Pontara Pederiva Maria Teresa
Ristabilita la fiducia, si volta pagina
2015/10, p. 25
L’assemblea si è svolta in un clima ben diverso dalle precedenti, su cui gravava la sofferta vicenda dell’inchiesta vaticana. «Il mandato della CDF, ha dichiarato la presidente uscente sr. Holland, ci ha rubato un sacco di tempo; adesso si ricomincia con la nostra missione, con l’occhio rivolto alla recente enciclica Laudato Si’».

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Testimoni
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Assemblea della LCWR a Houston
RISTABILITA LA FIDUCIA
SI VOLTA PAGINA
L’assemblea si è svolta in un clima ben diverso dalle precedenti, su cui gravava la sofferta vicenda dell’inchiesta vaticana. «Il mandato della CDF, ha dichiarato la presidente uscente sr. Holland, ci ha rubato un sacco di tempo; adesso si ricomincia con la nostra missione, con l’occhio rivolto alla recente enciclica Laudato Si’».
Nella scorsa primavera qualcuna l’aveva definita “la fine di un incubo”, di certo si è trattato di un sollievo per tutte (e non questione da poco) la conclusione positiva della vicenda che vedeva le suore statunitensi opposte al Vaticano dopo quella sorta di commissariamento della Leadership Conference of Women Religious (LCWR) avvenuta a seguito della comunicazione della CDF nel 2012.
Che i riflettori siano ormai spenti e il sipario sia definitivamente calato sulla vicenda dal mese di aprile all’indomani dell’indizione del Giubileo della Misericordia (cf Testimoni n. 5/2015), lo dimostra la recente Assemblea plenaria annuale delle superiore religiose aderenti alla LCWR che si è tenuta quest’anno a Houston, in Texas, a metà agosto sul tema “Sorprese e illuminate dalla gioia, come dare risposte alle seti del mondo” che ha registrato una copertura mediatica, anche fra le testate cattoliche, ridotta davvero al minimo. Quasi a dire, per volere stesso delle suore: “lasciateci continuare la nostra missione”.
Presenti circa 900 religiose dell’organismo che raccoglie circa 1400 superiore in rappresentanza dell’80% delle 51.600 suore degli Stati Uniti, l’Assemblea si è articolata, come da tradizione, nell’arco di un’intera settimana fra relazioni d’aula, lavori di gruppo e preghiera. Dal comunicato finale e dai testi delle relazioni inserite sul sito alla conclusione si potrebbe definire, come dicono oltreoceano, “business as usual”, tutto come da copione, ma una differenza si è notata subito: a parte i lavori a porte chiuse (e questo non sarebbe un’eccezione per un’Assemblea privata alla stregua di qualunque altra), fra i relatori spiccava l’assenza di figure non consacrate: quelle teologhe, giornaliste, scrittrici, magari un po’ troppo marcatamente femministe, che in passato avevano creato qualche apprensione ai vescovi …
Relatori sono stati la presidente uscente suor Sharon Holland, suor Janet Mock della congregazione di San Giuseppe (cui è stato consegnato quest’anno l’Outstanding Leadership Awards e forse qui un’altra differenza per la motivazione pastorale e non di studio teologico) e padre Stephen Bevans. Nella lista anche l’arcivescovo di Seattle Peter J. Sartain, già presidente della commissione di vescovi incaricata dal Vaticano, che, impossibilitato a partecipare causa cancellazione del volo per via del maltempo, ha però avuto un lungo collegamento video con l’Assemblea che, al termine, gli ha tributato una standing ovation, segno tangibile dell’immensa gratitudine.
