Brevi dal mondo
2015/12, p. 35
Svezia, Betania, Roma
SVEZIA
Contemplativa oltre il Circolo Polare Artico
Per fare certe scelte nella vita, a volte ci vuole un po’ di “santa follia”. Ma quando uno si sente chiamato da Dio, niente è impossibile. È il caso di due suore svedesi, che alla ricerca di un luogo dove vivere una vita contemplativa, nel silenzio e in preghiera, sono andate a stabilirsi nel piccolo sconosciuto villaggio di Lannavaara, nel nord della Svezia, in Lapponia, a 250 chilometri oltre il Circolo Polare Artico, dove le temperature invernali viaggiano oltre i 30 gradi sottozero e dove per sette mesi all’anno domina incontrastato il buio. Sono sr. Amada Mobergh e sr. Karla. Presto se ne unirà una terza, una norvegese.
Come è maturata questa vocazione? Sr. Amada racconta: «Sono una convertita, cresciuta a Stoccolma in una vita estremamente secolarizzata. Quando ho trovato Gesù ho anche scoperto la mia vocazione». Nei trent'anni vissuti nel Regno Unito, nella congregazione delle Missionarie della carità, il desiderio di una vita più contemplativa diventa irresistibile. Ma dovevo capire se quel desiderio fosse volontà di Dio, un capriccio, una tentazione».
Così passa un mese a visitare quattro monasteri del sud della Svezia per capire come muoversi, "senza soldi, né casa, senza conoscere più niente". Per quelle casualità che la religiosa chiama "miracoli", arriva una telefonata dal profondo nord proprio alla fine di quel soggiorno: c'era una casa in affitto. «Le sorelle mi diedero i soldi per il treno e partii subito per il nord». La casa in realtà si rivelò non adatta. Dopo qualche mese scorsero la vecchia scuola di Lannavaara, «immersa nella natura più selvaggia», perfetta, inutilizzata da anni, costosa. «Ci siamo trasferite lì, anche se non avevamo i soldi per comprarla; abbiamo lavorato giorno e notte per renderla vivibile. Un giorno è passato un signore della Norvegia, entusiasta della nostra esperienza, perché non si era mai sentito parlare di un monastero così al nord». E dopo poche settimane è arrivata la cifra esatta per comprare la scuola.
Silenzio, solitudine, preghiera scandiscono le giornate di Amada e Karla. «Preghiamo insieme e poi al pasto serale ci parliamo. La mia sofferenza è vedere che in Svezia non ci sono sacramenti, c'è povertà spirituale, lontananza da Dio e dalla Chiesa». E questo è il senso della vita qui al monastero San Giuseppe: «pregare e offrire la vita a Dio, seguendo l'esempio di Maria, per la conversione delle anime, soprattutto degli scandinavi e la Chiesa cattolica in Svezia». Oltre alla preghiera ci sono il lavoro e l'accoglienza. Sr. Karla è straordinaria nello scolpire il legno; le suore coltivano e vendono anche erbe aromatiche e candele. «Non usciamo mai», ma la notizia che lì abitano due suore gira di bocca in bocca. Solo per il primo Natale a Lannavaara «abbiamo fatto dei piccoli presepi e siamo passate in ogni casa del villaggio per regalarli e far vedere che siamo esseri umani, cristiani». L'accoglienza è stata ottima e adesso sono le persone che vanno al monastero, per bere un caffè, pregare, meditare la Parola. Un altro grande dono di Dio è il prete inglese che vive sei mesi l'anno nel monastero. Quando lui non c'è, viene un sacerdote della parrocchia a celebrare l'eucaristia, oppure sono le suore ad andare là: 430 chilometri di strada. "D'inverno è molto buio, ghiacciato, c'è neve, vento e renne, daini, ogni genere di animali ti attraversa la strada. È molto rischioso, ma ti abitui. Devi solo pregare e andare".
Il 1° maggio 2015 le suore hanno ottenuto il riconoscimento diocesano come "Congregazione degli Agnelli di Maria". Ora il loro desiderio è di rendere la vecchia scuola un vero e proprio monastero. Un architetto inglese ha regalato il progetto e il Comune l'ha approvato. Un nuovo miracolo arriverà.
