Roggia Giuseppe
40 anni di laboratorio della vita consacrata a Collevalenza
2024/5, p. 1
Quello che si è celebrato nel novembre dello scorso anno è stato il 40°. Ci riferiamo al Convegno di Collevalenza organizzato dalla CISM e dall’USMI in collaborazione con l’Ufficioocazionale della CEI. A tracciarne il fecondo cammino è stato il salesiano don Giuseppe Roggia, per lunghi anni zelante coordinatore dell’Area di animazione della Vita Consacrata.

Accedi alla tua area riservata per visualizzare i contenuti.

Questo contenuto è riservato agli abbonati a
Testimoni
.
MEMORIA DI FUTURO
40 anni di laboratorio della vita consacrata a Collevalenza
Quello che si è celebrato nel novembre dello scorso anno è stato il 40°. Ci riferiamo al Convegno di Collevalenza organizzato dalla CISM e dall’USMI in collaborazione con l’Ufficio vocazionale della CEI. A tracciarne il fecondo cammino è stato il salesiano don Giuseppe Roggia, per lunghi anni zelante coordinatore dell’Area di animazione della Vita Consacrata.
Fare memoria non è solo ricordare il passato. Fare memoria è conoscere le vicende del passato perché diventino patrimonio del nostro vivere. Infatti, si può ricordare in tanti modi.
Si può ricordare per abitudine. Si tratta di una scelta, di un modo di fare rassicurante, appoggiandosi al passato per dare senso e sicurezza al presente. È una memoria statica. I semplici ricordi sono la traccia che la vita lascia dentro di noi, come dei giocattoli della memoria. Questa modalità non tiene conto che la memoria è principio di identità, perché senza memoria non possiamo definire chi siamo. Per di più senza passato siamo anche senza futuro.
Si può ricordare per amore o per odio: amore per un qualcosa, qualcuno e momenti di vita del passato che ci hanno coinvolto, nei quali si è irrobustita la nostra identità; odio per qualcosa di noi che si è rotto dentro, a causa di particolari traumi di relazione: quindi si tratta di una memoria spesso malata.
Si può ricordare fidandosi della memoria informatica, che sradica ogni uomo, ogni etnia, ogni popolo dalla sua terra, perché non ha una localizzazione nello spazio e nel tempo: è una pura raccolta di informazioni che non riescono ad approdare ad una narrazione ma solo a uno stoccaggio di dati immagazzinati e resi disponibili a chiunque. Questo tipo di memoria non ci chiede di pensare ma solo di digitare.
Si può, infine, ricordare per crescere e allora diventa memoria di futuro. È la memoria che ci serve di più: è fare tesoro della esperienza passata e scegliere di conseguenza di organizzare il futuro.
Vogliamo fermarci su questo tipo di memoria nella nostra riflessione. Fare memoria è allora un’azione dinamica, non è mai cristallizzata in maniera definitiva. Si trasforma di continuo a contatto delle nostre vite e delle esperienze che viviamo. Non si tratta quindi di un patrimonio da conservare in una teca sigillata o sottovuoto. La memoria è dinamica e tante volte anche spiazzante, perché non ritrovi mai un contenuto identico di ciò che ricordi del passato, soprattutto se si ricorda insieme e allora diventa una memoria a più voci, diventa una voce da interrogare di continuo e che interroga essa stessa noi. Allora fare memoria è provare empatia che ti spinge a cambiare nel presente e si trasforma quindi in una responsabilità che ci prendiamo sul presente in vista del futuro. In una parola allora la memoria è un tesoro che custodisce il passato per vivere il presente in vista del futuro.
40 anni di laboratorio
Perché il convegno di Collevalenza? La risposta è appunto da trovare nel frutto di questa memoria dinamica, che ci porta a costatare un fecondo e intenso laboratorio di futuro della vita consacrata avvenuto a Collevalenza: un laboratorio attento al cammino postconciliare della Chiesa, e pensoso sul travaglio vissuto dalla vita consacrata, attraversata da nuovi contesti sociali culturali e giovanili e dalla constatazione della crescente diminuzione di vocazioni, del progressivo invecchiamento dei religiosi e della conseguente difficoltà nella gestione delle opere… Sempre alla ricerca di risposte che sappiano di futuro. Gli atti dei Convegni, puntuali ogni anno dal 1982 fino al 2022 sono come delle pietre miliari di questo cammino, segnali stradali dei tanti porsi in questione e di prospettive nuove in vista del futuro. Vediamo più in dettaglio.
