In Cina, malgrado la repressione che dura da decenni contro la Chiesa di
Roma, i cristiani aumentano in forma esponenziale, anche se magari pubblicamente
non emergono, e nel paese si verifica anche una crescita della vita consacrata.
Secondo le statistiche del Holy Spirit Study Center, relative al 2009, nella
Cina continentale ci sono più di 5.400 suore. Si tratta indubbiamente di un
numero significativo se messo a confronto con quello dei sacerdoti che ammonta a
circa 3.300.
Le suore rappresentano una realtà importante soprattutto se si tien conto che
nella Cina continentale vi sono 100 diocesi e che le congregazioni femminili
sono 106. Ciò significa che in ogni diocesi è presente almeno una congregazione
religiosa.
Un insieme di difficoltà
Bisogna però dire che la vita religiosa femminile vive in mezzo a tante
difficoltà al suo stesso interno. La prima riguarda la formazione che non è
sempre adeguata. Sr. Lau, FMM, in un articolo apparso sul bollettino Sedos,
parla della mancanza di una formazione sistematica o di nessuna formazione nella
vita consacrata, a causa della situazione storica dalla Cina attuale. Le
congregazioni religiose in Cina, scrive, in questi ultimi 30-40 anni, sono state
disperse. Quando hanno potuto nuovamente riunirsi, oppure quando furono
rifondate nuove congregazioni sull’antico ceppo, si sono trovate ad affrontare
un notevole gap generazionale. Le suore anziane appartenenti alle congregazioni
di origine erano troppo poche oppure non avevano la preparazione adeguata per
assumersi un ruolo direttivo nella guida del nuovo gruppo, private come erano di
qualsiasi contatto con la congregazione di origine, in seguito alla politica del
governo.
Diverse congregazioni, inoltre, non avendo più gli aiuti dall’estero, soffrono
di gravi difficoltà economiche con pesanti ricadute sulla loro vita interna. Le
suore infatti per mantenersi sono costrette a svolgere un’attività remunerativa
che assorbe quasi tutto il loro tempo giornaliero. In questo modo possono
trovarsi insieme al massimo per la recita del Rosario senza altro tempo per la
loro formazione.
A tutto ciò si aggiunge una grave mancanza di formatori. Ci sono vari casi cui
in cui a istituire le congregazioni nelle diocesi stati i vescovi. Ma sia questi
sia i sacerdoti diocesani non conoscono quasi niente della vita consacrata e
quindi non sono adatti ad assumersi il ruolo di formatori delle suore. Capita
allora che a prendersi cura delle giovani religiose siano le suore anziane,
anche se la maggior parte di esse non sono mai state preparate a svolgere questo
ruolo. Nonostante la loro buona volontà, non hanno la competenza.
Un grave deficit di formazione
La situazione è ancor più preoccupante per i nuovi istituti. Alcuni vescovi
inviano le giovani suore, soprattutto novizie, in altre diocesi dove ci sono
congregazioni che godono di maggiore stabilità per imparare a svolgere
determinate attività, per esempio nel campo sanitario, e così guadagnare da
vivere per la loro congregazione o diocesi. Dopo alcuni anni di tirocinio
tornano nelle loro diocesi per emettere i voti ed essere poi inviate nelle varie
parrocchie. Secondo sr. Lau, si tratta di un fenomeno oggi molto diffuso. Ma con
delle conseguenze preoccupanti perché queste persone non conoscono quasi niente
della vita consacrata. Al massimo si riesce a trovare un sacerdote che tenga
loro qualche conferenza.
Manca quasi del tutto anche la formazione permanente. Verso la metà degli anni
’80, i vescovi di alcune diocesi invitavano alcuni religiosi dall’estero, ma
data la situazione della Cina, si trattava di formatori che potevano tenere solo
dei brevi corsi e a volte solo in forma sotterranea. Inoltre questi corsi
riguardavano nella maggioranza dei casi solo un tema e quindi erano parziali e
insufficienti.
Negli anni recenti, seguendo l’esempio dei sacerdoti, diverse suore si sono
recate all’estero, per esempio, nelle Filippine, negli Stati Uniti, in Irlanda,
Germania, Italia e Francia per compiere i loro studi. Alcune hanno conseguito
anche i gradi accademici, ma anche questo fenomeno, scrive sempre sr. Lau, ha
finito col creare dei problemi.
