Chiaro Mario
Vangelo, profezia, speranza
2015/10, p. 5
Il convegno, collocato nell’anno della VC, ha voluto essere un’esperienza, un approfondimento biblico, teologico carismatico ed ecclesiologico degli elementi fondamentali della vita consacrata; e uno spazio di condivisione della propria realtà, dei desideri e delle aspettative formative.
Convegno internazionale dei giovani consacrati
VANGELO
PROFEZIA, SPERANZA
Il convegno, collocato nell’anno della VC, ha voluto essere un’esperienza, un approfondimento biblico, teologico-carismatico ed ecclesiologico degli elementi fondamentali della vita consacrata; e uno spazio di condivisione della propria realtà, dei desideri e delle aspettative formative.
Quasi 6.000 giovani consacrate e consacrati, appartenenti a oltre cinquecento istituti e provenienti da centoventicinque paesi (tra cui Iran, Filippine, Costa d’Avorio, Zimbabwe), si sono riuniti dal 15 al 19 settembre 2015 per partecipare, in rappresentanza dei 3mila istituti sparsi nei vari continenti, all’Incontro mondiale dal titolo “Svegliate il mondoVangelo, Profezia, Speranza”, organizzato dalla Congregazione per gli istituti di VC e le società di VA (Civcsva) nell’ambito dell’Anno della vita consacrata. Il convegno ha avuto le seguenti finalità: vivere un’esperienza di formazione attraverso un approfondimento biblico, teologico-carismatico ed ecclesiologico degli elementi fondamentali della vita consacrata; offrire uno spazio di condivisione della propria realtà, dei desideri e delle aspettative formative. Per tre mattine i giovani si sono incontrati nell’Aula Paolo VI in Vaticano per riflettere sui temi della vocazione, della vita fraterna e della missione; il pomeriggio, suddivisi per gruppi linguistici, hanno vissuto momenti di dialogo e condivisione e, a seguire, hanno potuto prendere parte a tre itinerari: il cammino dell'annuncio (notte missionaria al centro di Roma), il cammino dell'incontro (itinerari con alcune organizzazioni socio-ecclesiali: Caritas, Comunità di S. Egidio, Talitha Kum), il cammino della bellezza (visita ai Musei Vaticani e alla Cappella Sistina).
Gli elementi
essenziali della VC
Il segretario della Civcsva, mons. José Rodríguez Carballo, ha illustrato gli obiettivi dell’Incontro mondiale voluto dal papa: «L’obiettivo principale è centrare l’attenzione dei nostri giovani consacrati sugli elementi essenziali della vita consacrata oggi. Ecco perché nelle mattinate, durante il momento di ascolto, noi ci siamo concentrati su tre punti nodali: il primo giorno è stato dedicato alla consacrazione (vocazione e sequela Christi), il secondo giorno alla vita fraterna e il terzo alla missione. Lo abbiamo fatto sempre da tre prospettive: biblica, ecclesiale e carismatica. Un secondo obiettivo è stato quello di offrire ai nostri giovani uno spazio di incontro multiculturale: il mosaico da tutti i continenti è oggi davvero un evento di grazia!».
Nell’udienza specifica, il papa ha risposto alle domande dei giovani parlando dalla sua esperienza di consacrato e, come ha sottolineato mons. Carballo, ha puntato sull’aspetto della definitività dell’impegno di consacrazione: «Dio, attraverso suo Figlio, non è venuto a farci una visita di cortesia ma è venuto per rimanere con noi con un’azione di amore che dura per sempre e il nostro peccato non riesce a interrompere questa corrente di amore. Non si può dunque pensare di essere religiosa/o per un certo periodo di tempo! Di fronte a questa cultura del provvisorio e dell’usa-e-getta siamo chiamati a offrire una testimonianza profetica, una testimonianza che ci porta vicino alla gente a offrire un vangelo che è esigente ma non rigido». L’Incontro diventa allora un segno di contestazione dell’idea che la VC sia alla fine della sua storia e presenza nel mondo!». Perciò l’Anno dedicato alla VC, ha aggiunto mons. Carballo, ha aiutato la Congregazione a passare da una mera amministrazione a una vera animazione. In questo senso ci ha ricordato alcuni aspetti che stanno particolarmente a cuore alla Congregazione: la formazione continua, la vita fraterna in comunità, l’importanza di seguire Cristo prima che l’agire nel suo nome (le opere), l’affidamento alla Provvidenza, il servizio dell’autorità (c’è ancora troppo autoritarismo nella VC!), l’invecchiamento e la mancanza di vocazioni.
Consacrati
a vita nuova
Tra i numerosi spunti offerti dai vari relatori è stato particolarmente apprezzato quello che riguarda la relazione in novità di vita che consacrate/i sono chiamati a incarnare in risposta alla chiamata di Dio: «la Chiesa, ha sottolineato il prefetto card. João Braz de Aviz, ci chiama alla spiritualità di comunione, alla “cultura dell’incontro”, in cui il fratello e la sorella con cui seguiamo Gesù non rimangono solo la nostra “maggiore penitenza”, ma diventano la possibilità di sperimentare concretamente Dio, perché il fratello e la sorella ci permettono di amare». La vocazione a seguire il Signore “più da vicino” diventa richiesta «di rompere con il passato e di condividere tutto con Gesù: il suo stile di vita, il suo cammino, la sua missione e la sua sorte». La vocazione non è perciò una “professione” o una “attività”, ma è la sequela della persona di Gesù. È una chiamata personale e una libera scelta, è un dono da condividere con gli altri, si mantiene giovane e si rinnova nella misura in cui diventa il mezzo attraverso cui gli altri possono incontrare il Signore.
