Ferrari Matteo
Una storia di alleanza
2015/2, p. 21
La Quaresima è un itinerario che la Chiesa, e in essa ogni battezzato, compie, sotto l’azione dell’Spirito, per giungere a rinnovare la sua professione di fede. Ma qual è il percorso delle cinque domeniche dell’anno B? Quali le sue tappe?

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Testimoni
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L’itinerario della Quaresima per l’anno B
UNA STORIA
DI ALLEANZA
La Quaresima è un itinerario che la Chiesa, e in essa ogni battezzato, compie, sotto l’azione dello Spirito, per giungere a rinnovare la sua professione di fede. Ma qual è il percorso delle cinque domeniche dell’anno B? Quali le sue tappe?
Per comprendere la Quaresima, occorre guardare alla sua meta: la veglia pasquale. Nella notte di Pasqua durante i riti battesimali e nella celebrazione dell’eucaristia si comprende il senso del cammino che la Chiesa ha percorso nei quaranta giorni del tempo di Quaresima. In particolare, nel testo che introduce la professione di fede della veglia, la Quaresima viene definita nel Messale Romano italiano come «cammino spirituale». La Quaresima è quindi un itinerario che la Chiesa, e in essa ogni battezzato, compie, sotto l’azione dello Spirito, per giungere a rinnovare la sua professione di fede. Ma qual è il percorso di un tale itinerario? Quali sono le sue tappe? Cosa indica la direzione da seguire in questo cammino? Si tratta del Lezionario, della parola di Dio che viene letta ogni domenica nella celebrazione dell’eucaristia. Pertanto l’itinerario non è sempre uguale, ma ha delle sfumature differenti in base al ciclo liturgico che stiamo vivendo in ogni anno. Inoltre la direzione che ci indicano i brani evangelici, non è la stessa che invece le prime letture, tratte dal Primo Testamento, ci propongono. Si tratta, quindi, di un cammino molto ricco e vario, nel quale possiamo cogliere diversi stimoli, mettendoci in ascolto della Parola.
Nel ciclo B, mentre i brani evangelici presentano principalmente il tema pasquale, la prime letture tratte dal Primo Testamento, attraversando come in ogni anno le tappe salienti della storia della salvezza, sono caratterizzate soprattutto dal tema dell’alleanza. Seguendo l’itinerario che tali letture ci fanno cogliere, possiamo vivere il tempo quaresimale, personalmente e comunitariamente, alla luce di questa tematica così centrale sia nel Primo che nel Nuovo Testamento.
«Io stabilisco
la mia alleanza con voi»
La prima alleanza che incontriamo nel cammino quaresimale è quella legata al racconto del diluvio ed a Noè (Gen 9,8-15). Una domanda che potremmo porci per comprendere la prospettiva nella quale leggere questa pagina del Libro della Genesi è la seguente: «È possibile ricominciare?». Si tratta di un quesito importante nella vita, nella quale tante volte siamo messi davanti all’esperienza del fallimento ed alla necessità di poter ricominciare a guardare avanti.
Dio ha creato tutto per la vita e la benedizione, ma, volgendo il suo sguardo sulla terra, vede che tutto è male (Gen 6,5). C’è una situazione di corruzione generale al punto che «ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male» (Gen 6,5). Di fronte a questo spettacolo troviamo il «pentimento di Dio» (Gen 6,6) e il diluvio come rimescolamento di ciò che Dio aveva separato per creare. È una distruzione e l’annientamento di tutto? Certo è anche questo, ma soprattutto nell’ottica della Genesi, siamo di fronte ad una nuova creazione che Dio opera di fronte al male dilagante. Il diluvio non è distruzione, ma creazione anche grazie al fatto che il Signore trova «un giusto», Noè (Gen 6,8). Una nuova creazione è possibile perché c’è un giusto che «trova grazia» agli occhi di Dio. E alla fine del diluvio, quando la vita ricomincia, Dio stringe una alleanza unilaterale, si impegna «da parte sua» (cf. Gen 9,9) di non tornare a distruggere l’umanità. Per questo pone un segno nel cielo, il suo arco appeso alle nubi. L’arco che è un segno di guerra, viene per sempre deposto e appeso in cielo come segno del patto che Dio ha concluso unilateralmente con l’umanità.
