Galimberti Laura
Otto sfide per la vita consacrata
2015/2, p. 5
Riflessioni emerse al convegno promosso da CISM e USMI “Con Papa Francesco verso le periferie della storia, cuore della Chiesa”. Vi hanno partecipato religiosi e religiose di diversi Istituti impegnati nella solidarietà.

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Nuovi itinerari di Carità
OTTO SFIDE
PER LA VITA RELIGIOSA
Riflessioni emerse al convegno promosso da CISM e USMI “Con Papa Francesco verso le periferie della storia, cuore della Chiesa”. Vi hanno partecipato religiosi e religiose di diversi Istituti impegnati nella solidarietà.
Anno 2014: nuove e avvincenti sfide attendono la vita consacrata. Se ne è parlato al convegno promosso da CISM e USMI, svoltosi a Roma dal 4 al 6 dicembre, sui nuovi itinerari di Carità, alla presenza di 300 religiosi e religiose di diversi Istituti impegnati nella solidarietà. Otto le sfide emerse, a partire dai preziosi contenuti offerti dai relatori. Tra le principali, ritrovare il coraggio di rinnovare una società senza desideri, lo stile della missione in “uscita” incontro all'uomo sofferente, il ritorno ad un discernimento personale e comunitario per difendere l'uomo, fratello in Cristo; ancora un'alleanza effettiva e affettiva tra vita consacrata e familiare, un'opportunità quella del volontariato e del servizio civile a cui ridare un'anima, una presenza nuova nel mondo della comunicazione per comunicare “Altro” e moltiplicare la Speranza. E tutto con lo stile di Maria.
1. Una società senza desideri. Consacrati: sotterrare il talento ricevuto o trafficarlo? De Rita: “Riscoprire l'antica sobrietà e dirlo alla comunità”
Mancanza di desideri: è il dott. Giuseppe De Rita, presidente del Censis, a parlarne. «Siamo di fronte a una complessiva caduta delle aspettative, più drammatica delle sacche di povertà, che sono controllabili. Una società che non ha aspettative si siede, rinuncia a sperare ed è più pericolosa di un gruppo di famiglie che non arriva a fine mese. Milioni di persone non si muovono. Mettono da parte i soldi, spesso anche cash». Analogo il comportamento delle imprese.
Le conseguenze sono impressionanti. «Una società senza aspettative diventa focolaio di egoismi, narcisismi, cinismi a tutti i livelli». Il problema si manifesta in particolare a livello della comunicazione moderna che De Rita non ha esitato a definire “in gran parte masturbatoria”, massificante e distorcente, centrata sull’ego che spegne il desiderio. Da qui il disagio, perché produce una popolazione passiva senza speranza; una popolazione in cui la forbice delle diseguaglianze si allarga sempre di più e nel tempo genera tensioni sociali gravi.
Anche la vita religiosa vive forti difficoltà: la diminuzione delle vocazioni e l’invecchiamento, i problemi economici , le sfide dell’internazionalità e della globalizzazione, le insidie del relativismo, l’emarginazione e l’irrilevanza sociale. «Urgono nuove idee – sottolinea don Wladimiro Bogoni, referente CISM per l'Area Solidarietà – opere/segno e nuovi modi di essere servizio, in aiuto a chi è senza speranza. Si ha forse paura di pronunciare la parola “riforma”, ma forse è l’unica che può trascinare concetti, progetti in grado di interrompere i cortocircuiti della nostra società Italiana».
«È la chiamata ad abbracciare l’orizzonte della speranza – sottolinea Madre Viviana Ballarin, consigliera USG e già presidente USMI – a non nascondere il talento per paura, per metterlo al sicuro, ma di investire con coraggio il dono ricevuto, i diversi carismi, certi che la speranza non si fonda sui numeri o sulle opere, ma su Colui nel quale abbiamo posto la nostra fiducia (cfr 2 Tm 1,12). Questo permetterà alla vita consacrata di continuare a scrivere una grande storia nel futuro», recuperando, come sottolineato da De Rita «la società all'antica sobrietà e ricordandolo non al singolo ma alla comunità».