La misericordia
di papa Francesco
È toccato a suor Holland, eletta solo un anno fa dall’Assemblea di Nashville e già dimissionaria per “missione compiuta” – “Nunc dimittis” ha rititolato il suo intervento – tracciare a grandi linee la storia della conclusione della vicenda a seguito di trattative e incontri non certo facili, ma lei, esperta di diritto canonico, forte di 21 anni di lavoro alla Congregazione vaticana per la Vita consacrata, in collaborazione con mons. Sartain, non ha avuto timore di far luce su informazioni distorte giunte a Roma, sulla realtà della vita delle religiose americane al di là di facili strumentalizzazioni da parte di certi gruppi intransigenti (i Pro-Life, per fare un esempio, non hanno mai perdonato alle suore la loro mancata discesa in piazza alle loro manifestazioni davanti a cliniche abortiste) e soprattutto mettere sul tappeto quanto stabilisce il Mutuae relationes o il Perfectae caritatis del Concilio sul rinnovamento della vita religiosa.
Prendendo le mosse dal confessare gli stessi sentimenti del Cantico di Simeone, che ha i tratti della gratitudine e della gioia, o con quelli del Piccolo Principe (“l’essenziale è invisibile agli occhi”), sr. Holland ha condiviso con le sorelle quell’interrogativo che toglieva il sonno: «Perché era accaduto tutto questo?». Questioni di dottrina o di scelte pastorali? «Probabilmente entrambe le cose. Qualcuno aveva creduto che noi si fosse fuori strada sulla dottrina, altri erano convinti che noi si fosse in un certo modo irrispettose dell’autorità dei vescovi».
Terminata la vicenda, la domanda deve essere un’altra: «Come è possibile procedere a partire dal 2015?». Nel mondo moderno esiste un abisso culturale che talvolta, come religiose (e avanti in età) si fa fatica a comprendere. Se in questi tre anni abbiamo dovuto prendere coscienza dei rapporti religiosi/gerarchia, oggi dobbiamo continuare con quell’atteggiamento nuovo del cuore e della mente – che ci ha condotto soprattutto all’ascolto e alla comprensione dei punti di vista altrui – nei confronti di ogni persona che incontreremo e ne guadagnerà in primo luogo la comunione ecclesiale.
Holland aveva ascoltato di persona le parole di papa Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita a San Francisco nel 1987 (chi non ricorda la licenza cinematografica alla conclusione dell’ottimo “Sister Act”?): «Mi complimento con voi per il vostro profondo amore alla Chiesa e il generoso servizio nei confronti del popolo di Dio. La fede di tanti qui è frutto degli sforzi di generazioni di religiosi in questa lontana terra dell’Ovest». Non si tratta di mancato rispetto dei vescovi, ma di un atteggiamento di indipendenza dal maschile che caratterizza ormai da decenni le donne americane. A questo si aggiunga che molte suore hanno lavorato in questi ultimi 50 anni per attuare i dettami conciliari proprio nella direzione di un rinnovamento della vita religiosa (fedeli al carisma dei fondatori, ma aperti alle nuove sfide di oggi).
L’impressione che resta dagli incontri è quella di un indurimento inconsapevole di posizioni, spesso dovuto più a sentito dire che a reale conoscenza di fatti e situazioni.
Un flash-back rivedeva la giovane Sharon, allora studentessa di liceo, intenta a leggere i documenti del Concilio seduta sugli spalti della palestra mentre era in corso una partita di basket, segno di un sincero interesse sulle questioni ecclesiali che, per molte di loro, viene da lontano. Probabilmente, a fronte della medesima realtà, le visioni non sono state uguali da entrambe le parti, pur in assenza di cattiva volontà. «Negli ultimi 3 anni abbiamo sperimentato il valore di sedersi insieme attorno ad un tavolo per parlare». Anche lì si trattava di “abisso culturale” da colmare per chiamare le medesime realtà con gli stessi termini, ma alla fine è prevalso il senso della comunione ecclesiale (“il fatto stesso di un dialogo religiose/vescovi è stato una benedizione”) raffigurata plasticamente da quella foto dell’incontro con papa Francesco che ha fatto il giro del mondo.
