COMBONI ELEVATO ALLA GLORIA DEGLI ALTARI

L�AFRICA NERASUA GRANDE PASSIONE

 

Sar� proclamato santo il 4 ottobre. La sua intuizione, salvare l�Africa con l�Africa, la sua strategia, avanzare dalla periferia al centro, e il suo metodo conservano anche oggi tutta la loro validit�.

 

Il 10 ottobre 1881 moriva a Khartoum Daniele Comboni, uno dei pi� grandi missionari dell� 800. Con lui sembrava dovesse scendere nella tomba anche la sua opera, nonostante la genialit� della sua proposta missionaria e l�eroismo con cui si era speso per la �rigenerazione� di quello che era considerato il cuore dell�Africa nera: il vicariato apostolico dell�Africa Centrale, comprendente allora anche l�attuale Sudan e l�Uganda.

Al momento del suo trapasso, su un campo missionario sterminato, rimanevano solo 17 elementi maschili, tra preti e laici, e 16 suore. Inoltre una strana sensazione di insicurezza sembrava presagire la bufera mahdista che 2 anni pi� tardi, dal 1883 al 1885, avrebbe spazzato via ogni presenza straniera e si sarebbe mantenuta fino al 1898. Se dunque erano logiche e quasi premonitrici le urla di disperazione degli schiavi liberati nella missione di Khartoum e quel sorprendente pianto ininterrotto di tre giorni anche dei musulmani, altrettanto improbabili sembravano le parole pronunciate dal morente con un soffio di voce : �Nel delirio parlava delle antiche missioni di Santa Croce e di Gondokoro e diceva: bisogna ritornarci�.

Sembravano solo il patetico desiderio di uno che dovesse portare con s� nella tomba tutti i suoi piani. Invece era la realt� e non un sogno delirante. Aveva lasciato un capitale di speranza la cui linfa, dalla radice, si era gi� propagata al corpo di un albero che si sarebbe mirabilmente sviluppato. Don Giovanni Losi, il missionario piacentino superiore a El-Obeid e a Gebel Nuba, nominato da Propaganda Fide superiore generale ad interim del vicariato apostolico dell�Africa Centrale,aveva dovuto ammettere: �Il personale della missione, bench� dolente per la morte del capo e di altri compagni, non � per� sconfortato: � troppo recente il luminoso esempio di fiducia che come in eredit� egli ci ha lasciato, avendo sotto i nostri occhi rialzata dal nulla questa missione e provvedutala di risorse ordinarie e sufficienti. Ora ognuno � persuaso che assai meno difficilmente si potr� conservare e far progredire un�opera gi� tanto avviata�. Aveva ragione!1

 

SALVARE L�AFRICA

CON L�AFRICA

 

Pi� che l�anagrafe, puntuale nel segnalare in quel di Limone sul Garda, il 15 marzo 1831 l�inizio della sua breve ma intensa vicenda terrena, sono le tappe del suo percorso interiore a interessare.

La sua vita missionaria inizia il 9 gennaio 1849, a Verona, ai piedi del Mazza. Comboni giura di consacrare la vita alla missione dell�Africa Centrale. Nove anni dopo, l�8 gennaio 1858, vive un altro momento fondamentale. Arriva con altri cinque compagni a Khartoum, risale il corso del Nilo e il 25 marzo a Santa Croce raccoglie le parole di Oliboni morente: �Se anche uno solo di voi rimanesse, non vengagli meno la fiducia, n� si ritiri�. Da membro pi� giovane della spedizione missionaria diviene garante di un�impresa che deve continuare. Tuttavia per Dio e per l�Africa non basta una fedelt� qualunque: dalla fedelt� a una parola � condotto alla fedelt� creativa a un�opera.

