Le tentazioni da evitare
2014/11, p. 1
La Chiesa guarda con riconoscenza alle famiglie fedeli agli insegnamenti del Vangelo, e si china con sguardo misericordioso su quelle ferite e in difficoltà. Ma oltre la compassione, bisogna saper dire la verità con amore. Il discorso sarà ripreso nel Sinodo del prossimo anno.
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Concluso con la Relatio il Sinodo sulla famiglia
LE TENTAZIONI
DA EVITARE
La Chiesa guarda con riconoscenza alle famiglie fedeli agli insegnamenti del Vangelo, e si china con sguardo misericordioso su quelle ferite e in difficoltà. Ma oltre la compassione, bisogna saper dire la verità con amore. Il discorso sarà ripreso nel Sinodo del prossimo anno.
«Accogliere» e «scelte pastorali coraggiose» per le situazioni dei divorziati e risposati. Il Sinodo si è concluso con una «Relatio» che bene sintetizza il dibattito ed è stata pubblicata integralmente. Alla fine del testo è stata aggiunta una tabella che indica i voti favorevoli e contrari ricevuti da ognuno dei 62 paragrafi del testo.
La «Relatio Synodi»
«Verità e bellezza della famiglia e misericordia verso le famiglie ferite e fragili» è il paragrafo della «Relatio Synodi» che fa da cerniera tra la seconda parte – «Lo sguardo su Cristo: il Vangelo della famiglia» – e la terza: «Il confronto: prospettive pastorali», che riassume il dibattito.
«La Chiesa guarda alle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono», ricordando inoltre che la Chiesa «pur riconoscendo che per i battezzati non vi è altro vincolo nuziale che quello sacramentale, e che ogni rottura di esso è contro la volontà di Dio, è anche consapevole della fragilità di molti suoi figli che faticano nel cammino della fede». Verso le persone «che hanno contratto matrimonio civile, che sono divorziate e risposate, o che semplicemente convivono», compete alla Chiesa «rivelare loro la divina pedagogia della grazia nelle loro vite e aiutarle a raggiungere la pienezza nel piano di Dio». La Chiesa «si rivolge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto, riconoscendo che la grazia di Dio opera anche nelle loro vite dando loro il coraggio per compiere il bene, per prendersi cura con amore l’uno dell’altro ed essere a servizio della comunità nella quale vivono e lavorano».
«Una dimensione nuova della pastorale familiare odierna – viene ribadito nel testo – consiste nel prestare attenzione alla realtà dei matrimoni civili tra uomo e donna, ai matrimoni tradizionali e, fatte le debite differenze, anche alle convivenze». Infatti «quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio» (par. 27, 147 «placet», 34 «non placet»). Negativo piuttosto il giudizio se «la convivenza si stabilisce non in vista di un possibile futuro matrimonio, ma senza alcuna intenzione di stabilire un rapporto istituzionale».
La linea generale è l’attenzione pastorale per «accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito». E la «Relatio» segue la linea di ridonare «fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta. Consapevoli che la misericordia più grande è dire la verità con amore, andiamo al di là della compassione».
Quanto alle unioni omosessuali «ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa. Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». (par. 55, 118 «placet», 62 «non placet»).
Sfida per la pastorale
«Nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose», (par. 45) che ha ricevuto 165 «placet» e 15 «non placet». Così la «Relatio» ritorna su alcuni aspetti qualificanti dei lavori, peraltro sfuggiti ai mass media, attenti a delineare schieramenti e contrapposizioni.
Nella prima parte si rileva di nuovo l’importanza delle relazioni interpersonali nella famiglia. Un tema nuovo e che supera ogni irrigidimento normativo. «I grandi valori del matrimonio e della famiglia cristiana corrispondono alla ricerca che attraversa l’esistenza umana anche in un tempo segnato dall’individualismo e dall’edonismo. Occorre accogliere le persone con la loro esistenza concreta, saperne sostenere la ricerca, incoraggiare il desiderio di Dio e la volontà di sentirsi pienamente parte della Chiesa anche in chi ha sperimentato il fallimento o si trova nelle situazioni più disparate. Il messaggio cristiano ha sempre in sé la realtà e la dinamica della misericordia e della verità, che in Cristo convergono» (par. 11, 173 «placet», 6 «non placet»). Si ribadiscono indissolubilità e validità del matrimonio cristiano, ma con qualche attenuazione e guardando al di fuori del cristianesimo. «Ci sono quindi elementi validi anche in alcune forme fuori del matrimonio cristiano – comunque fondato sulla relazione stabile e vera di un uomo e una donna –, che in ogni caso riteniamo siano ad esso orientate. Con lo sguardo rivolto alla saggezza umana dei popoli e delle culture, la Chiesa riconosce anche questa famiglia come la cellula basilare necessaria e feconda della convivenza umana» (par. 22, 160 «placet» e 22 «non placet»).
