Pontara Pederiva Maria Teresa
Gli 800 anni dei Domenicani
2015/12, p. 27
Si è aperto ufficialmente il 7 novembre scorso (fino al 21 gennaio 2017) il Giubileo dell’Ordo Praedicatorum per l’8° centenario dalla fondazione di san Domenico di Guzman a Tolosa nel 1215 (prima Bolla di approvazione dell’Ordine da parte di papa Onorio III il 22 dicembre 1216).

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Intervista a p. Timothy Radcliffe
GLI 800 ANNI
DEi DOMENICANi
Si è aperto ufficialmente il 7 novembre scorso (fino al 21 gennaio 2017) il Giubileo dell’Ordo Praedicatorum per l’8° centenario dalla fondazione di san Domenico di Guzman a Tolosa nel 1215 (prima Bolla di approvazione dell’Ordine da parte di papa Onorio III il 22 dicembre 1216).
L’invito del Maestro generale, fr. Bruno Cadoré, nella sua Lettera a tutto l’Ordine dell’autunno scorso, è quello di «tornare alle origini», sottolineando altresì il legame straordinario e inatteso: un Giubileo di un Ordine religioso antico che si intreccia strettamente con quello della Misericordia voluto da papa Francesco. «Una felice coincidenza che per noi significa una speciale chiamata a rinnovare il nostro ministero della Parola innestato nella missione specifica della Chiesa», tanto da essere sempre di più i «predicatori della Misericordia».
Un decennio
di preparazione
Il tema Inviati a predicare il Vangelo era stato scelto due anni fa, nel corso del Capitolo generale svoltosi dal 22 luglio all’8 agosto 2013 a Trogir in Croazia, una regione fortemente segnata dalla presenza dei Frati predicatori fin dal XIII secolo, ma è da un decennio che i Domenicani si preparano all’evento con una serie di iniziative volte a comprendere sempre meglio il ruolo dell’Ordine nel mondo contemporaneo, la conferma della scelta della vita comunitaria e della robusta formazione culturale e teologica dei suoi membri insieme alla scelta missionaria verso i poveri della terra.
«Come fratelli e sorelle ci sentiamo sfidati in prima persona – scrive il Maestro dalla Casa generalizia di Santa Sabina a Roma – in quanto, fin dal momento del nostro ingresso nell’Ordine con la solenne professione religiosa, chiediamo «la misericordia di Dio e dei fratelli» ed è proprio la misericordia del Padre che Domenico ha annunciato presente in mezzo agli uomini (come quando ha deciso di vendere i suoi libri, mentre c’erano uomini che morivano di fame).
Non si contano i domenicani che hanno lasciato il segno nella storia della Chiesa e nella cultura: dal Beato Angelico a sant’Alberto Magno e santa Caterina da Siena, da san Tommaso d’Aquino fino ai teologi del Concilio come Congar, Chenu e De Lubac o al teologo che ha giocato un ruolo significativo all’ultimo Sinodo come l’arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn o l’inglese Timothy Radcliffe, già Maestro dell’Ordine e oggi uno dei conferenzieri più richiesti e tra gli autori cattolici più letti al mondo (l’ultimo libro pubblicato è Parole di oggi. Un orientamento alla luce della Parola, pp. 176, Queriniana 2014).
A colloquio
con il p. Radcliffe
Raggiunto nel suo convento dei Blackfriars a Oxford (al rientro dal suo ultimo viaggio in Asia), ha risposto molto volentieri alle domande di Testimoni:
800 anni di vita dell’Ordine fondato da san Domenico: come può un carisma vivere così a lungo?Il carisma dell'Ordine è quello di predicare il Vangelo, e questo continuerà fino a quando giungerà a pienezza il Regno di Dio, anche se Dio non ha promesso che l'Ordine domenicano durerà così a lungo! La predicazione assume nuove forme in ogni epoca. Nei primi anni c'era molta predicazione in spazi pubblici, e poi lezioni e dispute nelle Università. Nel XVI secolo, ci fu una grande espansione della predicazione missionaria, sia nelle Americhe, e mi riferisco a religiosi come Bartolomeo Las Casas, sia in Asia. Oggi gran parte della nostra predicazione avviene on-line, veicolata dal web attraverso i social media, ma coesistono anche forme più tradizionali. Forse un giorno andremo anche a predicare nello spazio!
Come collegare il carisma della predicazione con la nuova evangelizzazione della Chiesa cattolica oggi?La predicazione oggi, soprattutto nell’Occidente laico, comporta che dobbiamo cominciare con l'ascolto. Dobbiamo imparare il linguaggio dei giovani, e capire anche quello che essi sentono e vivono. Il predicatore autorevole è colui che accetta l'autorità dell'esperienza dei suoi ascoltatori. La grande sfida è proprio quella di catturare l'immaginazione dei giovani. Non dobbiamo cercare di svendere il cristianesimo come una scelta facile di comodo. Cristo ha dato la sua vita per noi, e quindi cerchiamo di dare la nostra vita fino in fondo. I giovani hanno più probabilità di entusiasmarsi quando chiediamo loro la totalità!
Come valuta la performance dell’Anno dedicato alla vita consacrata?