2. Recuperare l'unica metodologia: “Uscire da sé e andare incontro a chi soffre”. Mons. Bregantini: “lasciarsi evangelizzare dai giovani”
Tornare alla memoria del primo amore, generatore di carismi missionari. È mons. Giancarlo Bregantini – Arcivescovo di Campobasso-Boiano e Presidente della Commissione CEI Problemi Sociali e Lavoro, Giustizia e Pace e salvaguardia del Creato – che invita a farlo. «Ogni carisma è nato da un incontro e l’incontro genera la capacità di leggere e interpretare la realtà con quella compassione che spinge irresistibilmente ad una azione evangelizzatrice. Chi lungo i secoli ha cambiato le società? Uomini e donne a volte semplici, senza mezzi umani e senza poteri, ma santi,che si sono lasciati incontrare dall’amore trasformante di Dio».
«Una metodologia da recuperare – sottolinea don Bogoni – con tutta la forza del nostro dramma odierno. Le comunità, chiamate a rinnovarsi e cambiare lo stile piuttosto “seduto” e accidioso, troveranno nell’ascolto e nella lettura della realtà nella quale vivono “provocazioni” da raccogliere e sulle quali fare discernimento».
Un invito a lasciarsi evangelizzare, in particolare dai giovani, che vivono situazioni di precarietà. «Sono loro, quelli che oggi san Francesco abbraccerebbe al posto del lebbroso» ha evidenziato Bregantini. «Se avremo il coraggio di stare con loro, in mezzo a loro scopriremo che sono loro ad insegnarci a vivere, rigenerando i nostri voti». Il voto di obbedienza come capacità di ascoltare la realtà; capacità di empatia e compassione. Capacità di uscire. Il voto di povertà come capacità di capire che al povero non si dà, ma si restituisce quello che gli corrisponde; capacità di quella sobrietà antica che non accumula o mette al sicuro, ma trova la sua gioia nel condividere. Il voto di castità infine come capacità di gratuità e di amare le persone per quello che sono perché le relazioni, come afferma Papa Francesco, valgono più delle azioni.
Lasciarsi evangelizzare per apprendere e coltivare il gusto della giustizia sociale, vivere la fraternità con lo sguardo profetico di Elia che “nella piccola nube, che appare nel cielo, sa riconoscere la presenza amabile di Dio che non abbandona il suo popolo ma sempre lo benedice”.
3. Una Comunità in uscita, forte di un autentico discernimento comunitario
P. Lorenzo Prezzi: “Fare sintesi tra vocazione e missione per difendere insieme l'uomo comune, fratello in Cristo”
La testimonianza profetica: è l'urgente chiamata rivolta ai consacrati. «Coraggio, rischiate di sbagliare, ma rischiate, spalancate le porte e fate qualcosa lì dove la vita vi sta chiamando perché preferisco una vita consacrata che viene giudicata per quello che sta facendo piuttosto che una vita consacrata malata a forza di stare al chiuso. Siate testimoni di un modo diverso di fare, di vivere, di agire. Svegliate il mondo! Siate profeti!». Così Papa Francesco ai consacrati. «Una profezia – ha sottolineato p. Lorenzo Prezzi, direttore di “Testimoni” e “Settimana” – da ricercare nella profonda sintesi tra vocazione e missione, frutto di sapiente discernimento personale e comunitario, che diviene allora impegno e difesa insieme per l'uomo comune, fratello in Cristo”.
4. Una nuova alleanza tra Vita consacrata e familiareLa sfida di Mons. Rocchetta “Effettiva e affettiva collaborazione”
«Due forme di vita che oggi rimangono purtroppo ancora parallele con la perdita di ricchezza e di grazia in entrambi i lati». A sottolinearlo è mons. Carlo Rocchetta, da 11 anni responsabile della Casa della Tenerezza a Perugia. Due parabole dello stesso Amore.