BETANIA
Comboniane a fianco di un popolo che resiste
Sr. Alicias Vacas Moro, è una comboniana a cui il 5 giugno scorso, a Verona, il vice-presidente di Pax Christi Italia, Sergio Paronetto, ha consegnato il premio “Ponti non muri 2015”. È un premio che vuole essere un riconoscimento a tutte le missionarie comboniane di Betania (Gerusalemme) in quanto “donne a fianco di un popolo che resiste”. Sr. Alicia ha vissuto sette anni a Betania, ora si trova a Verona dove presta il suo servizio alle suore anziane. In un’intervista, come si può leggere in retesicomoro.it, racconta la loro storia di resistenza in Terra Santa, a un sistema folle che costringe dei bambini per andare a scuola di essere letteralmente lanciati dai genitori attraverso una finestrella di un muro alto 8 metri, ed essere ripresi dall'altra parte dalle suore. Dalle braccia di mamma e papà alle braccia delle maestre. Il luogo dove si trovano le comboniane, ha affermato sr. Alicia, «vive le ferite più gravi e purulente, con muri, filo spinato, reticolati, montagne di detriti, fossati, a tenere ben separati due popoli, alimentando l'odio reciproco». Ma, ha aggiunto, bisogna continuare a lavorare per abbattere quei muri, «fare breccia, per lasciar passare la mano».
Sia lei che le sue consorelle non si sono fermate, sono andate oltre quella barriera di cemento, che a Betania gira attorno alla loro scuola materna. Ma come fare breccia? «Disegnando alberi sul muro, proprio là dove i soldati gli alberi li hanno tagliati. Non è la stessa cosa: non profumano e non ci si può arrampicare, ma è il simbolo di una comunità che non si arrende, a cominciare dai più piccoli, quelli che per primi “entreranno nel Regno dei cieli”». All'inizio c'era un punto di passaggio, poi nel 2009 c'è stata la chiusura definitiva.
«Siamo state separate dai nostri bambini, dalle case dei cristiani, dalla chiesa di Lazzaro, Marta e Maria, che era il senso della nostra presenza lì», spiega suor Alicia. «In un solo giorno, senza muoverci, abbiamo cambiato Stato. Eravamo sotto l'Autorità Palestinese, oggi siamo un quartiere arabo di Gerusalemme, sotto Israele, con tutto quello che ha comportato anche dal punto di vista dei servizi: la rete, i rifiuti, gli allacciamenti, tutto cambiato. Betania non è più il luogo “romantico” dove Gesù incontrava i suoi amici, è una delle tante frontiere dalle quali passa il muro di separazione, un modo per accaparrarsi la terra palestinese». Ma ancora una volta le suore non si sono arrese. Hanno preso in affitto dai francescani un appartamento dalla parte palestinese e hanno ricominciato. In Israele resta la casa di spiritualità, con l'asilo (frequentato dai bambini palestinesi israeliani), l'accoglienza ai pellegrini e l'assistenza alla cura pastorale. Di là c'è la battaglia più dura; si lavora per la tutela dei diritti umani e si lotta contro l'ingiustizia che abbatte le tende dei beduini, li lascia privi di scuole, ospedali e qualsiasi infrastruttura di base.
Le Comboniane hanno anche denunciato una rete di traffico di esseri umani, che attraverso il Sinai arrivavano sfiniti a Tel Aviv. «Avevano le gambe bucherellate dai proiettili, ustioni, segni di tortura, le donne chiedevano di abortire i figli della violenza».
«Ci siamo chieste come restare cristiane in questa realtà di conflitto, in una situazione costante di violenza, come restare una presenza di riconciliazione. Il rischio è lasciarsi prendere dalla rabbia, dalla disperazione. Devi fare i salti mortali, ma è molto, molto arricchente. Questo mosaico di popoli, culture, tradizioni, religioni, ti allarga il cuore».
