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Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, ha
affermato il papa, si disorienta, perde il senso. Se li
assume, invece, sa essere all’altezza della sua missione.
I tratti che deve fare suoi sono: umiltà, disinteresse,
beatitudine. Cinque sono le vie da percorrere.
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Una vita a lavare, rammendare, ricuperare, risparmiare, quella di suor Emilia, la
quale viveva nella sua comunità di “Umili Serve del Signore” che onoravano il loro
nome nell’anonimato più completo tra pentole e attrezzi di cucina, permettendo ai
Padri di preparare alla vita centinaia di ragazzi a dir poco poveri.
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Firenze 2015 partecipa
e facilita un mutamento nel «corpo» delle Chiese
locali già avviato per sollecitazioni convergenti. Sia interne,
come la ridefinizione delle parrocchie, la riforma
dell’iniziazione cristiana, il rinnovamento delle forme
della radicalità cristiana (religiosi, eremiti, monaci, ordo
virginum ecc.), sia esterne, come l’essere minoranza,
la secolarizzazione dell’ethos, i processi migratori,
le forze della globalizzazione ecc.
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Collegialità, libertà di parola, attenzione ai processi di
inculturazione, anche a quelli più complessi. Il sinodo dei
vescovi che si è da poco concluso, ha visto all’opera
«pastori che hanno i piedi ben piantati sulla terra e non
vivono sulla luna». È questo il bilancio redatto, in questa
intervista, dal segretario speciale mons. Bruno Forte.
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L’ampio dibattito che ha caratterizzato il percorso
sinodale, ha visto attiva la Chiesa italiana, che ha
riscontrato numerose conferme di esperienze e di
contenuti da tempo elaborati. Così si è espresso mons.
Solmi, nell’intervista che segue.
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Enfasi sull’autorità del vescovo per la porzione di popolo
a lui affidata e, contemporaneamente, consolidamento
dello “stile sinodale” – vero e proprio ritornello al
Convegno di Firenze – nella guida della Chiesa, universale
e particolare.
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“Non è immaginabile una religione senza responsabilità”,
ha detto il card. Schönborn il 19 novembre
nell’incontro con i responsabili del KAICIID,
il Centro internazionale per il Dialogo interreligioso e
la pace che ha sede a Vienna, (sorto nel 2011 per volontà
del re arabo Abdallah Abdul Aziz e Benedetto
XVI). “In molte religioni, crediamo che al termine della
nostra esistenza terrena dovremo
render conto della nostra vita, un
giudizio su quello che abbiamo fatto.
Dobbiamo allora vivere con responsabilità,
sempre rivolta al bene
comune”.
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Le mezze parole, i silenzi, le paure, le ambiguità sono
all’origine dell’atteggiamento dei paesi del Golfo di fronte
all’emergere dell’Isis e del fenomeno del terrorismo.
Anche le divisioni al loro interno impediscono di
assumere una posizione più chiara e decisa.
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È morto il 24 ottobre il vescovo slovacco Ján Korec.
Gesuita, ordinato prete e vescovo clandestinamente,
animatore della chiesa sotterranea e prigioniero per quasi
tre lustri nelle carceri comuniste dell’allora
Cecoslovacchia.
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Siamo veramente uomini e donne che attendono e
sperano? Cosa speriamo, cosa attendiamo? E al ritorno
del Signore crediamo veramente? Si tratta di domande
fondamentali per vivere l’Avvento.
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Alla luce anche degli insegnamenti del Magistero di papa
Francesco, (Evangelii gaudium e Laudato si’), sono state
indicate le linee orientative per la gestione dei beni e i
percorsi per concretizzare uno stile evangelico di servizio
e di povertà proprio ad un istituto.
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La vita consacrata in Africa può trovare un solido
fondamento sui valori insiti nella sua cultura, come il
senso della presenza di Dio, la dignità della vita di ogni
persona, la vita comunitaria e la giustizia verso i più
deboli. Ma ha anche varie sfide da affrontare.
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Si è aperto ufficialmente il 7 novembre scorso (fino al 21
gennaio 2017) il Giubileo dell’Ordo Praedicatorum per l’8°
centenario dalla fondazione di san Domenico di Guzman a
Tolosa nel 1215 (prima Bolla di approvazione dell’Ordine
da parte di papa Onorio III il 22 dicembre 1216).
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Figli nel Figlio, la santità come dono; fratelli per vivere da
figli, la santità come impegno. Una riflessione “francescana”
sulla vita fraterna alla luce dell’Anno Santo della
Misericordia.
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Dove c’è gioia, la vita germina, fiorisce e fruttifica
diventando dono per tutti. Se la vita consacrata vuole
riscoprirsi nella sua autenticità deve tornare alle fonti, alle
sue radici, alla sorgente viva della gioia che è Gesù Cristo.
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Uno dei dettagli più cari alla tradizione cristiana del Natale è la mangiatoia,
luogo dove Maria depose il figlio appena partorito (Lc 2,7).
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Il Giubileo: un tempo di grazia per esaminare quanto in noi, sul piano
individuale e comunitario, nella nostra storia e nel nostro operato non
esprime misericordia o non la esprime sufficientemente come il nostro
normale modo di essere.