Piergiordano Cabra
Gocce di sapienza
2014/11, p. 4
In non pochi dei nostri ambienti stanno circolando incertezza e disagio. Il mese di novembre ci parla dei nostri morti, ma anche delle nostre agonie, delle nostre attività e opere in pericolo, dell’esaurimento delle nostre forze.

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Santi nel mese dei morti
In non pochi dei nostri ambienti stanno circolando incertezza e disagio.
Il mese di novembre ci parla dei nostri morti, ma anche delle nostre agonie, delle nostre attività e opere in pericolo, dell’esaurimento delle nostre forze.
Pure la stampa collabora a diffondere l’impressione del tramonto di un mondo cristiano ben conosciuto e amato, che coinvolge anche il nostro mondo della vita consacrata, già ricco di attività, di carità, di cultura, di servizio.
Si stanno chiudendo scuole e cliniche, si assottigliano le comunità religiose e i monasteri, sono in difficoltà iniziative che portano la presenza del vangelo in molti ambienti, non si vedono all’orizzonte rincalzi consistenti.
Quando recitiamo i salmi, ci ritroviamo più nel versetto “Tu non esci più con le nostre schiere”, che nell’altro: “Signore, tu dai successo a tutte le nostre imprese, tanti sono i nostri rovesci”.
Almeno qui in Europa, sembra che siamo alla fine di un mondo, nel quale abbiamo creduto e vissuto, un mondo per l’aggiornamento del quale abbiamo lavorato in questi anni, un mondo che si avvia al tramonto tra l’indifferenza di molti e il rammarico di pochi.
Eppure novembre non comincia con il giorno dei morti, ma con quello dei santi, quasi a ricordarci che l’opera nostra più attesa è far risplendere quella loro stessa luce, che viene alimentata dal grigiore quotidiano, si rafforza nella debolezza, brilla nelle sconfitte, illumina il buio della morte.
La santità richiesta a noi oggi, sta innanzitutto nel credere fermamente che il “braccio del Signore non si è accorciato”, nel ricordare che la nostra sconfitta più sicura è quella di perdere la fiducia nella sua presenza vigile e paterna, che il partecipare alle umiliazioni di Cristo è un grande onore, che lo Spirito può trasformare ogni tribolazione in gioia.
Novembre: per chi guarda solo con gli occhi umani, è il mese dei morti, della morte di tutte le cose create, della fine di tutte le illusioni, dell’infinita vanità del tutto.
Per chi si lascia illuminare dal faro del primo giorno dedicato ai Santi, novembre diventa il mese che ricorda che lo scopo della vita non è l’affermazione di qualche nostro disegno, anche santo, sempre storicamente datato, quanto piuttosto l’impegno a diventare noi santi nella fedeltà dinamica alla nostra missione, a restare cioè fermamente amici del Signore anche nella povertà di prospettive, ricordando che chi fa la sua volontà nel tempo che passa, permane in eterno.
Il nostro è il Dio dei vivi e non dei morti. È il Dio della primavera. È il Dio che ci permette di affermare:“E così saremo sempre con il Signore”, amici con l’Amico, felici con Lui e con tanti amici, con coloro insomma che sono passati attraverso la grande tribolazione.
Piergiordano Cabra