Accogliere questa chiamata nella Chiesa e per la Chiesa ci fa crescere nella consapevolezza che ogni vocazione “ha bisogno degli altri” e preserva dalla tentazione di viverla in modo individualistico: in questo senso sr. Mary Melone, rettore della pontificia Università Antonianum, ha fatto appello alla corresponsabilità affermando che «la Chiesa è il nostro luogo, dove il Signore continuamente ci invita ad assumerci la responsabilità di edificare la comunione: qual è la Chiesa che noi stiamo facendo?».
La mistica dell’avvicinamento
a Dio e ai fratelli
L’udienza di papa Francesco nell’Aula Paolo VI ha proseguito sulla stessa linea chiamando i giovani presenti a scegliere la vera libertà che viene dallo Spirito e non dalla mondanità, a coltivare grandi sogni per Dio, ad avere un cuore che arde d’amore, a coltivare un’autentica vicinanza alla gente e all’esercizio continuo della memoria alla propria vocazione iniziale. Il pontefice così ha esortato a lottare per superare tutto ciò che, a livello interiore o esteriore, impedisce di incontrare l’altro.
In particolare, rispondendo ad alcune domande dei giovani, egli ha toccato le corde giuste quando in ultimo ha parlato della fondamentale lotta contro il narcisismo: «E voglio finire con due parole. Una che è il simbolo del peggiore, non so se il peggiore ma uno dei peggiori atteggiamenti di un religioso: rispecchiare se stesso. Guardatevi da questo! Noi viviamo in una cultura narcisistica, e sempre abbiamo questa tendenza a rispecchiarci. No al narcisismo, a guardare se stessi! E sì al contrario, a ciò che spoglia di tutto il narcisismo, sì all’adorazione. E io credo che questo è uno dei punti sul quale dobbiamo andare avanti. Tutti noi preghiamo, rendiamo grazie al Signore, chiediamo favori, lodiamo il Signore… Ma io faccio questa domanda: Noi adoriamo il Signore? Tu, religioso o religiosa, hai la capacità di adorare il Signore? La preghiera di adorazione silenziosa: “Tu sei il Signore” è il contrario di quel rispecchiarsi proprio del narcisismo. Adorazione… voglio finire con questa parola: siate donne e uomini di adorazione».
Di fronte a questi stimoli ci sembra opportuno ricordare le preziose parole rivolte da papa Francesco al raduno dei formatori nell’aprile del 2015: «Sono anche convinto che non c’è crisi vocazionale là dove ci sono consacrati capaci di trasmettere, con la propria testimonianza, la bellezza della consacrazione. E la testimonianza è feconda. Se non c’è una testimonianza, se non c’è coerenza, non ci saranno vocazioni. E a questa testimonianza siete chiamati. Questo è il vostro ministero, la vostra missione. Non siete soltanto “maestri”; siete soprattutto testimoni della sequela di Cristo nel vostro proprio carisma. E questo si può fare se ogni giorno si riscopre con gioia di essere discepoli di Gesù. Da qui deriva anche l’esigenza di curare sempre la vostra stessa formazione personale, a partire dall’amicizia forte con l’unico Maestro… È bella la vita consacrata, è uno dei tesori più preziosi della Chiesa, radicato nella vocazione battesimale. E dunque è bello esserne formatori, perché è un privilegio partecipare all’opera del Padre che forma il cuore del Figlio in coloro che lo Spirito ha chiamato. A volte si può sentire questo servizio come un peso, come se ci sottraesse a qualcosa di più importante. Ma questo è un inganno, è una tentazione. È importante la missione, ma è altrettanto importante formare alla missione, formare alla passione dell’annuncio, formare a quella passione dell’andare ovunque, in ogni periferia, per dire a tutti l’amore di Gesù Cristo, specialmente ai lontani, raccontarlo ai piccoli e ai poveri, e lasciarsi anche evangelizzare da loro. Tutto questo richiede basi solide, una struttura cristiana della personalità che oggi le stesse famiglie raramente sanno dare. E questo aumenta la vostra responsabilità. Una delle qualità del formatore è quella di avere un cuore grande per i giovani, per formare in essi cuori grandi, capaci di accogliere tutti, cuori ricchi di misericordia, pieni di tenerezza. Voi non siete solo amici e compagni di vita consacrata di coloro che vi sono affidati, ma veri padri, vere madri, capaci di chiedere e di dare loro il massimo. Generare una vita, partorire una vita religiosa. E questo è possibile soltanto per mezzo dell’amore, l’amore di padri e di madri. E non è vero che i giovani di oggi siano mediocri e non generosi; ma hanno bisogno di sperimentare che “si è più beati nel dare che nel ricevere!”, che c’è grande libertà in una vita obbediente, grande fecondità in un cuore vergine, grande ricchezza nel non possedere nulla. Da qui la necessità di essere amorosamente attenti al cammino di ognuno ed evangelicamente esigenti in ogni fase del cammino formativo, a cominciare dal discernimento vocazionale, perché l’eventuale crisi di quantità non determini una ben più grave crisi di qualità. E questo è il pericolo. Il discernimento vocazionale è importante: tutti, tutte le persone che conoscono la personalità umana – siano psicologi, padri spirituali o madri spirituali – ci dicono che i giovani che inconsciamente sentono di avere qualcosa di squilibrato o qualche problema di squilibrio o di deviazione, inconsciamente cercano strutture forti che li proteggano, per proteggersi. E lì è il discernimento: sapere dire no. Ma non cacciare via: no, no. Io ti accompagno, vai, vai, vai… E come si accompagna l’entrata, accompagnare anche l’uscita, perché lui o lei trovi la strada nella vita, con l’aiuto necessario. Non con quella difesa che è pane per oggi e fame per domani».
Mario Chiaro