Un segno di Dio per il nostro tempo
2015/1, p. 24
I tre pastorelli sono sempre stati un “sì” agli appelli di Dio, un’espressione matura dell’infanzia spirituale che è misura del Regno (cfr. Mt 18,2-3). I loro occhi, il loro cuore, la loro testimonianza sono così un segno di Dio nelle vicende della nostra vita.
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Testimoni
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I tre pastorelli di Fatima
UN SEGNO DI DIO
PER IL NOSTRO TEMPO
I tre pastorelli sono sempre stati un “sì” agli appelli di Dio, un’espressione matura dell’infanzia spirituale che è misura del Regno (cfr. Mt 18,2-3). I loro occhi, il loro cuore, la loro testimonianza sono così un segno di Dio nelle vicende della nostra vita.
Nel 1917 il mondo era coinvolto, per la prima volta nella sua storia, in una guerra di proporzioni mondiali. Il male sembrava avvolgere la nostra terra e Dio, che mai si assenta dalla storia dei suoi figli, si rese presente attraverso il rinnovato annuncio del suo amore per noi. Portatrice di questo annuncio, in nome di suo Figlio, è stata la Madonna del Rosario che ha invitato tre bambini ad essere, a loro volta, testimoni di questo messaggio, a partire dall’intimità vissuta con il suo Cuore immacolato.
Con la loro vita, più che con le loro parole, i tre pastorelli sono stati espressione di questo amore di Dio, sono stati un segno di Dio per il nostro tempo. Una delle affermazioni più straordinarie della piccola Lucia, all’inizio degli avvenimenti del 1916-1917, è la seguente: «abbiamo capito chi era Dio, come ci amava e voleva essere amato» (Memorie di Suor Lucia, 166).
Questa esperienza di percepirsi come oggetto dell’amore incondizionato di Dio è stata determinante nella vita dei pastorelli. E questa comprensione, trasformata in annuncio e profezia dell’amore incondizionato di Dio per l’umanità, ha reso l’avvenimento di Fatima un luogo e un appello alla conversione, un richiamo ad amare, come unica risposta umana possibile a questo amore di Dio.
Uno sguardo,
un cuore, una parola
Entrare nel cuore e nell’intimità della vita dei tre veggenti di Fatima, Giacinta, Francesco e Lucia, è entrare in un mistero, così come ci racconta la mamma dei più piccoli: “La vita di questi bambini è un enigma” (MSL 61). La loro vita è davvero un mistero, nel senso profondo di uno stile di vita e di azione incomprensibile a uno sguardo superficiale, al quale si ha accesso solo con la delicatezza e il rispetto che esige la “terra santa” (cfr. Es 3,5) delle vite toccate dallo Spirito di Dio.
È necessario avere, come loro, uno sguardo attento e delicato, un cuore sensibile e appassionato e accettare di trasformarsi in parola viva che dà testimonianza di ciò che vede e ascolta. Questo sguardo, questa compassione e la parola che trasmettono sono caratteristiche peculiari di ciascuno dei confidenti della “Signora più brillante del sole”: ciascuno ha vissuto, a modo suo, una vocazione e una missione comune.
Francesco, fin da subito, è stato caratterizzato da uno sguardo contemplativo, Giacinta da un cuore compassionevole e Lucia è stata chiamata a vivere per annunciare: aspetti diversi di una stessa vocazione, in modo tale che, considerando unitamente i tre veggenti, si penetra nell’essenza del Messaggio di Fatima.
Francesco: lo sguardo
che penetra il mistero
Il piccolo Francesco, durante le apparizioni, solamente vedeva l’Angelo e la Madonna, senza udire quello che dicevano, e questo è stato sufficiente per sviluppare la sua vocazione e il suo ruolo specifico nel contesto delle apparizioni.
Con lo sguardo completamente concentrato nella luce che gli era dato di vedere, ha vissuto rapito dalla bellezza di Dio e della Madonna. Successivamente, aiutato dalle spiegazioni della cugina e della sorella sulle parole dell’Angelo e della Madonna, si è addentrato nell’esperienza vissuta del mistero di Dio: «Noi stavamo ardendo in quella luce che è Dio, ma non ci bruciavamo! Come è Dio!!! Non si può dirlo! Questo sì che noi non lo potremo mai dire!» (MSL 143).