Ora si volta pagina, è il fermo consiglio di sr. Holland: «Il mandato della CDF ci ha rubato un sacco di tempo, adesso si ricomincia con la nostra missione, per esempio con l’occhio rivolto alla recente enciclica Laudato Si’». «Siamo donne che vivono all’insegna della speranza perché profondamente radicate nella missione di Gesù». Impegnate a costruire, a partire da un atteggiamento contemplativo, nuove relazioni con il creato e con la famiglia umana, «guidiamo congregazioni fedeli alla vocazione evangelica che ci induce ad andare avanti, nonostante le oggettive difficoltà del nostro tempo».
La gioia del vangelo
contro ogni rassegnazione
Della situazione in cui si dibattono oggi le diverse congregazioni – nelle due diverse sponde dell’Atlantico – ha parlato invece suor Janet Mock (2 i suoi interventi di cui uno meditativo con citazioni da Karl Rahner, Walter Kasper, sr. Elizabeth Johnson, il superiore generale dei gesuiti Adolfo Nicolás Pachón, e il religioso Jorge Mario Bergoglio). «Il nostro futuro dovrà essere influenzato da tutti quei doni che abbiamo ancora da offrire per il bene del mondo». Non lasciarsi vincere dallo scoraggiamento e dalla rassegnazione, ma far prevalere, su tutto, la gioia del vangelo: tutte le previsioni sul calo progressivo dei numeri, la necessaria vendita di immobili ormai vuoti, le fusioni inevitabili tra congregazioni, il confronto quotidiano con le risorse limitate impegnano forse troppo tempo nella missione che è ben altra. «Ricordiamoci che si fa quel che si può e ogni religiosa, in particolare una leader di comunità, non può mai dimenticare che Dio è “sempre” presente, con la lezione della Croce, soprattutto nei momenti di crisi e abbandono. Lo stesso Padre celeste che ha condotto un “papa teologo dall’intelligenza brillante” a rassegnare le dimissioni, per il bene della Chiesa, è altro segno della Sua presenza».
Certo non è un momento facile per la Chiesa: i numeri dei fedeli sono in calo, soprattutto tra i giovani, e i tempi richiedono collaborazione e dialogo tra tutte le componenti, ma le religiose LCWR non si tirano indietro. Oggi, negli Stati Uniti, ha detto sr. Mock, esistono circa 1200 fra postulanti e novizie, suddivise equamente tra le due organizzazioni, la LCWR e la CMSWR (nonostante erronee informazioni apparse su alcuni media): il numero è di gran lunga inferiore al passato, quando sono state le suore a gettare le basi educative del Paese, tuttavia è ancora maggiore di zero. Si colloca qui la grande responsabilità per tutte le consacrate chiamate oggi ad una testimonianza limpida e instancabile: il loro posto, a partire dal carisma delle fondatrici, è in primo luogo tra i poveri della società, quei poveri di cui parla, spesso frainteso, papa Francesco, ma altre sfide si aggiungono, dai problemi pressanti dell’emigrazione («tra le lacrime abbiamo visto bambini morire attraversando la frontiera») e alla tratta di esseri umani fino alla salvaguardia del creato, come invita il pontefice nell’ultima enciclica.
Se padre Bevans distingueva 4 agenti dissetanti, forniti dallo Spirito ai religiosi allo scopo di alleviare la sete del mondo (l’acqua di integrità, il vino della speranza, il nettare della giustizia e l’elisir di bellezza), le suore presentavano tutti i loro progetti nel mondo impoverito, dal Sud Sudan al Pakistan insieme a tutto il lavoro all’interno delle istituzioni educative e delle parrocchie.
L’Assemblea ha eletto nuova presidente l’italo-americana sr. Mary Pellegrino delle Suore di San Giuseppe, master in educazione presso la Fordham University e in spiritualità cristiana alla Creighton, feconda scrittrice. «Il più grande desiderio ora è che l’esito positivo di questi anni di intenso lavoro di ricostruzione di relazioni, ristabilimento di fiducia e ricreazione di spazi per un dialogo onesto – anche su argomenti che possono essere oggetto di diverse opinioni – possa diventare fonte di speranza per altri all’interno della Chiesa e del mondo».
M.Teresa Pontara Pederiva