La Teologia di Bach
Musica e fede nella tradizione luterana
Johann Sebastian Bach trova nella tradizione luterana un’intelligenza teologica e spirituale che orienta in modo profondo il suo lavoro di musicista: accompagnare i fedeli dalla lettura delle Scritture all’ascolto della Parola rafforzando il legame tra ascoltare e credere e valorizzando l’udito rispetto alla vista, poiché Dio si è nascosto allo sguardo e si è sottratto allo «spettacolo» e all’artificio.
Mentre la composizione di cantate, passioni e oratori faceva parte degli obblighi di Bach in quanto cantore della chiesa di San Tommaso a Lipsia, i mottetti – come Gesù, mia gioia (1723), analizzato nel volume – erano frutto di commissioni per occasioni specifiche, in particolare i servizi liturgici per i defunti (in questo caso per la sposa di un alto funzionario delle poste). La gioia alla quale il brano fa riferimento è segnata contemporaneamente dalla presenza e dall’assenza dell’amata, fenditura in cui si forma il desiderio mentre il cuore si angoscia e sospira. In questo spazio si genera un autentico combattimento spirituale, che cerca il faticoso equilibrio tra l’intelligenza e il cuore e che consente a Bach di superare la contrapposizione tra pietismo e ortodossia.
Philippe Charru è organista titolare della chiesa di Sant’Ignazio a Parigi.