Se anche non avesse mai trovato le parole esatte per dire come è Dio, è stato forse colui che più ha compreso e penetrato il suo mistero. Francesco, infatti, si è lasciato invadere così intensamente da Dio che, immerso in questa presenza divina in atteggiamento di adorazione, ha trovato in Dio il senso e la bellezza della sua vita, ha imparato la lode perfetta (cfr. Mt 21,16).
A partire dall’esperienza dell’amore compassionevole di Dio per tutti gli esseri umani e con la consapevolezza che l’umanità sceglie frequentemente cammini lontani da Dio, è nato in Francesco l’ardente desiderio di corrispondere all’amore divino, consolando Colui che chiamava Gesù nascosto. La testimonianza che ci è giunta ci dice che lui “voleva consolarlo” (MSL 143), facendoci pensare all’intensa preghiera contemplativa di questo bambino, la cui preoccupazione principale era vivere nell’intimo una relazione di amicizia con Dio.
Quest’amicizia era alimentata dal silenzio della Serra d’Aire, che portava Francesco a pensare a Dio, a “come era bello”, a “come era triste” e a come desiderava dargli gioia; era nutrita dalle innumerevoli ore di adorazione eucaristica trascorse in un angolo della chiesa parrocchiale, davanti al tabernacolo, dove aveva imparato da Gesù a vivere la vita come un dono; era rinnovata dalla preghiera del Rosario, e ne ha pregati molti, raccolto nel grembo della madre, lasciandosi trasformare ad immagine del suo cuore incentrato nel Figlio Gesù. Nella semplicità di questa offerta silenziosa, è narrata la storia dello sguardo contemplativo pieno d’amore di Francesco e del tocco con cui il mistero di Dio ha trasformato la sua vita in luce per gli altri.
Giacinta: un cuore
fatto compassione
È centrale in Giacinta un atteggiamento di compassione. In lei riscontriamo un cuore profondo e appassionato, completamente dedicato alla missione che il Cielo le ha affidato. Sono sue le parole a noi giunte: «S’io potessi mettere nel cuore di tutti il fuoco che mi brucia qui nel petto e mi fa amare tanto il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria!» (MSL 128). Fin dall’inizio delle apparizioni ha sviluppato una profonda devozione al Cuore Immacolato di Maria.
Le parole del cardinal Joseph Ratzinger ci fanno capire come l’amore per la Madonna abbia contraddistinto la vita di Giacinta: «“Devozione” al Cuore Immacolato di Maria pertanto è avvicinarsi a questo atteggiamento del cuore, nel quale il fiat — “sia fatta la tua volontà” — diviene il centro informante di tutta quanta l’esistenza». La pastorella Giacinta ha infatti imparato con Maria e alla scuola del suo Cuore Immacolato a fare della volontà di Dio il centro della sua esistenza: con Lei ha imparato a “fare come il Signore” (MSL 44).
Questo desiderio che ha conformato la sua esistenza al Cuore di Gesù, ha portato Giacinta a desiderare di seguirlo percorrendo la stessa strada del Maestro. Il Signore non si è sottratto all’agonia del Getsemani, alla solitudine e all’abbandono della croce, e la piccola Giacinta non ha rifiutato la solitudine nella malattia, l’aridità dell’esserle stata negata la comunione eucaristica – che sarebbe stata la sua ultima consolazione nel momento della morte – non le è stata risparmiata la ferita aperta nel petto, divenendo simile al Cuore trafitto di Gesù che lei tanto teneramente ha amato. Ha vissuto tutto questo con serena gioia e in un’offerta d’amore, come hanno confermato i testimoni al suo processo canonico.
La piccola Giacinta, a cui “piaceva molto pensare” (MSL 61), meditando e custodendo tutto nel suo cuore come aveva fatto la Signora che ora era la sua “Maestra nella scuola della santità” (Giovanni Paolo II) e “che la introduce nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario” (Benedetto XVI), ha imparato ad avere un cuore universale. Durante la sua permanenza nella prigione di Ourém, quando Lucia le ha chiesto di scegliere un’intenzione per la quale offrire i sacrifici – per i poveri peccatori, o per il Santo Padre, o in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria – Giacinta non ha esitato nel rispondere: «Io li offro per tutte, perché tutte mi piacciono molto» (MSL 52).
