Viviamo in un mondo che geme sotto il peso delle sue perdite: le guerre
spietate che distruggono popoli e paesi, la fame e il morire di fame che
decimano intere popolazioni, il crimine e la violenza che mettono a repentaglio
la vita di milioni di uomini, donne e bambini. Il cancro e l'AIDS, il colera, la
malaria e molte altre malattie che devastano il corpo di innumerevoli persone;
terremoti, alluvioni e disastri del traffico... è la storia della vita di ogni
giorno che riempie i giornali e gli schermi televisivi. È un mondo di perdite
infinite e molti, se non la maggior parte, dei nostri simili camminano con la
faccia rivolta a terra sulla superficie di questo pianeta. Dicono in un modo o
in un altro: «Noi speravamo che fosse.., ma abbiamo perso la speranza» (cf Lc
24,13-35).Questo è il mondo in cui siamo mandati a vivere con il cuore ardente e
con gli orecchi e gli occhi aperti. Sembra un compito impossibile. Il mistero
dell'amore di Dio è che i nostri cuori ardenti e i nostri orecchi e occhi
recettivi saranno in grado di scoprire che Colui che abbiamo incontrato
nell'intimità delle nostre case continua a rivelarsi a noi tra i poveri, i
malati, gli affamati, i prigionieri, i rifugiati e tra tutti coloro che vivono
nel pericolo e nella paura.
A questo punto ci rendiamo conto che missione non è solo andare ad annunziare
agli altri che il Signore è risorto, ma anche ricevere quella testimonianza da
coloro ai quali siamo inviati. Spesso la missione è pensata esclusivamente in
termini di donazione, ma la vera missione è anche ricevere. Se è vero che lo
Spirito di Gesù soffia dove vuole, non c'è persona che non possa dare quello
Spirito. A lungo andare, la missione è possibile soltanto quando è tanto
ricevere che dare, tanto essere presi a cuore che prendere a cuore. Siamo
mandati agli ammalati, ai morenti, agli handicappati, ai carcerati e ai
rifugiati per portare loro la buona notizia della resurrezione del Signore. Ma
ci spegneremmo subito, se non potessimo ricevere lo Spirito del Signore da
coloro cui siamo mandati.
Quello Spirito, lo Spirito d'amore, è nascosto nella loro povertà, nel loro
essere a pezzi e nella prostrazione, nel loro dolore. Ecco perché Gesù ha detto:
«Beati i poveri, i perseguitati e gli afflitti». Ogni volta che li raggiungiamo,
essi a loro volta — ne siano consapevoli o meno — ci benedicono con lo Spirito
di Gesù, diventando così nostri ministri. Senza questa reciprocità del dare e
del ricevere, missione e ministero diventano facilmente manipolabili o violenti.
Quando soltanto uno dà e l’altro riceve, colui che dà diventa presto un
oppressore e coloro che ricevono vittime. Ma quando colui che dà riceve e colui
che riceve dà, il circolo dell’amore, iniziato nella comunità dei discepoli, può
allargarsi persino a tutto il mondo. Ci sono persone che continuano a prendersi
cura dei loro simili, senza pretendere di risolvere tutti i problemi, ma capaci
di portare un sorriso a un morente e una piccola speranza a un bambino
abbandonato.
Gesù stesso non guarì tutti, né cambiò la vita di tutti. Ma ogni volta che c'è
un incontro reale che conduce dalla disperazione alla speranza e dall'amarezza
alla gratitudine, vedremo dissolversi parte delle tenebre e la vita, di nuovo,
oltrepassare i confini della morte. Ogni piccolo gesto è missione, è ciò che
tiene viva la fede, la speranza e l’amore in un mondo che è continuamente
sull’orlo dell’autodistruzione; grande o piccolo, pubblico o nascosto, ogni
gesto d’amore rivela che la vita è più forte della morte e l’amore è più forte
della paura.
Henri J.M.Nouwen
da La forza della sua presenza
Queriniana, Brescia 2002