I documenti del Concilio con una rinnovata visione di Chiesa avevano tracciato un inedito posizionamento della vita consacrata da istituzione chiusa nell’esenzione all’abitare finalmente nel cuore della Chiesa, come si legge nella Lumen gentium. Nuovo posizionamento e nuova configurazione, che richiedeva un impegno non indifferente per formare a questa visuale sia le nuove generazioni sia quelle già rodate da vari anni di professione religiosa. E in effetti, dopo il documento Perfectae caritatis (1965), i successivi - Ecclesiae sanctae (1966); Renovationis causam (1969); Evangelica testificatio (1971); Mutuae relationes (1978); Optiones evangelicae (1980); Il Codice di Diritto Canonico rinnovato (1983); Elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa sulla Vita Religiosa (1983); Potissimum institutionis (1990) - sollecitano a tradurre nei fatti questo rinnovamento, che va essenzialmente in tre direzioni: rinnovamento delle Costituzioni e Regole di vita e avvio a costruire la Ratio institutionis del proprio Istituto.
Ma, oltre a questo, per riuscire a smuovere efficacemente gli Istituti, alcuni superiori generali, tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80 del ’900 avvertono l’esigenza di offrire concreti spazi e strumenti. Lo si deve in particolare a d. Egidio Viganò, superiore generale dei Salesiani e vicepresidente dell’Unione Superiori Generali (USG), a p. Pier Giordano Cabra superiore generale dell’Istituto Pia Marta di Brescia e presidente della CISM nazionale (1978-1990) e a p. Marcello Zago, superiore generale dei Missionari Oblati di M. Immacolata: sono loro che coinvolgono l’attenzione degli altri colleghi generali per arrivare al rinnovamento degli Istituti e alla formazione rinnovata dei consacrati attraverso l’istituzione del Corso Formatori di Vita Consacrata presso l’Università Pontificia Salesiana (UPS) di Roma e attraverso il Convegno annuale per animatori/trici vocazionali e formatori/trici a Collevalenza. Per l’organizzazione e l’animazione del Convegno p. Marcello Zago offre la disponibilità del suo confratello p. Santino Bisignano, che insieme ad una piccola équipe di collaboratori dà, appunto, l’avvio all’esperienza del Convegno nel novembre del 1982.
La formazione al centro
Un primo gruppo di convegni (tra il 1982 e il 1991) è tutto orientato e incentrato sulla formazione da rinnovarsi, sulla figura del formatore/trice e sulle tappe iniziali di preparazione al noviziato. Ben presto, tuttavia, ci si accorge che non basta formulare idee e metodologie rinnovate per la formazione. Occorre prendere coscienza della nuova realtà giovanile e allora il secondo gruppo di convegni (1992-1997) è in gran parte finalizzato a coglierne le dinamiche in relazione sia al discernimento vocazionale e sia al cammino della preparazione al noviziato. A spingere in questo senso c’è anche la riflessione della Chiesa attraverso i vari Sinodi con le successive esortazioni apostoliche: Pastores dabo vobis (1992) sulla formazione dei presbiteri, e soprattutto Vita Consecrata (1996) per la vita e la formazione dei consacrati.
Accanto al tema della formazione rispetto al contesto giovanile e al cambio culturale globale, per stimolare il rinnovamento della vita consacrata, la seconda sfida sempre più urgente è il rinnovamento della vita fraterna. Si costata, infatti, che questo rimane il nodo che in gran parte blocca o apre ad un rinnovamento profondo e non solo formale, dato da documenti scritti. Anche qui la sollecitazione della Chiesa è venuta dall’esortazione apostolica La Vita fraterna in comunità (1994). Per questo il terzo gruppo di convegni (1998-2001) verte totalmente su questo punto: Vivere insieme – la comunità religiosa: sfide e proposte (1998); Tra Babele e Pentecoste – Per una nuova qualità della Vita Consacrata (1999); Condivisione dei carismi – Anima e vita della Chiesa (2000); Sinergia di comunione - Insieme di fronte alle nuove esigenze di animazione e formazione (2001).