«Entrambe le vocazioni sono indispensabili» ha sottolineato. «Gli sposi indicano l'amore unico di Dio per ciascuno, i consacrati quello universale. Una vocazione svela l'altra e per l'altra è luce. Reciprocità che è invito alla testimonianza della fedeltà per entrambe ed esige sacrificio, mortificazione, rinnegamento». E, guardando alla Chiesa in uscita che va verso le periferie, chiamata ad essere comunione, popolo di Dio, che riscopre il primato dell'evangelizzazione, accoglie e accompagna, riscoprendo la povertà, Rocchetta indica nella rivoluzione della tenerezza una delle chiavi del cambiamento. «Il volto della Chiesa deve essere misericordia e tenerezza insieme, per riscoprire il pathos contro ogni freddezza. È importante oggi portare avanti questa spiritualità, che ci sorprende e nasce dallo stupore dell'essere amati». Evangelizzare la famiglia quindi con nuove forme di interazione con la vita consacrata e per entrambi promuovere una coscienza critica per una cultura della tenerezza fatta di accoglienza, convivialità e dono. Una pastorale vocazionale fatta insieme, dove si testimoni e si annunci la bellezza e la forza della Chiesa comunione di carismi, famiglia di Dio.
5. Ridare un'anima a volontariato e servizio civile Don Colmegna, “Sia espressione di gratuità, responsabilità sociale e fraternità”
«Non ong!». Dalla riflessione sul volontariato e servizio civile proposta da don Virginio Colmegna, responsabile della Casa della Carità di Milano, voluta dal card. Carlo Maria Martini, l’appello ai consacrati a saper ascoltare il gemito del mondo, stare e cogliere con un colpo d’occhio ciò di cui c’è bisogno. «Volontariato e servizio civile – ha sottolineato nel suo intervento - possono essere itinerari possibili per noi, ma devono significare innanzitutto espressione della gratuità, della responsabilità sociale, nella quale immettere la grande domanda di fraternità». Da qui la sfida per i consacrati: coltivare lo sguardo d'insieme sulle situazioni della comunità, recuperare la profezia, ritrovare una coscienza critica per inquietare la coscienza moderna, interrogare la politica, per una sussidiarietà realmente partecipata».E per far questo e non scoraggiarsi «recuperare la connessione tra contemplazione e accoglienza e mettersi insieme, inventare nuove progettualità, scoprire un nuovo modo di produzione cooperativo e non competitivo». Un grande sforzo culturale che «non ci vede rinchiusi in noi stessi ma capace di parlare alla società nella sua complessità. Rivendichiamo insieme – ha concluso – una visione diversa dell'economia a partire dalla povertà. La povertà affratella e – ricorda citando don Tonino Bello – poveri si diventa, dopo lunghe fatiche ed estenuanti esercizi». «È ormai tempo di uscire insieme – sottolinea Madre Ballarin – condividere e distribuire piuttosto che conservare, condividere la speranza operosa segno di una carità che trabocca, nutre il desiderio e muove a trafficare i talenti. La gratuità apre le domande di senso. È tempo di rinnovare la fiducia nella provvidenza come stile di vita».
6. Vita religiosa: quei cambiamenti che interpellano
Mons. Carballo “Ritrovare lo stato di invenzione per indicare l'alternativa
In un mondo che cambia anche il volto della vita religiosa non è esente. Lo afferma un osservatorio importante quale il dicastero per la vita consacrata, riunito recentemente nell'assemblea plenaria. «Il centro della vita religiosa si sta spostando dall’Europa e dall’America verso l’Asia e l’Africa». Affermazione che ha il sapore di una rivoluzione copernicana facendo intuire che i fondamenti e l’essenziale della vita consacrata necessariamente saranno vissuti in maniera diversa da come sono stati vissuti fino ad oggi. «È una sfida che può preoccupare – sottolinea Madre Ballarin – ma l’inculturazione del Vangelo passa anche attraverso l’inculturazione dei carismi e noi vogliamo accogliere la sfida di accompagnare e di vivere insieme ai nostri fratelli e sorelle questo processo di trasformazione. Ciò che conta non è conoscere dove arriveremo, ma uscire forse nelle intemperie, camminare e proiettarci in avanti». Sulla scorta delle linee emerse dalla Plenaria della Congregazione per gli istituti di Vita Consacrata, illustrate da mons. Josè Rodriguez Carballo, Segretario CIVCSVA, è importante che i consacrati rivisitino le strutture di vita comunitaria – sempre più multiculturali – per discernere le periferie, ripensino la formazione, permanente, perché sia sempre più incisiva, e il governo perché divenga più partecipato, per ritrovare lo stato di "invenzione" originario, mettendo al centro la Parola che rinnova sequela e profezia, «accende il cuore verso i progetti di Dio e nella fraternità indica il modello alternativo da proporre».
