Ricordi di prigionia

Russia 1942–1954

Pubblicazione:  21 gennaio 2013
Edizione:  1
Pagine:  176
Peso:  260 (gr)
Collana:  G2 Fede e storia
Formato:  140x210x11 (mm)
Confezione:  Brossura
EAN:  9788810104903 9788810104903
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Descrizione
«Questo breve schematico racconto della mia prigionia non può essere completo; né vi possono trovare posto tutte le vicende vissute, tutto quanto ho veduto e compreso. (…) Ho scritto queste pagine con il desiderio di fare testimonianza della semplicità con cui i nostri soldati hanno compiuto il loro dovere e hanno dato, senza odio e rancore, la loro vita per la patria. (…) Nel ricordo dei nostri fratelli lasciati laggiù, rimaniamo uniti sotto i due simboli che per i morti e per i vivi in Russia sono stati gli unici emblemi sacri: la croce di Cristo e il tricolore». Il cappellano degli alpini don Giovanni Brevi non ha bisogno di presentazioni. Il suo nome, legato alla tragica campagna di Russia, è noto in Italia e in Germania, in Austria e in Spagna, fra centinaia di migliaia di reduci, come quello di un uomo che non ha avuto paura né delle angherie né della morte. Migliaia e migliaia di uomini, che vissero per mesi, anni o lustri le drammatiche vicissitudini della prigionia nell’Unione Sovietica durante la Seconda guerra mondiale, lo ricordano con commossa ammirazione e con profonda riconoscenza per ciò che fece in aiuto di tutti i sofferenti, senza distinzione di nazionalità e di fede. Tra le motivazioni della Medaglia d’oro al valor militare, conferitagli dal governo italiano nel 1951, si legge: «Esempio sublime di pura fede e di quanto possa un apostolo di Dio e un soldato della Patria».
Sommario
Presentazione.  Introduzione.  «La salvezza è a ovest».  L’inferno di Tambow.  Ordine di Stalin: «Vietato morire!».  Il Cristo negli stivali.  La spada di Brenno.  Un messaggio alla Patria.  La giustizia al guinzaglio.  Tra gli schiavi del Cremlino.  Ritorno.  I dispersi.  Campi di concentramento e carceri attraverso i quali passò padre Giovanni Brevi.
Note sull'autore
GIOVANNI BREVI (1908-1998), sacerdote dal 1934, divenne cappellano militare nel 1941 dopo una lunga esperienza di missionario tra i lebbrosi in Camerun. Partecipò con gli alpini della Divisione Julia alla campagna d’Albania, partì per la Russia nel 1942 e vi rimase, da prigioniero di guerra, condannato, deportato e costretto ai lavori forzati, per dodici anni. Reduci spagnoli e tedeschi l’hanno proposto ai rispettivi governi per una onorificenza a memoria e ringraziamento della sua opera di soccorso. Il governo italiano gli ha assegnato, il 5 agosto 1951, la Medaglia d’oro al valor militare, che si aggiunge alle altre ricompense guadagnate sul campo come ufficiale in Albania e in Russia.