” o paure nel continuare il lavoro di approfondimento. La Chiesa è guidata dallo Spirito Santo.
– Il ruolo di papa Francesco è stato centrale. La sinodalità nella Chiesa sembra essere una delle sue preoccupazioni maggiori. Come la spiegherebbe e come cerca di metterla in esecuzione?
L’importanza della sinodalità per papa Francesco appare di tutta evidenza sin dall’inizio del suo pontificato, e su questo punto egli riviene spesso non solo perché è in atto il Sinodo sulla famiglia con una dinamica nuova, ma vi ritorna anche in relazione all’esercizio del primato petrino, alla missione della Chiesa, all’evangelizzazione in generale. La sinodalità la vede all’interno della Chiesa e a tutti i livelli; la indica per le diocesi, le parrocchie, le associazioni, i movimenti; ma quello che colpisce è la sua intenzione di estenderla alle confessioni cristiane, specialmente alle Chiese orientali e ortodosse, che praticano da tempo la sinodalità, in vista di un effettivo ecumenismo, i cui risvolti possono accelerare l’unità tanto desiderata dei cristiani, e voluta da Cristo. Il discorso va ancora più in là, la sinodalità riguarda anche il dialogo interreligioso, le relazioni con le religioni del mondo, con le quali ci si deve confrontare e scambiare metodi e esperienze, saperi e strategie, come patrimonio spirituale dell’umanità.
a cura di Lorenzo Prezzi – Marcello Matté