Allora è possibile ricominciare? Il testo della Genesi, all’inizio del tempo di Quaresima – tempo del nostro personale e comunitario ricominciamento –, afferma di sì, fondando questa certezza sull’impegno unilaterale di Dio nella ferma volontà di non distruggere la creazione uscita «bella» dalle sue mani. Anche il diluvio che potrebbe sembrare la fine di tutto, in realtà è una nuova creazione. Così possiamo leggere anche le nostre personali e comunitarie lontananze da Dio e dall’evangelo, non tanto come la fine di tutto, ma come la possibilità di una nuova creazione, resa possibile dalla presenza di un solo Giusto, che trova grazia agli occhi del Signore.
«Io ti colmerò
di benedizioni»
Nella seconda domenica di Quaresima non si parla direttamente di alleanza, ma si fa riferimento a quella stretta con Abramo attraverso il racconto del «sacrificio di Isacco», o della «prova di Abramo» (Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18). Infatti, nel testo della prima lettura di questa domenica, non si narra la stipulazione dell’alleanza con Abramo, narrata in Gen 15,1-21 e in Gen 17,1-27, ma si fa riferimento alla «discendenza numerosa», che costituisce una parte importante del contenuto dell’alleanza secondo Gen 17,2. Il medesimo testo che leggiamo in questa domenica con diversi tagli, poco felici in una narrazione così bella e intensa, lo leggeremo nella sua integralità nel contesto della veglia pasquale.
Nel contesto del cammino quaresimale, il brano del «sacrificio di Isacco» può mettere al centro principalmente due temi: la prova e l’ascolto/obbedienza. Innanzitutto, si parla di «prova» (Gen 22,1), il testo lo afferma esplicitamente. Cosa è per la Bibbia la prova? Non si tratta di ciò che spesso pensiamo noi, di qualcosa di doloroso mandato da Dio perché lo sopportiamo con rassegnazione. Nella Bibbia la prova serve per sapere. È noto il testo di Es 8,2: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto… metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore». La prova in fondo è la vita, con le sue vicende. È nella vita e per come viviamo che manifestiamo ciò che abbiamo nel cuore. Uno dei frutti importanti del cammino quaresimale è proprio questo: sapere ciò che abbiamo nel cuore e dove è il nostro cuore.
Un secondo tema è quello dell’ascolto/obbedienza. Abramo è chiamato a lasciare il suo futuro, i suoi progetti, per poter avere il futuro che Dio ha preparato per lui. Solo nell’ascolto è possibile vivere la «prova» della vita senza ripiegarsi su di sé, ma lasciando lo spazio necessario a Dio per realizzare la sua promessa. Così la Quaresima diventa il tempo privilegiato dell’ascolto della Parola. L’ascolto e l’obbedienza sono fonte di benedizione, quindi di vita (Gen 22,17). Se la «prova» rivela ciò che abbiamo nel cuore, l’«ascolto» è ciò che può sanare il nostro cuore e aprirlo ai progetti di Dio.
«Io sono
il Signore tuo Dio»
Nella terza domenica è l’alleanza del Sinai ad essere richiamata attraverso la lettura della narrazione del dono delle Dieci parole (Es 20,1-17). Non si parla di alleanza nel testo che viene proclamato, ma esso è l’inizio del documento che sancisce l’alleanza annunciata e preparata nel cap. 19 e conclusa nel cap. 25 del Libro dell’Esodo. La lettura di questo testo nel contesto dell’itinerario quaresimale ci può portare a sottolineare innanzitutto un aspetto. Il testo del decalogo inizia con l’affermazione: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione servile». Poi seguono gli impegni che vengono richiesti. Si tratta di un aspetto fondamentale per comprendere il senso dell’alleanza nella quale il Signore Dio chiede al suo popolo di entrare. Non viene prima l’osservanza e poi la liberazione, bensì il contrario. Prima Israele sperimenta il volto di un Dio che gratuitamente ascolta il suo grido nell’oppressione e si prende cura di lui, poi è chiamato ad entrare nell’alleanza con il suo Dio e a vivere di conseguenza.
