Sono ancora viva
2015/10, p. 39
Viviamo l’ottobre missionario in un momento storico particolarmente difficile. Fame,
guerre, povertà, assenza di diritti, persecuzione religiosa sono le cause che spingono
uomini, donne e bambini a lasciare le loro terre, in condizioni disumane. Non possiamo
assistere, inerti e senza voce, alle tragedie che si consumano attorno a noi.
VOCE DELLO SPIRITO
sono ancora viva
Viviamo l’ottobre missionario in un momento storico particolarmente difficile. Fame, guerre, povertà, assenza di diritti, persecuzione religiosa sono le cause che spingono uomini, donne e bambini a lasciare le loro terre, in condizioni disumane. Non possiamo assistere, inerti e senza voce, alle tragedie che si consumano attorno a noi.
Mi chiamo Naomi Baki, non ho ancora 30 anni e, dal febbraio 2011, sto ricostruendo la mia vita in Francia, a Soissons, con mia figlia che ha 13 anni. Sono di nuovo libera di praticare la religione che ho scelto, sono felice di sentirmi cristiana e di poterlo dichiarare pubblicamente. Questa libertà ha per me un significato che va oltre la mia fede: mi consente di ritrovare una continuità con la storia delle mie origini nel Sudan del Sud e con gli insegnamenti dei miei genitori. Questa libertà mi dà gioia, mi dà forza nella vita quotidiana, mi aiuta a crescere mia figlia in una religione che, ormai, è anche la sua. Nel mio vagabondare, che è durato dieci anni a partire dall'ottobre 1999 - avevo appena 14 anni quando sono fuggita per sempre - ho tratto coraggio dalla fede in Dio che, fra alti e bassi, mi ha segretamente guidata: inscindibile qual era dalle parole dei miei genitori e da quella chiesa che rivedevo, a due passi dalla nostra casa di Raja, la chiesetta dove mio padre, cattolico militante e alto funzionario del ministero dell'Istruzione, si recava ogni mattina alle sei prima di andare al lavoro.
Ero diventata la schiava di un congolese abietto che, dapprima, mi ha gentilmente soccorsa durante la fuga, poi mi ha violentata, picchiata e obbligata a convertirmi all'islam, per poi vendermi quale convertita nei suk e nelle moschee del Sudan del Nord prima di trascinarmi altrove per continuare a guadagnare. Dopo di allora ho vagato da Khartum all'Arabia Saudita, poi in Yemen e in Siria e, infine, in Grecia, privata di ogni mio diritto di cittadina e di cristiana. Neppure in Grecia ero riconosciuta come cristiana poiché ero cattolica. Ho compiuto 15, poi 16, poi 17 anni e mi sono ritrovata con una bambina fra le braccia, una bambina che amavo, l'unica famiglia che mi restasse. Era figlia del congolese che, alla sua nascita, era fuggito, ma è stato meglio così.
In Sudan, per strada la gente m'insultava perché non indossavo il velo. A scuola, la stessa che mio padre aveva diretto a sudovest della città ma ormai diventata musulmana, i professori mi trattavano malissimo, m'insultavano perché conoscevano l'impegno politico di mio padre e perché non ero musulmana, facendo pressione affinché lo diventassi. Anche i compagni di classe mi prendevano in giro: in maggior parte musulmani, mi trattavano come una ritardata. Le ragazze, a loro volta, mi tormentavano perché non avevo subito l'asportazione del clitoride e pensavano che non fossi normale, dicevano che non ero «matura» e che non sarei mai diventata una donna. Dovevo essere l'unica in quella condizione, poiché alcune compagne, che pure sapevo cattoliche, approvavano l'opinione dei musulmani e andavano ripetendomi che l'escissione era una tradizione del nostro paese e le tradizioni andavano rispettate.
Ancora oggi la violenza regna ovunque, circola poco amore, mentre prevalgono l'indifferenza e persino l'odio. Penso che il cristianesimo potrebbe fare del bene a quel paese straziato. I cristiani possono aiutare le tribù a instaurare un dialogo fra loro, ad ascoltarsi, a collaborare più e meglio, a perdonarsi vicendevolmente le violenze passate. Potrebbero, inoltre, aiutare gli abitanti a perdonare i musulmani del Nord, poiché non tutti costoro hanno desiderato il male per il Sudan del Sud. (Testimonianza raccolta da Marie Taurand, psicanalista)
J.Michel di Falco, T. Radcliffe, A. Riccardi
da Il libro nero della condizione dei cristiani nel mondo
Mondadori, Milano 2014