Ernesto Cardenal. "Profeta dei nostri tempi"
2020/5, p. 16
Poeta allo stesso tempo irregolare e grandissimo (il suo Cántico cósmico contiene pagine magnifiche). Loquito (pazzerello) lo chiamò sua madre donna Esmeralda.
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Ernesto Cardenal
“Profeta dei nostri tempi”
Poeta allo stesso tempo irregolare e grandissimo (il suo Cántico cósmico contiene pagine magnifiche). Loquito (pazzerello) lo chiamò sua madre donna Esmeralda: una notte, in piena campagna di alfabetizzazione, quando gli ex somozisti, finanziati dagli Stati Uniti assassinavano brigatisti e il fratello di Ernesto (Fernando Cardenal) direttore della campagna, stava attraversando alcuni giorni di angoscia e di preoccupazione, sua madre parlò per telefono con un gesuita di Managua e dopo avergli detto una dozzina di volte: “preghi per mio figlio Fernando che sta passando un brutto momento”…, concluse: “sto per diventare pazza come Ernesto”.
Loquito detto con l’affetto e la lucidità di una madre: Fernando era l’organizzazione e l’ordine, Ernesto la poesia e il disordine. Ambedue ugualmente cordiali. Ministro della cultura dopo la caduta del dittatore Somoza, i sandinisti dicevano che il ministero lo gestiva una donna e che il ruolo di Ernesto come ministro e poeta consisteva semplicemente nel raccogliere denaro in Europa.
Il fatto di essere famoso per tutta la sua storia e la sua opera successiva, non dovrebbe farci dimenticare che la parte più preziosa della vita di Ernesto furono gli anni della comunità di Solentiname, in una specie di “trappa laica” in cui, oltre a una spiritualità liberatrice nacquero quelle parafrasi dei salmi biblici di cui cito un frammento del salmo 15 (16):
“Non esiste felicità per me al di fuori di Te.
Non rendo culto alle star del cinema
né ai leader politici, né adoro dittatori.
Non siamo abbonati ai loro giornali, né iscritti nei loro partiti,
né parliamo con slogan né seguiamo le loro consegne.
Non ascoltiamo i loro programmi né crediamo ai loro annunci.
Non ci vestiamo secondo le loro mode né compriamo i loro prodotti…
Io non invidio il menù dei loro banchetti...
Il Signore è mia parte nella Terra Promessa.”
Se ben ricordo, l’ho sentito raccontare che quando entrò come trappista nel monastero del Getsemani nel Kentucky, il suo maestro dei novizi (che era nientemeno che Thomas Merton) gli disse nel riceverlo: “la vita contemplativa è una semi-estasi e vent’anni di deserto”… Ernesto gestì molto bene questa semi-estasi nei suoi successivi deserti, come esprime il titolo dell’altro suo libro che non parla solo di notte oscura ma di “Telescopio nella notte oscura”.
Da lì torno a citare:
“Il mare, la rosa, la donna,tutto ci parla di Dio.
Ma la donna in bikini nel mare
ci dice anche che non è Dio.Ogni essere è trasparente, ma
la trasparenza non è altra cosa
che essere affinché passi la luce”.
E siccome viviamo nel mondo in cui siamo, è impossibile fare questa evocazione senza alcun riferimento a quella famosa foto con Giovanni Paolo II: Ernesto inginocchiato e sorridente, e il Papa che lo minaccia puntandogli il dito. Ciò che sto per dire me lo spiegò personalmente suo fratello Fernando, dopo diversi anni, con la richiesta di mantenere il segreto. Trascorsi tanti anni e una volta morti i tre nomi che ho appena citato, credo che quella richiesta non sia più valida.
Cosa è successo in quella scena che fece il giro del mondo? È risaputo che Wojtila non voleva in alcun modo (e a ragione) dei preti in posti di governo politico. I fratelli Cardenal, accettando questo principio, ritenevano che fosse possibile una eccezione temporanea, in quello che pretendeva essere un governo per i poveri.
A causa di questo conflitto il Papa non voleva recarsi in Nicaragua, fin tanto che Casaroli raggiunse un compromesso in questi termini: il Papa sarebbe andato in Nicaragua ma solo per salutare la conferenza episcopale. I membri del governo sarebbero stati solamente spettatori in seconda fila.
In qualsiasi altro paese ciò sarebbe stato facile. Ma l’aeroporto di Managua è più piccolo di un campo da tennis. Così che quando il papa atterrò, all’incaricato del protocollo (un supercattolico e supersandinista), o per sbaglio o per una decisione deliberata, fu facile prendere il papa per un braccio e, in pochi passi, condurlo davanti alla fila dove stava il governo nicaraguense.
Secondo quanto mi spiegò Fernando, il buon Ernesto quando vide venire il Papa si domandò: “e adesso cosa faccio?”, e si disse: “quand’ero bambino mi hanno insegnato che bisogna inginocchiarsi davanti al Papa. Allora mi inginocchierò”…Non sapremo mai se forse anche Wojtila avrà pensato: bene, adesso devo sgridarlo perché in caso contrario contraddico tutto il mio insegnamento sui preti nei governi.
Forse quell’increscioso aneddoto andò così: per l’imprudenza di un signore tanto fervoroso cattolico quanto fervente sandinista. Ci sono cose che solo Dio sa. Ma Dio tace mentre parliamo noi che siamo quelli che non sanno.
Termino sottolineando che Ernesto mai si sarebbe comportato come quel buon signore tanto fanatico. Una delle cose che mi sembrano più ammirevoli del poeta Cardenal è che dopo essersi giocate tante cose (come suo fratello Fernando) perché credevano di fare in quel primo governo sandinista un servizio ai poveri, fu tra i primi a prendere le distanze quando il sandinismo cominciò a corrompersi con il governo di Ortega, il quale cercò di bloccargli persino tutti i conti correnti e altro.
Se qualcosa manca nel mondo d’oggi è questa capacità di autocritica che ha trasformato in fondamentalisti tutte le militanze: “è cosa nostra e bisogna difenderla perché è cosa buona. E quelli che la criticano non possono che essere cattivi”. Il principio così importante (“pensare globalmente e agire localmente” si è trasformato in un pensare individualmente (o in gruppo) e agire individualmente. Del resto, guardate a ciò che sta avvenendo con la Brexit, con gli indipendentisti catalani, con le destre spagnole, con l’immaturo Maduro che ha fatto evaporare l’innegabile rivoluzione di Hugo Chávez, con la guerra in Siria, con il razzista Netanyahu e il sig. Modi in India, o con questa Europa sempre meno democratica…: la ragazza in bikini sulla spiaggia non è Dio”; e nemmeno il mio partito è Dio. Quanta ragione aveva Ernesto!
E quanto opportuno sarà ricordare oggi alcune vecchie parole del teologo Ratzinger (nel capitolo del Nuovo popolo di Dio, intitolato “libertà di spirito e obbedienza”) : se oggi non si sentono critiche alla Chiesa dal suo interno, come quelle dei tempi passati, è perché amiamo di più la Chiesa o perché nessuno l’ama tanto fino a giocarsi la propria carriera per migliorarla?
In questo senso possiamo concludere affermando che oltre a un grande poeta, Ernesto è stato un buon profeta. “Loquito” e tutto, come diceva donna Esmeralda.
José Ignacio González Faus