«Grazie e complimenti per la testimonianza che avete dato a Madrid e nelle altre città spagnole dove siete stati. Vi invito adesso a diffondere in ogni angolo del mondo la gioiosa e profonda esperienza di fede vissuta in questo nobile paese. Trasmettete la vostra gioia specialmente a coloro che avrebbero voluto venire ma non hanno potuto farlo per diversi motivi, a quanti hanno pregato per voi e a coloro ai quali la celebrazione della Giornata ha toccato il cuore. Con la vostra vicinanza e testimonianza, aiutate i vostri amici e compagni a scoprire che amare Cristo è vivere in pienezza». Con questo invito “forte”, papa Benedetto XVI si è congedato dai giovani al termine della 26ª Giornata mondiale della gioventù, celebrata a Madrid, dal 18 al 21 agosto, che ha avuto come tema Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede (Col 2,7). Si è trattato di un “grazie “ affettuoso e intenso, a conclusione di giorni entusiasmanti, nei quali il papa ha rivolto un pensiero particolare al paese ospitante, definito “grande nazione”, che «in una convivenza sanamente aperta, pluralistica e rispettosa, sa e può progredire senza rinunciare alla sua anima profondamente religiosa e cattolica» . Da parte sua re Juan Carlos ha ringraziato Benedetto XVI e i giovani della Gmg per «la speranza che avete infuso nella gente».
La chiarezza dei concetti ha caratterizzato i diversi appelli che il papa ha rivolto al milione e mezzo di giovani radunati nella capitale spagnola. «Il mondo ha bisogno di Dio, ha bisogno della testimonianza della vostra fede negli ambienti più diversi, incluso dove vi è rifiuto o indifferenza, non è possibile incontrare Cristo e non farlo conoscere agli altri»: un richiamo scandito con un tono forte, ma nello stesso tempo accogliente e festoso nell’omelia conclusiva, come è del resto il clima che continua a caratterizzare le giornate mondiali dei giovani dai tempi di Giovanni Paolo II.
Era un papa “felice” quello che si è visto all’aeroporto “Cuatro Vientos”, un papa che ha saputo offrire un lato spiccatamente “umano”.
Benedetto XVI, prima di iniziare l’eucaristia conclusiva, ha rivolto una frase “fuori programma”: «Vi ho pensato molto in queste ore in cui non ci siamo visti… Spero che abbiate potuto dormire un po’ e anche pregare, sono certo che questa mattina avete alzato gli occhi al cielo, non solo il cuore». L’atteggiamento “paterno” delle parole del papa ha avuto come spunto inconsueto il nubifragio che si era abbattuto la sera prima durante la veglia e che lo aveva costretto a sospendere la lettura dell’omelia.

Invito ai giovani a essere apostoli

Il pontefice ha invitato i giovani ad essere “apostoli della nuova evangelizzazione”; ad essi «spetta lo straordinario compito di essere discepoli e missionari di Cristo in altre terre e paesi dove vi è una moltitudine di giovani che aspirano a cose più grandi» e che «non si lasciano sedurre dalle false promesse di uno stile di vita senza Dio». E li ha esortati a «camminare con Cristo in comunione con la Chiesa» perché «non si può seguire Gesù da soli», come bisogna guardarsi dalla “tentazione” di «andare per conto proprio» o «vivere la fede secondo la mentalità individualista che predomina nella società», con un atteggiamento che fa correre «il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo». La fede – ha continuato il papa – va vissuta insieme e per questo c’è la Chiesa, che «non è semplicemente un’istituzione umana, come qualsiasi altra, ma è strettamente unita a Dio».
«Cari giovani – ha aggiunto il papa – permettetemi che, come successore di Pietro, vi inviti a rafforzare questa fede che ci è stata trasmessa dagli apostoli, a porre Cristo, il Figlio di Dio, al centro della vostra vita… La fede non dà solo alcune informazioni sull’identità di Cristo, bensì suppone una relazione personale con lui, l’adesione di tutta la persona, con la propria intelligenza, volontà e sentimenti alla manifestazione che Dio fa di se stesso. Rispondetegli con generosità e audacia, come corrisponde a un cuore giovane qual è il vostro».
Ed è proprio sull’impegno a dare una risposta personale a Cristo che il papa ha voluto insistere in modo particolare. «Cari giovani, ha detto loro durante l’ora di adorazione, per scoprire e seguire fedelmente la forma di vita alla quale il Signore chiama ciascuno di voi, è indispensabile rimanere nel suo amore come amici…. Vi invito, quindi, a rimanere ora in adorazione di Cristo, realmente presente nell’Eucaristia. A dialogare con Lui, a porre davanti a lui le vostre domande e ad ascoltarlo». Ha quindi affermato: «Sì, cari amici, Dio ci ama. Questa è la grande verità della nostra vita e che dà senso a tutto il resto. Non siamo frutto del caso o dell’irrazionalità, ma all’origine della nostra esistenza c’è un progetto d’amore di Dio. Rimanere nel suo amore significa quindi vivere radicati nella fede».

