Gaetani Luigi
La lettera del Presidente della CISM “Pandemia e rivoluzione della vita fraterna come dare forma al nuovo che sta accadendo”
2021/10, p. 1
In queste pagine, dopo la lettera di padre Luigi Gaetani, presidente della Cism, che presenta la prossima Assemblea generale, intervengono il salesiano Roberto Dal Molin su Vita religiosa e Terzo settore e suor Anna Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline, sui problemi dell’organizzazione dei sistemi educativi e scolastici.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
LXI Assemblea generale CISM
Torino-Valdocco – 8-12 novembre 2021
La lettera del Presidente della CISM
“Pandemia e rivoluzione della vita fraternacome dare forma al nuovo che sta accadendo”
In queste pagine, dopo la lettera di padre Luigi Gaetani, presidente della Cism, che presenta la prossima Assemblea generale, intervengono il salesiano Roberto Dal Molin su Vita religiosa e Terzo settore e suor Anna Monia Alfieri, religiosa delle Marcelline, sui problemi dell’organizzazione dei sistemi educativi e scolastici.
Carissimi Superiori Maggiori d’Italia,
per decenni abbiamo vissuto nel mito dell’inattaccabilità e dell’impermeabilità del nostro corpo di uomini occidentali civilizzati rispetto ai potenziali pericoli della natura e dei suoi cicli evolutivi. È vero che l’AIDS, l’Ebola e la SARS avevano già dato qualche scossone alle nostre certezze, ma si trattava ancora di malattie di quelli che erano pensati – e stigmatizzati – come “altri-da-noi”. Nel complesso, abbiamo continuato a credere ciecamente al mito secondo cui la medicina e i sistemi sanitari della nostra fetta di mondo fossero così avanzati che ci avrebbero comunque salvato da ogni minaccia, per poi scoprire che non era così, che nuove pericolose malattie potevano insorgere, eccome.
Tutti comprendiamo che quando un fenomeno sociale ed ecclesiale è ancora in atto non è facile proporne un’interpretazione: vi è il rischio di darne una lettura parziale e di non coglierne in maniera adeguata tutte le implicazioni. Questa semplice osservazione assume una pertinenza particolare in un tempo come quello del Covid-19, inedito, inatteso e provocatore. Non è facile orientarsi in questo mare, e la tentazione sarebbe quella di tacere per dare più tempo allo svolgersi degli eventi e per una maggiore presa di distanze da essi.
La celebrazione della LXI Assemblea generale CISM, che si celebrerà a Torino-Valdocco, dall’8 al 12 novembre 2021, assume la provocazione di proporre una «prima» lettura articolata dell’evento, immaginando che possa costituire un tassello di un’opera ecclesiale più ampia e articolata. Intendiamo provare a smarcarci da alcune interpretazioni che si sono occupate di redigere l’elenco di ciò che la Chiesa, e noi religiosi in particolare, avremmo dovuto o potuto fare/essere. Lo slogan che accompagnerà l’Assemblea sarà il seguente: “Pandemia e rivoluzione della vita fraterna. Come dare forma al nuovo che sta accadendo”.
L’apporto e la direzione che vorremmo dare sono legati all’impegno di alimentare un altro sguardo: cogliere ciò che, al di là di proclami ufficiali o interessi giornalistici hanno messo in evidenza, di fatto è accaduto nel corpo reale della Chiesa effettiva, nelle nostre comunità e Province religiose. Mi pare questo lo specifico che potrebbe venire da un approccio di carattere teologico-pastorale: distinguersi dalle affermazioni retoriche per cercare di accompagnare la Chiesa, le nostre comunità religiose nelle loro effettive possibilità.
È questo un punto di partenza necessario per provare a intuire anche come potrebbe diventare la Chiesa e la vita religiosa di domani, pur nella consapevolezza di ciò che lo Spirito ha consentito di essere fino a oggi. Risulta evidente, infatti, che il virus ci abbia ricondotto in pochi mesi al cuore di alcune questioni antropologiche fondamentali che il buon tempo del maquillage ci aveva fatto dimenticare, dandoci l’illusione di poterle nascondere sotto una patina di trucco, e che l’ideologia del progettare ci aveva dato l’illusione di saper controllare.
Penso alla questione della sofferenza e della morte, penso alle paure reali che immediatamente sono emerse; penso al riconoscimento palpabile della precarietà della vita e della sua fragilità; penso all’impatto violento con la limitatezza delle risorse disponibili, anche a quelle economiche delle nostre istituzioni; penso alla delicatezza dell’equilibrio sociale e al radicale riconoscimento della dipendenza reciproca che ognuno ha sperimentato in relazione agli altri.
L’emersione di questi fenomeni non ci ha portato a diventare automaticamente migliori; certamente però ci ha provocato ad assumere uno sguardo più realistico – più umano – sulla vita, e forse a riaprire alcune grandi domande della vita stessa: chi sono, a chi mi affido, come vinco la morte…
Questo bagno di realtà ha caratterizzato anche le nostre comunità che si sono ritrovate a fare i conti, in maniera radicale, con domande assai impegnative. È la ragione per cui anche noi, seppur costantemente chiamati a stare sull’essenziale, avevamo rischiato di concentrarci su una pastorale addomesticata e su problematiche periferiche, con il paradosso di diventare muti rispetto al nocciolo della vita, lì dove si gioca la partita del Vangelo. La pandemia è entrata a gamba tesa: in pochi giorni ci ha fatto sentire deboli e ci ha fatto palpare la differenza tra l’essenziale e il superfluo. Mi pare che proprio qui si situi il criterio fondamentale attraverso cui giudicare oggi ciò che la Chiesa ha vissuto: nel riconoscimento della sua capacità di essere presente e significativa attorno ai nodi decisivi dell’esistenza piuttosto che, all’inverso, della sua chiusura in questioni troppo ad intra, magari legittime ma incapaci di toccare davvero il reale.
Carissimi padri Provinciali, vogliamo offrire un avvio di riflessione sulle trasformazioni che la pandemia ha posto in essere, sia nell’ambito della coscienza di sé dei religiosi che nella vita e nelle opere dei nostri Istituti. Partendo dall’impatto che la pandemia ha avuto sull’umano, a livello soggettivo e collettivo, si vuole guardare in avanti verso il “nuovo” per continuare ad essere luogo vitale per la costruzione dell’uomo nuovo, facitori di umanità.
L’Assemblea, inoltre, procederà alla elezione del nuovo Presidente CISM, e si soffermerà sulle implicazioni organizzative e fiscali per gli Istituti di Vita Consacrata alla luce della riforma del Terzo Settore e, in particolare, sul tema della scuola paritaria. Guarderà poi alla figura del Superiore Maggiore come ordinario e si farà il punto sui problemi giuridico-istituzionali affrontati ultimamente dalla CIVCSVA.
P. LUIGI GAETANI, OCD
PRESIDENTE NAZIONALE CISM