Il 15 settembre 1864 sulla tomba di s. Pietro ha l�intuizione-illuminazione della scrittura del Piano per la rigenerazione dell�Africa. Propone un metodo: salvare l�Africa con l�Africa. Concepisce una strategia: avanzare dalla periferia al centro �piantando la base di azione l� dove l�africano vivenon si muta, e l�Europeo opera e non soccombe�. La sfida si alza: la sua parola profetica deve mostrare la capacit� di trasformarsi in azione per un progetto ecclesiale. Comboni � chiamato a un passaggio fondamentale: da geniale ideatore a fondatore di un suo corpo d�azione. Nel 1867 fonda il suo istituto missionarioa cui seguir� poi nel 1872 la fondazione del ramo femminile. Da geniale organizzatore a ardente animatore. � suonata l�ora dell�Africa Centrale. Lo scenario delle capitali europee non gli basta pi�, neppure le 1347 lettere che afferma di aver scritto nei primi cinque mesi del 1871, perci� si fa invitare al concilio Vaticano I a cui dirige il Postulatum pro Nigris africae centralis.

Il 26 maggio 1872 � nominato pro-vicario del vicariato dell�Africa Centrale. Non titolo onorifico, ma autentico kair�s su una storia considerata definitivamente chiusa. Con lui si riapre il vicariato dell�Africa Centrale, di fatto estinto e accorpato dal 1862 al vicariato apostolico dell�Egitto. Ora ha un luogo, un drappello suo (8 missionari, 9 coadiutori laici, 4 suore e 20 istitutrici nere) e la prospettiva di arrivare, attraverso progressive fondazioni di nuove missioni, a piantare saldamente la missione nella regione dei Grandi Laghi, il cuore antico dell�Africa nera. Il 31 luglio 1877 � nominato vescovo e vicario apostolico del vicariato dell�Africa Centrale. La sua opera ed anche la sua persona ricevono il sigillo dell�autenticit� ecclesiale, ma � anche il momento in cui il buon seme affonda nel terreno.

Molte prove lo attendono ancora, situazione drammatica del suo vicariato nella morsa di una terribile carestia, la lotta impari alla infame tratta degli schiavi che non accennava a diminuire, le incomprensioni, le accuse infamanti, le umiliazioni, l�indifferenza ai suoi pareri, gli strapazzi che riducono drasticamente le sue forze fisiche senza intaccarne tuttavia la generosit� di intenti e la lucida visione.

La sua morte a 50 anni sopraggiunge inaspettata, ma la linfa aveva gi� contagiato altre esistenze. Del resto non poteva non essere cos� per chi aveva lasciato una memoria indelebile. ��quando si diceva Comboni si intendeva un uomo perfetto, pieno di tutte le virt�� ripeteranno plebiscitariamente cattolici, copti e musulmani al processo informativo di Khartoum, aperto nel 1927. Pi� commovente e sorprendente di tutte la deposizione del musulmano MuhammedJuseph el Ezzi : �Io il Comboni lo conobbi in Khartoum: era un uomo grande di statura, ben formato e con la barba nera. Era molto buono e amato da tutti: anche noi musulmani lo amavamo assai: era gioviale, di belle maniere, attirava tutti col suo modo di fare. [�] Il Comboni era il pap� dei poveri: egli aiutava tutti, senza guardare se erano musulmani o cristiani, egli era buono con tutti. [�] Egli era buono come il profeta Ges��.

 

MISSIONE

E SENSO DELLA CHIESA

 

Una domanda emerge dall�intenso percorso missionario del comboni. Perch� riusc� a impiantare l�opera dove anche celebri ordini religiosi, con esperienza consolidata di missione e dovizia di mezzi e di personale, avevano fallito? Perch� ci� che aveva ideato e proposto � valido ancora oggi per i suoi istituti, per la Chiesa missionaria e quindi anche per la societ�?

La risposta, anche se richiederebbe di essere molto articolata, non pu� essere che una: il �Piano� e la vita di Comboni hanno una forte connotazione ecclesiale. In altre parole essi ci dicono che alla base di ogni vera azione evangelizzatrice ci deve essere la coscienza di appartenere alla comunit� della Chiesa, quindi opera non semplicemente di individui isolati, anche se di tempra e doti straordinarie, ma di una comunit� aperta al futuro perch� appunto ha una sua storia alle spalle. �Il solo pensiero che ci impedisce di non disperare � scriveva Comboni in aprile del 1881 al rettore dei suoi istituti di Verona � � la storia della Chiesa, che ci addita pi� di un popolo, barbaro quanto i nostri africani, essersi sottomesso al giogo di Cristo� (S. 6661).2 La sua forza era il sentirsi dentro questa linfa che aveva sorretto le generazioni credenti.