Non passare mai oltre a chi soffre

Da questo radicamento nella fede deriva l’esigenza a guardare con un atteggiamento compassionevole soprattutto a coloro che soffrono, sull’esempio di Gesù, come testimonia il Vangelo. Particolarmente toccante è stato l’invito durante la Via Crucis, a cui hanno preso parte circa 700 mila giovani nella grande piazza de Cibeles. A fare da filo conduttore la riflessione sul "dolore innocente".
Dalla croce, ha affermato il papa, deriva una «sapienza misteriosa» grazie alla quale «l’uomo vive». Ha quindi sollecitato i giovani: «Non passate oltre davanti alla sofferenza umana dove Dio vi attende affinché offriate il meglio di voi stessi... Che l’amore di Dio per noi aumenti la vostra gioia e vi spinga a rimanere vicini ai meno favoriti». Le diverse forme di sofferenza, ha sottolineato, «sono chiamate del Signore per edificare la vita seguendo le sue orme e fare di noi i segni della sua consolazione e salvezza».
Una di queste forme di sofferenza, richiamata ai giovani, è stata quella delle persone disabili. Il papa ha voluto incontrare questa categoria di malati nella visita all’Istituto San José, una struttura madrilena, fondata 111 anni fa dai religiosi dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, i Fatebenefratelli, dove sono accolti duecento giovani con gravi handicap. Rivolgendosi ai loro familiari e a coloro che li accudiscono, ha detto: «Voi contribuite decisamente a edificare la civiltà dell’amore». Abbracciando poi alcuni giovani colpiti da problemi fisici e psichici, da epilessia e patologia acute e degenerative o vittime di incidenti stradali, ha parlato di loro come di qualcosa che «cambia il cuore degli uomini». Prendersi cura di queste persone vuol dire esaltare la dignità e il valore inestimabile della vita, di ogni vita, e «contribuire a una civiltà dell’amore». Di questa civiltà, ha sottolineato, «voi siete i protagonisti».

Il radicalismo evangelico

Della radicalità evangelica, ossia della esigenza di rimanere radicati e fondati in Cristo, il papa ha parlato anche alle giovani suore, nell’incontro nel monastero di San Lorenzo all’Escorial. (cf. fuori testo).
Altrettanto impegnative le parole rivolte ai seminaristi durante la messa nella cattedrale di Madrid. «Preparatevi – ha detto loro – a essere apostoli con Cristo e come Cristo, per essere compagni di viaggio e servitori degli uomini». Ha insistito sull’importanza del silenzio interiore, della preghiera, dello studio assiduo e sulla docilità alla Chiesa. Li ha esortati a configurare la loro vita a Cristo, a vivere con gioia nel celibato per il regno dei cieli, nel distacco dai beni terreni, nell’austerità della vita e l’obbedienza sincera e senza dissimulazione. Inoltre a imitare Cristo nella sua carità fino all’estremo verso tutti, senza escludere i lontani e i peccatori: «Chiedetegli, ha aggiunto, che vi insegni a stare molto vicini agli infermi e ai poveri».
Riferendosi quindi al mondo attuale, ha detto loro: «Sostenuti dal suo amore , non lasciatevi intimorire da un ambiente nel quale si pretende di escludere Dio e nel quale il potere, il possedere o il piacere sono spesso i principali criteri sui quali si regge l’esistenza. Può darsi che vi disprezzino, come si suole fare con coloro che richiamano mete più alte o smascherano gli idoli dinanzi ai quali oggi molti si prostrano. Sarà allora che una vita profondamente radicata in Cristo si rivelerà realmente come una novità, attraendo con forza coloro che veramente cercano Dio, la verità e la giustizia».
Raccogliendo in sintesi il contenuto dei messaggi che il papa ha affidato ai giovani, possiamo riassumerli in queste espressioni chiave: vivere saldi nella fede e impegnarsi a diffonderla, mettere al centro della vita Cristo e rimanere radicati in Lui, amare la Chiesa, essere suoi gioiosi testimoni, avere un amore particolare per i malati e i poveri, non aver paura di essere cattolici e non vergognarsi di Cristo.

