Religiosità popolare, teologia e liberazione
2015/10, p. 46
Secondo il teologo Lucio Gera (1924-2012) «la pastorale della Chiesa parte dal popolo stesso e dalla sua situazione nei riguardi di Dio, secondo una lettura credente dei segni dei tempi». In una pastorale popolare, l’interesse per la religiosità popolare deve rimanere legato alle restanti aspirazioni umane di quel popolo.
NOVITA’ LIBRARIA
religiosità popolare
teologia e liberazione
La Chiesa deve incarnare la sua fede nella cultura dei popoli, ossia «i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, gli indirizzi di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita» di un popolo (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, n.19). Per questo deve evangelizzare le culture: «Ciò che importa è evangelizzare - non in maniera decorativa, come una vernice superficiale - ma vitalmente, in profondità e fino alle loro stesse radici la cultura e le culture dell'uomo» (Evangelii nuntiandi, n.20).
Nel suo totale inserimento in seno all'umanità, la Chiesa si adegua alla legge dell'incarnazione. «Incarnazione» è quel rapporto della Chiesa con i popoli e con gli uomini, attraverso il quale essa «favorisce e accoglie tutta la dovizia di capacità e consuetudini dei popoli, in quanto sono buone, e accogliendole le purifica, le consolida ed eleva» (Lumen gentium, n.13)
Teologia del popolo
Secondo il teologo Lucio Gera (1924-2012) «la pastorale della Chiesa parte dal popolo stesso e dalla sua situazione nei riguardi di Dio, secondo una lettura credente dei segni dei tempi». In una pastorale popolare, l'interesse per la religiosità popolare deve rimanere legato alle restanti aspirazioni umane di quel popolo.
Autore del libro, uscito in nuova edizione con prefazione di Alberto Melloni e postfazione del gesuita Juan Carlos Scannone, Lucio Gera è stato il più importante maestro di teologia di papa Francesco. Quanto l’arcivescovo Bergoglio lo abbia stimato risulta anche solo dal fatto che egli lo fece seppellire nella cripta vescovile della cattedrale di Buenos Aires, per onorarlo come padre della teologia argentina. Lucio Gera prese parte, insieme a Gustavo Gutiérrez, considerato il padre della teologia della liberazione, e con altri, alla conferenza di Petrópolis, convocata nel 1964 dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e ritenuta l’ora di nascita della teologia della liberazione. In questa conferenza, Gera tenne una relazione su «Il significato del messaggio cristiano nel contesto di povertà e oppressione». Esso vuole porsi in ascolto della saggezza popolare. Alla religiosità del popolo compete un valore elevato. Naturalmente questa teologia del popolo non passa sotto silenzio i contrasti sociali esistenti, ma non è guidata dall’idea della lotta di classe, bensì dal pensiero dell’armonia, della pace e della riconciliazione. La «teologia del pueblo» è una sintesi originalissima tra la ferma opzione per i poveri - emersa a Medellín, sulla scia del Concilio Vaticano II - e la rivalutazione della pietà e spiritualità popolare, incarnata dalla cultura latinoamericana, e per questo, strumento di un’evangelizzazione inculturata. Lo stesso Benedetto XVI disse ad Aparecida che la pietà popolare è uno dei grandi tesori dell'America Latina.
Chiesa e religiosità
del popolo
La Chiesa, per la sua cattolicità, è orientata a tutti gli uomini. Tuttavia, la fede non può essere normalmente ricevuta e conservata da tutti, dalle grandi masse e dalle maggioranze, se non è mediata dalla stessa cultura di coloro ai quali viene annunciata. La sostanza della cultura è la religione. La fede cristiana, pertanto, deve incarnarsi nella religione del popolo. Come le religioni hanno bisogno di Cristo e della fede cristiana per essere sanate e redente, analogamente la fede cristiana esige la religione come punto di inserimento e modo per potersi esprimere umanamente.
Un popolo raccoglie ed esprime le sue vive esperienze religiose e culturali in un insieme simbolico coerente. Tale sistema simbolico presuppone certamente una rappresentazione intelligente della realtà ed è espressione di una coscienza e di un desiderio di partecipazione al mistero dell'essere e della vita. Attraverso i suoi simboli che, oltre a essere rappresentati, sono messi in atto (riti, feste, costumi), un popolo trova il suo posto spirituale nel contesto del mondo e, con il suo mondo culturale, si colloca nell'ambito del divino e del trascendente. L'evangelizzazione deve arrivare a questo nucleo simbolico, religioso-culturale di un popolo, mentre la Chiesa vi deve impiantare la fede.
L’evangelizzazione
è liberazione
La liberazione di un popolo è parte costitutiva dell’evangelizzazione, il cui concetto si è ampliato e approfondito da Medellín a Puebla, passando per la Evangelii nuntiandi del beato Paolo VI, fino alla «nuova evangelizzazione» proposta da san Giovanni Paolo II. Il culmine di questo processo è la recente Evangelii gaudium di papa Francesco. Non si tratta di ridurre l'evangelizzazione alla liberazione umana, né viceversa, ma si tratta dell'unica missione della Chiesa, cioè dell'evangelizzazione che include oggettivamente la liberazione, basata sull'unificazione di tutto l'uomo e di tutti gli uomini. Gera parla di «evangelizzazione liberatrice» che articola Parola e Sacramenti, senza separarli dalla promozione umana nell’ambito dei valori temporali.
Anna Maria Gellini