Dall'Osto Antonio
Donne teologhe in Asia
2015/11, p. 10
L’emergere del ruolo delle donne nel campo della riflessione teologica e biblica è un fatto abbastanza recente nella Chiesa. Dopo secoli di esclusivismo maschile, oggi è una realtà diffusa e consolidata un po’ dappertutto, nei vari continenti. In Asia il fenomeno ha cominciato a svilupparsi a partire dal 1980. La riflessione, come scrive sulla rivista dei comboniani delle Filippine, World mission ( settembre 2015), Shalini Mulackal, presidente dell’associazione teologica dell’India, ha avuto come primo oggetto di studio il contesto di violenza e oppressione delle donne nel continente e nei rispettivi paesi. Le donne teologhe hanno preso coscienza che questa forma di oppressione derivava dalle culture patriarcali diffuse nel continente, rafforzate poi dal cristianesimo e dal colonialismo.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
Donne teologhe in Asia
L’emergere del ruolo delle donne nel campo della riflessione teologica e biblica è un fatto abbastanza recente nella Chiesa. Dopo secoli di esclusivismo maschile, oggi è una realtà diffusa e consolidata un po’ dappertutto, nei vari continenti.
In Asia il fenomeno ha cominciato a svilupparsi a partire dal 1980. La riflessione, come scrive sulla rivista dei comboniani delle Filippine, World mission ( settembre 2015), Shalini Mulackal, presidente dell’associazione teologica dell’India, ha avuto come primo oggetto di studio il contesto di violenza e oppressione delle donne nel continente e nei rispettivi paesi. Le donne teologhe hanno preso coscienza che questa forma di oppressione derivava dalle culture patriarcali diffuse nel continente, rafforzate poi dal cristianesimo e dal colonialismo.
La loro riflessione si è perciò articolata anzitutto attorno all’immagine che viene trasmessa di Dio a partire dalla loro esperienza di sofferenza, discriminazione ed esclusione. Un momento molto importante per questa riflessione fu la consultazione tenuta a Manila nel novembre del 1985 sul tema Liberazione totale nella prospettiva delle donne asiatiche. Tra il 1992 e il 1994 le donne teologhe, specialmente membri della EATWOT, tennero vari incontri per riflettere sugli aspetti della teologia relativi alla violenza sulle donne. I temi principali su cui fissarono la loro attenzione furono: 1) l’immagine di Dio e la cristologia; 2) il matrimonio e la sessualità; 3) l’ecclesiologia e il ministero; 4) la missione; 5) la teologia morale e la spiritualità.
Secondo le teologhe, l’immagine più dannosa per le donne asiatiche è quella di un Dio maschio, guerriero, Assoluto-Altro che se ne sta lassù in cielo, Padre geloso che chiede il sacrificio del suo Figlio in espiazione dei peccati. Queste convinzioni, osserva Mulackal, furono usate per legittimare l’abuso sui bambini e favorire un “atteggiamento vittimale” nelle donne. Altrettanto si può dire dell’immagine di Gesù agnello sacrificale che ha indotto le donne a seguire la via della “vittima innocente”.
Le teologhe si resero conto che bisognava ricostruire le immagini dinamiche di un Dio datore della vita, compassionevole e liberatore, di un Dio cosmico che abbraccia l’intera creazione, lo spazio e il tempo.
È in questo contesto che esse trovano gli elementi di liberazione presenti nelle tradizioni asiatiche quali formidabili risorse per riscrivere la storia biblica. Per esempio, Padma Gallup reinterpreta l’immagine di Dio della Genesi in termini presi dall’immagine popolare di Arthanreesvara della tradizione indù, immagine che è l’espressione della divinità maschile e femminile. Essa afferma che “se la divinità ha creato gli esseri umani a sua immagine, allora deve essere insieme maschio e femmina, uno accanto all’altra, un tutt’uno non dualistico”.
Per quanto riguarda Gesù, egli è colui che si è schierato dalla loro parte, le ha risanate dalla loro condizione perduta. Gesù rivela un Dio che non giustifica l’ingiustizia, ma che anzi vi si oppone e indica una nuova società in cui la sofferenza ingiusta è vinta.