In primo luogo, per il fatto che la vita religiosa è una via evangelica, non un
soggetto teologico. In altre parole, il dottorato in teologia non è necessario
alle suore. Certamente non si può negare che una conoscenza più profonda di Dio
possa aiutare ad approfondire il rapporto con Lui e a rispondere in maniera più
positiva alla sua grazia. Ma non è necessariamente così. Il problema più grande
è che queste suore che studiano, raramente fanno un’esperienza di vita in una
comunità religiosa. Ed è proprio quello che manca in Cina. Purtroppo spesso
capita che queste esperienze di studio non solo non cooperano a rendere le suore
delle persone consacrate migliori, al contrario sono la causa dell’abbandono
della stessa comunità.
Un secondo problema riguarda la difficoltà di adattamento delle suore che
tornano in Cina dopo i loro studi all’estero. Esse hanno l’impressione che le
loro consorelle in Cina non le accettino. E nello stesso tempo queste ultime si
sentono, da parte loro, guardate un po’ dall’alto in basso.
In terzo luogo, la formazione delle suore in Cina attribuisce molta importanza
alla Bibbia e alla teologia. Ma il curriculum manca di una esposizione completa
e sistematica della vita consacrata. Inoltre le suore sono prive di
accompagnatori spirituali, anche per la difficoltà di trovare persone per questo
compito.
Suggerimenti e scelte possibili
Le situazioni fin qui descritte sono la conseguenza della difficile situazione
in cui da decenni è costretta a vivere la Chiesa cattolica in Cina. Cosa si può
fare per migliorarla? Sr. Lau propone alcuni suggerimenti e scelte possibili.
Anzitutto è necessario rafforzare la collaborazione tra gli istituti religiosi.
Di fronte alle enormi richieste di formazione, nessun istituto può fare da solo.
Del resto anche Giovanni Paolo II nell’esortazioni apostolica Vita consecrata
scriveva: «In quest'opera formativa, gli Istituti già meglio radicati diano un
aiuto agli Istituti di più recente fondazione, grazie al contributo di alcuni
dei loro membri migliori » (66). Si tratta di un invito richiamato anche di
recente dalla santa Sede. Del resto negli ultimi anni ci sono stati degli esempi
ben riusciti di collaborazione tra gli istituti religiosi che hanno promosso dei
piani formativi in comune per le suore nella Cina continentale.
Un secondo suggerimento riguarda l’istituzione di un curriculum formativo
completo e l’elaborazione di un piano formativo per le suore sia all’estero che
in Cina. Nella lettera alla chiesa cattolica in Cina del 2007 Benedetto XVI
raccomanda che ci sia un’esposizione sistematica dei vari aspetti della vita
consacrata. Questi devono includere: la chiamata e la risposta, la vita
spirituale, i tre voti, la vita di comunità, la missione evangelica e la
struttura di una congregazione religiosa, come pure gli aspetti riguardanti la
teologia, l’ecclesiologia, la spiritualità, la storia della Chiesa e la
psicologia. Tutto questo dovrebbe essere accompagnato da esperienze di vita e da
metodi che consentano di interpretare la vita stessa come suggerito dal
documento Direttive sulla formazione negli istituti religiosi, emanato dalla
Congregazione per la vita consacrata, nel 1990.
Un altro suggerimento riguarda la formazione dei formatori e degli
amministratori. Si tratta di un’esigenza, scrive sr. Lau, che concerne anche i
sacerdoti e i vescovi. Il programma di formazione dei sacerdoti nei seminari
infatti dovrebbe includere alcune sessioni sulla vita consacrata. Gli argomenti
da discutere dovrebbero essere: che cos’è la vita consacrata? quale la sua
missione e il suo ruolo nella Chiesa?
Nella formazione dei formatori non è sufficiente badare solo alla metodologia.
L’aspetto più importante è la formazione della personalità e del loro spirito.
L’atteggiamento è più importante della loro capacità. Essi, osserva sr. Lau,
devono assolvere al loro compito umilmente, poiché c’è un solo Maestro – Cristo
Gesù: i formatori sono invitati solo a partecipare all’opera di Dio.
L’esperienza personale del formatore, la sua coerente risposta all’invito di Dio
e il ritorno a lui gli consente di accompagnare le religiose nel progredire
nella loro vita consacrata.