7. Comunicare “Altro”, per moltiplicare la Speranza.Forte, Cacciari, Lombardi: “la rivoluzione comunicativa di papa Francesco”
Comunicare: termine risuonato ripetutamente durante il convegno. Una sfida avvincente, in cui il Pontefice è esempio da seguire e imitare, come esposto nella tavola rotonda su “il nuovo lessico di papa Francesco e la sua rivoluzione comunicativa”. «Semplicità, sobrietà e la forza di un vocabolario nuovo» gli elementi messi in risalto da mons. Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto. Il prof. Cacciari sottolinea lo stile comunicativo, quel «confabulare con il secolo non per regnare ma per conquistare nello Spirito». Ma si chiede «in un secolo caratterizzato da una radicale incapacità di ascolto, il linguaggio della misericordia diverrà prima o poi quello dello scontro?». Sette le parole messe in evidenza, per cogliere la spiritualità di papa Francesco, dal suo portavoce p. Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede: uscita, camminare, ascoltare lasciarsi stupire, incontro, servire, includere, custodire. E nel convegno circola anche una proposta concreta, provocatoria per CISM e USMI per concretizzare un comunicare “ALTRO”, uscire insieme in rete per raggiungere le periferie, raccontando storie, testimonianze, opere, per rivoluzionare il pensiero dell'opinione pubblica e moltiplicare la Speranza.
8. Rivoluzionare il welfare, per promuovere nuova umanitàVecchiato: “Un welfare da rigenerare con la fraternità, per moltiplicare e condividere”
Il Welfare italiano è fallimentare perché essenzialmente orientato da una logica che trasforma la solidarietà in deficit di responsabilità e separa la carità dalla giustizia. È l'analisi condivisa dal dott. Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Emanuela Zancan, da 50 anni impegnata in proposte i formazione, studi, ricerche e proposte a servizio delle persone. «Siamo di fronte ad un mar Rosso moderno, che interpella e invita ad andare oltre l'emergenza, la classificazione dei problemi e l'organizzazione delle prestazioni». Le risorse non bastano per definizione, se i talenti non vengono messi a rendimento e a rigenerazione. Questa la sfida per i religiosi chiamati, come in passato, ad affrontare le contraddizioni, dando nuovo vigore alle proprie opere di carità sparse per il territorio italiano. Puntare su nuovi ambienti e comunità in grado di generare nuova vita, “nuove gemme” per un cambiamento sociale più “umano”; rigenerare a nuova vita le opere già in atto. Superare il welfare attuale, andando oltre, investendo sullo spezzare il pane, nella fraternità e chiedendo anche agli aiutati di rigenerare le risorse a loro disposizione.
Dal Card. Pietro Parolin, nell'omelia della celebrazione eucaristica conclusiva, l'incoraggiamento ad uscire «senza timore nelle periferie che attendono l'annuncio di Cristo e la solidarietà attiva».
E a conclusione del convegno una provocazione: «Chiesa e vita consacrata sono chiamate innanzitutto ad essere ogni giorno più sorella, sposa e madre». In un convegno dai relatori maschili e platea essenzialmente femminile, risuona l'invito raccolto da Madre Ballarin: «La donna ricorda all’uomo di ogni tempo di non avere paura della tenerezza – sottolinea – che è misericordia, perdono, pace, salvezza. Il grembo femminile è fatto per accogliere, lasciando cadere difese, barriere, pregiudizi, valutazioni affrettate, per allargarsi, aprirsi, contenere, donare. Ma per fare questo deve avere il coraggio di lasciarsi amare perché è l’amore accolto che suscita vita e genera il dono».
Laura Galimberti