Le teologhe recentemente hanno cominciato anche ad appropriarsi della Bibbia e a interpretarla dal loro punto di vista. Per esempio, la figura di Maria, a loro modo di vedere, è stata male interpretata. Oggi esse vedono Maria del Vangelo come una donna di fede e di intelligenza, gentile e attenta, decisa e responsabile, e insieme una donna di profonda compassione e anche di grande coraggio, capace di prendere iniziative e di compiere grandi sacrifici, desiderosa di rischiare per attuare la parola e la volontà di Dio.
Inoltre, avvertono l’esistenza di altre distorsioni ogni volta che la Bibbia è interpretata esclusivamente dal punto di vista maschile. Per questo sentono il bisogno di rileggerla in chiave femminile in modo che sia gli uomini che le donne possano godere del suo messaggio di liberazione.
Un altro aspetto importante preso in considerazione riguarda la riflessione teologica e l’interpretazione biblica in rapporto alla missione evangelizzatrice della Chiesa e il suo compito pastorale. L’evangelizzazione costituisce la missione centrale della Chiesa. Essa presenta la bontà amorevole di Dio che si china su ogni persona e ha cura dell’intera creazione. Secondo papa Francesco, evangelizzare vuol dire rendere presente il regno di Dio nel mondo. Considerando la particolare situazione di oppressione delle donne in Asia, le teologhe avvertono di avere un ruolo significativo nella trasformazione della società mediante la promozione della giustizia specialmente per quelle che soffrono.
Le teologhe dell’Asia, sottolinea Mulackal, presentano, in linea generale, una comprensione globale della salvezza. Secondo Felix Wilfred, ciò «significa benessere dell’intera persona senz’alcuna dicotomia tra corpo e anima, e il benessere di tutti senza distinzione di appartenenza di casta, classe o religione. Muoversi verso la salvezza significa andare incontro a una liberazione progressiva da tutto ciò che tarpa, corrode o nega la vita in qualsiasi forma».
Le teologhe sentono di avere una responsabilità particolare nell’aiutare le donne ferite e spezzate per camminare verso la pienezza e il benessere. Questo implica il duplice compito dell’inculturazione e della liberazione. Perciò si rende necessaria anche una critica della cultura. Esistono infatti delle culture e delle religioni che sono oppressive, disumanizzanti, specialmente per le donne. Per questa ragione le teologhe si impegnano in una seria analisi della cultura e della religione locale per scoprire, da una parte, gli aspetti che promuovono la vita e la liberazione e, dall’altra, quelli locali e alienanti. Inoltre, sentono di dover cooperare al risveglio di una consapevolezza nelle donne e aiutarle a resistere a tutto ciò che è oppressivo nella loro cultura e religione.
In che modo possono attuare questa trasformazione? Le teologhe coreane lo dimostrano con il loro modo di fare teologia. Esse cominciano prima di tutto con l’ascoltare le storie di oppressione delle donne; in secondo luogo, analizzano le strutture che provocano questa situazione ingiusta; terzo, riflettendo sulla situazione alla luce della fede e, infine, promovendo varie iniziative per cambiare la situazione di oppressione.
Naturalmente sentono il bisogno di collaborare con gli altri movimenti secolari che combattono per la giustizia, l’uguaglianza e la liberazione. Inoltre, avvertono la necessità di esplorare nuovi ministeri con e in nome delle donne che hanno bisogno di sostegno, difesa, della loro presenza, solidarietà e amicizia. In questo modo esse mostrano la cura e l’attenzione della Chiesa per tutte quelle donne che sono vittime in vari modi.
In conclusione, si può dire che le donne asiatiche non sono ancora libere all’inizio del secolo 21°. Sono vittime di numerose forme di oppressione. Da quando le donne hanno cominciato a fare teologia a partire dalla loro prospettiva, esse hanno iniziato anche a combattere i molti elementi patriarcali e religiosi presenti nelle loro culture, e oppressivi delle donne. Una teologia e un’interpretazione biblica del genere può promuovere le donne e aiutarle a uscire dalle situazioni di oppressione e dalle usanze che negano la vita. «Portando pienezza e benessere nella vita delle donne oppresse, conclude Shalini Mulackal, le teologhe contribuiscono alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Stando accanto alle donne vittime nelle varie situazioni esse rendono concreti l’interesse e l’attenzione della Chiesa».