Ragionava quindi in termini di storia della Chiesa e di visione teologica della struttura della Chiesa. Avvert� con chiaro intuito la responsabilit� del corpo episcopale nei confronti di tutta la chiesa. Nel Postulatum, che intendeva presentare al concilio Vaticano I, attir� l�attenzione dei padri sul problema Africa non in virt� di una generica solidariet�, ma in conseguenza della loro corresponsabilit� nell�azione evangelizzatrice di tutta la Chiesa. �Ecco dunque eccellentissimi Padri, dinanzi a voi questa infelicissima Nigrizia� prendete su di voi quest�opera �.Questo lo richiede pure l�ufficio del ministero affidato a voi che lo Spirito Santo ha posto come vescovi a reggere la Chiesa di Dio� (S. 2308). Una sensibilit� dunque che anticipava di quasi cent�anni uno degli aspetti fondamentali della collegialit� che il Vaticano II� avrebbe sancito nel cap. III� della Lumen Gentium, al n� 23 ��in quanto membri del collegio episcopale e legittimi successori degli apostoli, i vescovi sono tenuti, per istituzione e per comando di Cristo, ad avere sollecitudine per tutta la Chiesa�. Un richiamo che ancora oggi colloca la missione e l�evangelizzazione al centro della sollecitudine della Chiesa e riconosce nei pastori che la reggono l�istanza pi� sicura per la salvaguardia della loro coerente attuazione.

Avvertendosi all�interno di una Chiesa, tutta essa missionaria, che genera Chiesa, Comboni non poteva non avere un acuto senso della necessit� di formare una chiesa locale in Africa Centrale. Salvare l�Africa con l�Africa � la dinamica che muove tutti il Piano dall�interno (cf. Scritti, 800-846), proprio in un tempo in cui completa era la sfiducia nei confronti dell�elemento locale. Ha saputo perci� anticipare i tempi atteggiandosi a difensore di un piano di Dio che, contrariamente alle miopi logiche umane, sa vedere possibilit� nuove, l� dove c�� sfiducia o semplice strumentalizzazione dell�elemento locale. Comboni, diviene in tal modo, anche per l�oggi, fautore di una chiesa universale comunione viva di chiese locali in cui deve prevalere l�assunzione delle responsabilit�, la mutua stima e l�accettazione e la valorizzazione delle differenti sensibilit� culturali.

Questa larga visione ecclesiale non � poca cosa per chi oggi vuol fare passare l�individualismo, il protagonismo, lo scarso senso ecclesiale, la critica corrosiva e il mero impegno sociale sociale per profetismo o per chi vuole ammantare l�assenso servile, l�immobilismo, l�obbedienza formale e muta e lo spiritualismo disincarnato col titolo di fedelt� e di dedizione alla chiesa. Comboni scuote una Chiesa, che per lui sar� sempre mia signora e madre (S. 7001), perch� diventi sempre pi� Chiesa di tutti.

 

CON ANIMO

E SGUARDO PROFETICO

 

