Dall'Osto Antonio
BREVI DAL MONDO
2015/1, p. 38

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Testimoni
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Pakistan
Blasfemia: i dati sulle vittime
La legge sulla blasfemia continua a mietere vittime in Pakistan e le minoranze religiose sono le più vulnerabili. Secondo i dati raccolti dalla rete di Ong pakistane “Awaz-e-Haq Itehad” (Ahi), e prevenuti all’agenzia Fides, tra il 1987 e l’ottobre 2014, 1.438 persone sono state accusate di blasfemia. Le minoranze religiose – che costituiscono nel complesso meno del 4% della popolazione pakistana – costituiscono il 50% degli accusati di blasfemia (501 ahmadi, 182 cristiani, 26 indù - 10 vittime di cui non è accertato il credo). A partire dal 1990, 60 persone sono state uccise in via extragiudiziale in connessione con le accuse di blasfemia: 32 erano di gruppi delle minoranze religiose e 28 musulmani. Tra le 60 vittime, 20 sono state uccise dai poliziotti o mentre erano in custodia, 19 uccise in attacchi della folla. La provincia del Punjab è il luogo dove gli abusi sono maggiormente diffusi: qui si sono verificati 1.086 incidenti legati alla blasfemia, il 76% del totale, mentre il 21% sono avvenuti in Sindh. Tra gli episodi di violenza correlata, 1.097 case sono state saccheggiate e danneggiate nei distretti di Khanewal, Sangla Hill, Kasur, Gojra e Lahore. Diciassette chiese di Khanewal e Korian insieme a 10 scuole e collegi sono stati dati alle fiamme in diversi attacchi legati alle accuse di blasfemia tra il 1997 e il 2013. Commentando i dati, l’attivista cattolico Peter Jacob, ex segretario della Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale, afferma in una nota inviata a Fides: “Gli episodi di presunta blasfemia hanno avuto un riflesso sulla vulnerabilità anche di avvocati e magistrati, oltre che sugli accusati e sulle loro famiglie”. “Ogni episodio di presunta blasfemia – spiega – forma una catena di ingiustizie in cui ogni passo porta a una maggiore violenza e a legalizzare l'ingiustizia. Le misure amministrative e il sistema giudiziario non sono riusciti a fermare queste violazioni sistematiche dei diritti umani”. “I governi – nota Jacob – hanno fornito nella maggior parte dei casi una risposta di emergenza, magari con risarcimenti o ricostruendo le case bruciate. Ma andrebbe considerata, da parte delle vittime innocenti – che secondo alcuni avvocati musulmani arrivano fino all’80% del totale – la detenzione prolungata, le spese legali, la perdita di mezzi di sussistenza, lo sfollamento temporaneo e permanente di migliaia di famiglie, oltre al peso emotivo che si deve sopportare. Chi ripaga tutto questo? Chi e come può ripagare tutta questa sofferenza?”. Inoltre vi è un generale clima di impunità: troppe inchieste, come quella di Gojra, sono finite nel nulla. In molte nazioni del mondo il reato di blasfemia è previsto ma con pene lievi, a volte è considerato solo “un illecito amministrativo”, punibile con sanzioni.
Iraq
Mosul
Orrore degli jihadisti in Iraq. I militanti dello Stato islamico hanno devastato nel novembre scorso, con cariche esplosive, il convento delle suore del Sacro Cuore a Mosul. Lo riferiscono fonti locali all'Agenzia Fides, ricordando che il convento in precedenza era stato occupato dall'Isis e usato come alloggio e base logistica. I media legati alla comunità caldea riferiscono che gli jihadisti hanno provocato danni soprattutto alla chiesa, con l'intento di eliminare la croce che svetta su luogo di culto. Fonti locali ipotizzano che il convento sia stato abbandonato perché considerato imminente bersaglio dei raid aerei realizzati anche a Mosul dalla coalizione internazionale anti Isis a guida Usa. Al momento non risulta che sia stato danneggiato l'adiacente monastero di san Giorgio, appartenente all'ordine antoniano di Sant'Ormisda dei caldei. Il convento delle suore caldee del sacro Cuore, noto come convento della Vittoria, era stato costruito grazie a una donazione di Saddam Hussein, il presidente iracheno giustiziato per impiccagione il 30 dicembre 2006.I miliziani dell'Isis - ricordiamo - controllano la città di Mosul e, prima di mettere in atto la loro opera devastatrice, hanno avvertito gli abitanti della zona, suggerendo loro di tenere aperte le finestre per evitare che i vetri fossero infranti dallo spostamento d'aria.