ROMA
Convegno delle Famiglie carismatiche
“In quest’Anno della Vita Consacrata sarà opportuno che ogni famiglia carismatica ricordi i suoi inizi e il suo sviluppo storico, per ringraziare Dio che ha offerto alla Chiesa così tanti doni che la rendono bella e attrezzata per ogni opera buona (cfr Lumen gentium, 12). Raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldare l’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri”.
Sollecitati da questo invito di Papa Francesco (Lettera Apostolica alle Consacrate e ai Consacrati, 21.11.2014), 155 responsabili di una cinquantina di Famiglie carismatiche e 68 Congregazioni si sono riuniti il 6 e 7 novembre presso la curia generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane per un convegno dal tema: Famiglie Carismatiche in dialogo nell’anno della vita consacrata. Con il sostegno delle Unioni dei Superiori e Superiore generali (USG - UISG), il breve convegno ha avuto come obiettivi:·1. conoscere di più le Famiglie Carismatiche; 2. sensibilizzare alla comunione e alla collaborazione;·3. agire con più significatività nell’evangelizzazione secondo i propri carismi. La prima relazione di base e di motivazione Le Famiglie Carismatiche nel contesto della comunione e della missione ecclesiale” è stata affidata al p. Fabio Ciardi, omi. Grande esperto di teologia dei carismi, P. Ciardi ha osservato che il nuovo rapporto religiosi-laici è un frutto maturato nel clima del dopo concilio Vaticano II. All’interno di questo rapporto è andato sempre più consolidandosi e strutturandosi il concetto e la realtà di Famiglie Carismatiche che comprendono sia varie forme di vita consacrata e sia varie forme di associazione di laici che condividono il carisma e non solo da “collaboratori” ma da “condiscepoli”. “Il concetto di «Famiglia» spirituale o carismatica – ha affermato – si fonda sul riconoscimento che il carisma del fondatore trova incarnazione non solo nella consacrazione religiosa, ma anche in altri modi di vivere la vita cristiana e questo crea legami profondi tra tutti coloro che sentono animata la propria vita dallo stesso carisma”. L’altra relazione è stata tenuta dalla prof.ssa Donatella Acerbi, Presidente dell’Unione dell’Apostolato Cattolico, sul tema Promuovere la conoscenza, la sensibilizzazione e la crescita delle Famiglie carismatiche nella Chiesa: le sfide più importanti viste da una laica.
Sono state successivamente presentate la Famiglia Orionina da don Flavio Peloso, e la Famiglia Pavoniana da p. Lorenzo Agosti. La ricchezza e l’interesse dello scambio avvenuto nei due giorni di convegno ha portato i convenuti a invocare che simili esperienze possano continuare. Dal dialogo nei gruppi sono venute indicazioni per dare continuità e dinamismo al coordinamento delle Famiglie Carismatiche. P. Fabio Ciardi ha proposto un simposio di tutte le Famiglie Carismatiche nell'Anno della Misericordia, con due giorni insieme nell'Aula Paolo VI. (Fonte: donorione.org, 07/11/2015)
ROMA
Incontro dei religiosi Fratelli
"Siamo tutti Fratelli" è lo slogan che ha riunito nel pomeriggio del sabato, 24 ottobre, nella Casa Generalizia dei Fratelli delle Scuole Cristiane, in via Aurelia 476, Roma, 130 religiosi di 20 Congregazioni maschili.
L’incontro si è collocato nel contesto dell’Anno della Vita Consacrata e ha riunito le Congregazioni del Fratelli che si dedicano soprattutto all’insegnamento, alla salute e alle missioni.
Hanno accompagnato questo incontro la Congregazione per gli Istituti di Vita Religiosa e Società di Vita Apostolica, nella persona del sottosegretario p. Sebastiano Pacciolla e l’Unione dei Superiori Generali attraverso il loro Segretario Generale, p. David Glenday.
Il filo conduttore del discorso è stato lo stesso che sta guidando la celebrazione di questo Anno della Vita Consacrata: "Guardare il passato con gratitudine, vivere il presente con passione e abbracciare il futuro con speranza”.
A cura di padre dall’Osto