CONTATTI CON GLI ORTODOSSI
UN FILO TENUE MA NON SPEZZATO
l dialogo tra la chiesa di Roma e le chiese ortodosse sia pure sommessamente continua. Durante lo scorso mese di febbraio sono da segnalare almeno tre avvenimenti di un certo rilievo: la visita in Vaticano di una delegazione del Santo Sinodo del patriarcato ortodosso di Serbia, l’invio di una delegazione della Santa Sede ad Atene in restituzione della prima visita di una delegazione ufficiale del Santo Sinodo della chiesa ortodossa di Grecia, che era venuta a Roma dall’8 al 13 marzo del 2002, e infine, il 20 febbraio, la prima visita ufficiale al patriarca ortodosso di Mosca, Alessio II, da parte del nuovo nunzio apostolico Antonio Pennini, latore anche di un messaggio dal papa, il cui contenuto però non è stato reso noto.
L’incontro tra il papa e la delegazione della chiesa ortodossa serba ha avuto luogo il 6 febbraio; una visita che il papa ha definito non solo «di grande significato», ma anche portatrice di una «grande speranza», e «un segno che lo Spirito di Dio guida la Chiesa verso il ristabilimento di quell’unità di tutti i discepoli di Cristo per la quale egli ha pregato alla vigilia della sua morte».
Nel suo discorso durante l’udienza concessa alla delegazione, il papa ha richiamato l’attenzione soprattutto su due aspetti: prima di tutto sulla causa della pace; in secondo luogo sulle nuove esigenze e sfide che si pongono alle chiese nell’attuale trasformazione del continente europeo.
Per quanto riguarda la pace, il papa, dopo aver ricordato il recente doloroso passato dei Balcani, ha aggiunto: «Le chiese hanno il compito di agire secondo il modello del buon samaritano; esse devono alleviare le comuni sofferenze, curare le ferite e promuovere quella purificazione delle memorie da cui sgorgherà un sincero perdono e una fraterna collaborazione».
Parlando quindi del nuovo corso intrapreso dall’Europa, ha accennato a un’esigenza che tanto gli sta a cuore, ossia la salvaguardia delle sue radici cristiane, di quell’eredità plasmata attraverso i tempi dalle due tradizioni occidentale e orientale e che oggi «sembra talora messa in discussione». «Questo, ha sottolineato, non può non spingerci a ricercare e promuovere ogni forma di collaborazione che permetta agli ortodossi e ai cattolici di dare insieme una vivida e convincente testimonianza della loro comune tradizione».
Sul tema del patrimonio cristiano dell’Europa, il papa è tornato anche nel messaggio autografo inviato all’arcivescovo ortodosso di Atene, sua beatitudine Christodoulos, per mano del card. Walter Kasper, che ha guidato la delegazione vaticana nel viaggio in Grecia dal 10 al 14 febbraio. «La chiesa cattolica, vi si legge, sa di avere un compito da assolvere nel continente europeo, in questo momento storico, e la responsabilità che avverte coincide con quella della chiesa ortodossa di Grecia. Tale responsabilità costituisce un terreno comune sul quale sviluppare la reciproca collaborazione. Il futuro dell’Europa è così importante da spingerci ad andare al di là del nostro passato di divisioni, di incomprensioni e di reciproco allontanamento. La posta in gioco è la promozione in Europa, hic et nunc, di tutti i valori umani e anche di quelli religiosi, del riconoscimento delle Chiese e comunità ecclesiali, della tutela della sacralità della vita, della salvaguardia del creato. Ci muove la convinzione profonda che il “vecchio” continente non deve smarrire la ricchezza cristiana del suo patrimonio culturale e non deve perdere nulla di ciò che ha reso grande il suo passato». Quindi «avvertiamo la necessità di dare un nuovo aspetto, più incisivo alla nostra testimonianza di fede, in modo che le radici cristiane dell’Europa rivivano di linfa nuova, la linfa di una nostra testimonianza più concorde. Questa collaborazione, da sviluppare e far crescere, potrebbe essere uno dei rimedi efficaci al relativismo ideologico così diffuso in Europa, a un pluralismo etico che dimentica i valori perenni, a una forma di globalizzazione che lascia insoddisfatto l’uomo perché cancella le legittime differenziazioni che hanno permesso il diffondersi di tanti tesori nell’oriente e nell’occidente europei. Spetta a noi operare insieme per raggiungere questi importanti e urgenti obiettivi».
