È ormai prossima la celebrazione della XXVI Giornata mondiale della gioventù
che si terrà a Madrid dal 16 al 21 agosto. I numeri forniti dal cardinale Ryłko
(presidente del pontificio Consiglio per i Laici) indicano che, a un mese
dall’evento, si sono iscritti formalmente oltre 400mila giovani (facilmente il
loro numero si triplicherà arrivando così a un milione di presenze); 14mila sono
i sacerdoti che li accompagnano; 744 i vescovi, di cui 263 che rivestiranno
anche il ruolo di catechisti; 250 i luoghi per le catechesi pronunciate in
trenta lingue; 24mila i volontari provenienti da vari paesi che saranno
impegnati in diversi servizi. A questi numeri bisogna aggiungere quelli relativi
a coloro che seguiranno gli eventi tramite mondovisione o Internet.
La GMG tocca la Spagna per la seconda volta, dopo Santiago de Compostela nel
1989. Proprio qui si è strutturata così come essa è oggi: tre giorni di
catechesi, la veglia di preghiera il sabato sera e la celebrazione eucaristica
finale d’invio missionario dei giovani. Negli anni poi ogni Giornata ha aggiunto
qualcosa di nuovo al programma: a Denver nel 1993 la Via Crucis; a Parigi nel
1997 le giornate previe nelle diocesi e il Festival culturale della gioventù; a
Roma nel 2000 la Festa del perdono (ricordiamo i 300 confessionali nei pressi
del Circo Massimo); a Toronto nel 2002 la Fiera vocazionale; a Colonia nel 2005
l’adorazione eucaristica. La novità di quest’anno consisterà
nell’amministrazione in pubblico del sacramento della confessione, da parte del
pontefice, nei Jardines del Buen Retiro prima di celebrare la messa nella
cattedrale di Madrid.
Un segno particolare sarà la consegna, nella sacca del pellegrino, di 700mila
copie in sei lingue del volume di 300 pagine denominato YOUCAT (acronimo di
“Youth Catechism”, catechismo per giovani): lo strumento – nato nell’ambito
della Conferenza episcopale austriaca con la supervisione del card. Schönborn,
coinvolgendo esperti e un gruppo di cinquanta giovani – è suddiviso al suo
interno in quattro sezioni: “Che cosa crediamo”, “La celebrazione del mistero
cristiano”, “La vita in Cristo” e “La preghiera nella vita cristiana”.
Il logo della Giornata, di cui è autore il grafico Josè Gil-Noguès, simboleggia
giovani di tutto il mondo che si uniscono per celebrare la fede accanto al papa,
ai piedi della Croce, formando la corona della Vergine di Almudena, patrona di
Madrid. Nella corona spicca la “M” di Maria, iniziale anche di Madrid. Il
messaggio così è un’opportunità di evangelizzazione: i giovani hanno, nella fede
di Maria, il modello per arrivare a Cristo e per far conoscere al mondo il suo
messaggio.
Pellegrini da ogni dove
Le ragioni della scelta della capitale spagnola emergono dalle parole di
Benedetto XVI contenute nel suo Messaggio per la GMG 2011: «Già nel 1989,
qualche mese prima della storica caduta del Muro di Berlino, il pellegrinaggio
dei giovani fece tappa in Spagna, a Santiago de Compostela. Adesso, in un
momento in cui l’Europa ha grande bisogno di ritrovare le sue radici cristiane,
ci siamo dati appuntamento a Madrid, con il tema: Radicati e fondati in Cristo,
saldi nella fede (cf. Col 2,7). Vi invito pertanto a questo evento così
importante per la Chiesa in Europa e per la Chiesa universale. E vorrei che
tutti i giovani, sia coloro che condividono la nostra fede in Gesù Cristo, sia
quanti esitano, sono dubbiosi o non credono in lui, potessero vivere questa
esperienza, che può essere decisiva per la vita: l’esperienza del Signore Gesù
risorto e vivo e del suo amore per ciascuno di noi».
Parole che suonano in modo significativo poiché cadono in un momento decisivo
della vita socio-politica della Spagna, nazione simbolo oggi di una più vasta
crisi socio-economica che coinvolge l’Europa e in cui i giovani giocano un ruolo
importante. Ricordiamo tutti, infatti, la clamorosa protesta dei giovani iberici
del movimento 15-M (15 maggio), che con l’organizzazione capillare dei social
network ha portato per le strade di Madrid migliaia di persone prima della
elezioni amministrative di primavera, quelle che hanno segnato la sconfitta del
partito socialista del premier Zapatero. Si definiscono la generación ni-ni, la
generazione né-né, riconosciuti con il nome di indignados: giovani precari
“indignati” per la mancanza di certezze economiche, la corruzione politica e la
crisi sociale che sta investendo il paese. Si tenga presente che il 90% dei
disoccupati iberici (quasi il 22% dell’intera popolazione) ha tra i 18 e i 35
anni. Senza contratti di lavoro e altre garanzie, questa generazione è tagliata
fuori tanto dal welfare quanto dalle banche: non hanno i requisiti per chiedere
un prestito e nemmeno quelli per i sussidi di disoccupazione.