Comboni viene dal cuore della Trinit�, ma una Trinit� che cammina sulle strade dell�uomo. La sua vita di evangelizzatore e il suo piano d�azione hanno in se stessi una vitamina trinitaria. Sono espressione dell�amore del Padre che si china sull�umanit� attraverso il cuore del Figlio e da questo comune amore � mosso il missionario a dare l�abbraccio di pace ai pi� sventurati dei figli e fratelli (S. 2742). Il Comboni non poteva indicare in maniera pi� precisa e stringente che la missione ha un�origine divinae continua nell�attualit� attraverso lo Spirito. �Allora [il cattolico] trasportato egli dall�impeto di quella carit� accesa con divina vampa sulla pendice del Golgota, ed uscita dal costato del Crocifisso per abbracciare tutta l�umana famiglia, senti battere pi� frequenti i palpiti del suo cuore; e una virt� divina parve che lo spingesse a quelle barbare terre, per istringere tra le braccia e dare il bacio di pace e di amore a quegl�infelici suoi fratelli� (S. 2742). Senza quest�anima antica, cos� sveglia sulle tragedie umane, la sua navicella si sarebbe schiantata sugli scogli dell�inefficacia e dell�insignificanza. Le sofferenze dei poveri mettono continuamente di fronte all�impossibile e come qualcuno ha giustamente scritto: �pi� che la cultura, in questo continente remoto dell�Africaoccorrevano la convinzione e la forza interiore�.

Comboni vive nel tempo del disprezzo e dell�emarginazione e non passa indenne. Diventa un esempio di una evangelizzazione che mette assieme la causa di Dio e la causa dell�uomo, connettendole intimamente. Si pensi all�evangelizzazione che lui concepisce come rigenerazione e trasformazione della persona e della societ�. Il suo piano per la rigenerazione della Nigrizia prospettava un impianto educativo tale da abbracciare la conversione alla fede cristiana e lo sviluppo dell�intelligenza fino alle pi� alte vette del sapere. Dalle chiese ai seminari, dalle scuole tecniche alle universit�, tale era l�orizzonte offerto in nome delle fede in Cristo in un tempo in cui si dubitava dell�educabilit� dell�africano. Per questo in Sudan, il nome Comboni � ancora oggi sinonimo di educazione qualificata e il nome cristiano, pur discriminato, � sinonimo di dignit� e di sviluppo per tutti. La gente del Sudan, specialmente la gente nera, sente ora come proprie la fede e l�appartenenza al grande albero della Chiesa da lui trasmesse.

Questo cuore antico della missione, questo sguardo lucido sulle situazioni pi� pesanti di povert� e di sofferenza, questo coraggio nella denuncia delle vittime del sistema e questa tenace fiducia nel riconoscere ai poveri e oppressi capacit� di trasformarsi e trasformare i criteri di valutazione della societ� sono di in calcolabile valore, proprio in un tempo in cui la Chiesa sembra perdere il mordente della missione e anche la nostra Chiesa italiana sembra silente in una societ� in fase involutiva. Ci � dunque sommamente utile questa canonizzazione che, una delle sue prime suore, Elisabetta Venturini che fu con lui in Africa a El-Obeid, rimanendo in seguito prigioniera del Mahdi dal 1882 al 1891, aveva anticipato nella sua deposizione al processo canonico del 1927: �Io sono convinta � aveva dichiarato � che questa causa riuscir� perch� il Comboni ha sofferto e operato molto per la gloria di Dio�.

 

Arnaldo Baritussio

postulatore generale

 

1 Comboni sarebbe sopravissuto nella sua opera. Continua oggi nelle chiese locali sorte dal suo immenso Vicariato e nelle famiglie che da lui hanno tratto origine. I comboniani e le Comboniane sono oggi pi� di 4000. Presenti in quattro continenti: Europa, Africa, America e Asia e provenienti da 39 nazioni: America 11, Africa 18, Europa 7, Asia 3, svolgono il servizio missionario in 47 paesi. Inoltre il carisma del Comboni ha dato origine a ben 23 istituti religiosi locali (Sisters of Sacred Heart, Brothers of St. Martin de Porres, Apostles of Jesus, The Little Sisters of Mary Immacolate, Evangelizing Sister of Our Lady ecc.). La chiesa sudanese poi contaoggi 9 diocesi: Khartoum, El-Obeid, Malakal, Wau, Juba, Rumbek, Torit, Yei, Tombura-Yambio e la Chiesa del Nord Uganda, dove i suoi missionari giunsero nel 1910, ne annovera 6: Gulu, Arua, Lira, Moroto, Nebbi e Kotido.

2 La sigla S sta per DANIELE COMBONI, Gli scritti, Direzione generale MCCJ, Roma, 1991.