Pontara Pederiva Maria Teresa
Reazioni di vescovi agli atti terroristici di Parigi
2015/12, p. 13
“Non è immaginabile una religione senza responsabilità”, ha detto il card. Schönborn il 19 novembre nell’incontro con i responsabili del KAICIID, il Centro internazionale per il Dialogo interreligioso e la pace che ha sede a Vienna, (sorto nel 2011 per volontà del re arabo Abdallah Abdul Aziz e Benedetto XVI). “In molte religioni, crediamo che al termine della nostra esistenza terrena dovremo render conto della nostra vita, un giudizio su quello che abbiamo fatto. Dobbiamo allora vivere con responsabilità, sempre rivolta al bene comune”.

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Reazioni di vescovi agli atti terroristici di Parigi
"Non è immaginabile una religione senza responsabilità", ha detto il card. Schönborn il 19 novembre nell’incontro con i responsabili del KAICIID, il Centro internazionale per il Dialogo interreligioso e la pace che ha sede a Vienna, (sorto nel 2011 per volontà del re arabo Abdallah Abdul Aziz e Benedetto XVI). "In molte religioni, crediamo che al termine della nostra esistenza terrena dovremo render conto della nostra vita, un giudizio su quello che abbiamo fatto. Dobbiamo allora vivere con responsabilità, sempre rivolta al bene comune”.
"Sono convinto che non saremo giudicati sulla nostra religione bensì: cosa hai fatto per la giustizia nel mondo? Per gli affamati, i rifugiati, i poveri, i bisognosi? Cosa avete fatto per le esigenze ecologiche del pianeta? È su questa responsabilità comune che dobbiamo non solo parlare, ma lavorare insieme". E in riferimento all’attacco a Parigi: “Questo non è il modo di affrontare i problemi. L'umanità è una sola famiglia: il dialogo è necessario, dobbiamo sempre confrontarci gli uni con gli altri".
L’intervento dell’arcivescovo di Vienna fa parte di una lunga serie di valutazioni a caldo, dichiarazioni congiunte e appelli al dialogo espressi dai vescovi europei e non solo, in particolare dal Medio Oriente, dove il sacrificio di vite umane è realtà quotidiana.
Se il cordoglio è unanime, gli accenti sono diversificati.
“I miei pensieri e le mie preghiere vanno alle vittime, ai loro familiari, alle forze dell’ordine, agli operatori sanitari e ai nostri governanti sui quali pesa una responsabilità pesantissima – ha scritto il presidente della conferenza episcopale di Francia, l’arcivescovo di Marsiglia George Pontier – in queste ore difficili, riponiamo in loro la nostra fiducia. Invito tutti i cattolici francesi, in particolare domenica, a farsi, con la loro preghiera, le loro parole e i loro gesti, costruttori di pace, di unità e testimoni della Speranza. Lo sappiamo bene: il male non avrà l’ultima parola”.
Qualche ora prima, nel cuore della notte, il segretario generale della Conferenza episcopale francese, monsignor Oliveir Ribadeau Dumas, aveva pubblicato due tweet a caldo:“Dobbiamo restare uniti di fronte a coloro che vogliono farci paura e distruggere la nostra vita L’orrore ci colpisce tutti”.
Incredulità, sgomento e costernazione caratterizzano le dichiarazioni dei loro confratelli europei, impegnati da tempo in un’azione di sensibilizzazione delle coscienze sulla necessità di un’accoglienza dei sempre più numerosi che bussano alle porte del nostro ricco continente.
Il card. Nichols Vincent, arcivescovo di Westminster alla guida della Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles, nel suo messaggio alla comunità francese presente a Londra e all’arcivescovo di Parigi, card. André Vingt-Trois, esprimeva subito all’indomani il suo “orrore per gli eventi di questa notte a Parigi. Questi omicidi sono da condannare fermamente. L’uccisione casuale e brutale di persone innocenti è un crimine che grida al cielo”. A ruota il presidente della Conferenza episcopale svizzera, mons. Markus Büchel, vescovo di San Gallo: “Sono profondamente scosso per il bagno di sangue che ha avuto luogo a Parigi. Questa ondata di violenza, alimentata dall’odio, è un attacco all’Europa intera. Dobbiamo seguire il cammino di Cristo, la via della pace e della non violenza. Faccio appello a tutte le persone, a prescindere dalla loro fede e religione, d’impegnarsi attivamente per la pace”.
E “un fronte unito contro la minaccia terroristica” è l’auspicio di padre Patrick H. Daly, segretario generale della Comece, che invita le istituzioni europee a riconoscere che “oggi le minacce oltrepassano i confini nazionali”.
Sulla stessa linea mons. André-Joseph Léonard, ancora per poche settimane arcivescovo di Bruxelles-Malines che rimarca come “ad essere colpite sono la democrazia e la libertà in tutto l’Occidente, coscienti però che le tragedie che si verificano nei nostri Paesi sono conseguenza dei conflitti che hanno origine altrove”.
È su questo che si concentrano gli Ordinari cattolici di Terra Santa: “È ora che il mondo si levi unito contro il terrorismo per giungere alle sue radici che affondano nei sentimenti di oppressione, odio, fanatismo e la mancanza di educazione e cultura”.
“Le nazioni che non accettano i valori della pluralità religiosa si isolano dalla comunità internazionale e si chiudono alla cultura dell’incontro” scrivono “dall’altro capo del mondo”, l’arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz e presidente della Conferenza episcopale argentina, mons. José María Arancedo, insieme al segretario generale, mons. Carlos Humberto Malfa.
Intervenendo con un’analisi puntuale al Congresso ecumenico internazionale a Schwabisch Gmund, nei pressi di Stoccarda, il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani e il dialogo interreligioso, ha definito l’ISIS “una organizzazione terroristica satanica" in quanto, oltre a perseguitare i cristiani, yazidi ed ebrei, in Medio Oriente, attacca anche i musulmani che non supportano la sua ideologia”.
Maria Teresa Pontara Pederiva