Ho partecipato a molte conferenze nel corso di quest'anno e nutro davvero una nuova speranza. In molte sedi ho avuto modo di incontrare splendidi giovani, uomini e donne, che abbracciano la vita religiosa. Si vede che non è ancora finita! È accaduto talvolta che alcune comunità siano state lacerate in passato dalle divisioni tra conservatori e progressisti. Ma penso anche che molte comunità religiose si stiano lasciando alle spalle quelle vecchie divisioni, e che molte di quelle ferite siano ora in via di guarigione. È una cosa straordinaria avere oggi un papa che è un religioso e che ci infonde nuova fiducia nella nostra vocazione.
Che cosa ne pensa dell’attuale crisi della vita religiosa?
Le crisi sono benvenute se le viviamo nella fede. La più grande crisi nella vita della Chiesa è stata forse l'Ultima Cena, quando i discepoli cominciarono ad abbandonare Gesù, eppure proprio quel momento è diventato il nostro sacramento della speranza. È infatti attraverso crisi che noi possiamo crescere e diventare adulti. La nascita, lo svezzamento, l’uscire dalla famiglia d’origine, la morte: si tratta sempre di momenti di crisi, ma che ci stanno dando vita! In questo momento difficile in cui le vocazioni sono ai minimi termini non dobbiamo solo cercare di sopravvivere. Perché mai dovremmo essere un Ordine o una congregazione che tira avanti solo per pura sopravvivenza? Proviamo piuttosto a volgere la nostra missione a condividere le crisi del nostro popolo, invece di soffermarsi costantemente sulle nostre difficoltà: solo allora vivremo per davvero!
Qual è la valutazione della sua vita come frate domenicano?
Non cerco di valutare la mia vita da domenicano: questa è nelle mani di Cristo, e so bene che lui è un giudice misericordioso. Mi limito a dire che ho conosciuto una grande felicità nell'Ordine. Del resto come potremmo mai predicare la Buona Notizia se fossimo infelici? A volte mi sono comportato da stupido e ho commesso anche sbagli, ma sono sempre stato riconoscente per la comprensione e la misericordia dei miei fratelli. Quando si pronuncia la professione solenne come domenicano, si implora “la misericordia di Dio e la vostra” (dei fratelli) e questa viene sempre concessa.
Cosa pensa del ruolo delle suore (e delle donne in generale) nella vita della Chiesa cattolica?Questa è una grande domanda! Spesso ho incontrato comunità di suore nei luoghi più difficili del mondo. Di recente mi sono recato a Baghdad e posso dire che mi ha riempito di gioia il lavoro delle nostre sorelle, e anche dei nostri fratelli. Le religiose spesso vivono in luoghi di frontiera, e danno una testimonianza straordinaria del Vangelo.
La sfida più grande allora è questa: come può la Chiesa assegnare una voce forte alle donne all’interno del processo decisionale? Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, papa Francesco dà un suggerimento per una via d'uscita, là dove scrive:
Le rivendicazioni dei legittimi diritti delle donne, a partire dalla ferma convinzione che uomini e donne hanno la medesima dignità, pongono alla Chiesa domande profonde che la sfidano e che non si possono superficialmente eludere. Il sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo Sposo che si consegna nell’Eucaristia, è una questione che non si pone in discussione, ma può diventare motivo di particolare conflitto se si identifica troppo la potestà sacramentale con il potere. Non bisogna dimenticare che quando parliamo di potestà sacerdotale « ci troviamo nell’ambito della funzione, non della dignità e della santità ». Il sacerdozio ministeriale è uno dei mezzi che Gesù utilizza al servizio del suo popolo, ma la grande dignità viene dal Battesimo, che è accessibile a tutti. La configurazione del sacerdote con Cristo Capo – vale a dire, come fonte principale della grazia – non implica un’esaltazione che lo collochi in cima a tutto il resto. Nella Chiesa le funzioni « non danno luogo alla superiorità degli uni sugli altri ». Di fatto, una donna, Maria, è più importante dei vescovi. Anche quando la funzione del sacerdozio ministeriale si considera “gerarchica”, occorre tenere ben presente che « è ordinata totalmente alla santità delle membra di Cristo ». Sua chiave e suo fulcro non è il potere inteso come dominio, ma la potestà di amministrare il sacramento dell’Eucaristia; da qui deriva la sua autorità, che è sempre un servizio al popolo. Qui si presenta una grande sfida per i pastori e per i teologi, che potrebbero aiutare a meglio riconoscere ciò che questo implica rispetto al possibile ruolo della donna lì dove si prendono decisioni importanti, nei diversi ambiti della Chiesa” (EG 104).
Questo suggerisce che forse oggi abbiamo bisogno di un rapporto più flessibile tra il coordinamento e la giurisdizione all’interno della Chiesa, in modo che le donne possano essere abilitate anche nel processo decisionale.
Sappiamo che ha incontrato papa Francesco: cosa ne pensa di lui?
Io penso che lui sia a dir poco meraviglioso! Ci invita a diventare cristiani adulti, che ascoltano il Signore nel silenzio e nella preghiera, e hanno il coraggio di andare dove lo Spirito ci guida.
Durante l’Anno giubilare sono già in calendario numerosi eventi internazionali, tra i quali è da segnalare il percorso Word (la Parola) ritmato sulla Lectio divina e pubblicato quotidianamente sul sito web dell’Ordine nelle tre lingue ufficiali domenicane, spagnolo, inglese e francese (www.op.org).
E Bologna, luogo della morte e sepoltura di san Domenico (1221), sarà la sede del prossimo Capitolo generale nel 2016.
a cura di Maria Teresa Pontara Pederiva