A dimostrare la nuova consapevolezza che si va diffondendo, ci sono i due paragrafi – 39 e 40 – rispettivamente sull’importanza di «guidare i nubendi» (corsi prematrimoniali adeguati) e accompagnare le famiglie nei primi anni di matrimonio. «I primi anni di matrimonio sono un periodo vitale e delicato durante il quale le coppie crescono nella consapevolezza delle sfide e del significato del matrimonio. Di qui l’esigenza di un accompagnamento pastorale che continui dopo la celebrazione del sacramento (cf. Familiaris Consortio, parte III).
Risulta di grande importanza in questa pastorale la presenza di coppie di sposi con esperienza. La parrocchia è considerata come il luogo dove coppie esperte possono essere messe a disposizione di quelle più giovani, con l’eventuale concorso di associazioni, movimenti ecclesiali e nuove comunità. Occorre incoraggiare gli sposi a un atteggiamento fondamentale di accoglienza del grande dono dei figli. Va sottolineata l’importanza della spiritualità familiare, della preghiera e della partecipazione all’Eucaristia domenicale, incoraggiando le coppie a riunirsi regolarmente per promuovere la crescita della vita spirituale e la solidarietà nelle esigenze concrete della vita. Liturgie, pratiche devozionali e Eucaristie celebrate per le famiglie, soprattutto nell’anniversario del matrimonio, sono state menzionate come vitali per favorire l’evangelizzazione attraverso la famiglia» (par. 40, 179 «placet» e 1 «non placet»). In questo contesto spicca l’idea che «quando gli sposi sperimentano problemi nelle loro relazioni, devono poter contare sull’aiuto e l’accompagnamento della Chiesa. La pastorale della carità e la misericordia tendono al recupero delle persone e delle relazioni. L’esperienza mostra che con un aiuto adeguato e con l’azione di riconciliazione della grazia una grande percentuale di crisi matrimoniali si superano in maniera soddisfacente. Saper perdonare e sentirsi perdonati è un’esperienza fondamentale nella vita familiare» (par. 44, 171 «placet», 7 «non placet») cui si aggiunge nel paragrafo 47 «la necessità di una pastorale della riconciliazione e della mediazione attraverso anche centri di ascolto specializzati da stabilire nelle diocesi. Parimenti va sempre sottolineato che è indispensabile farsi carico in maniera leale e costruttiva delle conseguenze della separazione o del divorzio sui figli, in ogni caso vittime innocenti della situazione» (164 a 12).
Il Papa: le cinque tentazioni
E alla fine dei lavori è intervenuto papa Francesco con un discorso, lungamente applaudito, in cui ha impegnato tutta la linea pastorale del Vescovo di Roma per determinare il retto cammino della Chiesa in questo particolare frangente. Il Papa ha indicato le cinque «tentazioni» da evitare. La prima è «la tentazione dell’irrigidimento ostile, cioè voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera), e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti – oggi – tradizionalisti e anche degli intellettualisti».
La seconda è la «tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei buonisti, dei timorosi e anche dei cosiddetti progressisti e liberalisti».
La terza è «la tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati, cioè di trasformarlo in fardelli insopportabili». La quarta tentazione è «di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio».
La quinta tentazione per il Papa è di «trascurare il depositum fidei, considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, all’altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente! Le chiamavano bizantinismi, credo, queste cose…». Le tentazioni – ha concluso il Papa – «non ci devono né spaventare né sconcertare e nemmeno scoraggiare, perché nessun discepolo è più grande del suo maestro; quindi se Gesù è stato tentato, i suoi discepoli non devono attendersi un trattamento migliore». «E questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la madre fertile e la maestra premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini», che «non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone».
Tra un anno
il sinodo ordinario
La «Relatio» farà da «Instrumentum laboris» per il Sinodo ordinario del 2015. Nel mezzo ci sarà la riflessione collettiva di tutta la Chiesa per cercare di identificare le strade concrete che il Sinodo straordinario auspica. Una di queste, come è noto, riguarda la messa in campo di procedure diverse sul piano canonico per i casi di nullità. Una delle vie di uscita che è emersa in queste settimane riguarda infatti i cosiddetti «casi singoli». Ogni vicenda relazionale e familiare è storia a parte e dunque i casi singoli potrebbero aiutare ad uscire da una normativa rigida e universalmente vincolante. Certo nel Sinodo alcuni hanno messo in evidenza il pericolo che attraverso i casi singoli si vanifichi la legge generale dell’indissolubilità del sacramento. Sarà dunque da verificare in che modo si daranno delle risposte a tali temi. Da notare comunque l’alto interesse dei mass media, che cedono eccessivamente al «gioco» semplificatorio degli schieramenti ma anche, senz’altro, perché i temi della famiglia toccano profondamente le corde di ogni persona. Ed è importante uscire fuori dalle idealizzazioni o dai rigidi schematismi. La famiglia infatti – come recita un libro sulle relazioni edito proprio dalle Edizioni Dehoniane – non può essere «castello né prigione». Dunque il Sinodo ha aperto la strada ad una visione più realistica della complessità delle relazioni umane.
Fabrizio Mastrofini