Alla ricerca del carisma
Un ulteriore aspetto impegnativo riguarda l’identificazione del carisma e la
stesura delle Costituzioni. Per ragioni storiche e sociali, gran parte degli
istituti religiosi in Cina sono oggi raggruppati in base alle regioni o diocesi
e non in base ai loro carismi, come negli istituti tradizionali. Nella
ricostituzione degli istituti, negli anni ’80, alcune suore si servirono delle
loro vecchie costituzioni, come fu possibile trovarle. Vescovi e sacerdoti
prepararono delle costituzioni facendo riferimento a quelle di diversi istituti
stranieri. Nello stesso tempo, le suore più anziane dettarono a memoria alcune
costituzioni mentre le giovani prendevano nota. Ma molte congregazioni sono
senza di una bozza di costituzioni. Una suora anziana mi disse: «La nostra
congregazione è stata fondata da oltre una decina d’anni ma non dispone ancora
delle Costituzioni. Nel corso di questi anni, quando le nostre suore emisero i
voti, questi sono stati emessi su delle costituzioni che non esistono». Capita
così che suore della stessa congregazione non hanno un orientamento o una
missione comune nella loro vita consacrata. Non hanno nemmeno un’idea chiara del
significato della loro vocazione alla vita consacrata.
Per questa ragione, negli ultimi anni diverse congregazioni hanno cominciato a
cercare il loro carisma e a rivedere le loro Costituzioni secondo lo spirito del
concilio Vaticano II e in riferimento ai segni dei tempi. Bisogna tenere
presente che molte congregazioni femminili in Cina non hanno avuto inizio con un
fondatore, con un suo carisma e dei seguaci che vivessero quel carisma. Le
congregazioni di questo tipo, ormai già stabilite, hanno un compito molto arduo
nell’identificare la loro chiamata speciale da parte di Dio e di elaborare il
progetto della loro vita religiosa, ossia le costituzioni. Da tutti i membri è
chiesto uno sforzo di ricerca comune. Essi dovranno meditare insieme sulla
parola di Dio, esaminare le loro comuni esperienze nel passato e riflettere
sulla condizione della Chiesa e della società in cui vivono. Con la preghiera e
la condivisione dovranno cercare di verificare la chiamata di ciascun membro. E
in un secondo momento accogliere l’ispirazione di Dio quando questa si
manifesterà più chiaramente in modo da rispondervi di comune accordo.
Questo procedimento di preparazione delle costituzioni è paragonato da sr. Lau a
un pellegrinaggio che la congregazione religiosa compie, a un processo di
comunicazione tra Dio e l’uomo. Una congregazione e religiosa ha impiegato tre
anni nel redigere le costituzioni e altri tre nell’esperimentarle e rivederle,
prima di presentarle al vescovo per l’approvazione.
Frutto di preghiera e di contemplazione
Mettere un solido fondamento, prosegue sr. Lau, è un lungo processo. Significa
che le suore devono avere una comprensione basilare del significato della
vocazione, dei carismi e della vita consacrata. Devono avere anche esperienze di
preghiera e di comunicazione con Dio. I carismi sono un dono dello Spirito Santo
il quale ne suscita di diversi per il bene del Corpo di Cristo che è la Chiesa.
Scrivere le costituzioni è qualcosa di diverso rispetto a ogni altro scritto. È
un viaggio fatto di preghiera per discernere la volontà di Dio. Durante questo
viaggio la comunità scoprirà il volto di Dio che si rivela ad essa e quindi
potrà rispondere alla chiamata a vivere un genere particolare di vita o mediante
un determinato servizio. Le religiose potranno vivere il mistero di Cristo che
avranno trovato con la preghiera e la contemplazione. Con il loro genere di vita
lo potranno mostrare ad altri e incoraggiarli nel loro cammino verso la vita
eterna. Esse diventeranno così una sorgente di vitalità per tutta la Chiesa e
questa vitalità spirituale si manifesterà in tutti gli aspetti nella loro vita
religiosa. In questo modo le costituzioni saranno formate.
Nella revisione della vecchie costituzioni di una congregazione, per fare in
modo che queste siano accettate e ritenute dai nuovi membri, di solito si
incoraggiano le giovani religiose a interrogare le anziane e così far emergere
dalla loro memoria qualche idea dell’elemento centrale di questa congregazione.
Malgrado la difficile condizione in cui le suore sono costrette a vivere,
conclude sr.Lau, ciò che sta avvenendo in Cina manifesta le meraviglie
dell’opera di Dio. Nelle tenebre Egli ripete: “sia la luce e la luce fu”. Dio
dalle tenebre della morte ha fatto nascere nuova vita. Le suore in Cina non
devono essere guardate dall’alto in basso né essere criticate. Al contrario
meritano la nostra stima, la nostra attenzione e il nostro aiuto perché è
attraverso la loro riposta alla chiamata di Dio e le loro preghiere che la
Chiesa in Cina ha raggiunto gli attuali risultati.