Nell’itinerario spirituale della Quaresima questo sta alla base di tutto. I credenti non sono chiamati a convertirsi e a cambiare vita, per far sì che il Signore possa ritornare a compiacersi di loro. Ma, al contrario, è ricordando di essere stati sanati e liberati, tutti possiamo camminare in novità di vita. La Quaresima è quindi il tempo nel quale innanzitutto fare memoria delle meraviglie che Dio ha compiuto per noi e in particolare riscoprire il nostro battesimo, come evento fondamentale nel quale riconoscere l’amore di Dio per noi e il dono della vita nuova che ci è stato fatto gratuitamente.
«Perché aveva
compassione del suo popolo»
Con la quarta domenica di Quaresima giungiamo ad un’altra fase fondamentale della storia della salvezza: il periodo monarchico e l’esilio babilonese. La prima lettura è tratta dal Secondo Libro delle Cronache (2Cr 36,14-16.19-23), l’ultimo libro del canone ebraico, nel quale è collocato tra gli scritti. Si tratta di una contemplazione della storia nella quale Dio con premura non ha mai mancato di mandare i suoi profeti a richiamare il popolo alla conversione. È una lunga storia di instancabile premura alla quale sembra rimandare Gesù quando racconta la parabola dei vignaioli omicidi. In questa storia possiamo vedere quindi anche la storia di Gesù.
L’alleanza a cui si fa riferimento in questo momento è quella con Davide. Il Signore non viene meno alla sua fedeltà nemmeno davanti alla continua trasgressione da parte dei discendenti della stirpe davidica. Addirittura egli si serve, come strumento di liberazione, di un re straniero, di Ciro. Qui emerge come la fedeltà di Dio alla sua Parola non possa essere distrutta da nessun tipo di trasgressione da parte degli uomini e delle donne. Dio è sempre fedele e al suo amore non viene mai meno. Le vie di questa fedeltà, a volte, percorrono tracciati che noi non ci saremmo mai aspettati.
Nell’itinerario quaresimale questa lettura mette al centro innanzitutto la fedeltà di Dio che non disdegna nessun mezzo pur di venirci incontro e di rinnovare il patto con noi. Questa continua disponibilità di Dio è un altro fondamento della conversione e della possibilità di rinnovare la nostra vita.
«Porrò la mia Torah
nel loro cuore»
Infine, nella quinta domenica di Quaresima, l’ultima prima della Domenica delle Palme e della Passione del Signore, con la quale inizia la Settimana Santa, troviamo la profezia di Geremia sull’alleanza che viene definita «nuova» (Ger 31,31-34). Con questa lettura il nostro sguardo non è più proiettato al passato, al rinnovamento dell’alleanza che Dio ha sempre operato in favore del suo popolo e dell’umanità in momenti ben precisi e in interventi di salvezza particolari, ma al futuro. L’alleanza è «nuova» non perché abbia destinatari differenti da quelli passati, né una Torah diversa, ma perché l’alleanza di Dio è sempre nuova, sempre rinnovabile. In questo ci riallacciamo alla lettura della domenica precedente nella quale abbiamo sottolineato la fedeltà di Dio. È l’esperienza del peccato da parte umana (Ger 31,34) che rende necessaria un’alleanza rinnovata, che comprende il perdono di Dio. Con questa lettura il nostro sguardo si apre al futuro e giunge fino a noi, fino al cammino quaresimale che siamo percorrendo.
«In memoria
di me»
Anche nel contesto della veglia pasquale ritroveremo l’espressione «nuova alleanza», nella celebrazione dell’eucaristia e, in particolare, nel racconto, della cena. Siamo al culmine del nostro cammino quaresimale e lì, ricordando i gesti che il Signore ci ha lasciato per custodire la sua memoria viva in mezzo a noi, comprendiamo, alla luce delle tappe che abbiamo percorso durante la Quaresima, il senso della sua e nostra Pasqua. Con i gesti e le parole dell’ultima cena Gesù interpreta il dono della sua vita sulla croce come «nuova alleanza», come rinnovamento dell’alleanza con il Signore. In lui, celebrando la sua memoria, anche per noi l’alleanza diventa nuova e possiamo camminare in novità di vita. È questo il senso per noi della celebrazione della Pasqua e di ogni eucaristia.
Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli