«La visita canonica può essere un tempo di grazia per scoprire il passaggio
del Signore nella vita e nella missione dei fratelli, e nella vita e missione
delle diverse Entità». In preparazione a questo compiuto così importante e
delicato, i visitatori generali di quest’anno dei frati minori, dal 14 al 19
novembre scorso hanno incontrato presso la curia di Roma il ministro generale,
Fr. José Rodríguez Carballo e il suo Definitorio per riflettere sullo scopo e le
disposizioni con cui deve essere vissuta affinché porti i frutti sperati.
Indubbiamente, la visita canonica è regolata da norme bel precise contenute nel
Codice di diritto canonico, nelle costituzioni dell’istituto e negli statuti
generali e provinciali, ma ciò che la trasforma in “momento di “grazia” è
soprattutto lo spirito che la deve animare e guidare.
Per i frati minori, questo spirito è ben delineato nell’esempio e nelle
indicazioni lasciate loro da san Francesco, il quale personalmente considerava
la visita come uno dei suoi impegni primari. A ricordarlo è stato lo stesso fr.
Carballo citando ciò che è scritto nella Regola non bollata: «Tutti i frati che
sono costituiti ministri e servi degli altri frati, distribuiscano nelle
province e nei luoghi in cui saranno, i loro frati e spesso li visitino e
spiritualmente li esortino e li confortino». La medesima esortazione, con
qualche sfumatura è contenuta anche nella Regola bollata dove è scritto: «I
frati, che sono ministri e servi degli altri frati, visitino e ammoniscano i
loro frati e li correggano con umiltà e carità».
Deve essere una “celebrazione”
Fr. Carballo ha configurato la visita canonica a una vera e propria
“celebrazione” dove elementi importanti sono il tempo, gli obiettivi e il modo
di compierla.
Per quanto riguarda il tempo, ha affermato, essa deve avvenire «il più spesso
possibile». Lo scopo da raggiungere è duplice: uno positivo e l’altro negativo.
San Francesco lo descrive con delle espressioni caratteristiche: «servire e
amministrare le flagranti parole» del Signore, «ammonire», «correggere» e
«confortare».
Tra gli obiettivi, ha osservato fr. Carballo, «il primo è quello di
“evangelizzare” i frati comunicando loro «le parole del Signore nostro Gesù
Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono
spirito e vita». Di conseguenza, «la visita ai frati è uno strumento
privilegiato per essere evangelizzati e, allo stesso tempo, per evangelizzare».
In altre parole, «la visita deve spingere i frati a far crescere la vita dello
spirito» e «stimolare tutti e tutto dal buono al meglio».
Non si possono tuttavia ignorare anche gli altri obiettivi che devono mirare
alla “conversione” del frate, per cui rientrano nelle finalità anche l’impegno
ad «ammonire» e «correggere». Perciò «né il ministro né il suo “messaggero”, il
visitatore, possono rimanere indifferenti di fronte al peccato del frate, ma
devono ammonire e correggere coloro che hanno peccato».
Altrettanto importante è poi curare il modo di compiere la visita. Il punto di
riferimento è ancora san Francesco. Il visitatore, cioè, sottolinea Fr. Carballo,
«deve usare dolcezza e forza, carità, e al tempo stesso, chiarezza». E se deve
correggere, «deve farlo con umiltà, senza superbia e vanagloria», e senza
«turbarsi o adirarsi per il peccato o il male del fratello».
Preparare bene la visita canonica
La visita canonica non è una formalità e tanto meno un atto burocratico. Ha
perciò bisogno di «essere preparata e celebrata, sia da parte del visitatore,
sia della provincia, in modo adeguato», perché solo così diventerà un vero
kairós.
Perché questo avvenga, fr. Carballo propone alcune indicazioni concrete.
Anzitutto per la preparazione del visitatore:
deve essere ben informato sull’ambiente religioso e sociale in cui vivono e
lavorano i frati che deve visitare;
essere disposto a dedicarvi il tempo necessario. Deve impiegare “la debita
sollecitudine” e non visitare i luoghi “troppo velocemente”. Una visita troppo
affrettata, infatti potrebbe far pensare che questa «sia una pura formalità da
espletare»;
verificare la vita della Provincia e dei frati. È necessaria cioè una “accurata
verifica” del governo della Provincia, come anche della vita dei frati, e ciò
presuppone che le sia dato il tempo necessario;
infine, deve conoscere bene la legislazione dell’Ordine e il cammino che questo
sta compiendo, soprattutto le Priorità del sessennio, e sentirsi in sintonia con
esso.
Ma anche la Provincia deve preparare bene la visita. E ciò comporta in
particolare:
mettersi in una disposizione di ascolto e di apertura verso ciò che lo Spirito
dirà ai frati grazie a questa mediazione fraterna e giuridica; questo comporta
pregare, da soli e in fraternità, per la sua riuscita;
lasciarsi interpellare dal visitatore, o dal ministro, che accompagna la visita
con le sue esortazioni;
entrare in un processo di crescita e, quindi, di conversione, per «non
addomesticare le parole profetiche del Vangelo e adattarle a un comodo stile di
vita»;
parlare con sincerità, “secondo verità nella carità” e “fiduciosamente” tanto
degli aspetti negativi come di quelli positivi;
superare l’ “io” per entrare nella dimensione del “noi”, passare dal progetto
individuale al progetto fraterno e dal progetto provinciale al progetto
dell’Ordine;
garantire un clima di libertà in cui ciascuno possa esprimere ciò che ritiene
utile per la costruzione della fraternità.
Momento propizio di conversione
Come momento di grazia, la visita canonica, ha sottolineato fr. Carballo, deve
disporre alla conversione, al «rinnovamento della qualità della vita», a tre
livelli: personale, di vita fraterna e nella alla dimensione evangelizzatrice o
missionaria.
Per quanto riguarda anzitutto la dimensione personale: «La qualità della vita
esige di camminare con autenticità, nella trasparenza, nella verità con se
stessi. Essa è incompatibile con la “doppia vita” o con le conseguenze che si
hanno nella “cultura del cellofan” e della superficialità. Esige un lavoro a
livello profondo: dei sentimenti, degli atteggiamenti, che poi si traducono in
comportamenti. Il visitatore non può accontentarsi del “mero adempimento”
esteriore, ma ha il compito di esaminare attentamente se questo adempimento è
manifestazione o no degli atteggiamenti profondi».
Inoltre, «partendo dalla situazione concreta del frate, cercherà di aiutarlo a
porsi in cammino per vivere fedelmente e responsabilmente i suoi obblighi in
quanto frate minore, o a non volgersi altrove in questo cammino già iniziato.
Ciò significa che il visitatore cercherà di entrare, con tutto il rispetto
certamente, ma senza passività, nella vita del fratello, e non accontentarsi
solamente di ciò che fa. In questo modo la visita sarà un momento forte di
accompagnamento spirituale e vocazionale del fratello. In questo contesto è
importante, anche, che il visitatore discerna qual è il miglior posto per
ciascun frate. La realizzazione vocazionale non ha motivi per opporsi alla
realizzazione umana, piuttosto, molte volte quella è aiutata da questa». Ma
«guardare alla qualità di vita di ogni frate, significa prestare particolare
attenzione anche alla sua formazione permanente e ai pericoli
dell’individualismo e dell’attivismo, nei quali con frequenza possono cadere i
frati».
Il secondo aspetto a cui volgere l’attenzione è “dimensione fraterna” che
suppone «una relazione interpersonale basata sulla familiarità, l’uguaglianza,
il perdono reciproco, il rispetto e l’accettazione della diversità, la
comunicazione profonda e lo sviluppo delle virtù umane che caratterizzano una
relazione “sana” con gli altri».
Il terzo aspetto, la “dimensione evangelizzatrice o missionaria” nel senso che
«la qualità della vita fraterna esige testimonianza e coerenza; ricerca costante
di nuove forme di evangelizzazione e di nuove presenze, una formazione
permanente e iniziale adeguata alle situazioni storiche che stiamo vivendo, una
preparazione solida intellettuale e pastorale e opzioni di vita e di missione in
consonanza con il nostro essere minori ».
La qualità della vita, ha affermato fr. Carballo, richiede di “uscire dal
secolo”, ossia «dalla mentalità del mondo per impegnarsi nella sequela di
Cristo, per radicarci in Cristo». In altre parole, «presuppone necessariamente
la fedeltà a quanto abbiamo promesso nella professione: “Osservare il santo
Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di
proprio e in castità, “per seguire più da vicino le orme di Gesù Cristo”».
Fr. Carballo ha sottolineato con forza: «Ritengo necessario insistere su questa
fedeltà. Il visitatore non può incrociare le braccia di fronte a gravi mancanze
a quanto promesso nella professione, come possono essere quelle contro i voti o
contro la vita fraterna. Non può rimanere a guardare in silenzio di fronte ad
atteggiamenti mediocri né, tanto meno, giustificarli. Dobbiamo ricordarci di
quanto ci dice il documento finale del Capitolo di Pentecoste 2003: “Vediamo la
necessità di non addomesticare (e qui diremmo di non permettere che altri lo
facciano a causa del nostro silenzio) le parole profetiche del Vangelo per
adattarle a un comodo stile di vita”, a una vita mediocre. Dobbiamo piuttosto
richiamare costantemente alla conversione e suscitare nei frati l’urgenza
evangelica di convertirsi e credere nel Vangelo (cf. Mc 1,15) che abbiamo
professato, di camminare dietro a Cristo, cosa che, tra le altre esigenze,
comporta di “ritrovare il primo amore, la scintilla ispiratrice da cui è
iniziata la sequela”» (Ripartire da Cristo 22c).
La visita canonica è anche un momento di grazia, per costruire una fraternità
locale e provinciale, e superare quell’individualismo che «è una malattia
abbastanza frequente nella vita religiosa».
Inoltre, un momento di grazia per costruire la fraternità universale: ogni
provincia, cioè, deve «uscire da se stessa e aprirsi alla solidarietà con gli
altri frati ed entità dell’Ordine».
Fr. Carballo ha concluso: «La collaborazione interprovinciale – nella formazione
e negli studi, nella missione ad gentes e nelle missioni al popolo, nelle
situazioni di frattura e nei progetti comuni – è il futuro dell’Ordine».
La Visita canonica deve aiutare i frati a essere consapevoli di questa esigenza,
così che durante la celebrazione del Capitolo si prendano le opportune
decisioni.