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Visitando la mostra a Milano, mi sono trovata immersa in un orizzonte nuovo, carico di emozioni, di sensazioni che hanno prodotto scambi, riflessioni e dialoghi attorno ad un tema – la maternità – che a noi, come donne consacrate, dovrebbe essere più che familiare.
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I suoi orizzonti si erano aperti con l’incontro di due straordinarie personalità:
Giorgio La Pira che lo porterà ad immettersi attivamente nel campo sociale e
Papa Giovanni, che, con l’indizione del Concilio, lo immergerà negli
appassionanti problemi del rinnovamento della Chiesa.
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Il convegno, collocato nell’anno della VC, ha voluto essere un’esperienza, un approfondimento biblico, teologico carismatico ed ecclesiologico degli elementi fondamentali della vita consacrata; e uno spazio di condivisione della propria realtà, dei desideri e delle aspettative formative.
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Cronaca del convegno svoltosi a Capiago (17-21 agosto) su «Consacrati nella Chiesa oggi. Un nuovo cammino». La ricerca dei valori fondamentali della scelta religiosa apre
alle buone pratiche di vita in un contesto storico che segnala un passaggio epocale per la Chiesa e la società.
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La giornata missionaria mondiale avviene sullo sfondo dell’Anno della Vita Consacrata e ne riceve uno stimolo per la preghiera e la riflessione. Infatti, se ogni battezzato è chiamato a rendere testimonianza al Signore Gesù annunciando la fede ricevuta in dono,
questo vale in modo particolare per la persona consacrata, perché tra la vita consacrata e la missione sussiste un forte legame.
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Appello alla misericordia e al perdono come unica via per la riconciliazione tra i popoli e le culture, e tra le Chiese. Ogni lentezza in tale opera è pagata a caro prezzo da chi
continua a morire a causa di divisioni e incomprensioni di cui nessuna Chiesa può ritenersi estranea.
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I profughi e gli sfollati iracheni ad Erbil vivono in una situazione drammatica. Hanno perso tutto e non vedono davanti a sé un futuro, come racconta l’arcivescovo mons.
Bashar Matti Warda, in questa intervista. A noi il vescovo chiede di pregare.
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Nel monastero di Mar Musa, in Siria, si stanno gettando semi su terreni pieni di sassi e di erbacce, semi di solidarietà con le persone di tutte le appartenenze. Sono semi che esprimono vicinanza, cura e desiderio di andare avanti insieme, come testimonia sr. Carol.
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Fr. Roger, fondatore della comunità ecumenica, ha definito Taizé una “parabola di comunione”. Il suo carattere specifico è racchiuso nelle tre parole chiave: comunione,
riconciliazione, fiducia. La comunità può diventare così un laboratorio di fraternità e di unità per tutti i cristiani.
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Cercando con passione l’unità della Chiesa, Corpo di Cristo, Fr. Roger si è aperto ai tesori deposti nelle diverse tradizioni cristiane, senza tuttavia rompere con la sua origine protestante. Con la perseveranza di cui ha dato prova durante la sua lunga vita, ha contribuito a modificare le relazioni tra i cristiani ancora separati, tracciando per molti un cammino di riconciliazione.
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L’assemblea si è svolta in un clima ben diverso dalle precedenti, su cui gravava la sofferta vicenda dell’inchiesta vaticana. «Il mandato della CDF, ha dichiarato la presidente uscente sr. Holland, ci ha rubato un sacco di tempo; adesso si ricomincia con la nostra missione, con l’occhio rivolto alla recente enciclica Laudato Si’».
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“Diamo un volto umanitario, sociale e spirituale all’Estate Romana sul Tevere”, è stato lo slogan del Centro Missionario Francescano ONLUS dei Frati Minori Conventuali per sensibilizzare turisti e visitatori romani durante l’estate sulle banchine del Tevere e per vivere momenti di crescita e di sana vacanza.
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Perché la scelta della vita religiosa sta perdendo la forza del desiderio? Non da oggi «la vita religiosa è stata avvolta, incartata, intonacata in un linguaggio ecclesiale che
fuori dalla Chiesa non comunica nulla, suona come un gergo tecnico sganciato dalla vita».
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Noi consacrati abbiamo colto le provocazioni di papa Francesco e contribuito affinché la
novità dello Spirito trovasse terreno adatto per germogliare. Un primo passo di non poco conto, la scelta di “fare insieme”.
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Noi siamo assetati di assoluto e di infinito. Con il celibato non solo affermiamo ma sperimentiamo che solo Dio può essere il nostro tutto. Dio infatti è l’unico che mi può
dire: “Ti ho amato di amore eterno”.
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La realtà ci dice che la maggioranza di noi risponde
agli ideali della vocazione non con un distillato di
motivazioni ideali, ma anche con tutto il portato della
propria condizione umana, segnata da inconsistenze
psicologiche e, in certi casi, anche da reali problemi patologici.
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Viviamo l’ottobre missionario in un momento storico particolarmente difficile. Fame,
guerre, povertà, assenza di diritti, persecuzione religiosa sono le cause che spingono
uomini, donne e bambini a lasciare le loro terre, in condizioni disumane. Non possiamo
assistere, inerti e senza voce, alle tragedie che si consumano attorno a noi.
2015/10, p. 40
Finora, p. Heiner Wilmer era provinciale dei dehoniani tedeschi. I suoi confratelli, subito dopo la sua elezione, hanno scritto: «E’ “l’uomo giusto nel posto giusto”: per la sua vita esemplare, la sua spiritualità dehoniana, la sua ampia esperienza di responsabilità e di guida, la sua visione e il coraggio di fronte alle sfide attuali, i suoi rapporti sul piano mondiale, la sua conoscenza delle lingue e la sua abilità dialettica; tutte qualità che gli
serviranno nel nuovo incarico». Qui p. Heiner risponde ad alcune domande che gli abbiamo posto.
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Libero dal compito di padre generale dal giugno 2015 aveva più volte indicato la missione in Angola come il suo desiderio di impegno pastorale. Invece, dopo poche settimane , il 24 agosto p. José Ornelas Carvalho è stato nominato vescovo di Setubal
in Portogallo, a sud di Lisbona. Verrà ordinato il 25 ottobre prossimo.
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Secondo il teologo Lucio Gera (1924-2012) «la pastorale della Chiesa parte dal popolo stesso e dalla sua situazione nei riguardi di Dio, secondo una lettura credente dei segni dei tempi». In una pastorale popolare, l’interesse per la religiosità popolare deve rimanere legato alle restanti aspirazioni umane di quel popolo.