Ha sviluppato una profonda compassione per tutte le forme della sofferenza umana, che aveva compreso nell’intensa luce di Dio e attraverso il Cuore Immacolato di Maria. È stata insaziabile in questa sete di pregare e di offrire sacrifici per i peccatori. L’anima era infiammata da questo “zelo” per la salvezza dell’umanità, che sentiva come se fosse sua. Ascoltare Giacinta nelle sue numerose espressioni di compassione per ogni tipo di sofferenza e di miseria fa nascere in noi la gratitudine verso il Padre, perché ha nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le ha rivelate ai piccoli (cfr. Mt 11,25).
Lucia: la parola
fatta profezia
Lucia è una figura centrale negli avvenimenti di Fatima: ha vissuto molti anni per annunciare al mondo ciò che ha visto e udito. La sua grandezza consiste nella totale fedeltà alla missione che le è stata affidata quando era bambina. A ragione poteva fare sue le parole del profeta: “Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane” (Ger 1,6). Come al profeta, intimorito dalla grandezza della vocazione che oltrepassava la sua piccolezza, il Signore ha risposto: “Non dire: Sono giovane, ma va’ da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò” (Ger 1,7), così Lucia è stata rincuorata da Giacinta: «Ormai mi manca poco per andar in Cielo. Tu rimani qua per dire che Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Quando dovrai parlarne, non ti nascondere» (MSL 128).
E a questo scopo, vivendo il nostro tempo, Lucia è diventata “strumento dei disegni di misericordia di Dio”, consapevole che condividendo l’immenso tesoro di ciò che aveva vissuto nella Cova d’Iria si sarebbe spogliata del suo segreto perché “altri cantassero con lei le grandezze della Sua misericordia” (MSL 65), ma obbediente al desiderio di Dio che voleva “stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria” (MSL 173).
La promessa della Signora – “Non ti scoraggiare. Io non ti lascerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e il cammino che ti condurrà fino a Dio” (MSL 172) – è stata luce per i suoi passi e sostegno della sua vita. Fin da subito ha imparato con Lei, la Signora innamorata di Dio, a contemplare il volto di Gesù e a lasciarsi trasformare da Lui attraverso la contemplazione dei misteri del Rosario. Fin da subito ha imparato a confidare nella promessa del trionfo del Cuore Immacolato, eco della promessa di Gesù: “abbiate fiducia; io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). Fin da subito ha compreso che il messaggio che le era stato affidato era “la rivelazione del mistero di Dio presente in me, ed io sempre presente in Dio per adorarlo, amarlo e servirlo con fede, speranza e amore” (Il Messaggio di Fatima).
Così, durante la sua lunga vita, è stata testimone di questo messaggio che da Fatima si rivolge a tutto il mondo, e lo è stata “senza gridare, senza alzare la voce, senza fare udire in piazza la sua voce” (cfr. Is 42,2), ma a partire da un’offerta fatta nel silenzio e nella preghiera dei chiostri del Carmelo dove ha passato la maggior parte della sua vita. Lo ha fatto intrattenendo un’intensa e feconda corrispondenza con la suprema gerarchia della Chiesa e con le persone di buona volontà, affinché fossero ascoltati gli appelli di Dio, che chiedevano preghiera, conversione, riparazione e la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria.
Bambini,
misura del Regno
Quasi cento anni dopo tutti questi avvenimenti, ancora “stupisce osservare come tre bambini si sono arresi alla forza interiore che li ha invasi nelle apparizioni dell’Angelo e della Madre del Cielo” (Benedetto XVI). Tutti gli appelli di Dio, quando sono accettati dagli esseri umani, possono introdurre nel mondo una logica di amore e di grazia che supera abbondantemente le tenebre di qualunque peccato.
I pastorelli sono sempre stati un “sì” agli appelli di Dio, sono stati espressione matura dell’infanzia spirituale che è misura del Regno (cfr. Mt 18,2-3). I loro occhi, il loro cuore, la loro testimonianza sono, così, un segno di Dio nelle vicissitudini della nostra vita. Per questo “Il messaggio delle loro vite resta sempre vivo ad illuminare il cammino dell'umanità!” (Giovanni Paolo II)
Ângela de Fátima Coelho, asm