Proprio in questo contesto la GMG è chiamata a testimoniare una Chiesa attenta
ai giovani, alle loro sofferenze legate al futuro, al lavoro e alla famiglia, ma
anche a coloro che sono segnati dal secolarismo e dal relativismo. Tra i
pellegrini significativa sarà altresì la presenza di giovani egiziani e
iracheni, accanto ad altri mediorientali, che intendono portare una ventata di
“primavera araba” in Europa e il racconto di una fede sofferente ma salda in
Cristo anche quando si è circondati da violenza, abuso, mancanza di diritto e di
giustizia o quando si paga per la propria religione.
Fondati in Cristo, saldi nella fede
Ci sembra che il Messaggio di Benedetto XVI in vista della GMG di Madrid
accomuni molti di questi temi nella sua iniziale richiesta ai giovani di scavare
alle sorgenti delle loro più grandi aspirazioni per trovare Dio. Anche oggi è
vitale avere delle radici, delle basi solide: il relativismo diffuso, secondo il
quale tutto si equivale e non esiste alcuna verità né alcun punto di riferimento
assoluto, non genera la vera libertà, ma instabilità, smarrimento e conformismo
alle mode del momento. La cultura attuale, soprattutto in occidente, tende a
escludere Dio, o a considerare la fede come un fatto privato, senza alcuna
rilevanza nella vita sociale. Mentre l’insieme dei valori che sono alla base
della società proviene dal Vangelo, si constata una sorta di “eclissi di Dio”,
una certa amnesia o una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di
perdere la propria identità profonda.
Al cuore della catechesi del papa troviamo i tre termini che l’apostolo Paolo
utilizza nella Lettera ai Colossesi (2,7): Radicati e fondati in Cristo, saldi
nella fede. Il termine “radicato” evoca l’albero e le radici che lo alimentano;
“fondato” si riferisce alla costruzione di una casa; “saldo” rimanda alla
crescita della forza fisica o morale. Paolo scrive a una comunità minacciata
dall’influsso di certe tendenze culturali dell’epoca, che distoglievano i fedeli
dal Vangelo, e ricorda loro la potenza di Cristo morto e risorto. «Questo
mistero, sottolinea con forza il papa, è il fondamento della nostra vita, il
centro della fede cristiana… spesso la Croce ci fa paura, perché sembra essere
la negazione della vita. In realtà, è il contrario! Essa è il “sì” di Dio
all’uomo, l’espressione massima del suo amore e la sorgente da cui sgorga la
vita eterna».
Benedetto XVI continua sottolineando che «oggi per molti, l’accesso a Gesù si è
fatto difficile. Circolano così tante immagini di Gesù che si spacciano per
scientifiche e gli tolgono la sua grandezza, la singolarità della sua persona.
Pertanto, durante lunghi anni di studio e meditazione, maturò in me il pensiero
di trasmettere un po’ del mio personale incontro con Gesù in un libro: quasi per
aiutare a vedere, udire, toccare il Signore, nel quale Dio ci è venuto incontro
per farsi conoscere… Anche a noi è possibile avere un contatto sensibile con
Gesù, mettere per così dire la mano sui segni della sua Passione, i segni del
suo amore: nei Sacramenti egli si fa particolarmente vicino a noi, si dona a
noi. Cari giovani, imparate a “vedere”, a “incontrare” Gesù nell’Eucaristia,
dove è presente e vicino fino a farsi cibo per il nostro cammino; nel Sacramento
della Penitenza, in cui il Signore manifesta la sua misericordia nell’offrirci
sempre il suo perdono. Riconoscete e servite Gesù anche nei poveri, nei malati,
nei fratelli che sono in difficoltà e hanno bisogno di aiuto.
Aprite e coltivate un dialogo personale con Gesù Cristo, nella fede. Conoscetelo
mediante la lettura dei vangeli e del Catechismo della Chiesa Cattolica…».
Così si potrà acquisire una fede matura, solida, che non sarà fondata unicamente
su un sentimento religioso o su un vago ricordo del catechismo dell’infanzia.
Una fede che è legata alla fede della Chiesa: «non siamo credenti isolati, ma,
mediante il Battesimo, siamo membri di questa grande famiglia, ed è la fede
professata dalla Chiesa che dona sicurezza alla nostra fede personale… “Ogni
credente è come un anello nella grande catena dei credenti. Io non posso credere
senza essere sorretto dalla fede degli altri, e, con la mia fede, contribuisco a
sostenere la fede degli altri” (Catechismo Chiesa Cattolica, 166)».
Ricordando i tanti cristiani che sono stati e sono una testimonianza vivente
della forza della fede che si esprime nella carità, il papa conclude invitando i
giovani a considerare che «Cristo non è un bene solo per noi stessi, è il bene
più prezioso che abbiamo da condividere con gli altri. Nell’era della
globalizzazione, siate testimoni della speranza cristiana nel mondo intero: sono
molti coloro che desiderano ricevere questa speranza! Davanti al sepolcro
dell’amico Lazzaro, morto da quattro giorni, Gesù, prima di richiamarlo alla
vita, disse a sua sorella Marta: “Se crederai, vedrai la gloria di Dio” (cf. Gv
11,40). Anche voi, se crederete, se saprete vivere e testimoniare la vostra fede
ogni giorno, diventerete strumento per far ritrovare ad altri giovani come voi
il senso e la gioia della vita, che nasce dall’incontro con Cristo!» .