Con l’inizio del nuovo millennio, segue una sorta di pausa di bilancio: è la serie successiva dei convegni tra il 2002 e il 2005: Protési verso il futuro per essere santi (2002); Nel solco del territorio (2003); Collaborare nel tempo delle diversità (2004).
Con l’inizio del pontificato di papa Benedetto XVI, in concomitanza con le sue grandi encicliche Deus caritas est (2005); Sacramentum caritatis (2007); Verbum Domini (2010), i convegni di Collevalenza tornano a riflettere sugli elementi fondanti della vita consacrata, ossia la consacrazione e i voti riletti però in una nuova prospettiva: L’Eucarestia guarigione del nostro amore – La dimensione educativa del mistero eucaristico (2005); Mistero pasquale mistero nuziale e Vita Consacrata – Animazione vocazionale, formazione iniziale e permanente (2006); Il cuore della legge e le leggi del cuore – Attualità dei Consigli Evangelici (2007); Obbedienza tra libertà e appartenenza (2008); Liberi per condividere – Riscoprire la povertà evangelica (2009); Nell’eros dello Spirito eunuchi per il Regno – Riscoprire la verginità evangelica (2010).
Ferite e legami
L’ultimo periodo dei Convegni (2011-2021) risente delle grandi sfide che l’umanità nella sua complessità, la Chiesa e la stessa vita consacrata hanno attraversato. Per questo l’attenzione e la preoccupazione generale della riflessione è stata calamitata dalla fragilità della vita di fraternità e della perseveranza vocazionale, dalla difficoltà a comprendere e a relazionarsi con il pianeta giovani, dai nuovi linguaggi, dalle diversità generazionali e culturali. Ed ecco i risultati raccolti: Attraversare le ferite della comunione (2011); Amare sempre o amare per sempre? – Profezia della fedeltà creativa (2012); Fragili e/o forti – Nuove domande per la Vita Consacrata (2013); Custodire per essere custoditi (2014); Legami di amore – Vita consacrata e famiglia: reciprocità formative (2015); … Noi, però, abbiamo un sogno – Dall’Amoris laetitia nuovi stili di umanizzazione della Vita Consacrata (2016); Silenzio, Ascoltiamoli! – Formare i giovani correndo insieme verso il Risorto (2017); La Parola e le parole … ma le parole cambiano – Educarsi ai nuovi linguaggi (2018); Insieme senza esitare – La Vita Consacrata tra diversità generazionali e culturali (2019); Vita Consacrata laboratorio di nuova umanità – Verso quali prospettive? (2020); C’è dell’oro in queste ferite – Traumatizzati o trasformati? (2021).
Dando uno sguardo d’insieme ai convegni finora celebrati emergono particolarmente due rilievi. Un primo: i questionari di revisione e di soddisfazione dei singoli convegni, che sono sempre stati sottoposti ai partecipanti, hanno ottenuto in ogni edizione, si può dire, il massimo di gradimento e di apprezzamento, non solo per la qualità dell’organizzazione e delle relazioni ma anche per il clima di gioiosa fraternità che ha caratterizzato ogni volta la kermesse. In senso opposto – ed è il secondo rilievo – abbiamo registrato anno dopo anno una sensibile e progressiva diminuzione del numero dei partecipanti fino all’impossibilità per questo 2023 di realizzare il convegno per l’irrisorio numero degli iscritti. Due risultati opposti in aperta contraddizione. Difficile individuare le cause, oltre la diminuzione dei consacrati e consacrate, l’invecchiamento, la contrazione delle province religiose e delle case di formazione... Alla fine di tutto questo percorso dobbiamo ammettere comunque che dal 1982 tante cose sono cambiate nella vita consacrata sulla falsariga del cambio di epoca e del rinnovamento conciliare nel tessuto della Chiesa.
don GIUSEPPE ROGGIA, sdb