Contestazioni pretestuose


La Gmg di Madrid sarà ricordata anche per qualche episodio di tensione e di scontri (per la verità molto circoscritti) tra i cosiddetti “indignados” e i pellegrini, soprattutto nella serata del 18 agosto, quando si sono verificati alcuni momenti di tensione a Puerta del Sol, nel cuore della capitale spagnola. Diverse centinaia di “indignados”, al termine della manifestazione organizzata per protestare contro le spese ritenute “eccessive” della visita del papa, hanno occupato simbolicamente l’emblematica piazza madrilena, che ha visto nascere in maggio il loro movimento. «Chiudere il Vaticano, Guantanamo dei cervelli», «Papa o califfo, págati le spese» o «Quanto dobbiamo pagare per la vostra fede» erano alcuni degli slogan dei manifestanti. Gli indignados denunciavano i costi ritenuti “esorbitanti” della visita del papa in un paese messo in ginocchio dalla crisi economica e afflitto da un esercito di 5 milioni di disoccupati, il 21% degli attivi e il 50% dei giovani.
L’organizzazione della Gmg ha risposto affermando di avere gestito un bilancio di 50 milioni di euro, autofinanziato grazie ai contributi di diverse grandi imprese spagnole.
Sulle proteste verso la Gmg da parte degli “indignados” si è levata la voce anche del presidente della Cei Angelo Bagnasco il quale ha osservato che il dialogo è doveroso e «i messaggi della Gmg arrivano a tutti e sono accessibili a tutti: spero – ha commentato il porporato – che la gente che legge e vede possa riflettere su questi messaggi perché nessuno contesta, anzi è nel cuore di tutti il desiderio di una società più giusta, nel mondo; si tratta di porci nel modo giusto rispetto a questo, sempre nella storia».

Una valutazione della “visita”

Per la stampa spagnola, la Gmg di Madrid ha costituito l’evento più lungo per durata e più partecipato della storia spagnola. Nel bilancio finale tracciato dal quotidiano El Mundo si è trattato di un «successo senza precedenti, perché con la Gmg vincono tutti. Il governo, l’opposizione, il paese, e soprattutto la Chiesa»: il mondo «ha assistito sorpreso alla vitalità della Chiesa cattolica, capace di riunire un milione e mezzo di giovani». La prima pagina del quotidiano Abc era interamente occupata dalla foto del papa e dalla gioia dei volontari e dei pellegrini, con alcune chiavi del messaggio finale, come la «solidità della fede», la «generosità», e l’invito alla Spagna a «non rinunciare alla sua anima cattolica». Anche La Razon pubblica a tutta pagina una grande foto dell’ultimo atto della visita del papa, assieme alle sue parole che conciliano il progresso della Spagna e il cattolicesimo. La testata di sinistra catalana Periodico de Catalunya ha parlato di «dimostrazione di forza» da parte della Chiesa: in prima pagina compariva una grande foto del papa accompagnata dal titolo “Per la porta grande”, che tenta un paragone con l’uscita di scena dall’arena concessa solo ai toreri più bravi. Il principale quotidiano El Pais ha messo l’accento sugli aspetti politici: «Il papa conclude senza frizioni con il governo una visita di successo, ma non immune dalle critiche».
A conclusione dell’incontro mondiale, il papa ha dato appuntamento alla prossima Gmg in Brasile, a Rio de Janeiro, che si svolgerà dal 23 al 28 luglio del 2013 e avrà come tema “Andate e fate discepoli tutti i popoli”.
Il papa si è rivolto calorosamente ai giovani, dicendo: «Spero di potervi incontrare» e ha così affidato la Croce di legno, simbolo della Gmg, ai giovani brasiliani: «Da questo momento bisogna pregare affinché il Signore assista con la sua forza quanti devono organizzare la Gmg di Rio e spiani il cammino ai giovani di tutto il mondo perché possano riunirsi nuovamente col papa in questa bella città brasiliana». Dal 18 settembre la Croce della Gmg inizierà il suo pellegrinaggio nelle diocesi del paese sudamericano.