Il card. Kasper, da parte sua, dopo aver indicato gli obiettivi del viaggio, ossia conoscersi meglio e riflettere sulle necessità dell’annuncio del vangelo nel nostro continente, ha espresso anche varie sue speranze.
La prima è che «la chiamata evangelica e il compito ecclesiale vissuti in modo distinto, ma parallelo, da voi e da noi, trovino (o meglio ritrovino) il contesto adatto a far scaturire dei progetti e una collaborazione comune che potranno avere un reale influsso sulle necessità dell’Europa d’oggi». Una seconda speranza sta nel «costatare l’esistenza di spazi entro i quali stabilire una collaborazione per riaffermare globalmente le radici cristiane dell’Europa, in ogni ambito». In terzo luogo, la speranza, che è anche un auspicio, che si possa «ripristinare il dialogo teologico», poiché «evitare i problemi spinosi, le difficoltà esistenti tra noi non è una tattica che possa rendere giustizia alla verità». Di conseguenza c’è da sperare in un rilancio della commissione mista internazionale per il dialogo teologico.
Il cardinale ha aggiunto che nel prossimo mese di maggio sarà convocato un simposio, a livello strettamente accademico, esteso alla partecipazione di teologi ortodossi, sul tema del primato petrino, in alcuni suoi aspetti biblici patristici e storici.
Un’ulteriore speranza è che la «chiesa ortodossa di Grecia sia profondamente consapevole del genuino impegno della chiesa cattolica a favore di una pacifica intesa, di uno scambio che non suppone altre intenzioni se non quella di ristabilire contatti fraterni, che nulla vuole in cambio se non gli stessi sentimenti e lo stesso impegno».
Nella sua risposta, Christodoulos ha affermato che ora sta emergendo uno spirito nuovo fatto di contatti e di collaborazione, uno spirito, ha sottolineato, «che speriamo Dio voglia benedire, in modo che abbiano successo i nostri comuni sforzi circa i problemi che sono comuni». Fra questi problemi, il primo e più urgente, ha detto, è quello della salvaguardia della comune eredità e identità cristiana dell’Europa. Un secondo è quello della bioetica, che esige un comune impegno affinché sia garantita la sacralità e l’integrità della persona umana. Un terzo è il problema della salvaguardia dell’ambiente, per il quale «le chiese devono lavorare insieme». Infine: la difesa dei diritti umani, la lotta contro il terrorismo, le disuguaglianze economiche e sociali, la discriminazione razziale e religiosa, oltre al problema dell’asilo politico e dell’emigrazione.
Christodoulos ha anche annunciato che nei giorni 4-6 maggio prossimo la Chiesa di Grecia organizzerà una conferenza internazionale sui «principi morali e valori quale base su cui costruire l’Europa», e ha rivolto al card. Kasper l’invito personale a parteciparvi.
Per quanto riguarda infine i rapporti tra Roma e la chiesa ortodossa russa è da segnalare il clima di grande cordialità con cui è stato accolto dal patriarca Alessio il nuovo nunzio apostolico, Antonio Pennini. Alessio tuttavia non ha mancato di ricordare i problemi che ostacolano attualmente i sereni rapporti con Roma, gli stessi più volte ricordati: il cosiddetto proselitismo, da parte della chiesa cattolica nel «territorio canonico» della chiesa russa e la questione degli uniati, ossia dei greco-cattolici (di rito bizantino), in Ucraina. Alessio non ha poi fatto mistero nel ribadire che «attualmente le relazioni tra le due chiese lasciano molto a desiderare».