Roma
SEDOS 1964-2014 : “Ricordare, celebrare, rinnovare”
SEDOS (Servizio di Documentazione e Studi sulla Missione Globale) ha appena celebrato il 50° anniversario dalla sua fondazione. Un traguardo importante e storico secondo Sr. Nzenzili L. Mboma, FMM, direttrice esecutiva di questa Associazione dal Gennaio 2010. «Arrivati alla soglia del 50° anniversario, mi interessa soprattutto porre con coraggio la domanda: qual è il futuro di un’unione inter-congregazionale, quale è SEDOS, che sta fedelmente mettendo in atto dal 1964 l'iniziativa profetica dei suoi Padri fondatori. n questo periodo storico – prosegue la direttrice – riteniamo di essere chiamati a diventare sempre più evangelizzatori colmi di Spirito che pregano e lavorano; che sviluppano la capacità di coltivare uno spazio interno che può dare un senso cristiano ai nostri impegni e attività missionarie, come dice anche papa Francesco... SEDOS ha un compito importante per la missione universale della Chiesa, in quanto assicura la formazione permanente per la missione ai suoi Istituti e Ordini che ne fanno parte. Sin dal mio arrivo a Roma – racconta Sr. Nzenzili – ho scoperto che SEDOS è un pioniere del nuovo modo di fare missione e uno strumento efficace per lo studio e l'approfondimento della comprensione della missione globale della Chiesa. Essendo un risultato del concilio Vaticano II, SEDOS ha continuato nel corso di questi 50 anni ad esprimere e tradurre ancora oggi la freschezza che ci ha dato il concilio Vaticano II. Papa Giovanni XXIII ha voluto il concilio perché fosse occasione per un rinnovamento spirituale e rinvigorimento della Chiesa e per un aggiornamento dei suoi atteggiamenti pastorali, le abitudini e le istituzioni per renderle più efficaci nelle mutate condizioni del mondo moderno».
«Oggi ci rendiamo conto che SEDOS è cresciuto in importanza – conclude Sr. Nzenzili. Gli ex presidenti, direttori, segretari e tutti gli uomini e le donne che hanno servito e continuano a servire SEDOS con le sue quasi 100 Congregazioni membri, hanno sempre tratto vantaggio da questo servizio per se stessi e per le loro rispettive congregazioni. (SEDOS Secretariat & Communication Dpt. Via dei Verbiti, 1, 00154 Roma)
Compagnia di Gesù
Convocata la 36ma Congregazione generale
Lo scorso 8 dicembre, solennità dell’Immacolata, p. Adolfo Nicolás, superiore generale della Compagnia di Gesù, con una lettera a tutti i gesuiti sparsi in ogni parte del mondo, ha ufficialmente convocato la 36° Congregazione generale della Compagnia. La Congregazione si aprirà il 2 ottobre 2016. Durante i lavori, in conformità con quanto aveva annunciato in una lettera del 20 maggio scorso, p. Nicolás presenterà le sue dimissioni da superiore generale. Aveva scritto infatti: «Cari fratelli, sono già trascorsi diversi anni dalla mia elezione a superiore generale della Compagnia e ho compiuto recentemente 78 anni. Considerando gli anni che si stanno avvicinando, sono giunto alla convinzione personale che devo fare i passi necessari per presentare la mia rinuncia a una Congregazione generale». Ha informato di questa sua intenzione il papa Francesco e ne ha parlato con i quattro assistenti ad providentiam che lo aiutano nel governo della Compagnia, dai quali ottenne l’iniziale approvazione. Infine ha consultato anche i provinciali che guidano le 83 province della Compagnia nel mondo, in conformità a quanto prescrive la Regola. Il risultato della consultazione risultò favorevole alla convocazione di una apposita Congregazione generale.
Dopo la comunicazione della convocazione dell’8 dicembre scorso, si mette ora in movimento la complessa macchina della preparazione: «Invito – scrive il padre – tutta la Compagnia a intraprendere nel corso dei prossimi mesi un cammino di discernimento spirituale, profondo e autentico, sulla nostra vita e missione». E osserva che ormai è compito dei provinciali e dei superiori maggiori gesuiti preparare questa Congregazione, riunendo delle “congregazioni provinciali” che dovranno concludersi non più tardi della fine di luglio del 2015. Esorta quindi a discernere quali sono gli appelli più importanti che il Signore rivolge oggi a tutta la Compagnia.
Padre Nicolás era stato eletto come 29° successore di sant’Ignazio il 19 gennaio del 2008, all’età di 71 anni, dopo circa 40 anni di apostolato in Estremo Oriente, Corea, Giappone e Filippine.
Da quando sant’Ignazio di Loyola, nel 1541 era stato eletto “preposito generale” della neonata Compagnia, era capitato solo due volte che un suo successore lasciasse l’incarico. Il primo caso fu quello del p. Arrupe, nel 1980, avvenuto in un momento di tensione con la Santa Sede. Giovanni Paolo II ne respinse le dimissioni, ma un anno dopo il padre dovette lasciare, colpito da un ictus. Il papa inviò allora un suo “delegato personale” commissariando di fatto la Compagnia. Ma il vero precedente fu quello di p. Peter-Hans Kovenbach, il quale, eletto nel 1983, decise di dimettersi nel 2008, dopo 25 anni di servizio, all’età di 80 anni. La stessa età che avrà p. Nicolás nel 2016.
La Compagnia di Gesù è composta attualmente da circa 17.000 membri distribuiti in 112 nazioni e suddivisi in 83 province.